sabato 24 febbraio 2024

Cognomi italiani fra gli slavi della campagna istriana

Cognomi italiani fra gli slavi della campagna istriana

«Nomen omen».

di Giannandrea Gravisi

[Tratto dal Bollettino della Reale Società Geografica Italiana (Roma 1922), pag. 221-237; inserimento autorizzato dalla dott.ssa Lina Maria Vitale. direttrice della Biblioteca della Società Geografica Italiana.]

Se l'esistenza nell'Alto Adige di fratelli da redimersi linguisticamente è un fatto noto a molti in Italia, ben pochi invece sanno dell'italianità sopita, ma non ancora completamente spenta, in un'altra provincia redenta dalla nostra guerra, la quale, sebbene più dimenticata, meno nota, merita pure la considerazione, l'affetto dei connazionali: intendiamo parlare dell'Istria.

L'italianità della costa istriana e dei maggiori centri dell'interno nessuno che ragioni spassionatamente l'ha mai messa in dubbio; ma non a tutti è noto quanta italianità s'asconda nelle nostre campagne, anche le più lontane ed appartate, anche in quelle ritenute completamente slave. Sì, sì: sangue italiano scorre nelle vene di molti contadini che la nostra lingua conoscono male o ignorano del tutto. Quanti di quei campagnoli indossanti i rozzi panni del contadino slavo hanno i loro consanguinei, anche molto prossimi, nelle venete cittadette della costa istriana o negli alpestri paesetti della Carnia o del Cadore!



Alcuni anni or sono noi avevamo consigliato (1) agli istriani di dedicarsi allo studio dei cognomi italiani nelle plaghe abitate da slavi, certi che siffatte ricerche, oltre che portare un considerevole contributo alla storia e all'etnografia istriana, avrebbero avuto il compito di dimostrare l'esistenza di estese venature italiane nelle zone falsamente ritenute del tutto slave, incoraggiando il tentativo doveroso di salvare quei naufraghi dell'italianità.

[222] Ora ripetiamo l'incitamento e lo facciamo seguire da una raccolta di cognomi, la quale, anche se incompleta e non scevra da inesattezze, potrà dare ad ogni modo un'idea della vastità e gravità del fenomeno e spingere ad eventuali provvedimenti.

Senza voler entrare nel merito della questione che riveste un carattere oltre che scientifico anche politico-nazionale, ci sia permesso di esprimere la nostra convinzione che cioè, ricongiunta la nostra provincia alla Madre Patria; cessata la sfrenata agitazione politica degli avversari nazionali, prima tollerata anzi favorita dal governo austriaco; ripristinate le scuole italiane soppresse e istituitene di nuove, le cose si cambi eranno e in nostro favore e che molto del terreno perduto potrà e dovrà essere riconquistato.

I cognomi li abbiamo raggruppati secondo i comuni censuari, cioè le località che costituiscono i comuni locali, che compongono a lor volta i distretti giudiziari (mandamenti). Come lo dice espressamente il titolo di questa raccolta e lo indica la cartina, noi prenderemo in considerazione solo quella parte dell'Istria che è abitata prevalentemente da slavi; saranno quindi escluse quasi del tutto le coste e le maggiori località interne abitate da italiani. Non vi figureranno neppure il distretto di Castelnuovo e le frazioni di Castua annesse all'Italia; che se pur appartengono amministrativamente all'Istria, non presentano un carattere di vera istrianità e sarebbero più a posto se trattate assieme alla «Carsia».

I cognomi raccolti non sono esemplari singoli, sperduti nel mare magno dello slavismo, ma, come vedremo, comunissimi e notissimi, tanto che si ripetono molto di frequente non solo fra le famiglie dello stesso villaggio, ma anche in più villaggi e in differenti distretti. Se non si può negare l'esistenza di nomi slavi fra gli italiani delle città e borgate (cosa facilmente spiegabile coll'inurbamento dei campagnoli slavi, che finiscono poi coll'italianizzarsi), i casi inversi sono ben più numerosi e degni di studio. Non di rado accade di imbattersi in villaggio intere plaghe, abitati da slavi dai nomi quasi esclusivamente italiani. Mettere in evidenza questi fenomeni, queste anomalie, non sarà dei tutto inutile e ricercarne le cause generali e locali sarebbe poi sommamente istruttivo!

Abbiamo voluto tener conto anche dei cognomi sulla cui origine avevamo dei dubbi; questi figureranno in caratteri minuti, dopo ogni comune locale, assieme ad esempi di cognomi italiani evidentemente slavizzati (2). E ci parve opportuno ricordare talvolta i nomignoli italiani, coi quali molto spesso si distinguono fra loro le famiglie slave, di lingua e cognome. [223].

[224] Per mettere assieme questa nostra raccolta abbiamo voluto personalmente compulsare gli «indici» dei libri tavolati per i numerosi cornuni dei distretti giudiziari di Capodistria e Pisino, correggendo e completando i dati raccolti con indagini fatte sul posto o presso persone pratiche dei luoghi.

Per gli altri distretti ci siamo serviti delle cortesi comunicazioni di carissimi amici e conoscenti, i quali per essere quasi tutti legali o segretari comunali danno affidamento di aver portato un contributo coscienzioso e competente alla modesta opera nostra. Abbiamo anche consultate le seguenti opere, che hanno attinenza con l'argomento pertrattato: B. Benussi: Abitanti, animali e pascoli in Rovigno e suo territorio nel secolo XVI. «Atti e Memorie della Soc. Istriana di arch. e storia patria» 1 Parenzo, II, 1-2; C. De Franceschi: La popolazione di Pola e suo territorio nel secolo XV. «Archeografo triestino», vol. III, serie 2. Trieste, 1907; C. De Franceschi: L'italianità di Pisino nei secoli decorsi. «Pagine istriane», Capodistria, 1904, II, n. 3 e 4-6; G. A. Gravisi: Saggio di commento ai cognomi istriani. «Pagine istriane», V, 1907; D. Olivieri: Saggio di una illustrazione della toponomastica veneta. Città di Castello, Lapi, 1915; B. Schiavuzzi: Cenni storici sulla etnografia dell'Istria. «Atti e Memorie, ecc.», XVIII, r e 2; P. Tomasin: Die Volksstämme im Gebiete Triest und Istrien, Trieste, 1890.


Il distretto politico (circondario) di Capodistria che aveva nel 1910 38.000 italiani, 31.895 sloveni e 17.573 serbo-croati, (3) consta dei tre distretti giudiziari (mandamenti) di Capodistria, Pinguente e Pirano. Dell'ultimo, perché costiero e italiano, non faremo parola; del secondo parleremo più sotto. Il distretto giudiziario di Capodistria, oltre che dei comuni costieri di Capodistria e Muggia, in grande maggioranza italiani, si compone dei sottoelencati comuni rurali prevalentemente slavi. [225]


COMUNE LOCALE DI MARÉSEGO.

Boste: Bersán, Bonazza, Bordón, Bressan, Codarin («Gnoc»), Cleva, Disiot, Sabadin, Vescovo.

Marésego: Barbo, Bersan, Bonin, Chersicla, Deponte (fraz. di Clibano), Domio, Fabiani, Favento (fraz. di Centóra), Giacomin, Grimalda, Rodella, Sabadin («Podestà»), Toscan.

Trusche: Agneletto, Barbo, Ficon, Franza, Giacomin, Santin, Turco.

Babich («Bonazza», «Fighér», «Mercante», «Meschin», «Pizzo»; «Squaro», «Santonel», «Suro»), Belich («Podestà»), Furlanic, German («Canonico», «Consiglier», «Codin», «Piccolo», «Principe», «Sbiro», «Tasso»), Iurincich («Baseggio»), Maranzina («Brustolin»), Perossa («Cibilin», «Clai», «Ferciùt», «Rizzo»).


COMUNE LOCALE DI OCCISLA-CLANZO.

Cernotti: Furlàn, Rodella.

Draga: Daris, Delfabbro.

Grociana: Alberti, Daris, Fonda, Pettaròs.

Occisla: Bandi, Bonetta, Daris, Furlan, Memon, Pettaròs, Sanzin, Vidon, Zulian.

Piedimonte: Grando.

Poggio-Presnizza: Furlan, Memon.

Andreassich, Brodettich, Capun, Cavre, Marsettich, Maver (Mauro?), Otta, Scoria.


COMUNE LOCALE DI PAUGNANO.

Carcáse: Baruzza, Bigatto, Bonazza, Búbola, Capèl, Cherin, Cleva, Contestabile, Degàn, Delbello, Delgiusto, Delúch, Derìn, Franza, Gottardis, Gorella, Grisòn, Pettaròs, Tomasin, Zanier.

Costabona: Baruzza, Bonazza (fraz. di Puzzole), Capel, Delúch, Ermanis, Germanis, Grison, Rota, Sabadin.

Gasón: Bonin, Bordon, Bonazza, Cerút, Cleva, Codarin, Debernardi, Fortuna, Germanis, Gregoretti, Grando, Morgàn, Sergàs («Palestrina»), Segolin, Zettin.

Monte: Baruzza, Bersan, Bonin, Bonazza, Bressàn, Candido, Capèl, Carli, Debernardi, Francarli, Germanis, Gorella, Grego, Morgan, Ravalico, Savarin, Sergàs.

Paugnano: Andrioli, Barbo, Baruzza, Bonin, Candido, Carli, [226] Cèrcego (fraz. di Manzano), Cherin, Debernardi, Ermanis, Germanis, Rota, Savarin.

Bartolich, Bembich, Castellich, Crevatin, Fornasarich, Furlanich, German, Grisonich (4), Marchesich («Caporal», «Rizzo», «Rizzotto», «Simonetto»), Perossa («Lavron», «Pettaròs», «Ricco», «Toso»),


COMUNE LOCALI DI S. DORLIGO DELLA VALLE.

Bagnoli: Alberti, Bandi, Bonanno, Corradin, Montagna, Pettaròs, Russiàn, Sanzin, Toscàn, Venturini, Zuliàn.

Moccò-Borst: Bonanno, Bonetta («Bonaparte»), Pettaròs, Sanzin, Zuliàn.

Caresana: Bandi, Barbo, Bordon, Corda, Fattòr, Passerit, Zuliàn.

Gabrovizza: Bandi, Locatèl, Oio, Riosa.

Ospo: Bandi, Fattor, Locatèl, Rodella, Zulian.

Prebenégo: Bandi, Daris, Fattor.

S. Giuseppe di Rusmagna: Bonanno, Bordon, Daris, Pettaròs, Sanzin, Segulin, Zigante, Zulian.

S. Dorligo: Bandi, Bonazza, Bonetta, Furlan, Montagna, Pettaròs, Sanzin.

S. Servolo: Bandi, Daris, Furlan, Passerit.

Andreassich, Curét (Coretti?), Gardellich, Marsettich, Maver (Mauro?), Otta, Scoria, Valentich, Zerbo, Zobin.


COMUNE LOCALE DI VILLA DECANI.

Antignano: Bordon, Corda, Fattor, Fortuna, Furlàn, Grison, Metton, Memòn, Milòch (Milocco) (5), Turco, Toscan.

Covedo: Cargnèl, Carlevaris, Daris, Domio, Franza, Giacomin, Luchin, Oio, Riosa, Rodella, Turco, Vidali, Zigante.

Cristòglia: Franza, Giacomin, Grison.

Lonche: Franza, Furlan, Memon.

Popecchio: Bordon, Contestabile, Flandia, Oio, Rodella, Zigante.

Rosariól: Domio, Furlan, Giacomin, Rodella, Santin, Zigante. [227]

S. Antonio: Bordon, Bonin, Domio, Dellasavia, Ficòn, Giacomin, Luchìn, Riosa, Santin, Turco.

San Sergio-Cernicàle: Domio, Furlan, Franza, Memon, Oio («Brandolin»), Zigante.

Sasseto-Xaxid: Bordon, Contestabile, Flandia, Grison, Giacomin, Rodella, Zigante.

Villa Decani: Bordon, Dellasavia, Fattor, Fortuna, Grison, Giacomin, Metton, Pezza, Rodella, Toscan.

Andreassich, Bertòch, Calligarich, Cavallich, Furlanich, Marcucich, Maurich, Montanich, Palusa, Scoria, Sever, Valentich, Zerbo, Zubin, Supin.


In vasto distretto giudiziario di Pinguente consta di due soli comuni locali: Pinguente e Rozzo. (6) Queste due borgate rappresentano due indomite rocche di italianità, che si mantennero tali anche negli anni più tetri del servaggio. Ci occuperemo solo delle località rurali.


COMUNE LOCALE DI PINGUENTE.

Cernizza: Corva, Germanis, Grisòn, Mariòn, Ponis, Zonta.

Colmo: Cinco, Fabris, Forza, Marion, Marastòn, Nadàl, Zornada.

Danne: Delfàr, Floredan (7).

Draguccio: Pachialàt, Rigo, Sterpin, Zanelli, Zorzenon.

Grancino-Rachitovich (8): Secolin, Zigante.

Grimalda: Bressàn, Micoli, Sterpin.

Marcenigla: Agàpito, Corazza, Germanis, Paladin.

Nilino-Lanischie: Scala, Solaro, Spinotti.

Rácizze: Abbondanza, Corazza, Liussi, Marziól, Paladin.

Sálise: Bassanese, Germanis, Toscan, Zonta.

S. Sirico-Socérga: Gravisi, Massalin, Rota. [228]

Sovignaco: Fabetta; Mantovan, Marion, Pinzán.

Tuttisanti: Germanis, Marion, Rigo, Zornada.

Terstenico: Cerin, Floredan, Strólego.

Valmorosina: Cargnel, Dezorzi, Franza, Petersemolo.

Vetta-Verch: Agapito, Baióch, Bassanese, Corazza, Ferro, Giosio (9), Marion, Paladin, Pinzàn, Zigante, Zornada.

Bartolich (10), Bassich, Baxa, Burlovich, Busán, Busdón, Cattarincich, Clarich, Contich (11), Crevatin, Curellich (Corelli), Crotta, Fantinich, Fermeglia, Flego (greco?) German (12), Giurada, Grossich, Lizzanich, Marchesich (13), Merlich, Pizzòch, Rafaellich, Zadeo.


COMUNE LOCALE DI ROZZO.

Dolegna: Demàrch, Sergo.

Goregna: Demàrch, Mazzaròl, Sergo.

Lesìschine: Spinotti, Solaro.

Sémìci: Mazzaròl, Sergo.

Bassich, Barbich, Cancianich, Clarich, Guglia, Pizzòch, Paulettich.


Il distretto politico di Parenzo che nel 1910 aveva 41.274 italiani, 1962 sloveni e 17.031 serbo-croati, consta dei distretti giudiziari di Parenzo, Buie e Montona.

Dei due primi non ci occuperemo, essendo costieri e prevalentemente italiani. Il distretto giudiziario di Montona (14), consta dei comuni locali di Montona, Pòrtole, Visignano e Visinada. Queste quattro cittadette sono prettamente italiane, di tipo spiccatamente veneto, quindi non figureranno nell'elenco. Ma anche nelle campagne, specie del bacino del Quieto, l'italianità ha salde e profonde radici (S. Domenica di Visinada e Castellièr). «È certo che i nomi italiani sparsi nel territorio, dice il [229] Morteani (15), se anche slavizzati, ricordano il periodo in cui l'elemento italiano era il solo nella campagna, dove per vicende storiche fu soprafatto dallo slavo. Chi visita questi pendii resta maravigliato di sentir parlare un bellissimo dialetto veneto da contadini slavi, che certo conoscono meno quella che dicono la loro lingua... Causa le guerre fra città e città, fra signori feudali e città, fra i patriarchi e Venezia, tra questa e Genova; causa le numerose pestilenze che desolarono la provincia ed annientarono quasi la popolazione della campagna, si senti il bisogno di accogliere l'elemento croato che venne dapprima dalla Contea e più tardi, ne' secoli XVI e XVII, in gran parte dalla Dalmazia interna, Bosnia ed Erzegovina per importazione della repubblica veneta».


COMUNE DI MONTONA.

Brancacia-Bercáz: Basiaco, Barbarosso, Bassanese, Battaia, Benvenuti, Carlin, Colomban, Corazza, Decarin, D'Antignana, Facchin, Facchinetti, Flamingo, Franco, Grimalda, Linardòn, Lubiana, Mechis, Marastòn, Paladin, Parenzàn, Pulin, Paoletti, Rodella, Romano, Rocco, Stefanutti, Sorgo, Schiozzi, Trevisan, Visintin, Zanco, Zigante.

Caldiér: Benvenuti, Bon, D'Agostini, D'Antignana, Davanzo, Gallo, Lagànis, Melòn, Micoli, Moraro, Paladin, Pilato, Valenta, Zonta.

Caròiba: Davanzo, Delseno, Garbin, Marcon, Micoli, Mauro, Pilato, Viola.

Montreo: Pinzàn.

Novacco: Delseno, Damiàn, Gallo, Marcon, Micoli, Pilato, Valenta.

Raccòltole: Corazza, Calegari, Decarin, Garbin, Gasparini, Orlandini, Pilato.

Sovischiena: Bassanese, Ferro, Zigante.

Zumesco: Calegari, Corazza, Codella, D'Agostini, D'Antignana, Furlan, Gilberti, Laganis, Sandri, Valenta, Zigante.

Banco, Bartolich, Bellétich, Cottiga, Flego, German, Ghersa, Divìách, Pozzéco, Ritossa, Scropetta, Segòn, Soldatich, Stelco, Suràn. [230]


COMUNE DI PORTOLE.

Castellaro-Gràdena: Boschin.

Ceppici: Chersicla, Damiani, Defranceschi, Lorenzini, Vigini.

Pioppino-Topolóvaz: Bonazza, Boschin, Bùbola, Dellosto, Sambo, Vigini.

Portole-campagna: Bassanese, Basiaco, Benvenuti, Bonazza, Carmini, Cassetti, Cavo, Chersicla, D'Antignana, Debortoli, Delconte, Facchin, Felice, Franzutti, Furlàn, Girardelli, Grimalda, Laganis, Lonzani, Lubiana, Mantovan, Mauro, Pinzin, Persico, Rabusin, Romano, Sorgo, Travaglia, Visintin, Zanco.

Stridone-Sdregna: Bassanese, Paladin, Punis, Sorgo, Visintin, Zadeo, Zigante, Zonta.

Bartolich, Belić, Bellétich, Bembich, Busecchian, Busán, Calegarich, Crevatin, German, Grossich, Marchesich, Maurettich, Orsich, Paolettich, Pocecco, Stelco, Zottich, Zubin (16).


COMUNE LOCALE DI VISIGNANO.

Mon delle botte: Bottegaro, Grattòn, Moferdin, Pilato, Sorgo.

S. Giovanni della Cisterna: Foraboschi, Gasparini, Viola.

S. Vitale: Bazzola, Benléva, Benvegnù, Corazza, Corella, Det-lamarna, Damian, Garbin, Giorgis, Mainenti, Marangoni, Raguzzi, Simonetti.

Ferletta, Ritòssa, Smoglian, Zvitán (Civitán?).


COMUNE LOCALE DI VISINADA.

Castellier: Alberti, Agostelli, Cossetto, Delbello, Depolo, Gambin, Gortàn, Lovo, Martinetta, Nòrbedo, Pace, Rinaldis, Riosa, Scattòn, Simonetti, Solaro, Valle, Ventin.

S. Domenica: Alberti, Bernazza, Candriella, Cleoni, Cossetto, Crosilla, Destallis, Ferrarin, Filippini, Fortuna, Garbo, Gasperini, Gioseffi, Gardellin, Giusti, Giromella, Munda, Palma, Poi, Pulin, Parata, Rinaldi, Riosa, Terzollo, Valenta, Ventin, Vianelli, Zuliani.

  

Nel distretto politico di Pisino, secondo la statistica ufficiale austriaca del 1910, accanto a 4029 italiani e 916 d'altra lingua (rumeni: a Briani-Berdo), c'erano 291 sloveni e 42.877 serbo-croati.

Se pur in minoranza, l'elemento italiano ebbe sempre una parte preponderante per censo e coltura (17); e da Pisino ed Albona, che sono i centri maggiori, l'italianità si irradiò benefica per le circostanti campagne. Anche qui, fra le masse slave troveremo numerosi i cognomi nostri; sono per lo più di carnici, friuliani e cadorini che usavano venir in Istria ad esercitar umili mestieri manuali (18) e che in parte, purtroppo, hanno perduta la loro nazionalità e dimenticato il dolce idioma. Nelle località che gravitano verso la Val d'Arsa sono numerosi pure i cognomi rumeni; anche di questi, per quanto ci sarà possibile, terremo nota.

Il distretto politico si suddivide nei due distretti giudiziari di Albona e Pisino.

Il distretto giudiziario di Albona consta a sua volta dei comuni locali di Albona e Fianona, entrambi molto vasti. La popolazione italiana si agglomera in quelle due pittoresche cittadette, fedeli di Venezia; ma si parla italiano anche nei due porti rispettivi e nostri connazionali sono sparsi pure nelle località rurali; come Sempre, noi ci occuperemo soltanto di queste ultime, lasciando da parte i centri urbani. [232]


COMUNE LOCALE DI ALBONA.

Albona-campagna: Baschiera (19), Coccòt, Derossi (20), Fasiól, Gobbo, Luciani, Manzani, Mazzaròs, Parenzàn, Signorelli.

Bergoto-Traghetto: Coccòt, Gobbo, Lizzul-Mazzarin (21), Negri (22), Pesenti, Zuliani.

Cerri: Bacchia, Coccòt, Derossi, Gobbo, Lanza, Ongaro, Villiani, Zandomènego, Zuliani.

Cerroveto-S. Lucia: Gobbo, Lupetin.

Cinniana-Sumbergo: Bello,

Cugno: Coccòt, Tirelli.

Montagna-Cherénizza: Gobbo.

S. Lorenzo: Gobbo, Filippi, Lupetin.

S. Domenica: Baschiera, Derossi, Devalle, Ongaro, Parenzàn, Santalesa, Zuliani.

Ripenda: Coccòt, Derossi, Delise, Gobbo, Pellegrini, Russiàn, Zago.

Santalesi: Bello, Ermagora, Gobbo, Santalesa, Triscoli.

Vettua: Derossi, Donada, Gobbo, Santalesa, Ongaro, Zuliani.

Batéllich (Batél, vedi Dignano), Bugliàn, Ceccada, Dundora, Faraguna (23), Miletta, Schira, Vidálich (Vidali).


COMUNE LOCALE DI FIANONA.

Chersano: Bacchia, Depiera, Derossi, Mattás-Cancellier, Rovis.

Briani-Berdo: Defranza.

Cosliaco: Bonetta, Fulgo, Morsi, Surian. [233]

Felicia-Ceppich: Monti, Defranza, Salamon.

Villanova: Privilegio, Stròlego.

Carlich, Fermeglia, Sgagliardich, Soldatich, Vidalich, Vosilla (24).


Il distretto giudiziario di Pisino (25) è composto dei quattro estesi comuni locali: Antignana, Bogliuno, Gimino e Pisino. (26) Il nucleo maggiore di famiglie italiane si trova nella città capoluogo di distretto che appunto per questo è esclusa dagli elenchi susseguenti, nei quali invece figurano anche i nostri connazionali che vivono accanto agli slavi, in alcune borgate maggiori del distretto. Come in quello di Albona, troveremo anche qui alcuni cognomi rumeni.


COMUNE LOCALE DI ANTIGNANA.

Antignana: Benedetti, Bottegaro, Defàr, Depiera, Marcòn, Pelizzari.

Corrídico: Aquilante, Angelini, Cleva, Fabris, Fattor, Lizzardo, Luch (De Luca), Mofferdin, Vernier, Voschion.

S. Pietro in Selva: Benedetti, Galànt, Giorgis, Mazzuca, Paris (27).

Banco, Ferencich (Fierencis?), Flego, Iacus, Maurich, Neffat, Paulettich, Paulinich, Ranèr, Savròn, Zanettich, Zunta, Zvitán (Civitán?).


COMUNE LOCALE DI BOGLIUNO. (28)

Bogliuno: Ferranda, Sergo, Travaglia, Vicellio. [234]

Lettái: Boldrin, Busighin, Signorelli (a Gradigne), Travaglia, Villa.

Passo: Fabian, Fedél.

Bassich, Cancianich, Chich (Chicco?) Curellich (Corelli), Furlanich, Grossich, Malinarich, Pasqualich, Pauletich, Piculich, Ulianich (Oliani), Zottich.


COMUNE LOCALE DI GIMINO.

Gimino: Bello, Cipolla, Comin, Crosilla, Degiorgio, Dellizuani, Follo, Galante, Giacomelli, Giacomini, Longo, Marzàn, Milanés, Pelosi, Peterzòl, Raimondi, Rosa, Rovis («Battistin», «Cargnelich», «Cressina», «Fracanassa», «Turùs», «Valentincich»), Stefanutti, Subiotto, Tomasini, Vidulin, Voschion, Zaccaria.

S. Giovanni d'Arsa: Lanza.

Bartolich, Damianich, Ivaninich, Valentich (29).


COMUNE LOCALE DI PISINO. (30)

Bottonéga: Antoniàs, Bassa, Valle.

Cáschierga-Padova: Cargnùss, Comin, Corazza, Versa.

Cerreto: Felice.

Cherbune: Marziol, Vezzi.

Chersicla: Bassa, Cargnuss.

Gallignana: Basón, Defranceschi, Deltin, Depiera, Fabris, Fornasàr, Gaetan, Galant, Geromella, Goitàn, Lanza, Marzan, Monàss, Pazienti, Picòt, Rodella, Salamon, Valle, Verdin.

Castelverde-Gherdosella: Antoniàs, Comin, Duca, Garbo.

Grobinico: Crosilla.

Lindaro: Fabris, Fosco, Goitàn, Gortàn, Marzàn, Monàss, Picot, Renier, Revelante, Rodella, Stefanutti, Vadagnel, Valle.

Moncalvo-Gologorìzza: Crosilla, Defranceschi.

Novacco: Cattonaro, Ortis, Pacchialàt, Segàr.

Pédena: Bosco, Comisso, Fernasàr, Geromella, Giacomini, Lanza, Marotti, Monti, Niclis, Romandelli, Rovis, Sergo, Valle, Zigant. [235]

Pisino-campagna: Agostinis, Barozzi, Bressàn, Cazzetti, Defàr, Facchin, Fattòr, Fosco, Gustin, Paris, Pàscoli, Rigo, Salàr,

Terviso: D'Agòstinis, Paladin.

Tupliáco: Marzàn.

Vermo: Facchin, Fortuna, Franzin, Gortàn.

Zamasco: Corazza, D'Antignana, Dellaschiava, Versa, Zigante.

Bacchiaz («Perinich»), Baldé, Barbancich, Baxa, Boscovich, Checo (slavizz. in Hek), Cius (Chiussi?), Chicovich (Chicco?), Contich, Dermit, Faragona, Gabriellich, Gamber, Gasparich, Goitanich, Ivaninich, Marfàn, Neffat, Puiàs, Paulettich, Rafaellich, Rovina, Sironich, Tonincich, Ulianich (Oliani), Uxa, Valentich (31).


Il distretto politico di Pola aveva nel 1910, 51.692 italiani, 3737 sloveni e 30.572 serbo-croati e consta dei distretti giudiziari di Dignano, Pola e Rovigno (campagna) e della città autonoma di Rovigno. Di quest'ultima, prettamente italiana, nè del distretto giudiziario di Pola perché costiero e preponderantemente italiano, per i soliti motivi, non ci occuperemo.

Il distretto giudiziario di Dignano (32), è composto dei comuni locali di Barbana, Dignano e Sanvincenti. Ometteremo la città di Dignano e la borgata di Sanvincenti, italiane di lingua, costumi e cognomi, per occuparci delle altre località che sono invece prevalentemente slave. [236]


COMUNE LOCALE DI BARBANA.

Barbana: Agostinis, Batèl, Celia, Cleva, Defranceschi, Deghenghi, Gambin, Gobbo, Malusa, Manzin, Mazzan (33), Pizzulin, Quaranta, Salamon, Scattàro, Spada, Travaglia, Valle, Zuccon.

Castelnuovo bocca d'Arsa: Celia, Cheba, Chiargo, Cleva, Corva, Dettoni, Fornasar, Latin, Marotti, Mazzàn, Petenér, Spada, Valle, Zatella, Zuliani.

Golzana: Batél, Cancellar, Celia, Chersan, Cleva, Conto, Conto-Bora, Conto-Peruzzo, Fumetta, Lanza, Mazzàn, Quaranta. Spada, Valle.

Porgnana: Agostinis, Batél, Bordon, Brun, Butti, Cancellar, Celia, Chiargo, Cleva, Dettoni, Fumetta, Gambin, Gobbo, Lanza, Latin, Manzin, Mazzàn, Pizzulin, Quaranta, Salamon, Scattàro, Spada, Spagnol, Stenta, Valle, Ventin.

Saini: Batèl, Cancellar, Conto, Cheba, Lanza, Latin, Mazzàn, Pagliàr.

Antonellich, Belóc(io), Biletta, Borina, Cicada, Faraguna, Gagliardich, Marcetta, Missán, Perzán, Piglián, Savòr, Smoglián, Zanettich.


COMUNE DI DIGNANO.

Carnizza: Batél, Bonassin, Brun, Chiadro, Celia, Corva, Curinazio, Geromella, Latin, Malusa, Mazzàn, Pola, Rosa, Segotta, Valle, Zatella, Zuccon.

Filippano: Bonassin, Cheba, Corva, Lanza, Latin, Mazzuca, Mazzàn, Pagliàr, Pizzolin, Tirchis.

Marzana: Batel, Cheba, Corva, Deprato, Galante, Gonàn, Gortàn, Malusà, Manzin, Marotti, Zatella, Zuccòn, Zuliani.

Roveria: Bonassin, Cantarutti, Ferlin, Mazzan, Quaranta, Sandri.

Ballia, Barán, Bellich, Beloc(io), Biletta, Bonecco, Dúndora, Fogar, Iucupilla, Marzetta, Maruz, Miglián, Missán, Perzán, Piglián, Possidel, Razzàn, Silián, Smoglian.


COMUNE DI SANVINCENTI. (34).

Boccòrdi: Bonassin, Cancellàr, Chersan, Conto, Ferlin, Follo, Mazzan, Paris, Salambàt, Sandri, Scattàro, Stenta. [237]

Smogliani: Ferlin, Mazzan, Morosin.

Stocchetti-Stocòuzi: Barbetti, Celia, Chersan, Cioli, Corva, Ferlin, Follo, Mazzàn, Stenta, Zoppolati, Zulian.

Babán, Cicada, Codiglia, Missàn, Piglian, Razzán, Smoglian (35).


Del distretto giudiziario di Rovigno, prenderemo in considerazione solo il comune di Canfanaro, perché degli altri due che lo compongono, quello di Rovigno è prettamente italiano e quello di Valle egualmente, meno le due piccole frazioni di Carmèdo e Moncalvo.


COMUNE LOCALE DI CANFANARO. (36)

Canfanaro: Bacchia, Deltreppo, Morosin, Ruggero, Zonta.

Morgani: Cerin, Vidolin.

Sossi: Cancellàr, Zonta.

Villa di Rovigno: Barbaro, Basilisco, Carlevaris, Cescutti, Chersàn, Crosilla, Fornasari, Lovisati, Naiaretto, Revelante, Vidolin.


Note:

  1. Saggio di commento ai cognomi istriani, in «Pagine Istriane» , Anno V, 1907.
  2. L'ora defunto patriota dott. Pietro Ghersa di Albona faceva ascendere a ben 20.000 i cognomi istriani alterati dai politicanti; dopo un suo poderoso discorso in argomento (1898), la dieta provinciale istriana proponeva al Ministero austriaco dell'interno la revisione generale delle matricole ecclesiastiche. Non sarebbe bene farla ora questa revisione? Vedi in proposito N. Cobol, Toponomastica della Venezia Giulia, in «Alpi Giulie», Trieste, 1921.
  3. Sono i dati dell'ultimo censimento ufficiale austriaco.Comune locale di Marésego.
  4. Evidentemente dalla famiglia dei conti Grisoni di Capodistria, ora estinta.
  5. Nome comunissimo a Valle-Oltra e nelle Basse friulane.
  6. Nel 1922 ne sorsero due altri: Dragucci e Silino-Slum.
  7. Forse d'origine rumena, visto che si riscontra a Danne e Terstenico, abitati da «Cici».
  8. L'egregio avv. Antonio Sandrin di Pinguente, che ci aiutò molto in questa raccolta, è d'avviso che il nomignolo «gamber», dato ad alcune famiglie Rosaz, potrebbe spiegare il nome slavo del paese (rak = gambero); anche per questo non ci piace la traduzione italiana «Grancino».
  9. D'origine greca come gli Agàpito.
  10. Trenta famiglie a Sovignaco.
  11. I numerosi Contich di Arcelle-Racizze e Vetta discendono dai conti Walderstein, detti anche Bolterstain e Boltrestain.
  12. Una frazione di Sovignaco si chiama appunto Germania; il paese era nel Medio Evo feudo di famiglie tedesche.
  13. I Marchesich del Pinguentino, di Monte (Capodistria) e Stridone (Portole) discendono dai Gravisi, marchesi di Pietrapelosa.
  14. Una buona parte dei cognomi del distretto li devo alla cortesia dell'amico avv. Angelo Corazza di Montona.
  15. Vedi L. Morteani, Storia di Montona. Trieste 1905, pag. 27 e seg., 118 e segg.Comune locale di Portole.
  16. L'amico prof. Giov. Lughi ci assicura, sulla base dei registri dell'approvvigionamento, che più della metà degli slavi pertinenti al vasto comune di Portole portano cognomi italiani o di origine italiana. Vi sono p. e. 453 Visintin, di cui 422 nel comune censuario di Portole e 31 a Stridone (senza contare quelli degli altri comuni); sono originarî da Vicenza. Numerosissimi sono pure i Bassanese, venuti da Bassano (Vicenza) col nome di Benigni, che, slavizzato, sopravvive nella denominazione di Villa Beninici. Del resto moltissime altre ville e casali hanno nome italiano: Armagna, Ballini, Benzani, Foschici, Freschici, Passini, Pighini, Tassi, Visintini, ecc. Del pari numerosi sono i nomignoli italiani, che spesso corrispondono al nome della villa: «Ballin», «Beninich», «Benzàn», «Bozza», «Buio», «Capelan», «Carampàn», «Condamarco», «Foschich», «Freschich», «Garbin», «Garibaldi», «Istrian», «Manestrin», «Maràn», «Marinaio», «Pighin», «Passin», «Scoián», «Scavazzo», «Segar», «Segolln», «Spadòn», «Spazzapân», «Turco», «Tasso», «Tivédi». Molti ricordano a Portole il capo del partito slavo della campagna, Pietro Basiaco, che vestiva alla foggia goldoniana e parlava magnificamente il dialetto veneto-istriano.
  17. Vedi in proposito: C. De Franceschi, L'italianità di Pisino nei secoli decorsi, in «Pagine istriane», Capodistria, 1904.
  18. Come tessitori, da ciò i cognomi Tesser, Tesserin, Tessarolo e lo slavo Calaz; come fabbri, da ciò: Fabro, Fabris, Delfabro, Fabretto, Favretto e gli slavi Covach e Covacich; come sarti, quindi i Sartori, Sartoretto e gli slavi Snidarich e Snidersich.
  19. Le otto famiglie Baschiera del comune di Albona, discendono da un taglialegna venuto dal Veneto ai servizi dei conti Battiala, nel 1812. (Gentile comunicazione del sig. Ernesto Nacinovich-Frisolin di S. Domenica).
  20. Nel comune locale 14 famiglie. Un Derossi era notaio ad Albona nel 1600. (Comunicazione come sopra).
  21. Il primo nome è evidentemente rumeno. L'egregio segretario comunale di Albona, sig. Edoardo Vorano, ci comunica che nel comune ci sono ben 94 famiglie Lizzul, di cui 73 a Cinniana-Sumbergo. Altri nomi rumeni fra gli slavi sarebbero Burul, Cergnul e Chersul.
  22. Nel 1599 Giov. Battista Negri, Pietro Rino e don Priamo Luciani, alla testa del popolo d'Albona, cacciarono 800 Uiscocchi, ch'erano piombati di notte per saccheggiare le case e profanare le chiese.
  23. Anche Faragona, 90 famiglie in tutto il comune.
  24. A questi nomi italiani slavizzati e incerti aggiungiamo alcuni rumeni: Belulovich, Burul, Burulcich, Ciceran, Chersul, Contus, Francolla (?), Lizzul, Pezzulich, Scrobe, Scavre, Sicul; sono comuni specialmente a Briani, dove, come a Villanova e Frascati-Susgnevizza, si parla ancora rumeno.
  25. I dati che riguardano questo importante distretto dell'Istria interna, oltre che da ricerche personali, ci provengono dalla gentilezza dell'amico cav. dott. Nazario De Mori, R. pretore a Pisino.
  26. Nel 1922 venne istituito il comune rumeno di Valdarsa.
  27. Rumeno: Fragnul.
  28. In questo vasto comune, che comprende si può dire tutto il versante occidentale del M. Maggiore, i nomi italiani non alterati sono pochi; più numerosi invece gli storpiati nella grafia o con aggiunte esotiche; a Frascati-Susgnevizza e villaggi vicini si notano parecchi cognomi rumeni: Bacco, Bortul, Brencella, Ciceran, Contus, Luxi-ch, Mezzul, Musul, Romaz, Scalier, Stenta (?), Vlach (Valacco).
  29. Rumeni Chersul (Gimino) e Lizzul (S. Giov. d'Arsa).
  30. A differenza di Gimino, che ne ha soltanto tre, Pisino è composto di ben 20 comuni censuarì, in molti dei quali, fra la popolazione slava, si trovano cognomi italiani; di questi non pochi sono orrendamente storpiati.
  31. Nel vasto comune locale di Pisino numerose sono le frazioni o ville denominate da qualche cognome italiano o apparentemente tale; le rispettive famiglie non sempre vi abitano: Bottonega: Cesari; Càschierga: Corazzi, Rumini; Gallignana: Baldeti, Bastini, Delfini, Goitani, Lanzi, Levini, Madalenzi, Marcozzi, Marzani, Merletti, Salamoni; Grobinico: Cargnellici; Lindaro: Baxi, Baxoti, Gerolimi, Marzani; Pisino-campagna: Bressani, Chechi, Fattori, Gustini, Parisi, Sberlini; Pisin-vecchio: Deffari, Facchini, Franzini, Marsetti, Pilati; Moncalvo: Baroni, Pigliani; Novacco: Bertoni, Ciussi, Segári; Pedena: Floricici, Fornasari, Mariani, Médighi, Pacialati, Perinici, Róvisi, Serghi, Valentici, Ziganti, Zudighi; Scopliaco: Basoni, Bressani.
Cognomi rumeni: Bazzul (Castelverde), Ciceran (Grobinico), Fragnul (Pisino-campagna). Lizzul (Pedena), Runco (Cherbune, Grobinico e Scopliaco).


32. Buona parte di questi dati li dobbiamo alla cortesia degli amici Piero Filiputti, nodaro, e cons. Francesco Postét, R. pretore a Dignano.
33. Dal nome personale latino Mattius. Ved. Olivieri, op. cit., pag. 75.
34. Nel 1628 il territorio di Sanvincenti venne ripopolato dai Grimani di Venezia con coloni tratti dalla Dalmazia e dalla Trevisana; avanzi di questi ultimi sarebbero le famiglie Follo, Ferlin, Morosin e Salambat, sparse per la campagna. Vedi Carlo Defranceschi, L'Istria. Note storiche. Parenzo, 1879, pag. 366.
35. Nomignoli italiani fra gli slavi del distretto sarebbero: «Baretina» (Stanzie-Dignano), «Bergalin» (Barbana), «Colinaio» (S. Vincenti), «Furlan» (S. Vincenti), «Maturlo» (Filippano), «Papa» (Castelnuovo), «Papagál» (Carnizza), «Primario» (S. Vincenti), «Scaramela» (Roveria), «Settepani» (Marzana), «Sior» (Prodòlo-Carnizza), «Tandarela» e «Tron» (Marzana).
Cognomi rumeni del distretto: Borala (Saini); Ciceran (Barbana), Porgnana (Saini); Cergnul (Carnizza); Lizzul (Carnizza, Golzana, Saini); Chersul (Porgnana, Saini); Franciulla (Castelnuovo, Golzana, Porgnana) e forse i due diffusissimi cognomi Perusco e Varesco. 
36. Sono esclusi gli abitanti italiani della borgata. L'egregio segretario com. sig. Matteo Cossara ritiene italiani parecchi altri cognomi apparentemente slavi: così Banco, Burich (Burri), Cervar (Cervaro), Contessici! (Contessi o Contesin?), Marich (Mari), Milotìch (Milotti), Ocret (Ocretti), ecc.

venerdì 23 febbraio 2024

Le adulterazioni dei nomi compiute dagli slavi in Istria

Il dott. Pietro Ghersa, deputato di Albona alla Dieta dell'Istria, con la mozione presentata alla Dieta stessa, nella seduta del 12 maggio 1899, documentava, con dovizia di dati di fatto, di fronte alla contemporanea opinione pubblica, di fronte ai poteri statali di allora e di fronte alla Storia, la falsificazione nazionale che gli slavi avevano compiuta e stavano cominciando a compiere nell'Istria, giovandosi della situazione politica del paese e delle posizioni di privilegio che essi godevano in quella situazione. 

Il deputato di Albona, nella sua mozione, riassumeva ciò che gli slavi (parroci, vescovi, capitani distrettuali, ecc.) avevano fatto contro il carattere nazionale italiano dell'Istria, alterando l'onomastica e la toponomastica locale: e metteva in rilievo, con una precisa documentazione, i metodi adoprati per realizzare il risultato ambito, che era quello, come si è già detto di truccare con colori slavi il volto nazionale italiano dell'Istria. 

L'on. Ghersa spese due ore per illustrare alla Dieta la propria mozione, che venne approvata con una votazione unanime. I cinque rappresentanti slavi erano assenti. 

L'on. Ghersa, nel suo preambolo, citò per primo il caso del parroco di S. Lorenzo di Albona «il quale ha riempito la sua cura di Ludmile, di Cirilli, di Metodi». 

A tale Matteo Gobbo, che voleva battezzare il proprio figlio coi nomi di Lorenzo e Romano, egli disse che gli avrebbe imposto il nome di Metod (Metodio) «perché in queste faccende io ho il diritto di fare quel che mi piace».

Proseguendo il dott. Ghersa rilevava i modo con cui i parroci slavi alteravano i cognomi della popolazione: «On. Dieta - egli disse - quanti i cognomi cui furono aggiunte delle c col caratteristico accento? Quanti quelli che da antichissimo tempo erano scritti con la ch dai quali l'h fu tolta? E quanti quelli che furono addirittura storpiati? Ecco, Bartoli, trasformato in Bartulic, Ciotti in Ciot, Fabbiani in Fabijanic, Rosa in Roza, Gobbi in Gobcic, Travaglia in Travaljic, Gigante in Zigante, ece, ecc. Queste adulterazioni diventano tanto più deleterie quando si tratta di contadini alletterati che non possono controllare come viene scritto il loro nome e che improvvisamente da italiani si vedono convertiti in slavi».

L'on, Ghersa a questo punto dichiarava che erano stati constatati, fino allora nell'lstria oltre 20.000 (ripetiamo: ventimila!) casi di alterazione di cognomi; e citava una ampia falsificazione della toponomastica istriana. Per il ripristino dei nomi originali delle famiglie e delle località e per mettere questi nomi, e con questo il carattere nazionale dell'Istria, sotto una tutela giuridica, il deputato di Albona presentava alla Dieta la seguente mozione:

Viene incaricata la Giunta Provinciale di voler attivare le pratiche necessarie affinché il Ministero dell'Interno austriaco:

  1. Voglia provvedere acchè tutti i libri delle matricole dei nomi delle famiglie e tenuti dai rispettivi parroci di tutte le parrocchie dell'Istria siano assoggettati a una generale revisione; e voglia far si che tutti i nomi, i quali senza l'osservanza del dispaccio ministeriale 10 maggio 1883, n 1524 e del rispettivo decreto luogotenenziale - appariscono nelle matricole iscritti in modo pur che sia differente da quello usatovi fino dal 1850, ovvero, per i nomi iscritti più tardi, in modo differente da quello che da indubbi documenti viene provato che è il giusto e retto, vengano senz'alcun concorso e senza spese reintegrati come all'epoca ante 1850, ovvero come nei certi documenti:
  2. Voglia esso Ministero dell'Interno ordinare che dai rispettivi tenitori delle matricole i nomi di famiglia in ogni e qualunque atto e sempre siano scritti ed ammessi in modo pienamente conforme alla compiuta reintegrazione, come al 1:
  3. Voglia ancora lo stesso Ministero dell'Interno che da tutti i venerabili uffici vescovili - quando nei rispettivi scematismi non ci si voglia limitare nelle denominazioni delle località della Provincia dell'Istria al nome latino (se adesso esiste) - al nome slavo o d'altra lingua - vada sempre unito pure quello usato dagli italiani, e sia scritto come gli italiani lo scrissero e lo scrivono:
  4. Provvedere in modo che la piena reintegrazione dei nomi di famiglia, come ad 1, possa, eventualmente, compiersi contemporaneamente alla prossima ventura operazione anagrafica decennale, o prima;
  5. Ordinare che la revisione (ad 1) di tutti i libri delle matricole di tutta la Provincia dell'Istria sia eseguita da una commissione di eguale numero di membri in sua appresentanza e pure di altrettanti scelti dalla Giunta Provinciale dell'Istria.

Nonostante che la Giunta Provinciale istriana, in forza al voto unanime della Dieta, inoltrasse, la mozione del dott. Ghersa, al Ministero dell'Interno di Vienna, e ne chiedesse la piena attuazione secondo le leggi citate, esso, come si dice in gergo burocratico, non evase mai codesta pratica; la lasciò, cioè, «pendente». Non poteva respingerla perché si richiamava alle vigenti leggi dello Stato e a precise disposizioni ministeriali; e nè esso e nè i capoccioni politici slavi contestarono la sostanza e i principi politici giuridici e morali della mozione del dott. Ghersa. Ad essa opposero soltanto il silenzio, come risulta dai registri della Dieta e della Giunta Provinciale dell'Istria fino a tutto 1915.

Trieste (Giorgio Pitacco)

TRIESTE
(Scritto da Giorgio Pitacco, tratto da "The Journal of American History", Vol. 13, n. 1, 1919.)

L'Onorevole Giorgio Pitacco, membro del Consiglio Comunale di Trieste, è stato deputato al Parlamento di Vienna. Era quindi in grado di osservare da vicino e di conoscere di prima mano l'intrigo austriaco per schiacciare l'anima italiana di Trieste e della Dalmazia. Dal 1900 al 1910 osservò gli austriaci guidare orde umane di sloveni e croati verso Trieste - solo per superare il censimento italiano. Laibach [Lubiana] era il centro di questa attività austriaca che in realtà sovvenzionava i suoi assunti di uomini d'affari sloveni, agenti e commercianti ad emigrare in città essenzialmente italiane, in particolare Trieste. Questa è la vera spiegazione dell'improvviso aumento sproporzionato dell'elemento slavo nelle immediate vicinanze di Trieste. Il dottor Pitacco fu inviato in America dall'Associazione Politica degli Italiani Irredenti come loro Presidente. Questa associazione è composta da tutti quelli delle Province Irredente che riuscirono a fuggire in Italia durante la guerra. Ha oltre 10.000 membri provenienti da Trieste, Istria, Trentino, Fiume e Dalmazia. Tra loro ci sono undici deputati al Parlamento di Vienna, trentacinque deputati alle Diete Provinciali e cinquanta sindaci. Il nome dell'Associazione si spiega; si è formata per cristallizzare la determinazione nazionale delle Province Irredente.

- Gli autori

 
    TRIESTE
  Del Dott. Giorgio Pitacco
Consigliere comunale di Trieste; già deputato al Parlamento austriaco. 

Siamo venuti in America in questo periodo in cui si deve decidere il futuro del nostro paese Irredento, per implorare il sostegno del generoso popolo americano. L'America, che, come l'Italia, è entrata di sua spontanea volontà nella guerra, per libertà e giustizia, non permetterà certo che si perpetui la più grave ingiustizia nel separarsi dalle loro province della Madre Patria che sono sempre state, sono e sono determinate a rimanere italiane.

Trieste, come il resto dell'Istria, in segno di protesta, rifiutò di inviare rappresentanti al Parlamento austriaco, nella speranza che un giorno potessero inviarli al Parlamento italiano. La Dieta provinciale dell'Istria, chiamata a eleggere i suoi deputati al Parlamento di Vienna nel 1867, rispose: "Nessuno", e sciolse la riunione. Dopo l'introduzione del suffragio universale, gli italiani furono obbligati a partecipare alle elezioni politiche e ad inviare i loro deputati, al fine di difendere la loro esistenza nazionale e i loro interessi economici.

Dopo il 1866, l'Austria, con il motivo di privare l'Italia di ogni pretesa sul territorio lungo l'Adriatico, che era sempre stato italiano, avviò un piano sistematico di distruzione dell'elemento autoctono italiano, in tale impresa ha ricevuto il sostegno effettivo dei croati e degli sloveni. Tutti gli uffici del governo furono affidati agli slavi, con l'esclusione degli italiani. 

A Trieste, ad esempio, una città con una maggioranza di 200.000 italiani su una popolazione di 250.000 abitanti, tutto il personale del Dipartimento delle Poste, delle Ferrovie, della Giustizia, dei Porti e delle Dogane, era slavo. I dipendenti venivano inviati dalla Carniola, dalla Carinzia, dalla Stiria e da altre province che non avevano nulla in comune con la città di Trieste, né nella lingua né nei costumi. In un solo giorno trasportarono a Trieste 700 famiglie di ferrovieri croati e tedeschi, aggregando in tutto 5000 persone. 

 Questo sistema, che fu portato avanti ulteriormente con l'ordine che gli italiani dovevano essere deportati per ogni piccolo reato, era destinato a garantire al governo austriaco un numero preponderante di slavi, a cui era stato insegnato ad inimicarsi gli italiani. 

Per lo stesso scopo il censimento è stato compilato, utilizzando cifre così evidentemente false che il Comitato Centrale di Vienna non poteva spiegare l'improvvisa riduzione della popolazione italiana dal 78,27% al 62,31%, rispetto ad un aumento del 100% della popolazione slava. La commissione ha quindi dovuto ammettere che il censimento non era affidabile.
Nonostante tutto, il carattere italiano di Trieste è stato ardentemente mantenuto attraverso le numerose scuole italiane per le quali la sola comunità triestina pagava una somma annua di oltre due milioni e mezzo di corone.

Trieste e l'Istria, che formano un insieme geografico, hanno sempre dimostrato lealmente il loro grande attaccamento all'Italia, soprattutto durante questa guerra. Molti migliaia di uomini di Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia furono volontari nell'esercito italiano. Di questi, centinaia morirono in azione e otto furono decorati con la medaglia d'oro per straordinari atti di eroismo. Tutti questi volontari hanno affrontato una doppia morte: quella sul campo di battaglia, e quella sulla forca, se fossero stati catturati, come nel caso di Nazario Sauro dall'Istria, Francesco Rismondo da Spalato, e Cesare Battisti da Trento.

Nel Parlamento di Vienna, i deputati italiani hanno tenuto dibattiti memorabili. Particolarmente famoso fu quello in difesa dell'autonomia comunale di Trieste nel 1906, contro il decreto che privava la città della sua indipendenza amministrativa. Nessuno dei rappresentanti degli altri popoli che formarono l'impero austro-ungarico sostenne gli italiani, ad eccezione dei rumeni, che li sostennero nella loro lotta contro questo atto arbitrario del governo.

Questa guerra ha portato in grande rilievo l'assoluta viltà del governo reazionario e autocratico di Vienna. Essa, purtroppo, non è ancora cancellata, poiché sopravvive nell'odio di altri popoli che cercano di riorganizzarsi sul bottino dell'Austria. Durante la guerra, il popolo italiano ha mostrato meravigliose qualità, sul campo di battaglia e a casa. Un popolo i cui soldati feriti chiesero ai medici di occuparsi prima del nemico, perché erano più gravemente feriti, i cui stessi soldati offrivano il loro pane ai loro prigionieri, perché sapevano che erano più affamati, sono un popolo che può guardare il futuro dritto in faccia e attendere il trionfo della giustizia su ogni intrigo malvagio.

giovedì 22 febbraio 2024

Manifesto di propaganda jugoslavo per la zona A del TLT (1954)

Manifesto datato 1954 (con dati completamente inventati) che mostra la popolazione slovena nella Zona A del Territorio Libero di Trieste per insediamenti e in percentuale (TOTALMENTE FALSIFICATI)

Traduzione testo: 

Sloveni della zona A del Territorio Libero di Trieste

(sotto: Popolazione attuale degli sloveni nella zona A del TLT in percentuale:)

Ecco perché non cediamo la zona A al fascismo italiano!

Da notare anche la propaganda anti-italiana riguardante l'Italia stessa: l'Italia democratica del dopoguerra è ancora nel 1954 definita dagli jugoslavi Paese fascista. Nient'altro che propaganda del governo comunista destinata ad incitare alla paura ed all'odio della popolazione slava nei confronti dell'Italia.

Quanto ai dati, secondo le stime statistiche registrate dal Governo militare alleato nel 1949, il Territorio 'Libero' di Trieste contava una popolazione totale di 370.000 abitanti, di cui 290.200 (78%) italiani e solo 71.000 (19%) sloveni. La zona A, sotto occupazione americana e britannica, contava una popolazione di 302.000 persone: 239.200 (79%) italiani e 63.000 (21%) sloveni.

Il manifesto però vuole far credere che quasi tutto il territorio è sloveno e che anche la stessa città di Trieste è slovena per il 30%. Bugie e falsità, come al solito.

Muggia viene indicata come slovena al 10-30% nel 1954. Una colossale falsificazione.

Dati demografici del censimento austro-ungarico (1910): 5.437 abitanti di cui 5.054 italiani (93%) e 88 sloveni (2%)

Dati demografici del censimento italiano (1921): 5.480 abitanti di cui 5.345 italiani (97%) e 59 sloveni (1%).

Fonte: Carlo Schiffrer, "La Venezia Giulia: saggio di una carta dei limiti nazionali italo-jugoslavi", 1946.

Questi dati riguardano la città vera e propria e non le frazioni circostanti, il che è giusto perché anche sul manifesto è indicata la città propriamente detta ed è falsamente indicata come slovena al 10- 30%.

mercoledì 21 febbraio 2024

Giovanni Andrea Dalla Zonca

Giovanni Andrea Dalla Zonca (Dignano, 4 agosto 1792 - Dignano, 27 novembre 1857) è stato un letterato, storico, politico italiano, tre volte podestà della città di Dignano, autore del Vocabolario dignanese-italiano, pubblicato dal CRS di Rovigno nel 1978, a cura di Miho Debeljuh.

La nobile famiglia dei Dalla Zonca è d'origine bergamasca: soltanto al principio del settecento abbiamo notizie del trasferirsi d'un suo ramo in Istria, dove viene aggregato all'albo dei nobili di Pola. A Dignano la famiglia si distinse subito e fu tra le prime, e possiamo ricordare almeno un altro Giannandrea Dalla Zonca, giudice a Venezia e poi direttore politico a Pola e vice-prefetto dell'Istria durante il periodo napoleonico.

Venendo al Nostro, che nacque a Dignano il 4 di agosto del 1792, Egli passò tutta la sua vita in paese e la dedicò indefessamente a servirlo. Più volte si assunse la responsabilità podestariale, e l'ultima si indusse ad abbandonare l'ufficio solo perché colpito da mal di cuore. I suoi interessi eruditi riguardarono questioni storiche, dalla toponomastica antica agli usi paesani, e specialmente la lingua. Stancovich si rivolgeva a lui per avere una traduzione in dialetto dignanese della parabola del «Figliuol prodigo» per una raccolta di testi dialettali da pubblicarsi a Torino. Dalla Zonca la fornì con sollecitudine e diligenza, e da allora sentì lo stimolo a continuare per suo conto gli studi linguistici.

Contemporaneamente collaborava assiduamente alla unica rivista culturale di quegli anni, «l'Istria» diretta da Pietro Kandler, ancor oggi utile fonte di tante notizie storiche. Su questo periodico comparvero le lettere aperte d'argomento etnografico dirette a Tommaso Luciani, e nacque lentamente tra i due grande amicizia fondata sul comune amore per le cose locali. Luciani, l'attivissimo patriota albonese, raccoglieva notizie storiche e linguistiche valendosene per pubblicazioni che valessero a suscitare negli italiani tutti la conoscenza e la simpatia per l'Istria. Egli seguiva con interesse le ricerche del Nostro: sappiamo così dal Luciani stesso che Dalla Zonca scrisse sonetti in dialetto dignanese e altri ne tradusse dall'italiano, come tradusse tutta la commedia delle «Donne gelose» del Goldoni, poi pubblicata nell' Archivio glottologico italiano di G.I. Ascoli. Raccoglieva intanto parole, frasi, modi di dire dignanesi, finchè si accinse a preparare un vero e proprio «Vocabolario del dialetto di Dignano» con la relativa grammatica.

A quest'improba fatica Egli dedicò molti anni, con speciale intensità dopo il 54, quando la malattia lo costrinse al riposo e all'inattività.

Migliaia e migliaia di schede si accumulavano sul suo tavolo, cui egli dava ordine e completamento con l'aiuto del compatriota ed amico Antonio Bonassin. Le sue fatiche non valsero tuttavia a dar forma definitiva allo immenso lavoro che è rimasto incompiuto.

Nel novembre del '57 il Dalla Zonca soccombette ad un altro assalto apoplettico, lasciando grande rimpianto di sè in quanti lo avevano conosciuto. Luciani lo disse «di nobile sentire, di spiriti generosi, di idee larghe, per forza e grandezza d'animo a nessuno secondo; amico a tutta prova leale, cittadino integro, vigilante, operoso, istriano del patrio decoro e progresso quant'altri mai zelantissimo». E non piccolo elogio.

Secondo il desiderio dell'estinto, i suoi numerosi manoscritti vennero affidati all'illustre amico Tommaso Luciani. Questi, che era stato vicino all'Autore con consigli ed incoraggiamenti, considerò suo dovere custodirli gelosamente e possibilmente pubblicarli, il che tuttavia non gli riuscì. I lavori inediti del Dalla Zonca (gli inediti sono i molti articoli comparsi su «l'Istria» dal '46 al '49), conservati più tardi nella Biblioteca provinciale dell'Istria, erano i seguenti: il vocabolario dignanese, un abbozzo di grammatica, la dialettale annotata versione delle Donne gelose, quattro sonetti originali ed alcune versioni.

Il suo vocabolario fornisce un ricco materiale per la storia della parlata dignanese e quindi per lo studio degli strati linguistici romanze in Istria. L’interesse verso questa parlata crebbe verso la fine del XIX secolo, che venne battezzata “istrioto” dal grande linguista goriziano Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907).

Coscienzioso fino allo scrupolo, paziente e disinteressato, il Dalla Zonca va additato quale esempio di buon cittadino, che al suo paese diede l'opera sua civile reggendolo e difendendone gli interessi da Podestà, mentre con lo studio mirava a conservare il patrimonio glottologico, segno dell'italiana sua origine e del suo italiano destino.

Ha una strada a Dignano e nel 2007 le autorità cittadine hanno posto una targa commemorativa sulla sua casa natale.

martedì 20 febbraio 2024

Carlo Marin

Carlo Marin (Muggia, 1º marzo 1773 – Mantova, 16 giugno 1852) è stato un funzionario e poeta italiano. È stato un protagonista degli eventi del 1797 ed ha esercitato una profonda influenza sul nipote Ippolito Nievo, tanto da ispirargli il personaggio di Carlino Altoviti ne Le confessioni d'un Italiano.

Era figlio di Girolamo, podestà della Repubblica di Venezia, e di Chiara Belluna Bragadin. Apparteneva a una delle famiglie patrizie che avevano fondato Venezia. Fu educato dai padri Somaschi alla lettura dei testi classici italiani e latini e studiò Gaetano Filangieri e Montesquieu. Divenne amico dei fratelli Giovanni e Ippolito Pindemonte.

Funzionario amministrativo della Repubblica di Venezia, al tempo dell'Impero austriaco Carlo Marin mantenne le sue cariche. Fu castellano a Chioggia, tesoriere a Udine, segretario camerale a Verona, Vicenza e Ancona, intendente a Ferrara e a Verona e, come ultimo incarico, fu ciambellano a Verona. Nel 1846, dopo 53 anni di attività al servizio dello Stato, si ritirò in pensione e visse tra Sabbioneta e Mantova, insieme alla famiglia di sua figlia Adele. A Sabbioneta, dove il nipote Ippolito si recò spesso in visita, Carlo Marin abitò con il genero Antonio fino al 1849, quando Antonio Nievo fu allontanato da Mantova, per motivi politici, e mandato in Friuli. Quando Ippolito Nievo era a Palermo, con l'incarico di vice-intendente dell'esercito meridionale garibaldino, scrisse alla madre che il nonno Carlo sarebbe stato fiero di un nipote, così preciso e attento come amministratore.

Carlo Marin ha scritto versi che pubblicava talvolta in opuscoli, come quello per le nozze Adriana Balbi - Giuseppe D'Ezdorf. Ha pubblicato anche saggi di storia dell'arte. Manoscritti originali, con sonetti, aforismi, odi anacreontiche ed epigrammi - materiale in parte ancora inedito - sono di proprietà della Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo. In queste liriche esprimeva il rimpianto per la Repubblica di Venezia, dolore per la sua fine, desiderio di tornare a Venezia, da cui si sentiva esiliato.

L'origine dalmata di Vallo della Lucania

Il nome originario di Vallo della Lucania, secondo lo storico Giuseppe Maiese, era Castrum Cornutum, infatti i suoi fondatori provenivano da Cornutum, città della Dalmazia, da dove giunsero nel IX secolo. La loro presenza è testimoniata in documenti risalenti al 1052 ritrovati nella badia di Cava, in cui si parla del "casale dei Cornuti" come residenza ufficiale di un funzionario longobardo.