In difesa dell'italianità dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia
domenica 5 ottobre 2025
Antonio Gandusio
Giovanni Capodistria (Vittori)
sabato 4 ottobre 2025
Tullio Vallery
Tullio Vallery (Zara, 21 settembre 1923 – Venezia, 28 dicembre 2019) è stato un ex Assessore e “Senatore a vita” nonché Commendatore al merito della Repubblica.
Nato a Zara nel settembre del 1923, durante la sua vita è stato uno dei più importanti rappresentanti dei Dalmati e di tutto l’ambito riguardante l’esilio giuliano e dalmata del dopoguerra.
Insieme a numerosissimi italiani di Zara, fu costretto a lasciare la propria città e si stabilì con la famiglia, nel giugno del 1949, a Venezia nel Centro Raccolta Profughi “Marco Foscarini”, dove, con grande spirito di iniziativa, si dedicò a migliorare le condizioni di vita degli esuli. Negli anni Cinquanta fu istituita l’Associazione Libero Comune di Zara in Esilio e nel 1963 ne venne eletto assessore e dal 2006 Senatore a vita. Tra gli anni 60, 70 e 80 organizzò a Venezia grandi Raduni Nazionali dei Dalmati.
Nel 1954 viene eletto Cancelliere della Scuola Dalmata dei S.S. Giorgio e Trifone. Nel 1992 viene eletto Guardian Grande, ruolo che ricoprì orgogliosamente fino al 2013. In quegli anni creò e diresse la “Collana di ricerche storiche Jolanda Maria Trèveri” che ancora oggi viene pubblicata.
Tullio Vallery scrive così nel suo libro “La Liberazione di Zara distrutta. 1943-1948”:
“Ma Zara è rimasta italiana e lo sarà sempre nel cuore dei suoi cittadini, ovunque essi siano. L’attuale Zadar è un’altra città.
È vero, ci sono ancora le chiese in cui siamo stati battezzati, il mare è rimasto più o meno lo stesso ed il famoso raggio verde si può ancora ammirare al tramonto, ma non c’è più, nè ci può essere, quella particolare atmosfera che abbiamo respirato nella nostra infanzia”.
Diego Zandel
Diego Zandel (Fermo, 5 aprile 1948) è uno scrittore italiano.
Nasce nell'ospedale di Fermo, nelle Marche, dal momento che la sua famiglia, originaria di Fiume, è ospite nel vicino campo profughi di Servigliano, che raccoglie gli esuli italiani dell'Istria, Fiume e Dalmazia in fuga dalla Jugoslavia. Questa origine avrà molta rilevanza nei suoi libri, compresi quelli di genere thriller. Anche la Grecia, in particolare l'isola di Coo (detta anche Cos o Kos), della quale era originaria la famiglia di sua moglie Anna, scomparsa nel 2012, entrerà nella sua narrativa per il suo portato storico e geopolitico, per il suo essere appartenuta nei secoli, come tutte le isole del Dodecaneso, a diversi Stati.
Tutta la produzione narrativa di Zandel appare, comunque, spesso collegata a esperienze autobiografiche, o a echi e risvolti di tali esperienze, in forma diretta (come in "Una storia istriana", considerato il suo capolavoro, dove racconta una tragica vicenda famigliare accaduta in Istria all'inizio degli anni Quaranta) o più lontana, con agganci anche a particolari momenti storici, come gli anni di piombo (il romanzo "Massacro per un presidente"), la guerra nella ex Jugoslavia ("I confini dell'odio"), la guerra nell'Egeo ("Il fratello greco") oppure le foibe e l'esodo istrofiumano ("I testimoni muti" e, più recentemente, "Eredità colpevole").Più in generale, vale per Zandel quanto scritto da Elvio Guagnini, professore emerito di letteratura all'Università di Trieste, in merito al romanzo L'uomo di Kos: "Zandel sa coniugare gli “slarghi” delle descrizioni e dell'analisi con il ritmo sempre sostenuto di un racconto ricco di momenti di sospensione e di colpi di scena. Usa con intelligenza i trucchi del genere (dei generi) ai quali fa riferimento. Usa con altrettanta intelligenza anche la seduzione del paesaggio e dell'ambiente, per tenere avvinto il lettore. E, accanto a tratti “di consumo” usati con intelligenza (ma sappiamo che non tutta la letteratura detta di consumo è necessariamente “di consumo”), sa intrecciare una storia d'azione a un romanzo di analisi. Non è poco." Un'analisi che vale un po' per tutti i suoi romanzi, in cui il gusto del mistero, della memoria e dell'avventura s'intrecciano incisivamente agli eventi della piccola e della grande storia.
Nel 2023 gli è stato conferito il Premio Tomizza come "personalità che nel tempo si è distinta nell'affermazione concreta degli ideali di mutua comprensione e pacifica convivenza tra le genti delle nostre terre".
Fratelli Vojak
Guido Miglia
Dopo l'esodo ha ripreso l'insegnamento. Nel 1954 ha fondato la rivista "Trieste", che ha diretto fino al 1959. Dal 1960 ha scritto racconti istriani per la Rai, sede di Trieste, e per la Rai ha curato una rubrica mensile intitolata "Anni che contano: colloqui con i giovani". Dal 1968 per il quotidiano "Il Piccolo" di Trieste ha scritto elzeviri sul mondo istriano e sui problemi dei giovani e della scuola.
Il suo primo libro di racconti "Bozzetti istriani", uscito nel 1968, ha avuto la medaglia d'oro del Premio Settembrini di Venezia da una giuria composta da Aldo Palazzeschi, Dino Buzzati, Ugo Facco de Lagarda, Diego Valeri.
Per il volume "Quassù Trieste", esito da Cappelli nel 1968 a cura di Libero Mazzi, ha scritto il capitolo "Le due Istrie".
Nel 1969 ha pubblicato un secondo libro di racconti: "Le nostre radici".
Nel 1973 è uscito "Dentro l'Istria - diario 1945-47".
È stato ordinario di lettere italiane e storia dell'Istituto Geometri di Udine e nell'Istituto Tecnico Femminile di Trieste.
Luigi De Manincor
Luigi De Manincor (Rovigno, 14 luglio 1910 – Varazze, 13 febbraio 1986) è stato un velista italiano. Partecipò alle olimpiadi di Berlino del 1936 ed in qualità di timoniere conquistò, con l'imbarcazione di otto metri "Italia", per i colori nazionali la medaglia d'oro di vela nel campo di regate di Kiel.
Nato a Rovigno nel 1918, a otto anni si trasferì a Trieste, seguendo il padre Arturo, funzionario di fiducia dell'ammiraglio Millo, comandante dell'Alto Adriatico, che era stato nominato ispettore alla Capitaneria di porto di Trieste.
Si diplomò all'istituto nautico triestino, raggiungendo nella nostra marina da guerra il grado di capitano di corvetta. Il suo carniere di allori olimpici avrebbe potuto essere più pingue se la guerra non avesse impedito lo svolgimento delle olimpiadi del '40 e '44, infatti alle prime olimpiadi del dopoguerra quelle del '48 svoltesi a Londra, nel campo di regata di Torquay, nella classe Dragoni si classificò quarto con l'imbarcazione "Ausonia".
In seguito venne chiamato a Genova per dirigere il cantiere navale di Baglietto, in cui si costruivano celebri imbarcazioni da regata. Divenne inoltre skipper del finanziere Italo Monzino, guidando il suo Mait nella regata Buenos Aires-Rio de Janeiro. Fu inoltre comandante del grande yacth a motore, di proprietà del Monzino, con cui effettuò varie crociere, prediligendo sempre il mare di casa, l'Adriatico, facendo più volte scalo nella natia Rovigno.
Nel 1993 nel cimitero di Rovigno, al di sopra della tomba di famiglia, è stata apposta la seguente lapide:
IN MEMORIAM
COM.TE LUIGI de MANINCOR
1910-1986
MED. ORO VELA - OLIMPIADI
BERLINO 1936
QUARTO OLIMPIADI LONDRA 1948
I ROVIGNESI NEL MONDO 1993
