venerdì 7 febbraio 2025

I conti Borelli


Francesco Borelli Conte di Vrana è stato uno dei personaggi più importanti della Dalmazia, a cavallo della metà del XIX secolo. Nato a Zara nel 1811, apparteneva ad una delle famiglie più nobili della Dalmazia, si stabilirono nell'Adriatico orientale nel XVIII secolo, che con diversi matrimoni era variamente imparentata con diverse altre notabili famiglie locali. 

Il primo Borelli che arrivò in Dalmazia fu un Bartolomeo Borelli, nato a Bologna nel 1674. Comandante della fortezza di Tenin per la Repubblica di Venezia, sposò una certa Maria Vicencidena, dalla quale ebbe cinque figli, morendo in Dalmazia nel 1736. Il figlio Francesco (1704-1762) fu il primo conte di Vrana. 

Francesco Borelli fu il padre di Andrea (1758-1816), che a sua volta fu padre di Francesco Borelli.

Francesco Borelli fu noto anche per un motivo specifico, legato alla storia politica della Dalmazia. Quando attorno alla metà dell'Ottocento nacque fra i croati il movimento che puntava all'unificazione delle terre considerate croate in un'unica entità politica, la Dalmazia e la Croazia appartenevano a due territori distinti, fra quelli soggetti agli Asburgo. Il Regno di Croazia e Slavonia era autonomo e così era autonomo anche il Regno di Dalmazia. 

Questa separazione aumentò a seguito dell'accordo fra Impero d'Austria e Regno di Ungheria (Ausgleich, 12 giugno 1867), in base al quale la Dalmazia apparteneva alla cosiddettta Cisleitania (la parte austriaca dei territori degli Asburgo), mentre la Croazia apparteneva al Regno di Ungheria, e quindi alla cosiddetta Transleitania. I croati però non ci stavano, e iniziarono a fare pressioni sulla Corona per unire la Dalmazia alla Croazia. Convocato alla fine del maggio 1860, il Consiglio dell’Impero operò fino al 28 settembre dello stesso anno. All’interno del Consiglio erano prevalenti i cosiddetti «federalisti», coloro che «desideravano un decentramento del potere statale e il rispetto delle “individualità storicopolitiche dei paesi della monarchia”». Erano d’orientamento federalista i rappresentanti della Boemia, del Tirolo, della Croazia e i conservatori legittimisti ungheresi e polacchi. 

Nell’ambito delle discussioni che si ebbero nel Consiglio, venne posta apertamente da parte dei consiglieri croati la questione dell’unione della Dalmazia, provincia dell’Austria, alla Croazia, parte del Regno d’Ungheria. Il rappresentante della Dalmazia - membro del partito autonomista - era proprio Francesco Borelli, che fra il 1841 e il 1843 era anche stato podestà di Zara. Egli si oppose ad ogni idea di unione dalmato-croata, affermando che non esisteva alcun diritto storico croato a tale riguardo, poiché la Dalmazia si era concessa spontaneamente alla sovranità asburgica al momento della scomparsa della Repubblica di Venezia nel 1797. Borelli chiese che la futura costituzione austriaca prevedesse l’autonomia del Regno della Dalmazia all’interno dell’Impero asburgico. 

Fece scalpore a suo tempo il passaggio del figlio di Francesco - di nome Manfredo, che si faceva anche chiamare Manfred Borelli Vranski (1836-1914) - al partito opposto rispetto a quello di suo padre, cioè al Partito Nazionale croato. 

Stando alla stampa dell'epoca, quando Manfredo Borelli morì, a Zara l'intera classe dirigente locale (compattamente filoitaliana) si rifiutò di partecipare alle esequie, ritenendo Manfredo un traditore. 

Nelle elezioni della Dieta del 1867, Manfredo Borelli era presidente di seggio. Si recò al voto suo padre Francesco. La legge prevedeva che il presidente potesse riconoscere chi si recava a votare, ed in tal modo l'elettore poteva non presentare i propri documenti. Manfredo affermò di non conoscere suo padre. 

Manfredo Borelli e il Partito Nazionale chiusero tutte le scuole pubbliche in lingua italiana, anche dove - come a Spalato gli italiani erano diverse migliaia. Quindi impedirono agli italiani della Dalmazia di ricevere un'educazione scolastica nella propria lingua materna. Tanto che le scuole che aprirono in seguito furono solo quelle private della Lega Nazionale, che peraltro subirono diverse vessazioni (scolari picchiati, vetri e insegne distrutte, minacce alle famiglie che iscrivevano i figli alle scuole italiane, ecc.). L'unica città di tutta la Dalmazia che dopo il 1880 mantenne scuole pubbliche in lingua italiana fu Zara, perché la maggioranza del Consiglio Comunale della città rimase in mano al partito autonomista. L'obiettivo del Partito Nazionale fu quello di eliminare completamente l'italiano in Dalmazia, non riconoscendo l'esistenza di italiani in Dalmazia. Cosa che venne affermata decine di volte, fra il 1870 e il 1915. E che ancora oggi si continua ad affermare ("gli italiani non esistono").

Non è vero che i comuni potessero aprire scuole in una sola lingua. Ci sono state scuole popolari miste con sezioni italiane e sezioni croate sia in Istria che in Dalmazia. Ma quando il Partito Nazionale è arrivato al potere, ha chiuso tutte le scuole italiane. Tutte, nessuna esclusa. In tutta la Dalmazia. Ha impedito la creazione di sezioni in lingua italiana, anche in presenza di raccolte di firme con centinaia di sottoscrizioni dei capifamiglia. II Partito Nazionale ha prima teorizzato e poi perseguito la croatizzazione di tutti i dalmati. E quelli che si dichiaravano italiani erano falsi italiani. L'unico comune che resistette fu Zara. Dove esistevano scuole in lingua italiana e in lingua croata, anche se la maggioranza in consiglio comunale fu sempre italiana, fino al crollo dell'impero.

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