martedì 31 ottobre 2023

La Lega Nazionale goriziana

La Lega Nazionale goriziana vide aumentare i suoi iscritti dai 670 del 1893 ai 1343 del 1908. Lo scopo dell'Associazione era "la difesa culturale, sociale e civile dell'identità nazionale di un territorio politicamente gravitante attorno all'impero austro-ungarico, ma di fatto italiano nell'essere e nel sentire". Così Giorgio Bombig nel discorso inaugurale dell'Assemblea generale del Congresso di Gorizia, con cui il 30 aprile 1910 veniva celebrata la difesa dell'italianità della città: 

"Gli arrivati di ieri denunziano usurpatori quelli che tentano di salvar dalla strage i loro secolari retaggi. Nella Giulia e nella Rezia, rima di Pulcro e di Druso, razza italica visse. 

Chi poi venne predando o fu assorbito o fu espulso. Corsero i secoli, mutarono costumanze e padroni, ma non mutarono le indoli. Ed oggi chi vuole non riprendere il suo che gli fu tolto, ma serbare almeno quel po' di suo che gli si minaccia di togliere è chiamato invasore…"

Volontari sammarinesi caduti per la Redenzione della Patria 1915-1918


Carlo Simoncini, Caporale del 3° Rgt. Art. da Campagna e Sady Serafini, Caporale del 1° Rgt. Art. da Montagna


Sady Serafini nasce nella Città di San Marino il 20 giugno 1894. Diplonmato ragioniere al "patrio ginnasio", si trasferisce a Torino dove trova impiego come impiegato contabile. Animato di "amore di Patria", nel giugno 1916 si iscrive come volontario nell'ufficio leva del comune di Rimini, distretto militare di Forlì, per arruolarsi nel Regio Esercito Italiano e, accolta la domanda, viene inviato, per residenza, al deposito del 1° Rgt. Art. da Montagna in Torino (il reggimento che fin dal costituzione nel 1887 ha sede a Torino n.d.r.) e dopo la vestizione e l'addestramento è inviato al fronte nel Carso. A settembre viene promosso Caporale ed assegnato alla 62ª batteria da 65 da montagna. Durante il vittorioso fatto d'armi dell'offensiva italiana sul Carso del 12 ottobre 1916 rimane gravemente ferito nel combattimento in località Nad Logem, collina a est di Gorizia sulla sponda sinistra del fiume Vipacco. Muore per le ferite riportate, all'ospedale militare di Gorizia ed è sepolto nel cimitero di Gorizia. Nel 1925 i resti mortali vengono esumati per essere tumulati a San Marino nel monumento ai caduti sammarinesi. Nel settembre 1929 viene definitivamente tumulato nella tomba monumentale (assieme a Carlo Simoncini), nel cimitero di Montalto. Decorato di medaglia al merito di 1ª classe (medaglia d'argento) della Repubblica di San Marino con la seguente motivazione : "Per avere con l'olocausto della sua vita più intimamente unito alla patria grande questa sua piccola Patria". Nella città di San Marino a lui è intitolata una via.


Carlo Simoncini nasce nella Città di San Marino il 12 febbraio 1892. Ancora adolescente segue la famiglia a Trieste e lavora come macchinista nella marina mercantile austriaca, ma agli inizi di settembre 1914 con la situazione creata dagli avvenimenti della prima guerra mondiale iniziata il 28 luglio, rientra a San Marino. Il 5 giugno 1915 si iscrive come volontario nell'ufficio leva del comune di Forlì, distretto militare di Forlì, per arruolarsi nel Regio Esercito Italiano. Nel frattempo si è trasferito a Bologna dove svolge la professione di istitutore (sorvegliante) presso un collegio. Accolta la domanda e chiamato alle armi, viene inviato per domicilio, al deposito del 3° Rgt. Art. da Campagna in Bologna e dopo la vestizione e l'addestramento, è fra i primi sammarinesi a partire per il fronte con destinazione nel Carso. Il 9 ottobre 1915 giunge in località Piano di Lucinico, Gorizia. Nei primi mesi di gennaio 1916 viene promosso Caporale. Il 6 luglio 1916 mentre incita gli artiglieri dipendenti della sua batteria a lavori di rafforzamento della piazzuola dislocata a Cima Mochetta, attardatosi come graduato nella verifica dei lavori, lo scoppio di una granata austriaca provoca una frana che lo sepellisce. Muore presso la 19ª sezione di sanità ed è sepolto nel cimitero di Mossa, Gorizia. Già in precedenza più volte citato ed elogiato dai superiori, il Ministro della Guerra decreta la concessione della medaglia d'argento "alla memoria". Nel 1925 i resti mortali vengono esumati per essere tumulati a San Marino nel monumento ai caduti sammarinesi. Nel settembre 1929 viene definitivamente tumulato nella tomba monumentale (assieme a Sady Serafiini), nel cimitero di Montalto. Decorato di medaglia d'oro della Repubblica di San Marino con la seguente motivazione : "Per avere con l'olocausto della sua vita più intimamente unito alla patria grande questa sua piccola Patria". Bolognese per domicilio, è ricordato nel lapidario della Basilica di Santo Stefano a Bologna. Nelle frazioni Castello di Acquaviva e Castello di Chiesanuova della Repubblica di San Marino, a lui è intitolata una via.







Il discorso che Manlio Gozi tenne a Trieste in onore dei due Sammarinesi caduti per la Patria

Articoletto di qualche anno fa sull'Italianità di Fiume


Foto: Spalato sparita

Anno 1911. Commemorazione del nostro podestà Antonio Bajamonti a 20 anni dalla morte.



Rifugio Città di Fiume

Il Rifugio Città di Fiume si trova sui terreni alle pendici del Pelmo ed è ricavato dall’antica Malga Durona.
 
La malga è un esempio di abitazione delle valli dolomitiche, costruita con pietra locale nella parte inferiore e con legno per la parte superiore, tetto compreso. Un particolare quasi unico nel territorio sono i tre locali ad arco a piano terra, che venivano utilizzati come stalla e ricovero per il bestiame.
Risulta che la Malga Durona risalga all’anno 1600 circa e già da allora fosse utilizzata come stalla per gli ovini, mentre era già indicata nella carta topografica del Regno Lombardo – Veneto dell’anno 1833.

Nel 1924, anno nel quale in montagna sono stati realizzati numerosi rifacimenti in seguito alla Prima Guerra Mondiale, la Malga viene ristrutturata della dimensione e struttura che vediamo ancora oggi.
Un’ulteriore trasformazione interna è stata attuata nell’anno 1964 con il cambio di destinazione d’uso da Malga a Rifugio, inaugurato il 20 settembre dello stesso anno dalla sezione CAI di Fiume.

Gli ultimi lavori di adeguamento strutturale e funzionale risalgono al 2005. Si è cercato di valorizzare gli elementi che caratterizzano il Rifugio, rendendolo più funzionale e agevole.

Il Rifugio, come molti altri, deve il suo nome alla sezione Cai alla quale appartiene. La sezione di Fiume ha però una storia particolare che rende il Rifugio un luogo significativo.

Il Club Alpino Fiumano (CAF) nasce il 12 gennaio 1885 per merito dell’architetto viennese Ferdinand Brodbeck. Il suo statuto riceve l’approvazione del Regio Governo Ungherese. Nel 1919, accogliendo la domanda del CAF, il Congresso generale del CAI ne sanziona l’adesione quale Sezione di Fiume del Club Alpino Italiano, quando la città non era stata ancora annessa al Regno d’Italia, cosa che accade nel 1924. La Sezione era proprietaria di sei rifugi: tre nel gruppo del Monte Maggiore e tre nella zona del Monte Nevoso.

Scoppia la seconda guerra mondiale e con l’esodo forzato da Fiume, Pola e Dalmazia, anche il CAI Fiumano intraprende la strada dell’esilio.

Nel 1949 il CAI di Fiume rinasce come sottosezione della SAT e nel 1953 il Consiglio Centrale del CAI la riconosce nuovamente come Sezione. Il primo Presidente è Gino Flaibani, che dà il nome al sentiero attrezzato sul Monte Pelmo.

Nel 1937 durante un corso estivo di alpinismo giovanile Aldo Depoli “scopre” la malga Durona, all’ombra del Pelmo, e nel 1964 questa malga, ricostruita dopo la guerra, viene trasformata nel Rifugio “Città di Fiume”.

Davanti al Rifugio, accanto al tricolore italiano, sventola la bandiera cittadina col motto “Indeficienter”, inesauribile speranza. 







Vengono utilizzate entrambe le versioni della bandiera fiumana






Novi List, primo quotidiano fiumano in lingua croata

Il 2 gennaio 1900 iniziò le sue pubblicazioni il "Novi list". Era il primo quotidiano fiumano in lingua croata, anche se in realtà la sua redazione e la stampa erano situate a Sussak, e quindi formalmente al di fuori dei confini del "corpus separatum" di Fiume.


La cartolina è dell'editore C.W. di Vienna, ed è viaggiata nel 1905 da Zara a Corfù, dove a quel tempo soggiornava la nota collezionista dalmata di cartoline dell'epoca, Narcisa Lazzari (che viveva nelle Bocche di Cattaro).

La lettera che un giovane legionario torinese mandava a casa dall'isola di Veglia, a pochi giorni prima dal Natale di sangue (Fiume)

Dal "Diario fiumano" di Luigi De Michelis, Dobrigno, 18-XII-1920:


"Siamo orai entrati nella novena di Natale e nel timore che questa vi arrivi troppo tardi mi affretto a scrivervi – è il messaggio ai genitori –. Mi scuso anzitutto di dovere ringraziarvi commosso per tutto il bene che mi avete dimostrato fino ad ora, bene che certamente mi sento di non meritare. Ah se saprese comìè consolante per uno che si trova nelle mie condizioni sentire una parola di vero affetto, di sentirsi ...... al contrario di molti che disgraziatamente non sono stati compresi dai propri genitori. Ma lasciamo quest'argomento ed entriamo in argomenti meno tristi. Se d'una ventina di uomoni che siamo a Dobrigno, ben sei sono di Torino, quindi capirai che tanta malinconia non vi può essere. Volete sapere quanti sono i discorsi che per la maggior parte del giorno facciamo..." 

Il 27 dicembre: "La città (Fiume) sta per cedere ed è naturale: sono sessanta ore di combattimento continuo. Presto cederà. Si rivolgeranno allora contro di noi. Abbiamo ricevuto l'ordine di pulire le armi. Fra poco vi sarà il combattimento, forse fra poco non vi sarò più. Consloatevi nel pensare che sono morto per una Causa purissima, una Causa che solo ora negli ultimi momenti sento d'amare intensamente. State bene, il vostro figlio vi saluta, dichiarandovi anzitutto che si vergogna d'essere italiano, che non vuol più essere italiano, d'ora innanzi è fiumano".

Morirà nel 1965 a Ladispoli.