L'UNIONE
Cronaca Capodistriana Bimensile
Capodistria, addì 9 Gennaio 1877
«Trieste è una città italiana: questo si sa da tutti, anche da quelli che vogliono far le finte di non saperlo e ci battezzano per ottentotti magari piuttosto che quel che siamo.
Trieste è una città italiana per storia, per lingua, per costumi; e per giunta, la statistica, questa fredda statistica alla quale pure i tedeschi fanno tanto di cappello, ci vien dicendo che anche pel fatto dei suoi commerci Trieste è essenzialmente italiana.
La statistica che non più lontano di ieri, ha pubblicato l'ufficio della Borsa ce lo dice infatti, abbastanza chiaramente.
È una statistica questa della navigazione nel porto di Trieste nel 1876: vi troviamo gli arrivati e i partiti secondo bandiere e secondo i porti dai quali venivano e ai quali andavano le navi; e fra le bandiere quasi tutte quelle del mondo, a cominciare dalla possente inglese e a finire dalla innocente Samiotta, e fra i porti quelli di quasi tutti gli Stati dei due mondi: dal nostro Litorale alle due Americhe, a Tunisi, alle Indie.
Ma un fatto cade tosto sott'occhio a chi considera questa filza di cifre con occhio di economista e, s'è permesso di dirlo, con intento di filosofo.
E il fatto è questo: fra tutte le bandiere estere dei velieri quella che ha la prevalenza è l'italiana, e vi va aggiunta per parecchie frazioni la nostra marineria, italiana di stirpe in gran parte anch'essa; fra tutti i porti esteri il più rilevante commercio marittimo ci viene fornito coi velieri, da quelli del Regno italiano, ai quali considerando na-uralmente la cosa dal punto di vista etno-grafico, va aggiunto il Litorale italiano delI'Impero austro-ungherese.
Vediamo gli approdi: la bandiera delle navi a vela austro-ungherese, che ha però si noti, per centri precipui l'italiana città di Trieste e l'italiana isola dei Lussini, ci da un contingente di (mettiamo cifre rotonde) 160,000 tonn,, l'italiana del Regno viene subito dopo con 100,000 tonn.; la greca, la più rilevante di quelle che vengono dopo, quanto non dista! Ella figura per sole 33,000 tonn.; e la inglese non ne ha che 4000, l'americana 8000, l'ottomana 7000; la germanica non si fa viva che con 5000 tonnellate!
Vediamo la partenza delle navi a vela: austro-ungarica 156,000, italiana 100.000; si corre all'ingiù per la greca con 33,000, l'ottomana e la svedese con 6000, l'inglese con 4000! E anche qui la germanica non ne ha che 4000.
I porti di provenienza delle navi a vela ci presentano il medesimo fatto, dall'Inghilterra 50,000 tonn., dagli Stati Uniti 30,000, dalla Turchia 22,000. dalla Russia 14,000. dalla Grecia 10,000, dal Brasile 5000, dall'Italia regno 70.000! I porti austro-ungarici figurano per 100,000. tonn.; noi però considerando la cosa non dal punto di vista politico, ma da quello etnografico, potremo calcolare ben 65,000 di queste ultime tonnellate come provenienti da porti etnograficamente italiani perché appartenenti al Litorale italiano dell'Impero E provenienti dal Litorale ungaro-croato e dal dalmato, ove pure la lingua della civiltà e della marineria è italiana, resterebbero sole 40,000 tonn. La Germania, si noti, brilla con un magnifico zero.
Per la partenza dei velieri si dica lo stesso: Austria-Ungheria 110,000, delle quali però ben 64,000 del nostro Litorale; regno d'Italia 66,000. E poi ma molto poi, vengono Grecia 26,000, Turchia 14,000, Stati Uniti 10,000; le partenze per la Francia che ascesero a 69,000 tonn., non si possano dire normali, perché dipendenti dal capriccioso commercio delle doghe.
Nel movimento delle navi a vapore la navigazione coi piroscafi del Lloyd e delle piccole Società istriane è un gigante in paragone di tutte le altre: negli approdi e nelle partenze 400,000 sopra 650,000! Dunque qui pure la prevalenza è della marineria austro-ungarica e precisamente della triestina, che per linguaggio e per missione civilizzatrice è italiana. E vi vanno aggiunte 80,000 tonn., tanto all' arrivo che alla partenza, della marina del Regno d'Italia. Piroscafi tedeschi niente.
La statistica non dice di più: ma dice già molto, e dimostra così come anche per la natura dei suoi commerci e della sua navigazione Trieste sia italiana. A meno che non ci mutino di stirpe e di linguaggio quei 25 bastimenti tedeschi che in tutto e per tutto capitarono nel nostro porto, e quelle 486 tonn. di commercio marittimo che v'ebbero nel 1876 tra la seconda Venezia e l'anseatica Amburgo!»
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