martedì 31 ottobre 2023

Cartolina dei più noti uomini del partito autonomista della Dalmazia





Questa cartolina è stata stampata dall'editore Gaetano Feoli di Zara ed è stata spedita nel 1901 da Lissa al sig. Tito Alacevich a Roma. Il conte Tito Alacevich – erede di un'antica famiglia nobile della Dalmazia – allora presiedeva nella capitale del Regno d'Italia la Società dei Dalmati, costituita da un gruppo di italiani della Dalmazia che vivevano in Italia. Questa Società svolgeva opera apertamente irredentistica, e proprio in quei mesi era impegnata in una lotta (persa) per impedire che la Chiesa e l'Istituto di San Girolamo di Roma andassero alla chiesa croata, giusta Bolla di papa Leone XIII del 1 agosto 1901. Ecco cosa scrisse in merito "La Civiltà Cattolica":

"Così fu fondato il nuovo Collegio Geronimiano e nominatone Rettore il Rev. Dr. Pazman, che subito ne prese possesso. Ma il diavolo ci volle mettere dentro la sua coda. Un gruppo di cittadini Dalmati italiani, residenti in Roma, ricalcitrarono contro le savie e giustissime disposizioni del Pontefice. Prima vi s'opposero a parole, lanciando articoli di protesta sulle colonne dei giornali antivaticani e massonici, e poi vennero anche a vie di fatto. Il 29 agosto sul mezzodì il conte Alacevich, dalmata pubblicista, arrogandosi il titolo, che mai non ebbe, di Presidente della Congregazione di San Girolamo, accompagnato dal canonico Vitich e da altri dalmati della stessa lega, organizzò ed eseguì l'invasione dell'Istituto di S. Girolamo. Alle energiche proteste del Rev. Dr. Pazman, i dalmati risposero che essi ne erano i legittimi proprietarii, e non già i croati, veri intrusi. Il Pazman chiamò allora la polizia, ma questa invece di scacciare i Dalmati, se ne lavò le mani, dicendo che non poteva farvi nulla, salvo che lasciare una guardia alla porta per la tutela dell'ordine. I Dalmati, spalleggiati così dal Governo e dalla autorità di pubblica sicurezza, dopo avere occupate varie stanze dell'Istituto, inalberarono la loro bandiera alla finestra."

La questione diventa un caso diplomatico: intervengono il governo italiano e quello austriaco, e dopo un certo tira e molla l'Istituto viene riconsegnato ai croati. Nell'articolo della Civiltà Cattolica si fa anche la storia di questa rivendicazione, attribuendola alle pulsioni irredentiste italiane, rafforzate dalla questione albanese che in quel momento era sul tavolo e vedeva Italia e Austria contrapposte. Vengono citati i telegrammi di approvazione dell'operato di Alacevich e dei suoi, che arrivarono da varie parti d'Italia, dalla Dalmazia e dall'Ungheria. Fra di essi si cita quello del deputato ungherese Ferenc Kossuth, figlio dell'eroe Lajos Kossuth, che capeggiò la rivolta ungherese antiaustriaca del 1848-1849, soffocata nel sangue e fortemente contrastata dai croati. La Civiltà Cattolica così conclude:

"Insomma a che servirà tutto questo tramestio? A maggiore inasprimento di lotta tra italiani e croati in Dalmazia."

Nella cartolina si scrive che al conte Alacevich erano state spedite con assegno postale "le poche corone radunate", evidentemente raccolte fra gli italiani della Dalmazia. Campeggiano sopra il testo scritto le immagini di alcuni dei più noti uomini politici del partito autonomista della Dalmazia del XIX secolo: Galvani, Bajamonti, Lapenna, Giovannizio e Radman. Insomma: una cartolina che ci parla di un'epoca lontana, in cui ancora si lottava per il predominio in Dalmazia fra italiani e croati.

Pola: 15 agosto 1946

Sora la Rena xe scura la conca 

d’un tempestado cel de tante stele.

Dentro, fra i archi, lampadine e fari 

rompi la note; i forma scherzi d’ombre 

mentre sul mar, nel porto, qualche lume 

fa slusigar legera la mareta 

che, pianin, mormora contro la riva.

Quindici agosto festa de Maria 

festa de Pola in agonia.


Mai ne la Rena tanta gente insieme, 

tanta gente che pensa a un modo solo, 

mai tanta gente drio a l’inferiade,

un sora l’altro, done, muli e veci.

Gira i « cerini » intorno tuti atenti; 

fra i oleandri i guarda e fra le graie,

soto le scalinade e soto ’l palco...

Gnente paura! I « drusi » stà lontani

In Rena, ogi, solo Italiani!


Dopo i ginasti presentadi a turno,

mule e ragazi, dal maestro Urbani, 

vien avanti sul palco un coro misto.

El glorioso nostro coro « Ciscuti ».

In ogni cor za palpita le note 

dei veci e novi canti polesani 

col « Nabucco », i « Lombardi » e l’Inno a l’Istria. 

Sentimo tuti ’na vose che ciama...

xe l’Italia, la nostra Marna.


E ... «Va pensiero su l’ali dorate »... 

i coristi singioza a gola streta...

Italia!... Italia!...rispondi la fola, 

sventolando bandiere tricolori.

Tuti xe in piè: chi piansi, chi prega, 

chi se basa, chi ridi, chi stà zito, 

col sguardo perso lontan ne la note.

Italia!... Italia!... el zigo se ripeti 

urlà da mile e mile peti!


Un camerier tremando se vicina:

« Che bel che xe... che comovente tuto »...

cussi ’l me disi e, mentre ’l parla, grossi 

lagrimoni ghe casca zo dai oci.

Tuto ’l popolo canta... canta Pola 

con le note sfogante ’l dolor suo, 

palesando l’amor per la su’ Patria.

O siori Inglesi, siori Americani: 

coss’ ve par? Semo Italiani?


L’ino del Piave se sperdi per l’aria, 

acompagnando ’l popolo che sfola.

Le lampadine se studa d’un colpo... 

resta sola la Rena ne la note.

Sola, pensando che fra pochi mesi 

l’ofer darà le lagne dei sc’iavoni

cantando a Tito e spapuzando ’l «kolo ». 

Canta ancora la gente da per tuto 

...fra tre giorni pianti e luto...

Canzone polesana

Io di Giulia son figliuola.

Era Augusto il mio signor.

Il pensiero e la parola

Dei latini serbo ancor.

Il confine nazionale

Gente estranea ci contesta;

Qui da secoli ci assale.

Ci disturba, ci molesta.


Veniamo, veniamo — o madre latina,

Se tu ci abbandoni — la patria rovina.

La dolce favella — l'eterno diritto

È caro retaggio — di un popolo invitto.

Va in cima dell'Alpe — sirena a cantar:

Ristate, ristate — non lascio passar.

Contratto fra un abitante di Traù e un villano di Spalato (Spalato, 1 luglio 1359)


(Tratto da "Testi non toscani del Trecento" a cura di Bruno Migliorini e Gianfranco Folena, del 1952)

Item fe un acordu Stoyane Dioscharich cum Bene de Tragura de un bo chi li dà Bene a lavorar a Stoyane, a tal patu chi Stoyane li deça dar per lu bo stara XII de blava: di quisti XII stara, dé esser stara I di gran, stara I de fava stara I di çiser, stara I di sumisiça, 5 stara VI orçu, stara II di suocivica, chi sia quista blava di qual si contentarà dicto Bene et a tal patu li dé dicto bo. Si lo bo sirà toltu per força chi sia danu a Bene; esi bo mora chi essu danu sira a Bene; si lu bo rumpi lu pe no lavorando, danu a Bene; e si bo murisi magru per fatiga di gran sforçu de lauorar danu a Stoyane; si bo fosi inuolado danu a Stoyane; si bo rumpisi pe lavorando danu a Stoyane. E lu prixu de bo sie 1. XV. Ancora lo dicto Bene imprestò a dicto Stoyane stara XXV d'orcu a tal patu chi lo dicto Stoyane li deça 15 pagar...

 



Il contributo rinascimentale dei dalmati all'evoluzione artistica italiana (E. Marcuzzi)







Foto: Il tricolore italiano a Fiume












 

L'Indice Ittico come ulteriore prova dell'unione delle due sponde dell'Adriatico centro-settentrionale:

Il territorio italiano centro-settentrionale è suddiviso, sulla base della sua popolazione ittica d'acqua dolce, in distretti (BIANCO, 1987, 1996), aree e sub-aree omogenee sulla base di criteri fisiogeografici e zoogeografici (FORNERIS et al., 2005a-b, 2006, 2007a-b). Per delimitare tali zone si è ricorso al cosiddetto Indice Ittico, che esprime una valutazione della qualità naturalistica relativa alla comunità ittica che popola un corso d’acqua.

Per il suo territorio ci interessa il Dpv (Distretto padano - veneto), costituito dai tributari dell’alto e medio Adriatico:

1) Per l'Alto Adriatico dal Po fino all’Isonzo (compresi Adige, Brenta, Piave, Tagliamento), la porzione occidentale della Slovenia e la penisola istriana; 

2) Per il Medio Adriatico dal Reno al Vomano sul lato italiano e fino al Cherca sulla costa dalmata.

In parole povere, ciò vuol dire che la popolazione ittica fluviale delle due sponde dell'Adriatico presenta caratteristiche omogenee. Un ennesimo punto in comune tra l'Italia adriatica, Istria e Dalmazia.

 


Violenze contro l'italianità adriatica

Scrive Ernesto Sestan, il grande storico originario di Albona, Istria:

«In un quarantennio, quasi, di irredentismo, niente congiure, niente cospirazioni, nessun turbamento sensibile dell’ordine pubblico, nemmeno […] nessuna diserzione dagli obblighi militari, nessun atto di spionaggio militare da parte degli irredentisti adriatici […], nessuno spirito barricadiero […], nessun comitato di tipo balcanico. Benché l’irredentismo italiano abbia dato il nome alle consimili rivendicazioni nazionali in altre parti d’Europa, fu tra tutti uno dei più pacifici, legalitari […] gli animi potevano essere e anche erano gonfi di passioni […] ma non armavano la mano, non trasmodavano in azioni di forza […] Si combatteva con armi legali.». «Anche quando […] la pressione slava si fece sentire più forte - scrive il Sestan, da parte italiana - gli atti di violenza e di intemperanza si contano sulle dita di una mano.» Gli atti di violenza compiuti da irredentisti furono quindi assai rari.

Al contrario, il nazionalismo sloveno e croato nel 1866-1918 si servì ampiamente della violenza politica contro gli italiani, con innumerevoli atti criminali, che furono non di rado tollerati se non favoriti dalle autorità. In alcuni casi si può ipotizzare anzi che si sia trattato di un “terrorismo di stato” contro gli italiani.

Già il feldmaresciallo Josef Radetzky era giunto ad avanzare progetti di vera e propria pulizia etnica contro gli Italiani. Egli si espresse recisamente riguardo al destino della Dalmazia, proponendo la sua slavizzazione forzata. Similmente, il feldmaresciallo non esitò a minacciare gli abitanti del Lombardo-Veneto di compiere una pulizia etnica d’ampie proporzioni, che sarebbe dovuta consistere nelle sue intenzioni nella cacciata od uccisione della classe dirigente locale, sul modello delle “Stragi di Galizia”. In questa regione, all’epoca sotto il dominio imperiale, una grave crisi agraria determinò nel 1846 un’estesa insurrezione contadina, che condusse al massacro di diverse centinaia di proprietari terrieri.

La rivolta non incontrò nessuna efficace resistenza dalle autorità militari e di polizia asburgiche, che di fatto la tollerarono. Sorse anzi il sospetto che gli amministratori imperiali avessero fomentato e favorito l’insurrezione, per poter meglio controllare la regione galiziana dividendo fra di loro le etnie che la componevano, da cui deriva l’espressione di “metodo galiziano” per indicare una simile prassi. Infatti, la rivolta vide i contadini locali, d’etnia rutena, uccidere i proprietari terrieri, d’etnia polacca.

Le minacce di Radetzky di far ripetere in Italia “le stragi di Galizia”, non erano vane, poiché anche nel Lombardo-Veneto vi furono nel 1846-1847 diversi tumulti provocati dalla crisi agraria, che furono attribuiti da buona parte dell’opinione pubblica all’azione sobillatrice del governo. Sono numerose le memorie che riportano le minacce di Radetzky di ripetere in Lombardia e Veneto gli eccidi compiuti in Galizia ed il feldmaresciallo le riferì personalmente nei suoi numerosi proclami posteriori al 1848.

Minacce analoghe contro gli italiani erano pervenute anche da un governatore di Trieste, il generale Ferencz Gyulai (poi feldmaresciallo, vicerè del Lombardo-Veneto e comandante l’esercito austriaco nella guerra del 1859). Nel 1848 fu pubblicato sull’Osservatore Triestino, che fungeva in pratica da organo di stampa governativo, un articolo di sua ispirazione, in cui s’avvisava in termini minatori che era possibile incitare le masse slave dell’Istria contro gli italiani, provocando una guerra civile. L’idea espressa dal Gyulai era quindi analoga, ancora una volta, allo schema delle “Stragi di Galizia”, con il proposito di sobillare un’etnia più fedele all’impero per aggredire un’altra che desiderava l’indipendenza.

Il famoso ordine espresso direttamente dall’imperatore Francesco Giuseppe nel 1866 di procedere alla snazionalizzazione forzata degli italiani, che doveva corrispondere in Venezia Giulia ed in Dalmazia alla loro slavizzazione, non si poneva quindi come una rottura radicale della tradizione politica dell’impero ed all’indirizzo filoslavo ed italofobo da tempo assunto, anzi si inseriva in un solco preesistente.

Il periodo compreso fra il 1866 ed il 1915 conobbe nei territori italiani ancora occupati dall’impero, la Venezia Giulia e la Dalmazia, una catena ininterrotta di violenze contro gli abitanti e perpetrate da nazionalisti sloveni e croati, spesso con il diretto sostegno, la connivenza od il tacito assenso delle autorità imperial-regie. Un testimone dell’epoca, Raimondo Deranez, riferisce, con dovizia di particolari e dettagli, 35 casi di atti di violenza politica contro gli italiani nel solo 1909 ed in sole 10 località della Dalmazia, divisa in più di 80 comuni. Un elenco completo sarebbe quindi davvero troppo lungo, cosicché ci si limiterà a riportare alcuni dei casi più significativi.

Come data d’inizio simbolica di questo lungo ciclo di terrorismo contro gli italiani si può menzionare l’eccidio di Trieste nel 1868. Nella città tergestina, tra il 10 e il 12 luglio di quell’anno, vi furono pacifiche manifestazioni a favore della libertà d'insegnamento successive a una petizione firmata da 5.858 cittadini e presentata al consiglio cittadino, in cui si richiedeva il diritto di usare la lingua italiana nelle scuole statali. A queste richieste, condotte in piena legalità, i nazionalisti sloveni e le autorità imperiali fra loro alleati risposero con la violenza.

Il 12 luglio, si celebrava la festa dei SS. Ermacora e Fortunato, con gran afflusso di folla a Rojano, che in quell'epoca era un villaggio abitato da sloveni e nel quale si era deciso di festeggiare l’anniversario della fondazione del reparto militare locale, appunto la guardia territoriale, detestata dai triestini che soprannominava spregiativamente bàcoli ossia “scarafaggi” i suoi membri. Durante i festeggiamenti, svoltisi alla presenza degli ufficiali della milizia e dei miliziani, erano giunti anche altri sloveni di paesi dell’entroterra quali S. Giovanni e Longera. Esaltati dai discorsi nazionalistici, avevano deciso di scendere a Trieste.

Partì così il giorno seguente una minacciosa parata in armi attraverso via del Torrente (ora Carducci) e l'Acquedotto, con gli ufficiali della milizia, in divisa, tra i partecipanti. Marciavano in coda altri militi della territoriale, in uniforme, quasi a fare da scorta. In testa era stata posta quella che gli sloveni ed i croati consideravano la bandiera nazionale degli slavi (il tricolore bianco, rosso, blu), il cui impiego nell’impero asburgico era consentito mentre veniva rigorosamente proibito quello del tricolore nazionale italiano.

A Trieste si era frattanto diffusa fra la popolazione la paura per l’aggressione imminente, la cui notizia era pervenuta. Correvano voci per la città che gli sloveni sarebbero venuti per attaccare gli italiani ed in particolare fra questi gli ebrei, molto odiati nel contado.

L’aggressione era però appoggiata dalle autorità imperiali, nelle persone del luogotenente del Litorale, Eduard Freiherr von Bach, e del comandante della polizia di Trieste, G. Krauss. Non solo nessun tentativo venne fatto per fermare la massa dei miliziani territoriali sloveni, ma essa fu rafforzata da reparti delle guardie di Trieste. Le autorità imperiali sapevano benissimo che la grande maggioranza della cittadinanza triestina era d’idee nazionali italiane, a differenza degli sloveni che erano invece sostenitori dell’impero che li appoggiava e favoriva, pertanto avevano deciso di sfruttare la circostanza per “impartire una lezione” agli italiani.

Nella notte del 13 luglio si trovavano alcune centinaia di italiani nella zona centrale dei Portici di Chiozza: contro di loro fu predisposto un piano operativo preciso per massacrarli.

L’intento era di assalire gli italiani nella zona dei Portici, ributtandoli verso la stazione, per poi aggrFrancesco Giuseppe Imperatore d'Austriaedirli con reparti provenienti dalle caserme da un lato e, dall'altro, da reparti spostati nella notte dal posto di guardia alle spalle dei Portici. Reparti militari minori avrebbero bloccato altre tre vie d’accesso, che allora si chiamavano corsia Stadion, via dell'Acquedotto e via San Francesco. Sarebbe stata libera così una sola via di fuga in direzione di piazza San Giovanni. Furono concentrati inoltre gruppi di violenti nella zona della vecchia Dogana in modo da provocarvi delle risse.

Dopo questa accurata preparazione, fu infine dato il segnale d’attacco mediante uno sparo. I miliziani sloveni ed i poliziotti aggredirono gli italiani, pacificamente riuniti, senza alcun preavviso e senza alcuna motivazione. L’assalto militare fu compiuto con le sciabole snudate e con i fucili a baionetta inastata.

Comandava il reparto un ufficiale che aveva svolto operazioni di repressione contro i patrioti nel Veneto prima del 1866, il quale guidò l’assalto gridando: «Dagli, dagli giù a questi cani! Ammazzateli: rispondo io!».

Il pogrom contro gli italiani provocò la morte di tre persone. Vennero uccisi sul posto il barone Rodolfo Parisi ed il cadetto sottufficiale Francesco Sussa. Il barone Parisi fu trafitto con 21 colpi di armi bianche e finito con un acuminato stocco in dotazione alle guardie imperiali. Il sottufficiale Sussa si trovava in borghese ed in licenza e fu ucciso da un colpo di fucile alle spalle mentre fuggiva.

Successivamente anche Emilio Bernardini, giovane di 23 anni e figlio di un noto commerciante triestino, morì per i postumi di un violento pestaggio subito in quella circostanza, quando fu duramente percosso con colpi di calcio di fucile al torace. Ciò gli aveva provocato una emotisi, che lo aveva ridotto ad una lunga agonia durata per 54 giorni prima della morte.

Inoltre furono feriti gravemente 21 (ventuno) altri uomini, il conte Ignazio Puppi, Giobatta Lucchini, Giovanni Krammer, Pietro Bellafronte, Antonio Rustia. Emilio Rupnik, Edoardo Offacio, Giulio Cazzatura, Giacomo Katteri, Giuseppe Santinelli, Pietro Mosettig. Giovanni Stancich, Giuseppe Benporath della comunità ebraica cittadina, Teodoro Damillo. Nicolo Modretzky, Giovanni Schmutz, Edgardo Rascovich, Angelo Crosato, Luigi Grusovin, Ernesto Ehrenfreund, persino il cittadino svizzero Gaspare Hans. I feriti “leggeri” furono invece circa 200.

Il massacro provocò comprensibilmente sgomento nella popolazione italiana. Fu indetta una giunta speciale della Dieta triestina ed il solo funerale del barone Parisi, svoltosi nella cattedrale di San Giusto, raccolse 20 mila persone.

Bersagli privilegiati delle violenze erano gli istituti culturali degli italiani: le scuole, le biblioteche, i giornali, i teatri ecc. Si intendeva in questo modo impedire la conservazione della cultura nazionale.

 Per dare un esempio, basti dire che in un solo anno (il 1898) furono assaliti da nazionalisti sloveni o croati e gravemente danneggiati gli istituti scolastici di Santa Croce, di Borgo Erizzo (a Zara), Sebenico, Duino. Vi fu però uno stillicidio di casi simili. Una banda di slavi in preda all’alcool assalì di sera un istituto scolastico italiano a santa Lucia, nelle vicinanze della città istriana di Pirano. Il maestro ivi presente si limitò ad invitarli ad andarsene, dicendogli: «Andè via, lassène, qua semo a casa nostra».

Egli finì per questo arrestato e processato con l’accusa di istigare tumulti.. Nel volgere di pochi mesi, il 6 aprile, il 15 aprile ed il 30 otto­bre del 1909 le scuole della Lega Nazionale italiana furono aggredite a sassate. Il 13 marzo del 1913 a Trieste un gruppo di membri della società universitaria slovena “Balcan” condusse una sorta di spedizione paramilitare contro la scuola superiore di commercio “Pasquale Revoltella”, durante la quale uno studente italiano fu ferito con un colpo di pistola.

Teatro 'Verdi' di Zara

Il 13 febbraio 1870 vi fu il tentativo di incendiare il grande e fastoso “Teatro Verdi” di Zara, che era uno dei centri culturali degli italiani della Dalmazia. Nel 1880 il giornalista italiano Arturo Colautti fu aggredito a colpi di sciabola da un gruppo di sette ufficiali e sottufficiali croati, dovendo trascorrere mesi a letto per le ferite riportate. Nel 1882 una folla di estremisti cercò di dare fuoco a Trieste alla casa di G. Caprin, il direttore del giornale L’indipendente. Il teatro di Spalato, finanziato con mezzi propri dal podestà italiano della città, Antonio Bajamonti, fu distrutto da un incendio doloso nella notte del 14 maggio del 1887. A Traù il giorno di san Silvestro del 1908 fu festeggiato da estremisti croati con una sassaiola contro il circolo di lettura italiano, dopo che il podestà locale aveva aizzato la popolazione slava contro quella italiana. Meno di due mesi più tardi, a febbraio del 1909, l’insegna del circolo fu imbrattata con escrementi. Il 15 agosto del 1909, sempre a Spalato, i membri del Sokol locale cercarono di assalire un circolo culturale italiano. A Cittavecchia, in Dalmazia, la sede dell’associazione culturale italiana “Unione” fu fatto oggetto di un fitto lancio di pietre, bottiglie ed altri oggetti nel 1908 e poi nel 1909, sempre da affiliati al Sokol.

L’azione violenta si esercitò anche contro le opere d’arte. Il sacerdote sloveno don Urban Golmajer nella località di Rozzo distrusse tutte le lapidi romane rinvenute negli scavi (l’ostilità verso Roma antica era, naturalmente, parte dell’italofobia dei nazionalismi sloveno e croato), suscitando l’indignazione del grande storico tedesco Theodor Mommsen. Questo medesimo Golmajer venne poi candidato alla Dieta locale per conto dei nazionalisti sloveni.

Le elezioni amministrative o parlamentari si tenevano sovente in un clima di violenza. Ad esempio, l'8 marzo 1870, i croati radunati nella piazza della Signoria a Zara assaltarono con randelli, mazze e mannaie gli italiani che si recavano a votare. Nel 1880 avvenne un tumulto a Spalato in cui circa duecento militari di etnia croata aggredirono gli italiani. Cogliendo a pretesto l’accaduto, il consiglio municipale di Spalato, il cui podestà Antonio Bajamonti era italiano, venne sciolto e il comune commissariato. Le nuove elezioni municipali, svoltesi nel 1882, si svolsero con pesanti brogli elettorali e in un’atmosfera pesantemente intimidatoria nei confronti degli italiani, con tanto di navi da guerra collocate nel porto a minacciare la città. Nel 1897 al momento delle elezioni in Istria la città di Parenzo fu circondata da bande di croati armati, che spararono colpi di fucile contro le abitazioni cittadine, bruciarono case sparse per la campagna e devastarono i campi degli italiani, prima di disperdersi. Nel gennaio del 1899, alla vigilia delle elezioni, una squadra di slavi irruppe nelle cantine del podestà italiano di Apriano, Giovanni Andreicich, devastandole e provocando un pesante danno di migliaia di corone.

L’attività degli estremisti non arretrava neppure dinanzi ai luoghi consacrati. Il cimitero italiano di Lissa fu profanato, una corona mortuaria apposta sulla tomba di Antonio Bajamonti fu deturpata, un’altra corona mortuaria dedicata ad un patriota fu presa a sputi, venne inscenata una gazzarra nel duomo di Spalato nel marzo del 1914 per impedire una predica in italiano...

Non mancarono episodi di aggressioni dirette contro funzionari ed ufficiali del regno d’Italia. Un esempio di questo avvenne a Sebenico, in Dalmazia, il 31 luglio del 1869. Il giorno precedente una piccola unità della marina militare italiana, la corvetta Monzambano, era approdata nel corso di una attività di rilevazioni nell’Adriatico che era svolta di concerto dallo stato italiano e da quello imperiale. L’ultimo giorno di luglio un gruppo di marinai italiani scese dalla nave, senza armi, e si recò tranquillamente in un’osteria. Riconosciuti come italiani, furono aggrediti da una folla di slavi che tentò di lapidarli con una pioggia di sassi e li picchiò con bastoni. Un marinaio fu ferito con diversi colpi d’ascia, un civile di Chioggia raggiunto da una fucilata. I reparti della guardia territoriale, costituiti da slavi, anziché fermare gli aggressori si posero dalla loro parte. Con molta fatica e fortuna i marinai riuscirono a rientrare sulla loro nave, ma furono otto i feriti, di cui due gravi.

In un’altra occasione un diplomatico italiano, il viceconsole Ugo Tedeschi, fu malmenato in Dalmazia da un poliziotto d’etnia croata.

Fu coinvolta la stessa sede consolare italiana di Trieste. Il luogotenente asburgico del Litorale (unità amministrativa che comprendeva la Venezia Giulia), ovvero il suo governatore, il principe Konrad Hohenlohe (1863-1918), il 21 agosto 1913 aveva emanato i decreti “contro le ingerenze straniere”, i quali imponevano il licenziamento di tutti gli italiani cosiddetti “regnicoli” che lavorassero per il comune di Trieste. Il 1 settembre dello stesso anno i nazionalisti slavi ed i partigiani del luogotenente fecero assieme un comizio contro l’Italia, per poi tenere una manifestazione al grido di “Viva Hohenlohe! Abbasso l’Italia! Gli italiani al mare!”, tentando poi di assalire lo stesso consolato italiano.

Le aggressioni, spesso, non erano improvvisate e perpetrate da singoli, bensì preordinate e compiute da gruppi organizzati che agivano di concerto. Fu ciò che avvenne nel 1898 a Trieste, nei giorni dall’11 al 14 settembre. Era morta la consorte di Francesco Giuseppe, l’imperatrice Elisabetta di Baviera, ma la città si manteneva abbastanza indifferente all’accaduto e la vita sociale continuava senza particolari segni di cordoglio. Per “punire” Trieste, i membri di una società detta “Austria” in accordo con la polizia decisero di provocare dei tumulti, sobillando i nazionalisti sloveni ed il sottoproletariato urbano. Il risultato furono saccheggi di proprietà italiane ed assalti a sede di associazioni liberal-nazionali.

Sovente le squadre che assalivano gli italiani erano costituite da associati al Sokol (Falco). Si trattava di una rete di associazioni teoricamente ginniche, ma di fatto politiche e nazionalistiche, attive presso gli slavi. La prima associazione del Sokol sorse a Praga nel 1862 e ben presto ne nacquero di analoghe in altri regioni abitate da slavi, inclusi gli sloveni ed i croati. I suoi membri furono talora coinvolti in azioni teppistiche in Venezia Giulia ed in Dalmazia contro gli italiani. Un caso siffatto avvenne nel settembre del 1906, quando si era tenuto un congresso dei Sokol a Zagabria.

In quell’occasione erano transitati per Fiume alcune centinaia di membri di questa associazione per Fiume e la vicina Sussak, che furono invase da torme di croati, che inalberavano loro bandiere e gridavano “Questa è Croazia”. La polizia, anche in questo caso, si dimostrò debole se non connivente nei confronti degli slavi, da cui essa era per lo più composta. Si ebbero devastazioni e vandalismi delle proprietà italiane, come i caffè Europa ed Il Centrale, ed aggressioni agli italiani. Fu assalita anche l’abitazione del podestà di Fiume, Francesco Vio.

Le devastazioni ed i saccheggi coinvolsero nella circostanza anche italiani cittadini del regno d’Italia, oltre che italiani sudditi dell’impero, per cui lo stato italiano in questo caso poté discretamente e diplomaticamente protestare nei confronti dell’“alleato” austriaco, sollecitando quel che nella nota diplomatica era definita una «espressione di rammarico» da parte del governo imperiale, la punizione dei colpevoli delle violenze ed il risarcimento dei danni. Pur avendo dovuto insistere, l’ambasciatore italiano a Vienna infine ottenne dal governo imperiale una sua espressione di “rincrescimento” per l’accaduto e l’assicurazione della punizione dei colpevoli. Ciò fu possibile solo per la presenza fra le vittime di “regnicoli” ossia cittadini dello stato italiano. Era diverso il destino degli italiani ancora sudditi dell’imperatore d’Austria.

Il 23 maggio del 1915, il giorno della dichiarazione di guerra dell’Italia, Trieste fu nuovamente colpita da un tumulto diretto contro gli italiani. Un’orda proveniente per lo più dai quartieri di Barriera, san Giacomo e Cittavecchia assalì, devastò ed incendiò locali pubblici frequentati dagli italiani come i caffè San Marco, Edison, Chiozza, Fabris e Stella polare, le sedi della Lega Nazionale e della Ginnastica Triestina e quella del maggiore giornale triestino Il Piccolo. Ancora, il monumento a Giuseppe Verdi fu preso a martellate, negozi di proprietà italiana furono saccheggiati, italiani aggrediti e picchiati. Si ebbe anche un morto nella sede della Ginnastica triestina.

Anche se la folla di facinorosi era eterogenea per composizione sociale ed etnica, il suo nocciolo era costituito da squadre paramilitari organizzate dai comandi militari, che poterono agirono indisturbate perché la polizia non intervenne. Ad esempio, l’assalto ad Il Piccolo, il maggiore quotidiano di Trieste ritenuto “colpevole” d’essere italiano e di esprimere idee che erano quelle della maggioranza dei cittadini ossia nazionali e liberali, fu ben concertato e preparato. Gli aggressori circa un centinaio di persone, fecero irruzione e scacciarono i giornalisti ed i tipografi, quindi collocarono bombe incendiarie (che non potevano che essere state preparate in precedenza) e diedero fuoco all’edificio. Quando accorsero i pompieri furono respinti dai violenti, mentre la polizia in pratica restava a guardare. Le squadre di vandali ed incendiari provenivano dalla cosiddetta “Lega patriottica giovanile”, che era un’associazione favorevole alla dinastia asburgica comprendente elementi accesamente italofobi. Le autorità coinvolte cercarono anche di nascondere la propria corresponsabilità, distruggendo i documenti più compromettenti prima che la guerra finisse e producendo relazioni mistificatrici sul tumulto.

Gli atti di violenza più gravi contro gli italiani, come gli omicidi, ricevevano talora condanne sproporzionatamente lievi. Una guardia comunale uccise a Spalato un pescatore di Chioggia con una pistola, ma si vide riconoscere l’infermità mentale evitando così il carcere. Un austriaco assassinò a Frangart, nei pressi Castel Firmiano (Sigmundskron) un giovane diciassettenne di Mori, di nazionalità italiana. L’omicida fu condannato a soli 15 mesi di detenzione, poiché gli fu riconosciuta l’attenuante d’aver ucciso per l’odio e l’ira che gli sarebbero stati provocati dalla presenza dell’italiano. Per fare un confronto, l’odio razziale od etnico quale causa d’un omicidio sarebbe ritenuto attualmente, dalla legislazione italiana e da moltissime altre nel mondo, quale una aggravante.

Al contrario, per la magistratura imperiale ciò fu una attenuante. Questo assassino, dopo la condanna a 15 mesi, ne scontò soltanto 5, prima d’essere rimesso in libertà. Uno sloveno assassinò uno “strillone” originario di Bari, un ragazzo che vendeva giornali per strada, nel quartiere san Giacomo di Trieste ed unicamente perché era italiano.

L’omicidio avvenne trafiggendogli il cuore con un coltello. Il tribunale condannò il colpevoli dell’assassinio a soli quattro mesi di carcere. Il 5 gennaio del 1912 a Milnà, cittadina della Dalmazia, un gruppo di croati membri del Sokol assalì con coltelli e bastoni Girolamo Trebotich, che morì con la gola squarciata. L’assassino, tale Babarovic, fu assolto in tribunale a Spalato benché reo confesso e dinanzi ad un pubblico festante.

Può dare un’idea del clima in cui gli italiani erano ridotti a vivere in Venezia Giulia ed in Dalmazia ricordare che un sacerdote giuliano politicamente filo-imperiale ed ostile all’irredentismo, don Bernardo Malusà, fu accusato di essere un agitatore unicamente perché aveva difeso una donna connazionale che era stata aggredita da un gruppo di violenti.

È possibile ora trarre alcune conclusioni da questo elenco, senz’altro incompleto, degli atti di violenza politica contro gli italiani in Venezia Giulia e Dalmazia nel periodo 1866-1915, ossia fra la fine della guerra italo-austriaca del 1866 e l’inizio del conflitto finale del 1915.

Le aggressioni contro gli italiani furono decisamente numerose, compresero anche molti assassini ed ancora più ferimenti, incendi e danneggiamenti di proprietà, specie di istituti e sedi culturali. Esse furono compiute frequentemente da reparti paramilitari, armati ed organizzati, o persino con la connivenza o la diretta partecipazione della polizia o della guardia territoriale. I colpevoli spesso non furono puniti o vennero condannati a pene irrisorie dai tribunali. La sorveglianza poliziesca, occhiuta e severissima nei confronti degli italiani, ai quali bastava indossava abiti con i colori verde, bianco e rosso per incorrere nelle “attenzioni” dei poliziotti, si rivelò assente o debole nei confronti di estremisti slavi. Si può pertanto ipotizzare che alte personalità e gruppi di potere della Duplice Monarchia abbiano adottato nei confronti della popolazione italiana il “metodo galiziano” (già teorizzato e minacciato da Radetzky e Gyulai, favorito dalla decisione dell’imperatore nel 1866 di slavizzare a forza gli italiani), stringendo un’alleanza politica con i nazionalisti sloveni e croati e tollerando di fatto il loro operato.

Il generale Gavrilo Rodich fu nominato luogotenente generale (Statthalter) della Dalmazia nel 1870 e rimase in carica sino al 1881. In questi anni la regione dalmatica fu travagliata da duri contrasti nazionali fra italiani e croati, con il governatore che parteggiò apertamente per i suoi connazionali slavi e promosse la croatizzazione della Dalmazia. Il politico italiano Antonio Bajamonti tenne il 9 dicembre del 1876 nel parlamento austriaco una serrata denuncia dell’azione dello Statthalter, accusandolo di violare la costituzione e di aver trasformato la Dalmazia in una regione in cui regnava l’illegalità, a discapito degli italiani. L’obiettivo di Rodich, dichiarava Bajamonti, era «snaturare la Dalmazia – la quale naturalmente ritrae un carattere misto dalle due stirpi che la abitano – per darle un carattere prettamente slavo». Il professor Luciano Monzali nel suo saggio Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, (Firenze 2011, p. 82) ha osservato in proposito che il tentativo di Bajamonti era destinato ad essere controproducente, poiché il governatore «godeva del totale sostegno di Francesco Giuseppe: attaccare Rodich […] significava, quindi, contestare la politica governativa e lo stesso imperatore».

Gli archivi del ministero degli Esteri italiano riferiscono di casi di violenze, che in questi carteggi concernono abitualmente cittadini del regno d’Italia che vivevano in Dalmazia: Documenti diplomatici italiani, Roma (Libreria dello stato-Istituto poligrafico dello stato) 1953; Documenti diplomatici italiani, a cura del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Segreteria generale. Unità di analisi, programmazione e documentazione storico-diplomatica. Sezione Pubblicazione Documenti Diplomatici, Roma 2014.

Un’ampia collezione di atti di violenza siffatti o di ricostruzione del contesto politico in cui avvennero si ritrova in numerose opere di inchiesta giornalistica o divulgazione storica, di cui qui si possono indicare le principali: Virginio Gayda, L'Italia d'oltre confine. Le provincie italiane d'Austria, Torino 1914; Idem, L’Austria di Francesco Giuseppe, Milano-Roma 1915; Luigi Barzini, Gli Italiani della Venezia Giulia, Milano 1915; Attilio Tamaro, Le condizioni degli italiani soggetti all'Austria nella Venezia Giulia e nella Dalmazia, Roma 1915; Idem, Italiani e Slavi nell'Adriatico, Roma 1915; A. Dudan, La monarchia degli asburgo. Origini, grandezza e decadenza, Roma 1915; Luigi Federzoni, La Dalmazia che aspetta, Bologna 1915; R. Deranez, Alcuni particolari sul martirio della Dalmazia, Ancona 1919; P. Foscari, La Dalmazia e l'ultimo dei suoi martiri, Roma 1922. Nonostante lo stile retorico ed una certa faziosità si tratta di lavori che riportano materiale in abbondanza e con minuzia di dettagli.

Notizie utili si possono reperire anche in testi di cronaca o di storiografia letteraria, come: Niccolò Tommaseo, Il Monzambano e Sebenico. Italia e Dalmazia, Firenze 1869; Antonio Bajamonti, Discorso pronunziato alla Camera dei deputati dall on. Bajamonti nella seduta del 9 dicembre 1876, Spalato 1877; Attilio Tamaro, Storia di Trieste, vol II, Roma 1924; Girolamo Praga, Storia della Dalmazia, Padova 1954; B. Benussi, L'Istria nei suoi due millenni di storia, Venezia-Rovigno 1997.

In particolare, sulle “stragi di Galizia” e Radetzky: C. A. Macartney, L’Impero degli Asburgo, 1790-1918, Milano 1976., pp. 356-359; Alan Sked, The Survival of the Habsburg Empire. Radetkzy, the Imperial Army and the Class War 1848, London-New York 1979; Marco Meriggi, Il Regno Lombardo-Veneto, Torino 1987, p. 327. C. Cattaneo, Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra, Firenze 1949, cap. III, «Il generalissimo Radetzki, attorniato da uno stato maggiore di teutomani, agognava al momento di far sangue e roba, millantandosi di voler rifare in Italia le stragi di Galizia. Come dubitarne, quando si vedeva comparire nello stesso tempo in Brescia con autorità militare il carnefice Benedek, e con autorità civile il fratello del carnefice Breindl?» Sui fatti dell’istituto Revoltella: cfr. A. M. Vinci, Storia dell’università di Trieste: mito, progetti,realta, Trieste 1997, pp. 88-145.

Saggi storiografici importanti, specialmente per l’inquadramento dei contrasti nazionali, sono; Ernesto Sestan Venezia Giulia. Lineamenti di una storia etnica e culturale, Udine 1997; Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia, Firenze 2011; Almerigo Apollonio, Libertà, Autonomia, Nazionalità - Trieste, l'Istria e il Goriziano nell'Impero di Francesco Giuseppe 1848-70, Trieste 2007; Idem, La “Belle époque” e il tramonto dell’Impero sulle rive dell’Adriatico (1902-1918). Dagli atti conservati nell’Archivio di Stato di Trieste (“Fonti e Studi per la Storia della Venezia Giulia”, vol. XXIII, 2 voll., pp. 990, Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia, Trieste 2014). L’opera, in due tomi, è ripartita in “Gli anni prebellici (1902- 1914)” e “La Grande Guerra (1914-1918)”.

È ricchissima la bibliografia riportata in Mario Dassovich, L'impero e il Golfo: da Lissa a Sarajevo (1867-1914): una ricerca bibliografica sulla politica degli Asburgo nelle province meridionali dell'Impero, Udine 2005.

Testimonianze contemporanee agli eventi sono riportate anche nei giornali dell’epoca, come “Il Dalmata”, “Il Piccolo”, “La Stampa”.

I deportati di Gorizia

 


Pochi giorni dopo il loro ingresso a Gorizia le milizie comuniste del maresciallo Tito, dal 2 maggio del '45, iniziarono a rastrellare dalle loro case i goriziani che potevano rappresentare un ostacolo alla volontà di Tito di annettere Gorizia alla Jugoslavia. 

L'ELENCO DEI DEPORATI DA GORIZIA IN JUGOSLAVIA NEL 1945:

Agenti Pubblica sicurezza

Accampora Pasquale, nato a Resina (Napoli); Adamo Emilio, nato a Ripi (Frosinone); Adamo Gennaro, nato a Pozzuoli (Napoli); Anfuso Aurelio, nato a Castelferrato (Enna); Anzaloni Bruno, nato a S. Agata Bolognese; Antuoro Guido, nato a Versano (Napoli); Aurisicchio Francesco, nato a Ostuni (Brindisi); Avellino Luigi, nato a Civitavecchia; Aloè Nicola, nato a Longobardi (Casetta); Barbierato Umberto, nato a San Martino di Venezze (Rovigo); Bellanza Giovanni, nato a Mussomeli (Caltanisetta); Berti Giuseppe Ottavio, nato a Pianiga (Vicenza); Bertela Giuseppe, nato a Salle delle Langhe (Cuneo); Bianco Rosario, nato a

Modica (Ragusa); Blundetto Tommaso, nato a Scicli (Ragusa); Borelli Carlo, nato a Camaiore (Lucca); Bosso Giuseppino, nato ad Asti; Bucchieri Giuliano, nato a Pietraperzina (Enna); Buffoni Mario, nato a Montignosso (Massa Ferrara); Burlo Giovanni, nato a Noto Siracusa; Buccino Roberto, nato a Bianzè (Vicenza); C airone Giuseppe, nato a Comittini (Agrigento); Cantile Domenico, nato a Villa di Briano (Caserta); Cantile Vigilante, nato a Villa di Briano (Caserta); Cantone Domenico, nato a Catania; Caratozzolo Salvatore, nato a Messina; Casini Luigi, nato a Massaro (Lucca); Cesaro Armidio, nato a Torreglia (Padova); Chianese Antonio, nato a Villarico (Napoli); Cnipa Lionetto, nato a Tubo sul Trasimeno (Perugia); Chiuzzelin Nazzareno, nato a Fiume; Ciccarone Giovanni, nato a Bitonto (Bari); Cinerari Guerrieri Antonio, nato a Vazzola (Treviso); Colussi Antonio, nato a Cormons; Coppola Ciro, nato a San Giovanni Teduccio (Napoli); Corderò Michele, nato a Vernate (Cuneo); Crea Giuseppe, nato a Motta San Giovanni (Reggio Calabria); De Dominicis Assunto, nato a Monte Argentario (Grosseto); Delle Vergini Antonio, nato a San Marco in Lamis (Foggia); Dell'Orco Angelo, nato a Alatri (Fresinone); De Petri Mario Valentino, nato a Udine; Di Lauro Vincenzo Pietro, nato a Manduria (Taranto); Di Stefano Severino, nato a Ocre (L'Aquila); Eremita Carlo, nato a Noia (Napoli); Farzaglia Giuseppe; Fezzi Walter, nato a Gazzo Veronese (Novara); Forcisi Francesco, nato a Catania; Forcisi Paolo, nato a Catania; Giliberto Rosarsio, nato a Partana (Trapani); Giordano Raffaele, nato ad Ariano Irpino (Avellino); Garzarelli Giuseppe, nato a Ortona (Chieti); Ingrao Antonino, nato a Palermo; Isidori Vincenzo, nato a Carpendolo (Brescia); Lamberti Vincenzo, nato a Castel San Giorgio (Palermo); Licitra Giovanni, nato a Ragusa; La Micela Carmelo, nato a Scicli (Ragusa); Manzione Domenico, nato a Postiglione (Salerno); Mizza Santo Paolino, nato a Lusevera (Udine); Montresor Umberto, nato ad Avio (Trento); Mazzacca Tullio, nato a Mignano Montelungo (Napoli); Monaco Nicola, nato a Caserta; Oìivieri Pasquale, nato a Corato (Bari); Pasquale Carmelo, nato a Turci Siculo (Messina); Pennelli Vito, nato a Modugno (Bari); Pezzato Augusto, nato a Morgeno (Treviso); Pezzone Giovanni, nato a Parete (Cesena); Pierasco Luigi; Puglisi Giovanni, nato a Nicosia (Enna); Putignano Aurelio, nato a Casoria (Napoli); Pasqual Carlo, nato a Jesolo (Venezia); Promutico Franco; Querini Cosimo, nato a Pasian di Prato (Udine); Romeo Delfio, nato a Taormina; Scarabei Aldo, nato a Maserada di Piave (Treviso); Sciammanini Bruno, nato a Roma; Severino Stefano; Sortino Gaetano, nato a Caltagirone (Catania); Savo Sardaro Gerardo, nato a Torrice di Frosinone; Tenavi Giulio, nato a Fiesso Umbertino (Rovigo); Tomadini Dino, nato a Udine; Tagliasacchi Francesco, nato a Messina; Ventin Giovanni, nato a Castelier di Visinada (Istria); Ventura Giorgio, nato a Taranto; Zuccoli Mario, nato a Trieste; D'Ermo Orlando; Gobbo Antonio; Piscopello Amleto, nato a Aliste (Lecce).

Deportati dall'ospedale militare del seminario minore a Gorizia.

Bandeli Luigi (Bandelj Alojz), nato a Comeno; Bologna Umberto, nato a Isola d'Istria; Brescia Antonio, nato a Gorizia; Brighetto Tullio; Brosolo Duilio, nato a Trieste; Contin Bruno; Covacich Umberto (Kovacich Humbert), nato a Trieste; De Lorenzo Domenico, nato a Milano; De Simon Aldo, nato a Maipu (Argentina); Ferrerò Ferruccio, nato a Genova; Fornasetti Romeo (Fornasaric), nato a Gorizia; Furlani Oliviero Antonio, nato a Sanvincenti d'Istria; Gabrijelcic Rudolf, nato a Anhovo; Gerussi Benito, nato a Treppo Grande (Udine); Giovanetti Diego, nato a Genova; Li Gioì Corrado, nato a Gorizia; Mirengo Fulvio, nato a Trieste; Moscarda Luciano, nato a Rovigno; Nucci Luigi; Orel Elios, nato a Trieste; Pochet Felice, nato a Napoli; Puissa Giovanni Matteo, nato a Trieste; Risotti Natale, nato a Novara; Spazzai Mario (Spacai Mario), nato a Trieste; Suggin Francesco (Sugin Frane); Ubaldini Cesare, nato a Trieste; Vidic Pietro (Vidic Peter); Anzil Liberale; Rupe Milan, nato a Opicina (Trieste); Crosato Massimo, nato a Treviso; Vaneti Filippo, nato a LavenoMontebello (Varese). Carceri dell'Ozna a Lubiana.

Prelevati dal carcere alla fine di dicembre 1945 e all'inizio del 1946.

Battello Marino, nato a Brno (Cecoslovacchia); Caloro Giuseppe, nato a Tricase (Lecce); Cassanego Emilio, nato a Gorizia; Luciani Oscar, nato a Fiume; Marcosig Mario, nato a Mossa (Gorizia); Mosche Vito, nato a Trzic nella Carniola Superiore (Neumarkt, D); Olivi Licurgo, nato a Bagolo di Piano (Reggio Emilia); Olivo Engilberto, nato a Gorizia; Pagliaini Mario, nato a Genova; Panebianco Santo, nato a Cerignola (Foggia); Rufolo Alberto, nato a Eboli (Salerno); Rupeni Furio (Rupnik), nato a Trieste; Sverzutti Augusto, nato a Terzo di Aquileia (Udine); N.N., nato a Monopoli (Bari).

Appartenenti al XIV Battaglione Costiero.

Corrente Giordano, nato a Trieste; Cosulich Teofilo, nato a Gradisca d'Isonzo (Gorizia); Micheloni Silvano, nato a San Pietro al Natisone (Udine); Rigo Angelo, nato a Udine; Scrobogna Alter (Walter, Augero, Angelo), nato a Fiume; Vellenich Antonio, nato a Portole d'Istria; Zanuttini Gino, nato a San Giovanni al Natisone (Udine); Corrazzato Benito, nato a Fiume; Corrazzato Rodolfo, nato a Fiume; Deconi Antonio, nato a Villanova di Parenzo; Genisa Francesco, nato a Sambusa ,(Sicilia); Luccarini Marino, nato a Trieste; Schmidt Nevio, nato a Fiume; Superina Silvio (Livio); Marsanich Aurelio, nato a Fiume; Gallovich Valentino, nato a Fiume; Januale Raffaele, nato a Fiume; Zulich Mario, nato a Fiume; Negro Andrea, nato a Fiume; Canto Giovanni; Ricabon Aureliano; Luciani Marino; Zanarolo Giuseppe.

Finanzieri.

Adorno Riccardo, nato a Napoli; Anacoreto Umberto; Candileno Salvatore; Capodiferro Antonio, nato a Gioia del Colle (Bari); Carbone Michele; Della Zona Giovanni; Diez Francesco; Faè Giuseppe, nato a Sassari; Genda Antonio; Indiani Gennaro; Mariniello Agostino, nato a Parete; Marra Francesco, nato a Marano (Napoli); Masara (Masala) Pietro; Michele Bruno, nato a Lecce; Mirabella Ignazio; Mucelli Giacomo; Occhioni (Orecchioni) Pasquale, nato a Sassari; Pintore Gianbattista; Santariello Felice; Scopelliti Luigi; Sias Antonio; Suligoj Pavel (Suligoi Paolo); Vassilich (Vasilic) Pietro; Bruno Michele; Chiapparmi Giovanni; Fusco Michele.

Carabinieri,

Abate Umberto, nato a Santo Lucido (Cosenza); Abeni Sante, nato a Loria (Treviso); Affrunti Francesco; Andaloro Giuseppe, nato a San Cataldo (CI); Allegretti Giovanni; Bassani Paolo, nato a Volterra (Pisa); Bergognini Giacomo, nato a Calpenaso (Brescia); Betti Guido; Cimino Pasquale; Cossetto Albino, nato a Visinada d'Istria; Dalle Nogare Otello, nato a Vicenza; Dalla Valle Antonio, nato a Santa Maria Capua Vetere (Napoli); Di Donna Antonio; Dugo Giuseppe, nato a Patagonia (Catania); Famichetti Giuseppe; Fiore Agostino; Frisco Salvatore; Fusano (Fusaro) Mario; Fabiano (Fabiani) Salvatore; Ferruzzi Alessandro; Gagliato Francesco (Galioto), nato a Siracusa; Gagliotti Gino; Gattiglia Carlo, nato a Rimini; Grispo Angelo (Crispo), nato a Palermo; Guarini Pasquale, nato a Montalbano di Fasano (Brindisi); Guarnieri Carmelo (Guagliardi); Grilotti Dino; Giuliani Salvatore; Intilisano (Iutilisano) Biagio, nato a Messina; Laura Silvio (Silvestro, Estero, Salvatore), nato a Baiardo (Imola); Leone Salvatore, nato a Cinisi (Palermo); Lorenzini Raffaele; Luisi Luigi, nato a Putignano (Bari); Lombardo Giovanni; Marone Alfonso; Marzocca Ruggero, nato a Barletta; Miccoli Rocco Ciro, nato a San Marzano (Taranto); Mirenzi Gaetano, nato a Vazzano (Catanzaro); Moretti Guido, nato a Roma; Masinara Bruno; Modenini Fiore; Morittu G. Battista; Musumeci Orazio, nato a Giarre (Catania); Nastasi Sante; Pino Addelico, nato a Cassarano (Lecce); Pavan Giuseppe (Clemente); Prescianotto Mario; Picchierri Cosimo; Cesare Rosario, nato a Messina; Rossi Isaia, nato a Tretto (Vicenza); Ricci Ernesto, nato a Sezzo Romano; Rioldi Giordano; Salari Fiore, nato a Fabriano (Ancona); Saletti Giuseppe; Scrioni Francesco, nato ad Abbiategrasso (Milano); Silvestri Mario, nato a Monfalcone; Spada Cosimo; Tancredi (Tangrei) Giuseppe, nato a Roma; Totaro (Todaro) Natale, nato a Fiumedinisi (Messina); Volante Gerardo; Zilli Cosimo, nato a San Cesareo (Lecce); Zuch Massimo, nato a Oberslinger (Germania); Zanotti Luciano; Zaninelli Giovan Battista; Pellegrino Raffaele, nato a Napoli; Dessi Ignazio; Garbino Antonio; Totaro Libero; Orlandini Benigno; Valente Gerardo; Draicchio Rocco; Salta Agostino.

MDT IV Reggimento.

Antonaci Nicola, nato a Gallipoli (Lecce); Bastante Gìno, nato a Padova; Bosio Gino, nato a Sazzara (Mantova); Buiatti Antonio, nato a Feletto Umberto (Udine); Bonello (Benello) Bruno (Teobaldo); Candutti Mario, nato a Gorizia; Cosulini (Kozlin) Ugo (Cusolini); Fabiani Giuseppe, nato a Gorizia; Gabrielcich (GabrijelcicGabrielli) Rodolfo (Rudolf); Goriup (Gori, Gorjup) Guerrino (Vojko), nato a Lestizza (Udine); Josini Ervino, nato a Gorizia; Jacopalli Francesco; Jakopelli Procopio; Lippi Virgilio, nato a Gorizia; Loria Claudio, nato a Gorizia; Massari (Masari) Mario, nato a Gorizia; Mazzolin(i) Longino, nato a Gorizia; Panizza Vincenzo, nato a Gonzaga (Mantova); Quarantotto Augusto, nato a Pola.

Bersaglieri.

Argenti Fabio, nato a Terni; Asterini Mario, nato a Vicenza; Borghese Mario, nato a Trieste; Bichelli Nicola, nato a Vicenza; Cadoppi (Cadotti) Vittorio, nato a Reggio Emilia; Debei (Debel) Armando, nato a Chioggia; Debei (Debei) Augusto, nato a Chioggia; Dubbini (Dubin) Giorgio, nato a Terni; De Cleva Bruno, nato a Visignano d'Istria; Julita Francesco, nato a Messina; Landò Caterino, nato a Pasiano (Pordenone); Mastinu Giovanni, nato a Nuoro; Muracca Antonio, nato a Reggio Calabria; Principato Carmelo, nato a Messina; Pregnolato Vittorio, nato a Pavia; Ravenna Giovanni, nato a Milano; Stefani Marcello, nato a Treviso; Bertoluzzi Marino, nato a Venezia; Busatti Oscar, nato a Ferrara; Degoli Franco, nato a Modena; Di Giorgi (Di Giorgio) Giovanni, nato a Vico Gargano (Foggia); Di Stefano Salvatore, nato a Pozzogallo di Ragusa; Ferro Pietro (Giuseppe), nato a Venezia; Flaminio Silvano, nato a Castel Gandolfo (Roma); Flaminio Vladimiro, nato a Brescia; Gagliotti Roberto, nato a Vittorio Veneto; Marigliano Ennio, nato a San Paolo di Piave; Porro Riccardo, nato ad Andria (Bari); Scaringi Domenico, nato a Tripoli; Simone Giacomo, nato a Venezia; Toderini De Gagliardis Dalla Volta Vincenzo, nato a Pisa; Miotto Dante, nato a Piazzola sul Brenta (Padova); D'Alessio Alberto, nato a Napoli; Macchi Giorgio, nato a Trieste; Spongia Romeo, nato a Trieste; Pisano Giuseppe, nato a Mogoro (Cagliari); Arcangeli; Barozzi Alfredo; Barucci Sandrino; Belletti; Capetto Italo; Cardinale (Cardinali) Giuseppe, nato a Maggioné (Perugia); Cattini Bruno, nato a Chioggia; Chiacchio Giuseppe; Del Cocco Antonio; De Vita Luigi; Galli Alfredo; Guadagnini Luigi; Impellizzieri; Loner; Mannuppelli Giuseppe; Manicardi Enrico (Ennio); Mazzi Atebano, nato a Capoliveri (Livorno); Manzoni Luigi; Marchiori Primo, nato a Lendinara (Rovigno); Marte Giovanni; Masazza Cesare; Massimo Loreto; Mileti Milvio, nato a Roma; Pacinico Sergio; Peviani Renzo, nato a Rovigo; Perini Riccardo, nato a Chioggia; Renzi Goffredo; Ragno Renato (Sergio); Sabbatini Giuseppe; Sallustri Franco (Ferruccio); Sandrin Antonio; Sencchi (Scucci) Giuseppe; Travaini Ruggiero, nato a Frosinone; Vanoni Giuseppe; Zeni Santo; Zorzi Renato; Verrando Domenico; Oliva; Oliver (Olivieri) Agostino; Pieri Piero; Previti Antonio; Raho Paolo; Siligoni; Tommasin; Turbani; Zucchelli Angelo; Tavardo Giuliano; Viviani Gabriele; Udovic; De Silvestri Luigi; Roich Ennio; Uricelli Ferdinando.

Militari.

Avian Giovanni Battista; Bardaro Gaspare, nato a Pescara; Bertos Guido, nato a Gorizia; Illi Achille, nato a Padova;Berardi Manlio, nato a Sarandi Grande (Uruguai) (Napoli); Borsieri Giuliano, nato a Firenze; Bruni Francesco; Carrara Umberto, nato a Mariano di Parma; Casagrande Umberto, nato a Vallorbe (Chieti); Casalena Angelo, nato a Teramo; Corina Michele (Kocina Kocjancic Mihael), nato a Gorizia; Colla Silvio, nato a Parma; Colombo Giacomo; Colussi Angelo, nato a Venezia; Culiersi Tommaso, nato a Rocale (Lecce); De Finetti Franco, nato a Gradisca d'Isonzo; D'Ago Antonio; Farcincasi Mario; Farina Angelo, nato a Palermo; Forcessin Ettore (Forcesin Hektor); Fanfani Mario, nato a Montepulciano (Siena); Gaier Renato, nato a Gorizia; Gaspa(e)rutti Rodolfo, nato a (Cormons) Corno di Rosazzo (Udine); Jazbar Francesco (Frane), nato a Idria; Jordan Luciano, nato a Gorizia; Jordan Pietro; La Micela Luigi, nato a Sicli (Ragusa); La Palermo Girolamo; Leopoli Romano, nato a San Martino di Quisca; Loviscek Emilio (Loviscek Emil) (Loviscig), nato a Piedimonte (Gorizia); Marcato Angelo; Marcon Goffredo, nato a San Vito al Torre (Udine); Mariano Angelo, nato a Avellino; Marizza Vittorio, nato a Sagrado (Gorizia); Mastroianni Antonio, nato a Maddaloni (Ce) (Napoli); Mazzatenta Giorgio; Menotti Vittorio, nato a Romans (Gorizia); Music(h) Gino; Pascolat Francesco, nato a Cormons (Gorizia); Petraglia Francesco, nato a Palermo; Posa Vincenzo, nato a (Montrone) Adelfia (Bari); Pranzo Orazio; Rimani Vittorio; Ripetto Pietro; Rizzi Umberto, nato a Chiusaforte (Udine); Ronco Enzo, nato a Fermo (Ascoli Piceno); Roscio Lodovico; Rossanda Tullio, nato a Pola; Rossi Francesco; Santori Gino, nato a Serra San Quirino (Ancona); Saviano Giuseppe, nato a Palermo; Sigismondi Mario; Simone Antonio, nato a Molfetta (Bari); Simonetti Mario, nato a Sagrado (Gorizia); Skocir Silvio (Silvo); Smogliani Umberto; Sorano Donato; Spanghero Clemente, nato a Gorizia; Tandoi Pasquale, nato a Corato (Bari); Tavian Giovanni, nato a Cormons (Gorizia); Todisco Domenico, nato a Rovigno; Trusso Franco; Tunisi Francesco Paolo, nato a Marsala; Bussini Lorenzo.

Ulteriore elenco di deportati.

Alfieri Guido; Assi Renato; Di Biaggio Giuseppe; Di Stefano Carlo; Donatella Orazio; De Pregi Luigi; De Spirito Alfredo; Dami Giorgio; Fait Giuseppe JlJosef); Filett i Vittorio; Ferrari Vittorio (Ciro); Ferrara Sigismondo; Finelli Federico; Gai Guerrino; Gantar Cirillo (Ciri!); Gabrielcis Bruno (Gabrielcic); Gabrielcich Stanislao (Gabrielcic Stanislav); Gemelli Mario; Goljevscek Francesco (Frane); Goljevscek Raffaello (Rafael); Gozzi Nino; Gobbetto Dino; Granieri Donato; Gregorig Antonio (Gregoric Anton); Grilotti Dino; Intrepido Angelo; Konjedic Francesco (Frane); Kaniz Janez (Keinz Fritz); Kanzler Giuseppe; Lucchese Luigi (Lukezic Alojz); Lorenzon Pietro; Luzio Arturo; Lippi Bruno; Leupuscek Andrea; Lentini Francesco; Manzano Gagliano; Malfatti Bruno; Malfatti Ugo; Marte Pietro; Maroni Mario; Martinuzzi Bruno (Martinuc); Meneghini Walter; Melidona Giuseppe; Miani Bruno; Medvesek Antonio (Medvescek Anton); Molinaro Domenico; Motta Bernardo; Moira Giovanni; Mocnik Marjan; Muzzaglia Lauro; Moretti Nicolò; Nicola Stasio; Nanut Enrico (Henrik); Ozioni Vittorio,Passoni Ermes; Padovan Ermenegildo; Paussig Beniamino (Pavsic Benjamin); Pertot Bruno; Pertini Luigi; Pellegrin Donato; Petta Giuseppe; Peìratti Giuseppe; Pecorari Mario; Pellegrini Ferruccio; Pelesson Luigi (Pelicon Alojz); Pertot Alessandro (Aleksander); Pielig Ezio; Porta Basilio; Pocar Ubaldo; Quaglio Luigi; Rizzi Carlo; Ronchini Alfredo; Ruggeri Giuseppe; Rutar Ivan; Russian Luigi (Rusjan Alojz); Stigar Mario; Serdan Ottelip; Scardino Nicola; Staniscia Francesco (Stanisa Frane); Secchi Antonio; Sfiligoi Alfredo (Sfiligoj Alfred); Sfiligoi Ignazio (Sviligoj Ignac); Sfiligoj Rodolfo (Sviligoj Rudoìf); Sgubin Daniel (Skubin Daniel); Sganghero Italo; Sciarrone Franco; Scuoto Umberto; Schweickert Arno; Scaldavilla Gaetano; Stecchina Primo; Scopazzi Desiderio; Tuccillo Mariano; Talutto Gaspare; Tami Emilio; Tignola Giovanni; Tomasello Giuseppe; Tronci Michele; Trost Giovanni (Ivan); Toros Mario; Vercelli Giovanni; Ve(n)toruzza Guido; Viliadoro Nicola; Vir Carlo; Veluscek Mario; Weimar Toffanello; Zentil Marcello; Zotti Adriano (Cotic); Zorz Edoardo; Medvescek Luigi (Alojz); Medvescek Rodolfo (Rudolf); Medvescek Giuseppe (Jozefl; Bìontino Ottavio; Aielli "Gualtiero; Olivieri Silvestro; Auzil Liberale; Bradaschia Giuseppe; Bucik Giovanni (Ivan); Berlot Alojz; Bevilacqua Domenico; Corizzato Vincenzo; Crojoldi Enrico; Corettig Marino; Glessi Raffaele; Goljevscek Antonio (Anton); Lazzari Giuseppe; Leonardo Mario; Panagini Giuseppe.

Scomparsi, riportati solo con nome e cognome.

Gamberale Giorgio; Jakin Egidio (Jakini); Sorano Pietro; Herbecher Franz. Prelevati dalle carceri di Monfalcone in provincia di Gorizia. Andrei Antonio; Andrei Stanislao; Bampi Aldo, nato a Trento; Chessa Lorenzo; Colautti Giuseppe, nato a Monfalcone; Cortese Mario, nato a Pola; Comandini Olindo, nato a Cesena; De Carlo Domenico, nato a Massafra (Tarante); De Carlo Marcello, nato a Monfalcone; Fattoretto Vittorio, nato a Piove di Sacco (Padova); Ferluga Severino, nato a Trieste; Idà Aurelio, nato a Napoli; Lubrano Michele, nato a Radicena (Reggio Calabria); 'Maggio Augusto, nato a Gallipoli; Maurutto Nella, nata a Monfalcone; Miceli Giuseppe, nato a Monfalcone; Misciali Emanuele, nato a Gallipoli (Lecce); Morello Giuseppe, nato a Taggiano (Salerno); Pano Tommaso, nato a Galatina (Lecce); Pelikan Vincenzo, nato a Ruvo di Puglia; Rizzo Antonino, nato a Condro (Messina); Rossi Angelo, nato a San Canzian dlsonzo; Scommegna Francesco, nato a Barletta; Tanzarieìlo Rocco, nato a Ostuni (Brindisi); Zorzetti Romano, nato a San Canzian d'Isonzo; Cavazzini Gino, nato a Colecchio (Parma); D'Acerno (D'Acervo) Federico, nato a Fondi (Lt); Gallinari (Renato), nato a Milano; Gaspa Giovanni, nato a Sassari; Rimanelli Michele, nato a Casacelenda (Campobasso); Rupnik (Rupini) Francesco (Frane), nato a Udine; Salvini Iginio, nato a Villesse; Satta (Saetta) Carmine (Carmelo), nato a Cristano (Cagliari); Todde Pietro, nato a Pirri (Cagliari); Gallopin Lionello, nato a Ronchi; Gianbianco Salvatore, nato a Palermo; Li Volsi Francesco, nato a Caltagirone; Mastrocinque Nicola, nato a Taranto (Alessandria).

Tradotti nel campo di concentramento per prigionieri militari a Borovnica.

Alfano Ciro, nato a Gragnano; Banesi Aldo, nato ad Agazzano (Vicenza); Celadini Antonio, nato a Garzigliano (Padova); Famea Luigi, nato a Mossa (Gorizia); Gandi Anselmo, nato a Fallonica (Burlonica) (Grosseto); Jakovinovich Antonio, nato a Lanteg (Germania); Nalgi Giorgio, nato a Celje; Rebora Alfonso, nato a Millesimo (Savona); Russo Vittorio Emanuele, nato a Napoli; Roberto Ignazio, nato a Roma; Taverna Vinicio, nato a Cervignano (Udine); Trastullo (Trastulla) Angelo, nato a Imperia; Stacul Pietoso, nato a Medea; Ferro Giuseppe, nato a Padova; Rampazzo Nino, nato a Padova; Zecchinelli Antonio, nato a Verona; Pelici Cesare, nato a La Maddalena (Sassari).

Deceduti nel campo di concentramento per prigionieri di guerra a Borovnica.

Aiello Girolamo, nato a Palermo; Brugo Giovanni, nato a Novara; Carnevali Giustino, nato a Carpi (Modena); Cesaro Annidio, nato a Torreggia (Padova); Crepaldi Emilio, nato a Taglio Po; Landini Antonio, nato a La Spezia; Richetti Ferdinando, nato a Modena; Tischi (Tiechi, Tisghi) Alberto, nato a Cremona; Cozzi (Gozzi) Serafino, nato a Baldowiz (Ucraina).

Deceduti a Skofja Loka.

Balos Isidoro, nato a Verteneglio; Consentino Sebastiano, nato a Mistella (Messina); Liaci Antonio, nato a Gallipoli (Lecce); Mattiech Boris, nato a Ragusa (Zadar); Stacul Oreste, nato a Medea; Tossut Claudio, nato a Udine; Urdan Giuseppe, nato ad Aurisina (Trieste); Chierego Manlio, nato a Trieste.

Deceduti nelle carceri (ospedale) a Lubiana

Bach Riccardo nato a Leopoli (Siracura), Del Ponte Oscar nato a Trieste, Zoratti Pietro nato a Ptuj

Deceduti ad Aidussina.

Chersovani Carlo (Kersevan Karel), nato a Montespino (Dornberk).

Deceduti a Gorizia.

Monaco Giuseppe, nato a Palermo.

Civili.

Abrile Alberto, nato a Torino; Abrile Enzo, nato a Gorizia; Abrile Renato, nato a Gorizia; Angelini Tullio, nato a Cremona; Appiani (Happacher) Renato, nato a Gorizia; Baggiani Lelio, nato a Casalino Ponzana (Novara); Baiz Stanislao (Baie Stanislav), nato a Prosecco (Trieste); Barbasetti (Di Prun) Paolo, nato a Padova; Barbieri Alfonso, nato a Galliere (Bologna); Battigelli Francesco (Batagelj Frane), nato a Kamnje (Aidussina); Belling(c)ar Carolina (Belingar Karolina), nata a Gorizia; Tenaglia Liana Lucinda, nata a Trento; Bene (Bencz) Giorgio, nato a Marburgo (Germania); Bergerard Giovanni; Boltar Luigi (Alojz); Bonnesi Ettore, nato a Gorizia; Bramo Giovanni, nato a Gorizia; Brecelj Augusta, nata a Salcano; Bresciani Carlo, nato a Gorizia; Bressan Guido, nato a Lucinico (Gorizia); Brumatti Marino, nato a Farra; Bullo Giuseppe, nato a Cormons; Burnich Elino, nato a San Lorenzo di Mossa; Beuzzar Giuseppe, nato ad Abbazia; Benedetti Luigi; Bonne Luigi (Bones Alojz), nato a Gorizia; Blasi Danilo (Blazic), nato a Gorizia; Cadamuro Antonio, nato a Cimadolmo (Treviso); Calligaris Augusto, nato a Cormons; Calligaris Mario, nato a Cormons; Calvi Amedeo, nato a Bologna; Cartelli Eugenio, nato a Fiume; Casasola Antonio, nato a Salcano; Cassanego Saturnino, nato a Gorizia; Cerchier(l) Nicolò, nato a Venezia; Ceschia Giuseppe, nato a San Lorenzo (C apriva); Chiad.es Carmen, nata a Gorizia; Chiades Fernanda, nata a Gorizia; Ciani Sofia, nata a Spalato; Ciargo Giovanni (Cargo Ivan), nato a Salona d'Isonzo; Cingolani Mariano, nato a Recanati (Ancona); Ciuffarin Anna Maria (Cufarin Annamaria), nata a Volosca; Ciufferli Giuseppe (Cuferli Jozef); Clede Carlo (Hlede Karel), nato a Kopildno (Cecoslovacchia); Clede Luigi (Hlede Alojz), nato a Gorizia; Cocianni Emilia (Kocijancic Emilija), nata a Gorizia; Codarin Alfredo, nato a Trieste; Colla Maria (nata Leitgeb), nata a Gorizia; Colmali (Gollmayer) Arrigo, nato a Trieste; Colotti Cario, nato a Gorizia; Coniglio Cosimo, nato ad Adesino (Catania); Coniglio Cosimo Francesco, nato a Gorizia; Contino Biagio, nato a (Cormons) Cattolica Eraclea; Cosmi Cleto, nato a Palmanova (Udine); Cossovel (Coselli) Egone (Kosovel Egone), nato a Gorizia; Cossovel (Coselli) Giuseppe (Kosovel Jozef), nato a Gorizia; Cossutta Armando, nato a Villesse (Gorizia); Cuccurullo Girolamo, nato ad Aleppo (Siria); Curti Fermo, nato a Ceranoya (Pavia); Cussigh Antonio, nato a Dobrova (Lubiana); Cecchi Mario; Cracchi Angela Maria Ginetta, nata a Latisana (Udine); Corquel (Cargnel Carniel) Bruno, nato a Lucinico (Gorizia); D'Ambrosi Mario, nato a Caserta; D'Atri Mario, nato a Castrovillari (Cosenza); D'Atri Oscar, nato a Castrovillari (Cosenza); Dean Antonio, nato a Piedimonte (Gorizia); Dean Rodolfo, nato a Fiumicello (Udine); De Colle Carlo, nato a Gorizia; De Ferri Bruno, nato a Gorizia; De Ferri Giuseppe, nato a Gorizia; De Ferri Mario, nato a Gorizia; Del Franco Eugenio, nato a Gorizia; Della Ricca Lorenzo Luigi, nato a Palazzolo (Udine); Derndich Milena, nata a Pola; Dessi Eugenia, nata a Ronchi dei Legionari; Di Blas Alfredo, nato a Gorizia; Donatim Armando, nato a Villesse; Fait Giovanni (Fajt Jvan), nato a Gorizia; Fait Giulio (Fajt Julij), nato a Untergries (Germania); Ferfoglia (Ferfolja) Bruno, nato a Gorizia; Fedon Aristide, nato a Fiumicello (Udine); Ferrari Ciro, nato a Mantova; Fonzari Guido, nato a San Mauro (Gorizia); Fornasari Giovanni (Fornazaric Ivan), nato a Romans; Furlani Angelo, nato a Gorizia; Furlani Emilio, nato a Gorizia; Fiamingo Alfio; Gentile Rizzieri; G(h)ergolet Umberto, nato a Gorizia; Giana Andrea, nato a Roccaforte di Mondovì (Cuneo); Grapulin Dolores, nata a (Gorizia) Lubiana; Grapulin Edoardo sr., nato a Gorizia; Grapulin Edoardo jr., nato a Gorizia; Grauso Ernesto, nato a Cagliari; Graziato Nicola, nato a Tribano (Padova); Greco Guido, nato a San Secondo Parma; Grion Olga, nata a Capodistria; Gronelli Orestina, nata a Gorizia; Grossi Teresio, nato a Carbonara Scrivia (Alessandria); Gueli Emilio, nato a Raffadoli (Agrigento); Gueli Emilio Eugenio, nato a Gorizia; Graziani Vittorio, nato a Gorizia; Hahn De Hahnenberg (Hannerben) Guido, nato a Gorizia; Jacovino Giovanni, nato a Slivno (Spalato); Jourdan Honoré Marcello, nato a Gorizia; Kravos Stanislava; Kocina France, nata a Dobrovo; Lazzaro Arturo, nato a Saonara (Padova); Lazar (Lazzer) Giovanni, nato a San Polo di Piave (Treviso); Leghissa Guglielmo, nato a Monfalcone; Leili Aldo, nato a Savona (Arezzo); Lentini Michelangelo, nato a Vizzini (Catania); Leone Quintigliano, nato a Lecce; Lingua Bruno, nato a Gorizia; Longo Nicola, nato a Corate (Bari); Lopell (Loppel) Leopoldo, nato a Pola; Lovisi Giuseppe (Loyiscek) Jozef, nato a Gorizia; Macuzzi Carlo (Makuc Karel), nato a Gorizia; Malena Gregorio, nato a Rossano Calabro (Cosenza); Mally Ermanno, nato a Idria di Sotto; Maniacco Mario, nato a Gorizia; Mantini Arcibaldo, nato ad Ancona; Marassi Giuseppe, nato a Gorizia; Marian Ezio Carlo, nato a Cameri (Novara): Mastrandea Maria Carmen, nata a Gorizia; Matteucei Aldo, nato a Senigallia; Mattiussi Aristide, nato a Trieste; Mauri Andrea (Mavri Andrej), nato a Vrtace (Kojsko); Mezzorana Mario, nato a Gorizio; Mezzorana Oscar, nato a Capriva; Miano Aldo, nato a San Pietro al Natisone; Modes (Moderc) Elizabeta, nata a Hall (Austria); Monaco Emilio, nato a Oria (Brindisi); Morassi Giovanni Luigi, nato a Gorizia; Movia Giovanni, nato a Gradisca d'Isonzo; Morassi Flora; Majnik Mariano (Marjan), nato a Gorizia; Moscheni Francesco, nato a Gorizia; Nadaia Augusto, nato a Piedimonte (Podgora); Nanut Giuseppe (Jozef); Nardini Giuseppe, nato a Gorizia; Narcisi Guido, nato a Gorizia; Nardini Vittorio, nato a Gorizia; Nicora Bruno, nato a Gorizia; Nicolaucig Lidia (Nikolavcic Lidia); Nespolo Antonio, nato a San Dona di Piave; Ongaro Giuseppe, nato a Gorizia; Padovan Giuseppe, nato a Gorizia; Pagliari Lucio, nato a Cremona; Paternolli (Venuti) Giuseppina, nata a Gorizia; Pedone Giovanni, nato a Botrugno (Lecco); Pellaschiari Antonio, nato a Capodistria; Peresson Regina (nata Sennis), nata a Gorizia; Persa Renato, nato a Gorizia; Piccoli Fortunato, nato a Farra; Picech Maria Luigia, nato a Cormons; Piemonti Luciano, nato a Trieste (Gorizia); Pizzucchini Vittorio, nato a Gorizia; Polesello Bartolo, nato a Prata di Pordenone; Poleselli Antonio (Pozenel Anton), nato a Montenero d'Idria; Posenelli Stanislao (Pozenel Stanislav), nato a Montenero d'Idria; Pregali Giuseppe nato Metljca; Pregelli Giuseppe (Pregeli) Jozef; Prencis Stoian Mariano, nato a Dutovlje; Prencis Vilibaldo, nato a Dutovlje; Primosic Teodoro (Primozic Bozidar), nato a Canale; Princis Corrado, nato a Gorizia; Papis Marianna (maritata Screnzel), nata a Gorizia; Podgornik Maria, nata a Idrija ob Baci; Podgornik Emma, nata a Idrija ob Baci; Rajer Casimiro, nato a Aidussina; Rajer Marija (nata Miljavec), nata a Gorizia; Resch Giuseppe, nato a Sagrado; Rigon Bruno, nato a Vicenza; Rìssdorfer Erminìa, nata a Freiwaldau (Slesia); Rizzatto Bruno, nato a Trieste; Rosolen Luigi, nato a Piedimonte (Podgora); Rossaro Giorgio, nato a Rovereto (Trento); Rustia Olga; Ricchetti Aldo; Saletta Iginio, nato a Senio (Vicenza); Saxsida Giuseppe (Saksida Jozef), nato a Dorenberk; Schonta Edoardo, nato a Pola; Seyerin Fulvio, nato a Gorizia; Stecar Luigi (Stekar Alojz), nato a Kojsko; Stringhetti Giovanni Battista, nato a Udine; Saletta Renzo (Bruno), nato a Venezia; Saletta Agostino; Sprinar Enrico (Errich), nato a Dol Otlica; Sprinar Erricti (da Montenero); Sirca Maria; Tatti Antonio, nato a Bortigiades (Sassari); Tomasetti Italico, nato a Gorizia; Tromba Giorgio, nato a Gorizia; Umercetti Benito; Varlec Marino, nato a Kanal; Varutti Ernesto, nato a Costano (Udine), Venezia Giulia, nata a Udine; Vidoz Luigi, nato a Lucìnico; Vìtes Ermanno (Vitez Herman), nato a Salcano; Volpi Ariodante, nato a Sanvincenti d'Istria; Volpi Bruno (Volk Bruno), nato a Gorizia: WeinlerVirifvr Oddone, nato a Weidling (Austria); Zagaglia Vittorio, nato a Pordenone; Zagar Rodolfo (Zagar Rudolf), nato a Trieste; Zbogar Roberto (Zbogar Robert), nato a Gorizia; Zorzenone Giovanni, nato a Gracova Serravalle; Tercuz Assunta Zenska; Azzolina Mario, nato a Caltagirone (Catania); Rogas Pietro, nato a Palermo; Saletti Agostino, nato ad Asciano (Siena); Sganghero Ermanno, nato a Turriaco; Ciccia Salvatore, nato a Catania; D'Ambrosio Antonio; nato a Padova; Pegan Anna, nata a Vipacco; Ursic Andrej, nato a Caporetto.

Ritornati.

Agati Antonio; Baucon Giuseppe (Bavcon Jozef), nato a Gradisce ob Soci; Betnazik Corrado (Bednarzik Radivoj), nato a Gorizia; Brizzi Giancarlo; Bertossi Italo; Carriera Stefano; Ceccon Virgilio; Cornei Luigi (Komel Alojz), nato a Gorizia; Cassini Carlo; Calderari Amedeo; Cerne Nada, nata a Dornberk (Vogrsko); Chiariotto Guido; Citti Giovanni, nato a Lecce; Cumar Giordano, nato a Parenzo; Fant Elvezio; Ferracin Antonio; Ferfoglia Giovanni (Ferfolja Janko), nato a Merna; Furlan Lamberto (Lambert), nato a Aidussina; Falconi Alfredo; Fervolino Antonio, nato a Poggiomarino (Napoli); Feresin Arrigo, nato a Capriva; Gatti Natalia (maritata Koralek), nata a Gorizia; Giacomelli Annunzio Vittorio, nato a Udine; Iercich Albina (Jerkic), nata a Polonie Brdo vicino a Gorizia; Kenda Francesco (Frane); Kogoj Angelo (Janko), nato a Merna; Komianc Vittoria (Viktorija), nata a San Floriano (Steverjan); Kuemaier Maria (sorella Caterina), nata a Baden sul Danubio; Ligresti Sebastiano, nato a Malta; La Scala Mario; Lollai Salvatore; Maiani Oreste, nato a Sant'Angelo di Brollo (Messina); Margara Giovanni; Marianelli Franco; Mauri Antonio, nato a Trieste; Meneghetti Narciso; Miclus Antonio (Mikluz Anton), Mosetich Gabriele (Mozetic Gabrijel); Mutti Redento; Marchiorì Umberto (Markocic Albert?); Manfredi Roberto; Mazzeo Michele; Misciali Giuseppe, nato a Gallipoli; Michelus Elio (Mikluz), nato a Gorizia; Nefat Elisabetta, nata a Rovigno; Oddo Rosolino Franco (Rosolino Oddo); Paulin Emilio (Pavlin Emil), nato a Gorizia; Pussig Emilio (Pavsic Emil); Pevere Maria, nata a Maragno Lagunare; Perini Giuseppe; Persolja Anton; Piani Francesco, nato a Rakek; Pirollo Renato, nato a Gorizia; Prencis Daniele (Princic Danijel); Princi Emma (Princic Princez); Patuma Lodovico, nato a Gradisca d'Isonzo; Podbersig Daniele (Podbersic Danijel), nato a Gorizia; Quartuccio Severino, nato a Chorio (Reggio Calabria); Ronutti Sergio; Ruggero Vincenzo; Rustja Stanislav, nato a Lokovec; Rustian Antonio; Russo Ciro; Rustja Giuseppe (Jozefì, nato a SkriUe (Aidussina); Rossetti Franresno, nato a Ostia Vetere (Ancona); Sacher Alberto, nato a Umago; Saldarmi Attilio, nato a Cormons; Scarpin Ugo, nato a Medea; Sellini Mario, nato a Trieste; Spessot Bruno, nato a Gorizia; Stulle Tullio; Serafino Ernesto; Salvaterra Giuseppe, nato a Gorizia; Saksida Zora; Trullo Vincenzo (Truglio), nato a Catanzaro; Tornasi Ugo; Tutta Venceslao (Tuta Venceslav), nato a Tolmino; Ursic Mirko, nato a Sela vicino Volcah; Ursic Gabriel (Ursic Gabrijel); Velicogna Giovanni (Velikonja Ivan), nato a Gresenbrun (Austria); Vidìch Valentino (Vidic Zdravko), nato a Canale; Vidimari Bruno (Vidmar Bruno), Velikonja Giuseppe (Jozef); Zorattini Giuseppina, nata a Maribor; Zuccalli Teofioro (Teodoro); Zanello Bruno; Zanghi Umberto, nato a Susak; Zotti Antonio (Cotic Anton); Morel Ignazio (Ignac), nato a Gorenje Polje; Ipavec Giuseppina (Jozefa); Mazzoccone Camillo; Caputo Giovanni; Gelli Michele, nato a Pistoia; Kaucic Giovanni (Kavcic Ivan); Manca Gavino (Gaetano); Mughe(r)lli Valentino (Mugerli Valentin); Rosini Gino; Concilio Domenico, nato a Battipaglia; De Vecchia Ida, nata a Sandrinetto (Verona); Fabbri Guerrino; Mauro Emanuele, nato a Gela; Podgornik Gualtiero (Vojko); Sfiligoi Jozef (Sfiligoj Jozef); Sinigoj Daniel, nato a Doraberk; Turroni Trebles, nato a Forlì; Bastianutto Luigi, nato a Trieste; Barazzetti Mario, nato a Gorizia; Beggi Giovanni, nato a Gorizia; Citta Carlo, nato a Lecce; Schilacci (Schillaci) Angelo, nato a Favarra (Agrìgento).

Scomparsi prima del 1 maggio 1945

Ambrosi Egidio, nato a Sagrado (Gorizia), Badalini Erminio, nato a Gorizia; Belli Renato, nato a Gorizia; Blasizza Alfredo (Blazic Alfred), nato a Podgora (Piedimonte); Bucovini Aldo (Bukovic), nato a Gorizia; Burcheri Cataldo, nato a San Cataldo (CI); Bensa Basilio, nato a Gorizia; Biscardi Rosario, nato a Vittoria (Ragusa); Boschin Antonio (Boskin Anton), nato a Gorizia; Causer Egidio, nato a Monfalcone; Cechet Attilio, nato a Fogliano Redipuglia; Cigoli Giuseppe (Cigoj Jozef), nato a Salcano; Cinti Giacinto; Ciuffarin Rodolfo (Cuferin Rudolf), nato a Gorizia; Clancis Severino (Klancic Severin), nato a Lucinico (Gorizia); Cociancig Aldo (Kocjancic), nato a Gorizia; Coos Alfredo (Kos Alfred), nato a Lucinico (Gorizia); Culot Giovanni (Kulot Ivan), nato a Gorizia; Calligaris Emilio, nato a Trieste; Caratti Rodolfo, nato a Reana del Roiale; Chiapulin (Carletti) Margherita,, nata a Gorizia; Cocianni Luigi (Kocjancic Alpjz), nato a Trieste; Collini Giuseppina, nata a Gorizia; Comelli Agostino (Romei Avgust), nato a Kromberk (Gorizia); Cumar Mario (Humar Mario), nato a Gorizia; Danieli Valentino, nato a Genova; Degano Riccardo, nato a Pasian di Prato (Udine); Del Zotto Gerardo, nato a Manzano; Del Zotto (nata Celli) Luigia, nata a Cormons (Gorizia): De Mantissa Eugenio, nato a Gorizia; De Piero Angelo, nato a San Nicola Manfredi (Benevento); Dilena Bruno, nato a Mossa (Gorizia); Dossio Alberto, nato a Monaco; Duca Vladimiro (Knez Vladimir), nato a Caporetto; Epicuri Felice, nato a Padova; Franchi Umberto (Franko Albert), nato a Gorizia; Furlani Teodoro, nato a Moste (Lubiana); Fabbio Idelberto, nato a Salerno; Faggiani Ettore, nato a Portogruaro; Franceschinis Giovanni, nato a Brasilia; Fois Lucio (Fon Alojz), nato a Caporetto; Gaier Luigi, nato a Gorizia; Gargano Sabino, nato a Barletta (Bari); Ghi Andrea, nato a Sassari; Gianna Severino, nato a Foggia; Gutierrez Stefano, nato a Sassari; Giani Ferruccio, nato a Gorizia; Giana Francesco, nato a Samicandro Garganico (Foggia); Grignetti Umberto, nato a Roma; Grinovero Giovanni, nato a Cividale (Cedad); Hois Ugo; Hahn De Hannenbeck Sergio, nato a Gorizia; Iach Giuseppe (Lah Jozef), nato a Dobravlje; Isotta Maria; Leogrande Giovanni; Liceni Radovano (Licen Radovan), nato a Branik (Gorizia); Lovini Francesco Loviscek Frane), nato a Medana; Lippi Luigi (Lipicar), nato a Gorizia; Laruccì Luciano, nato a La Spezia; Lazzini Renata, nata a Cherso; Lodi Luigi, nato a Mantova; Longo Ugo, nato a Capodistria; Lupi Carlo, nato a Trieste; Manfrin Gìno, nato a Rovigo; Marchi Jolanda, nata a Piedimonte (Gorizia); Marcocic Luigi (Markocic Alojz), nato a Gorizia; Mattei Vicnenzo, nato a Pisino; Mazzatenta Giorgio; Milost Eugenio (Eugen), nato a Salcano; Muzzolini Leonardo, nato a Billerio (Udine); Magris Sergio, nato a Trieste; Medeot Giovanni, nato a Farra d'Isonzo (Gorizia); Micheli (Turchi) Isa, nato a Torrita di Siena; Malandrini Romano, nato a Venezia; Marvin Valentin, nato a Gorizia; Muzzolini Ivano, nato a Billerio Migliano (Udine); Novo (nata Battiston) Rina, nata a Pordenone; Olivo Vittorio, nato a Rivignano; Paulin Luigi (Pavlin Alojz), nato a Gorizia; Pellegrino Pasquale, nato a Falerna (Catanzaro); Perla Giuseppe, nato a Teramo; Persoglìa Oscar (Persolja Oskar), nato a Possio San Valentino; Paoletti Aldo (Pavletic), nato a Gorizia; Piemonti Giuseppe, nato a Cormons; Privitera Alfio; Pueri Giorgio, nato a Trieste; Ronca Danàio, nato a Gorizia; Ruffel(l)i Antonio, nato a Vilonitz (Cechia); Rizzoli Luigi, nato a Camposanto di Modena; Scacciante Arminio, nato a Ghirignano (Venezia); Soffientini Corrado, nato a Gorizia; Spezzano Giacomo, nato a Reggio Calabria; Scaglia Guglielmo, nato ad Àgrigento; Sivilotto Artusa, nata a Komen; Spazzali Giuseppe Federico, nato a Untergerhoff (Austria); Sussi Isidoro (Susic Izidor), nato a Gorizia; Turel Guerrino (Vojko), nato a Gorizia; Turisani Edi (Italo) nome partigiano Sergio, nato a Cormons (Gorizia); Tomin Dino, nato a Noventa (Padova); Troian Sisino, nato a Grado; Tortul Isidoro, nato a Farra (Gorizia); Travan Carlo, nato a Gorizia; Volpai Orion, nato a Pola; Venturini Augusta (maritata Usaj), nata a Gorizia; Visin Dario (Vizin), nato a Gorizia; Vitello Fulvio, natp a Trieste; Voncina Andrea (Voncina Andrej), nato a Gorizia; Watt Luigi, nato a Gorizia; Zorzì Zei Àdriana (Zorc nata Cej Adrijana), nata a Gorizia; Zorzi Gabriella (Zorc Gabrijela), nata a Gorizia; Zorzin Guglielmo, nato a Cormons, Brazzano; Zorgia Ermenegildo, nato a Villa Estense (Padova); Zagaglia Giuseppe, nato a Padova; Addeo Giovanni, nato a Udine; Cavallo Salvatore; Fedri Carlo, nato a Trieste; Fonzari Franco, nato a Trieste; Beuzar Francesco (Bavcar Frane), nato a Rocinj; Bìdut Bruno, nato a Monfalcone; Bigerna Otello, nato ad Acquapendente (Viterbo); Bertolussi Rinaldo; Camqlese Angelo (Mario, Giorgio), nato a Roncaae (Treviso), Canalesi Maria; Cantarutti Edoardo, nato a Cormons (Gorizia); Chezzi Luigi (Chessa Luigi), nato a Boretto (Reggio Emilia); Cornei Antonio (Komel Anton), nato a Gorizia; Cumini Bruno, nato a Campolongo al Torre (Udine); Di Lena Longino, nato a Campolongo al Torre (Udine); Dimarch Valerio, nato a San Vito al Tagliamento (Udine); Di Marco Epifanio; Forestan Danilo, nato a Vicenza; Ganzer Oskar; Longo Francesco, nato a Gorizia; Mazzoli Oscar, nato a San Canzian d'Isonzo (Gorizia); Olivo Ugo, nato a Cavezzano (Modena); Pagnussat Mario; Pagnussat Vittorio; Pergolis Bruno, nato a Trieste; Rupil Luciano, nato a Cormons (Gorizia); Storni Giovanni, nato a Ronchi dei Legionari; Toplicar Ladislao (Toplihar Ladislav), nato a Gorizia; Visintin Oddone, nato a Gorizia; Cabas Bruno (Cabras), nato a Udine; Gallavotti Felice, nato ad Arpino (Frosinone); Marega Avyelino, nato a Trieste; Giardina Vincenzo, nato a Trieste; Pizzutti Emilio (Ennio); Di Falco Salvatore, nato ad Agrigento; Piscopello Amleto, nato ad Alìste (Lecce).

Appartenenti ai Domobranzi.

Begus Rodolfo (Begus Rudolf), nato a Nemski Rut; Crali Antonio (Kralj Anton), nato a Canale; Gerbec Riccardo (Gerbec), nato a Rocinj; Gerbec Andrea (Gerbec Andrej), nato a Rocinj; Hladnik Anton, nato a Rrizna Gora di Aidussina; Hvalica Giuseppe (Jozef), nato a a Rocinj; Jug Antonio (Anton); Jug Valentino (Valentin); Jug Hilarij; Kogoj Francesco (Kogoj Frane), nato a Rocinj; Kogoj Bruno (Kogoj), nato a Rocinj; Kemperle Lodovico (Ludvik), nato a Nemski Rut; Kemperle Giustino (Justin), nato a Nemski Rut; Leban Giovanni (Ivan), nato a Prapetno (Tolmino); Podreka Antonio (Anton), nato a Volce; Presen Karel, nato ad Ayce; Samec Albino (Albin), nato a Canale; Snidersich Agostino (Znidersic Avgustin), nato a Morska di Canale; Suligoi Bruno (Suligoj); Sulligoi Pietro (Suligoj Peter), nato a Canale; Tinta Francesco (Frane); Vuga Dogomiro (Dragomir); nato a Rocinj; Bubbola Giuseppe; Krapez Anton; Goriup Antonio (Anton); Leskovic Dusan, nato a Lubiana; Medved Frane, nato a Masore Cerkno; Rakar Alojz, nato a Sent Lovrenc na Dolenjskem; Novak Ivan, nato a Lubiana; Lukan Janez, nato a Rovte pri Logatcu; Erzen Ludvik, nato a Luce di Skofja Loka; Zgavec Frane, nato a Jelicni vrh dì Idria; Leban Jozef.

Valico di Casa Rossa (GO)

Si tratta di alcuni momenti nei quali i cosiddetti optanti scelsero di trasferirsi in Italia dopo il Trattato di Parigi del 1947.




Appello di Gorizia agli italiani


Per essere figli dell’unica città al mondo che abbia provato la dominazione slavo-comunista ed abbia oggi la possibilità di parlarne liberamente: per averne sofferto nella carne e nello spirito la violenza, come nessuna altra città d’Italia; per avere esperimentato l’odio antitaliano che una minoranza al servizio di una potenza straniera contrabbanda sotto la bandiera comunista: noi cittadini di Gorizia sentiamo il dovere di richiamare in quest’ora torbida e tragica tutti gli Italiani, senza distinzione di parte, al patto unitario per il quale da plebe dispersa divenimmo Popolo e Nazione. Tutti i giorni, attraverso il ferro spinato che divide le nostre piazze e le nostre strade dalla Jugoslavia, giungono a Gorizia uomini per sfuggire alle torture della schiavitù; rischiano la vita e tra noi vengono a cercare l’umana libertà, chè, tra loro, non vi ha libertà alcuna: né di pensiero, né di parola, né di stampa, né di sciopero, né di riunione. Fratelli Italiani, lavoratori di tutte le categorie, non è contro un qualche partito che noi vogliamo mettervi in guardia; i partiti sono quello che sono e si possono accettare o discutere come si vuole, ma contro il pericolo imminente di una dominazione che non ha confronto con quella asburgica da cui pur con tanta lotta i nostri padri ci hanno liberati. Il nuovo imperialismo slavo anela alla conquista di tutta l’Europa. La Russia non si serve della sua forza per espandere il comunismo, ma si serve del comunismo per i propri scopi di conquista e di dominazione. Noi abbiamo visto nostri fratelli e amici, autentici lavoratori, che avevano combattuto con gli slavi per la libertà, sparire nella maniera più tragica solamente perché erano Italiani, anche se comunisti. Abbiamo visto durante la triste occupazione straniera del maggio-giugno 1945, perseguitare, incarcerare, seviziare, trucidare i Goriziani che non volevano rinnegare la Patria, abbiamo assistito impotenti al saccheggio delle nostre case; un bando di chiamata alle armi comprendente gli uomini dai 18 ai 50 anni fu emanato, a guerra finita, dal Comando militare jugoslavo non appena la Città fu occupata.

ISONZO FIUME SACRO ALL'ITALIA

"Tutti vogliamo esser primi a baciare il manto celeste di Santa Gorizia..." Vittorio Locchi


Vittorio Locchi, irruente patriota toscano interventista e combattente sul fronte dell'Isonzo, scrisse questa lunga poesia, divenuta celebre subito dopo la sua morte, avvenuta nel 1917 per il siluramento da parte austriaca della nave su cui si trovava: la "sagra di Santa Gorizia", un poemetto pieno di passione che celebra la conquista della città nell'agosto del 1916.


Chi è vissuto nella luce di una fede non potrebbe capire il buio in cui annaspiamo, le assurdità che ci tocca sopportare, in che mani siamo finiti per nostra colpa, egli non ha veduto le disgrazie che ci opprimono, nè ha veduto che abbiamo perso gran parte di quel fiume che, da testimone e combattente, celebrava in quel suo canto di adorazione. 


Dunque, non solo l'Istria, Fiume e la Dalmazia con le sue isole e isolette abbiamo perduto, ma l'alta e media valle dell'amato fiume Isonzo che marca un paesaggio di fiaba attraversato dalla sua vena color di smeraldo. Alla sua sinistra riceve l'Idria e poi il Vipacco, e, attraverso i paesini di Plezzo, Caporetto, Tolmino, Canale d'Isonzo e Santa Lucia d'Isonzo, giunge da Gorizia fino al golfo di Trieste per gettarsi nell'Adriatico. Secondo un'antica leggenda popolare dei "bisiaci", oggi una sparuta minoranza abitante qualche paese Isontino e parlante un dialetto veneto mescolato al friulano e a qualche parola slovena, l'Isonzo fu premiato da Dio con lo sbocco al mare per la sua onestà in una gara con gli altri due fiumi Drava e Sava: una gara in cui avrebbe vinto chi, partendo all'alba, sarebbe arrivato per primo al mare. Un simbolismo quantomai eloquente, visto che lo sbocco al mare è stato sempre il sogno di austriaci e sloveni, e, per averlo, hanno dovuto rubare il territorio all'Italia. Dio diede dunque a ciascuno uno strumento per facilitare l'impresa: un piccone alla Drava, un'ascia alla Sava e un paio di scarpe ferrate all'Isonzo. Ma la Drava e la Sava, imbrogliando, timorose di venir sconfitte dall'Isonzo e vogliose di vincere, senz'aspettare l'alba, mentre l'Isonzo dormiva, partirono prima. Quando l'Isonzo si svegliò e s'accorse dell'imbroglio, andò su tutte le furie, e facendosi largo tra i massi scalciandoli con le sue scarpe ferrate, giunse in pianura dove, stanco, s'adagiò per terra e lentamente giunse al mare, mentre la Drava e la Sava, per la brama e la fretta d'arrivare, persero l'orientamento, sbagliarono strada e andarono a gettarsi in un altro fiume. Ecco cosa succede a chi rigira le carte della Storia. Sembra un'allegoria premonitrice della Grande Guerra.


Ben prima che dal Regno d'Italia, le terre del Goriziano furono infatti sempre rivendicate da Venezia contro l'Austria che non vi aveva nulla a che fare visto che sono al di qua delle Alpi, parte indubitabile del Friuli, tant'è che furono assegnate all'Italia con la Vittoria del 1918. In quanto agli sloveni, essi sono sempre stati nella Carniola, mescolati all'etnìa tedesca che infatti per molto tempo fu maggioritaria a Lubiana e Marburgo, oggi le due città principali della Slovenia: nel corso dei secoli ovviamente sciamarono in ordine sparso nei territori circomvicini, Carinzia, Friuli Orientale e Carso Triestino, ma, prima che l'Austria se ne servisse contro il Risorgimento, si assimilarono facilmente e non raggiunsero mai nessun tipo di supremazia nè numerica, nè tampoco culturale, economica, linguistica e tantomeno militare, e nemmeno una consapevolezza etnica che fu molto tardiva, dimodochè non si vede a che titolo reclamassero e reclamino la immaginaria Slavia veneta la quale non è mai esistita altro che nella loro fertile fantasia.

 

Perché dunque sacro l'Isonzo? Perché è caro alla Patria come lo sono i luoghi perduti e peggio dimenticati, i beni sottratti, i ricordi strappati e rapiti, le memorie obliate e scacciate di cui permane un'orma profonda nell'anima al suono dei loro stessi nomi; sacro perché invaso e sopraffatto da nomi e genti che non sono sue, sacro perché combattuto con dodici battaglie sanguinose nella Grande Guerra, epiche come le dodici fatiche di Ercole; sacro perché fa capo a Santa Gorizia, perché l'Isonzo è Gorizia e il Goriziano, e Gorizia e il Goriziano sono l'Isonzo che li attraversa; sacro perché ricorrente nelle memorie del Risorgimento fin dalle battaglie combattute da Re Carlo Alberto e da tutti coloro che lo seguirono, aventi come meta d'oltrepassare quel fiume per giungere al monte Nevoso e all'Istria. Sacro perché bagnato dal sangue di chi morì massacrato durante la mattanza operata da Tito. Che altro per definirlo sacro all'Italia?


Dalla "sagra di Santa Gorizia":


"TUTTA LA SELVA DI PUNTE ONDEGGIA, SI MUOVE, SI BUTTA SUL MONTE, TRAVOLGE GLI AUSTRIACI SCARAVENTANDOLI GIU' A PRECIPIZIO NELL'ISONZO. 

SEI NOSTRA! SEI NOSTRA! SEMBRA GRIDI L'ASSALTO.

LA CITTA' E' APPARSA, APPARSA A TUTTI NEL PIANO, DALLE VETTE RAGGIUNTE: E TENDE LE BRACCIA, E CHIAMA, LI', PROSSIMA, 

TUTTA RIVELATA, NUDA E PURA NEL SOLE DI FERRAGOSTO, E LIBERA! LIBERA! SOTTO LA CUPOLA CELESTE DEL CIELO D'ITALIA, SOTTO LE GIULIE, ULTIME TORRI SMAGLIANTI DELLA PATRIA."