martedì 10 dicembre 2024

Provenienza degli immigrati prima della guerra

Il maggior contributo di uomini era dato prima della guerra, dal Goriziano, dall'Istria e dalla Carniola. Tutte le località situate entro un raggio di 40 chilometri da Trieste appartenevano ad uno di questi paesi, e da esse proveniva circa la metà degli immigranti di cittadinanza austriaca.

Il tributo di uomini dell'Istria era per qualità e per quantità assai importante. Gli istriani che venivano a Trieste appartenevano in buona parte alla fiera e italianissima gente delle città e dei borghi, che diede in ogni tempo uomini eccellenti nelle arti, nelle scienze, nelle professioni liberali e nei commerci. Essi furono i creatori e gli animatori della marina mercantile di Trieste, e diedero un'impronta decisiva alla vita politica ed economica della città.

Fra le provincie dell'Austria non confinanti col comune primeggia la Carniola, che includeva territori oggi compresi nelle provincie di Trieste, di Gorizia e del Carnaro, nonchè altri appartenenti alla (ex) Jugoslavia. Essa forniva sopratutto braccianti e ferrovieri, e, come risulta dalla forte eccedenza di femmine fra i pertinenti a questo paese, numerose persone di servizio.

Dalla Carinzia provenivano specialmente cameriere, cuoche e governanti; invero, fra i pertinenti alla Carinzia residenti a Trieste vi erano, nel 1900, circa 226 femmine per 100 maschi, eccedenza che non si verifica negli immigrati dalle altre regioni del retroterra.

L'immigrazione dalla penisola italiana era, anche prima della guerra, molto forte, e proveniva specialmente dal Veneto (muratori, artigiani, venditori ambulanti, bambinaie, domestiche) e dalle Puglie (marittimi, venditori ambulanti, vinai ecc.). Negli anni immediatamente successivi all'armistizio, l'immigrazione da queste provincie e dal resto del Regno ricominciò con maggiore intensità, ma con un carattere alquanto diverso (ferrovieri, funzionari statali, insegnanti, avvocati, medici). (Fig 7)



Lingua parlata dagli immigranti. 

Risultati dei censimenti

Che lingua parlava questa gente al momento dell' immigrazione? Mentre è certo che dalla Carniola venivano esclusivamente Sloveni, dalla Carinzia e dalla Stiria Tedeschi e Sloveni, dal Veneto e dal Trentino solo Italiani, non è facile valutare la proporzione di Italiani e di Slavi fra gli immigranti dall'Istria, dalla Dalmazia e dal Goriziano. Come fu accennato, gli istriani che si trovano a Trieste sono in buona parte oriundi dalle città e dalle borgate maggiori, e queste sono ed erano italiane. Il Goriziano comprendeva zone completamente italiane (pianura e collina) e zone slave (zona alpina e carsica).

La Dalmazia mandava specialmente italiani (Zara, Spalato, Ragusa, Sebenico).

Nonostante la forte immigrazione di alloglotti, favorita in ogni modo dall'Austria negli anni che precedettero la guerra, la proporzione di abitanti che dichiararono nei censimenti di parlare italiano non solo non diminuì ma andò sempre aumentando.

Nel censimento comunale del 1875 ed in quello italiano del 1921 si chiese ai censiti la lingua parlata in famiglia; nei censimenti austriaci si chiedeva invece la lingua d'uso (Umgangssprache). I confronti sono resi difficili, più che da questa diversità di criteri, dal fatto che nelle rilevazioni del 1875 e 1921 il quesito riguardante la lingua fu rivolto a tutti i cittadini, ed invece nei censimenti del 1869, 1880, 1890, 1900 e 1910 ai soli cittadini austriaci. Ma poichè l'unica lingua che, dopo l'italiana, abbia una certa diffusione nel Comune è la slovena, (i cittadini esteri di lingua slovena e serbo-croata furono sempre in numero trascurabile), ci siamo limitati a calcolare la percentuale di persone che dichiararono di parlare, in famiglia o usualmente, lo sloveno ed il serbo-croato, sul totale degli abitanti. (Tav. 10)



Successivo assorbimento dei villaggi periferici nel nucleo urbano

Intorno al 1875 gli immigranti affluivano quasi tutti nella città, mentre il territorio (suburbio e altipiano) manteneva il suo carattere rurale. (Tav 11)


In quest'epoca anche le borgate del suburbio (Barcola, Gretta, Roiano, Scorcola, Guardiella ecc.) erano dei villaggi staccati dal nucleo urbano ed abitati da contadini in prevalenza slavi. Coll'espandersi della città queste borgate vennero ad essere congiunte da una zona più o meno fittamente fabbricata, al centro, tanto che con la legge del 1/4/1882 esse vennero aggregate in parte ai distretti urbani, che mantennero i vecchi nomi. In seguito, mentre al centro lo sviluppo demografico si arrestava, l'inurbamento delle campagne confinanti con la città si accentuava con la costruzione di case d'affitto, di strade e linee tramviarie. Così da un lato il più intimo contatto con la città trasformò in breve le famiglie di tipo rurale e di lingua slava in famiglie di tipo quasi cittadino e di lingua italiana; d'altra parte le case d'affitto vennero occupate da gente venuta da altre città o da altri distretti, e specialmente dalle case del centro, ove gli uffici andavano sempre più sostituendosi alle abitazioni, dando luogo alla formazione di un centro d'affari.

Il ciclo di trasformazione dei sobborghi non è ancora compiuto: infatti alla periferia si trova oggi una zona d'aspetto rurale, la cui popolazione non ha un carattere professionale bene definito: sono operai e muratori che possiedono un campo, orticoltori e fioricoltori che all'occasione fanno i braccianti o i carrettieri; agricoltori le cui mogli fanno le lavandaie, e via dicendo. Invece la trasformazione linguistica è praticamente compiuta, perché la grande maggioranza delle famiglie del suburbio parla l'italiano. La città, che durante la dominazione austriaca aveva saputo conservarsi italiana nella lingua e nell'animo nonostante l'ininterrotto afflusso di stranieri, ha facilmente assimilato gli ultimi nuclei slavi, una volta cessate le migrazioni dal Nord.

Fonte: La popolazione di Trieste, P. Luzzatto-Fegiz, Trieste 1929/VIII, Istituto statistico economico

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