venerdì 11 ottobre 2024

L'Italia esposta agli Italiani

L'Italia esposta agli Italiani
rivista dell'Italia politica e dell'Italia geografica nel 1871. Di Libero Liberi · 1873

Fino dalla remota antichità, Polibio, Tolomeo, Dionisio Afro, Plinio, Erodiano ed altri, dichiararono essere italiana quella zona che stendesi dalle Alpi Giulie al golfo veneto. Il Cluverio, nella Italia antiqua, al capitolo De finibus universae Italiae, afferma l'italianità di questa sua regione orientale, citando in proposito Livio, Virgilio, Dionigi di Alicarnasso, Mela e altri che sarebbe soverchio l'enumerara. Trieste (Tergeste) e l'Istria ancora sotto la repubblica romana si riconoscevano parti integranti dell'Italia, e tali furono considerate in tutti i successivi scomparti territoriali fatti da Augusto, Adriano e Costantino, e in tutte le posteriori divisioni dell'Impero d'occidente, il che viene luminosamente dimostrato dal Carli nella sua opera Antichità italiche (P. I, lib. II, § 1; P. III, lib. I, §§ 2, 7, 10 e 11). Quindi sotto il regno degli Ostrogoti e dei Longobardi, l'Istria e Trieste continuavano a far parte d'Italia, come è attestato da lettere di Cassidoro (Porta orientale, pubblicazione triestina, vol. 1), e da Paolo Diacono, che scrisse della Venezia e dell'Istria: utraeque pro una provincia habentur (Rerum italic. script., tomo I, De Fast. Longobardorum, c. XIV). 

Parimenti nei successivi tempi degli imperi franco e romano germanico, mentre Trieste era libero municipio, indipendente da ogni Stato straniero, le restanti località del versante italiano delle Giulie appartenevano al regno italico, che col germanico formava il sacro impero (vedi la stessa opera dell'egregio Bonfiglio al capo I e II del libro II e capo II del libro IV). Dante proclamò nella sua Divina Commedia che il nostro paese si'estende sino al Quarnaro, 
Che Italia chiude e i suoi termini bagna.

Il geografo Flavio Biondo di Forli, che viveva nel secolo decimoquinto, disse che il confine nazionale è sul Quarnaro, e nella Undecima regio Histria scrisse: Albona et Terranova, oppida Histriae atque Italiae, ultima sunt censenda. Il veneziano Coppo, nell'opera Del sito dell'Istria, riconobbe ancor esso poco oltre Albona sul Quarnaro il confine italiano; e trattando di questo, così si espresse: Due gran montagne aderenti alle Alpi separano l'Italia dalla barbara nazione, una chiamata monte Caldiero, l'altra, sopra il Carner (Quarnaro), chiamata monte Maggiore. Lo stesso confine diede all'Italia nel cinquecento Goineus, nel cap. IV, De civitatibus recentioribus della sua opera De situ Histriae; e Giusto Fontanini, in uno scritto relativo a questa, il quale appella l'Istria postrema Italiae regio. 

L'illustre Giambullari lasciavaci scritto "esser l'Istria ultima provincia d'Italia, dalla banda dove il sol nasce." Pirro Mincio da Mantova, nel lib. II, pag. 31 delle sue Cronache di Trento, dove tratta dei confini d'Italia, ci dà con diverse parole l'idea medesima. Non altrimenti nel secolo decimosesto il bolognese Leandro Alberti, nella sua geografia tanto riputata ai suoi tempi, dichiara l'Istria decimanona regione italiana, ed anch'egli scrisse: Due gran montagne dividono l'Italia dai barbari, l'una addimandata monte Caldiero, l'altra Monte Maggiore nominata. Anco Lodovico Vergerio estende l'Istria e l'Italia ai nominati monti oltre Albona. Cluverio da Danzica, nella sua carta geografica dell'Italia, che è annessa alla sua Geografia universale, assegnava nel secolo decimosettimo all'italia, oltre alla contea di Gorizia e il territorio di Trieste, l'Istria e la Carsia fino alla principale catena delle Giulie. E nella sua carta geografica della Germania unita alla stessa opera, egli, escludendo da questa regione la contrada fra il golfo veneto e le Alpi Giulie, questa denomina parte d'Italia; e nel cap. XXXV del lib. III dell'opera medesima qualifica italiane le città e luoghi più importanti del bacino dell'Isonzo e dell'Istria. Hortel, altro tedesco, nella sua grande opera, Teatro dell'Universo, pone il confine italiano aderentę ai suddetti monti, nominando fra le terre italiane Albona presso ad essi. Parimenti Luca da Linda, tedesco anch'esso, nella sua opera, Relazioni e descrizioni universali e particolari del mondo, pubblicata nel secolo XVII, dice dell'Istria: Questa provincia appartiene all'Italia; e fra i nomi delle terre nostre dà quelli di Albona e di Fianona. Quindi nel capitolo di quella sua opera, il quale riguarda il governo dell'Istria, estende l'Italia anche a quella parte dell'Istria che era soggetta all'Austria. Giovanni Antonio Magini, nella sua Italia descritta, stampata a Bologna nel 1620, comprese l'Istria come decimosettima regione italiana. E nella Descrittione delle Alpi che dividono l'Italia dalla Francia e dalla Germania, pubblicata a Milano nello stesso anno da G. G. Conturbio, l'Istria è parte d'Italia. 

L'illustre Muratori, esteso e profondo conoscitore delle cose italiche, riunì gli scritti storici intorno a Trieste e all'Istria nel volume VI della sua collezione Rerum italicarum scriptores. In quella celebre raccolta delle opere storiche relative all'Italia, che fu fatta a cura di molti dotti stranieri col titolo Thesaurum antiquitatum et historiarum Italiae, pubblicata nel 1722 coi tipi della città e università di Leiden, nella parte IV del tomo VI figurano, colle storie italiane, storie fatte da Istriani e storie d'lstria. Nello scorso secolo anche il valente pubblicista Carli, nel N. XI dei Preliminari delle sue Antichità italiche, e nella parte III, lib. IV, § 2, della medesima, come altrove, ripetutamente professò convinzione dell'italianità dell'Istria. 

L'Ughelli, nella sua reputatissima Italia sacra (vol. IV, prov. X, col. 5 C.), dopo aver descritta l'Istria, che ei pure comprende in Italia, ne pone il confine a quelle Alpi quae Italiam a Carniola et Pannonia disterminant. Questa provincia era anche nel secolo decimottavo considerata parte d'Italia, come ne fanno fede la Nuova carta dell'Italia settentrionale e delle Alpi che la circoscrivono, formata d'ordine di S. M. Siciliana, dal Rizzi-Zanoni nel 1799; il Supplemento alla storia generale dei viaggi di H. De la Harpe, pubblicata a Venezia nel 1786; nonchè altre opere di quel tempo. Ma gli stessi imperatori austriaci, Giuseppe II e Leopoldo II, mentre coi decreti aulici, 26 marzo 1786, gennaio e aprile 1790, intendevano a diffondere la lingua tedesca in Trieste e nelle contee di Gorizia e d'Istria, riconoscevano essere questi paesi italiani, denominandoli paesi italiani di confine, Stati italiani. Così anco il governo austriaco co'suoi atti uffiziali chiaramente c'insegnò essere il nostro confine oltre Gorizia e Trieste. Il fatto geografico che l'Italia si estende come fino alle Alpi Carniche, così anco fino alle Giulie, e come nell'una, così all'altra riva del golfo veneto, si trova dunque riconosciuto da nazionali e stranieri dei nostri tempi risalendo a quei più remoti, nei quali la scienza geografica era ancora bambina. Del che se ne hanno poi a migliaia le prove nei tremila e più scritti intorno a Trieste, all'Istria e a Gorizia, dei quali fa cenno la ricordata Bibliografia dell'Istria, pubblicata in Capodistria nel 1864 da una patria società, fatica dell'egregio dott. Carlo Combi, ora professore all'istituto superiore di commercio in Venezia (Vedi l'opera del Bonfiglio suddetta, da pag. 534 a 541).

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