giovedì 27 giugno 2024

Un reggimento italiano di Dalmati 1805-1814

VOL.  XI  DELLA  III SERIE  XXXIX  DELLA   RACCOLTA

ARCHEOGRAFO TRIESTINO

RACCOLTA

DI

MEMORIE NOTIZIE DOCUMENTI

PARTICOLARMENTE

PER SERVIRE ALLA STORIA DELLA

REGIONE GIULIA

EDITRICE LA  SOCIETÀ DI MINERVA

MCMXXIV  –  1924

COLONNELLO VITTORIO ADAMI
 
Un reggimento italiano di Dalmati

1805-1814

Documenti e notizie sono stati estratti dall'Archivio di Stato. Milano - Ministero della Guerra - Cartelle 413, 414 e 415.

Quando la Dalmazia, con decreto del 30 marzo 1806, venne unita al Regno d'Italia, esistevano già in quella regione alcuni reparti di soldati reclutati territorialmente che presta­vano servizio come fanteria di marina. Con essi, nel mese di settembre 1805, vennero costituiti tre battaglioni, due dei quali furono inviati a Mantova, e poi, con decreto del Principe Vice-Re in data 17 febbraio 1806, fusi in un solo battaglione di nove compagnie, con la denominazione di 1°-Battaglione Dalmata. Era comandato dal Capo di Battaglione Cristianopoli proveniente dall'esercito austriaco.

L'organizzazione di questo battaglione era stata affidata al generale di brigata Milossevich, al quale il Ministero della Guerra del Regno d'Italia mandava, in data 12 marzo 1806, le seguenti istruzioni: 

"Dietro ordine di S. A. I. il principe Eugenio Napoleone di Francia, vice Re d'Italia, si compiacerà, signor Generale, di recarsi a Mantova ove giunto prenderà il comando superiore del battaglione dalmatino, si occuperà particolarmente di stabilire una regolare amministrazione in quel Corpo, farà confezionare sotto gli occhi propri gli effetti di vestiario, provvederà all’istruzione incominciando dai più minuti dettagli ed in ispecie agli ufficiali, ed ali' interna disci­plina, rendendomi conto ogni settimana dei progressi che ne risulteranno in tutte le parti della presente incombenza."

Uno di questi reparti di Dalmati aveva spontaneamente domandato di far parte dell'esercito italiano. Ne ricaviamo la notizia dalla seguente lettera dello stesso comandante capi­tano Cristianopoli, scritta al Ministro della Guerra:

"Fu nel giorno 13 gennajo decorso che questo Secondo Dalmata Bat­taglione si abdicò al servìzio della Casa d'Austria e spontaneamente si dedicò al nuovo Augusto Sovrano della sua Patria. La divota mia persona fu quella che ha il vanto di aver presentato al Generale Lauriston in Venezia i voti unanimi della soldatesca e de’ pochi ufficiali, bassi ufficiali, tamburi e pifferi, sudditi austriaci, di restare più oltre uniti al battaglione. Rimarchi però V. E. che gli ufficiali e bassi ufficiali austriaci hanno fatto di tutto per sedurre la gente del battaglione e non senza gran fatica mi è riuscito di stornare le cattive conseguenze pur troppo terribili. Il 25 gennaio ricevetti l'ordine di recarmi a Mantova".

 
L'impressione avuta dal generale Milossevich di questi soldati dalmati fu ottima. Nella relazione che egli trasmette al Ministero della Guerra in data 1° aprile 1806, dopo aver dimostrato la necessità di sostituire con elementi italiani alcuni sottufficiali austriaci rimasti al battaglione, dice: 

"Riguardo ai soldati posso assicurare V. E. che essi sono figli non degeneri degli antichi Iancovich e Castrioti, de' quali la storia fa ono­revole menzione. La loro taglia, la robusta loro costituzione, la semplicità di carattere, il loro attaccamento ed ubbidienza per chi sa dirigerli e governarli potrebbero assicurare in pari tempo del loro valore".

Il terzo dei battaglioni dalmati proveniente dal servizio austriaco, formato su sei compagnie, aveva continuato a prestare servizio come fanteria di marina. Anch' esso venne riorganizzato dal generale di Brigata Milossevich e prese la denominazione di 2° Battaglione Dalmata. Fu inviato di guar­nigione a Venezia ed i suoi distaccamenti presero parte a varie operazioni di guerra corsara.

In vista dei buoni risultati dati dai primi due battaglioni Napoleone decise di costituire una Legione Dalmati. Infatti il 31 maggio 1806 egli emanava il seguente decreto:


REGNO D'ITALIA

NAPOLEONE

per la Grazia di Dio e per la Costituzione, Imperatore de' Francesi, Re d'Italia, abbiamo decretato   e decretiamo quanto segue:

TITOLO   I.

Art. 1.

Sarà formata una legione in Dalmazia composta di quattro battaglioni, che porterà il nome di Legione Reale Dalmatina.

Art. 2.

Questa Legione sarà comandata da un Colonnello, un Maggiore, un Quartier maestro, da tutti i Capi Operai e dal Tamburo maggiore, in con­formità dì quanto è stabilito relativamente all' organizzazione di un Reggi­mento di fanteria leggera del nostro Regno d'Italia.

Art. 3.

Ogni battaglione sarà comandato da un capo Battaglione, da un Aiutante maggiore, da un Aiutante sott'officiale. Avrà sei compagnie delle quali una di Granatieri, ed una di Volteggiatori.

Art. 4.

Ogni compagnia sarà composta di un Capitano, un Tenente, un Sotto­tenente, un Sergente Maggiore, un Coporal foriere, quattro sergenti, otto Coporali, due Tamburini, due Zappatori e 100 soldati.

Art. 5.

L'uniforme e l'armamento della Legione di Dalmazia corrisponderanno all' Uniforme e all'Armamento della Fanteria leggiera. Il nostro Ministro della Guerra potrà tuttavia far vestire questa Legione nella maniera più conforme alla natura del paese, e coi panni che lo stesso paese somministra.

Art. 6.

La metà degli ufficiali sarà tratta dalla nostra armata d'Italia e nel caso d'insufficienza, dalla nostra armata Francese. L'altra metà sarà presa fra i nativi del paese.

Art. 7.

La metà de' Sotto Ufficiali potrà esser presa egualmente tra le armate di Francia e di Italia.

Art. 8. Tutti ì soldati saranno presi fra i nativi del paese.

Art. 9.

Tutti i regolamenti relativi alla disciplina e al soldo saranno quegli stessi della nostra Armata d'Italia.

Art. 10.

Il consiglio d'Amministrazione, e i due primi battaglioni saranno formati a Zara.

Gli altri due battaglioni saranno formati a Spalato.


TITOLO   II.

Art 11.

Sarà formato in Istria un battaglione organizzato in tutto, come il battaglione della Legione Reale Dalmatina. Questo battaglione porterà il nome dì Battaglione Reale d'Istria.

Art. 12. Sarà comandato un Capo di Battaglione.

Art. 13. Si riunirà a Parenzo.

Art. 14.

I  nostri  Ministri della Guerra, delle finanze, e del tesoro Pubblico del nostro Regno d'Italia sono  incaricati ciascuno in ciò che lo riguarda, della esecuzione  del  presente  decreto, che sarà pubblicato nel Bolettino delle leggi.

Dato da S. Cloud il di 31 maggio 1806.

firm. Napoleone.

Il Ministro Segretario di stato:

                                                              A.ALDINI.



Il 7 luglio 1806 il Ministro della  Guerra affidava l'incarico di costituire la legione Dalmata al Generale Milossevich: 

"La prevengo signor Generale che  S. A.  I. il Vice-re, con suo decreto delli 8 corrente  ha  nominato alcuni ufficiali per la Legione Reale Dalmatina, ed ha determinato che Ella ne faccia provvisoriamente le funzioni di colonnello. E’ intenzione di S. A. I., che Ella si renda sollecitamente in Dalmazia per accelerare l'organizzazione della Legione".


La formazione dei nuovi battaglioni non fu tanto sollecita, essi non furono pronti che nei primi mesi del 1808. Un nuovo decreto stabiliva che la Dalmazia dovesse fornire alla Legione 2700 uomini e che i centri di reclutamento fossero Zara e Spalato. Il contingente era diviso fra i vari comuni. Per raggiungere il numero degli uomini stabilito per ogni comune si provvedeva prima con arruolamenti volontari, non bastando questi, al sorteggio. Gli estratti a sorte potevano anche farsi sostituire. La durata del servizio fu stabilita in 5 anni. I bat­taglioni erano formati da sei compagnie le compagnie si distinguevano in compagnie di Carabinieri, Cacciatori e Vol­teggiatori.                  


L'uniforme dei soldati dalmati era la seguente: abito corto di panno verde coi risvolti rossi alle falde anteriori, abbottonato fin sopra la cintura con 9 grossi bottoni bianchi e foderato di stoffa di colore scarlatto, paramani di panno scarlatto a puntai chiusi da tre bottoni, colletto dritto pure scarlatto. Le compagnie volteggiatori avevano però il colletto di panno color giallo canarino. Sulle spalle due spallette di colore scarlatto gialle per le compagnie volteggiatori, verdi, per i cacciatori. Sottoveste di panno bianco con maniche.


Pantaloni di panno verde, chiusi al disopra del malleolo con tre bottoni. Cappello rotondo rilevato con asola bianca al lato sinistro, nappina rossa per i carabinieri, gialla per i vol­teggiatori e verde per i cacciatori. Berretto di fatica di panno rosso alla foggia di quello usato nel paese.


I due nuovi battaglioni costituiti presero la denominazione di terzo e quarto battaglione del Reggimento Reale Dalmata. Il terzo era comandato dal capo di battaglione Cristianopoli ed il quarto da Catturitz. Con decreto sovrano del 26 giugno 1808 fu nominato comandante del reggimento il colonnello Cav. Moroni.


Ai primi di giugno del 1808 il 3° battaglione venne trasferito a Cattaro ed essendosi nel mese dì settembre ribel­lato il comune di Braich, un distaccamento di 150 uomini di quello stesso battaglione, al comando del capitano Bajo venne mandato contro i rivoltosi unitamente ad altre truppe ed ebbe, durante quell'operazione, alcune perdite.


Nel mese di dicembre il battaglione lasciò Cattaro e si trasferì a Brescia, dove poco dopo venne raggiunto dai bat­taglioni 1° e 2°. Il 4° era rimasto a Zara. Il terzo battaglione dopo aver rifornito di uomini di altri due fu trasferito a Venezia per il servizio marittimo.


In esecuzione degli ordini datati da Milano li 24 marzo 1809, nei primi giorni di aprile i due battaglioni dalmati 1° e 2° si prepararono per entrare in campagna e lasciata Brescia si trasferirono a Monselice seguendo l'itinerario di Castiglione, Goito, Mantova, Sanguinetto, Legnago ed Este. A Monselice furono passati in rivista dal Ministro della Guerra che ebbe motivo di lodare il contegno e la prestanza dei soldati dalmati.


In seguito agli ordini dell'Aiutante Comandante Martel, capo dello Stato Maggiore della Divisione Severoli, della quale i due battaglioni facevano parte, questi partirono per Treviso passando per Padova e continuarono poscia la loro marcia per Conegliano e Bibiano. La sera del 15 aprile bivaccarono davanti a Brugnera e la mattina successiva tre compagnie del 1° battaglione e tre del secondo si portarono avanti con la Divisione Severoli e presero parte alla battaglia di Fontana Fredda. I due battaglioni si batterono molto bene dimostrando fermezza e sangue freddo. In modo particolare si distinsero le compagnie di carabinieri e volteggiatori le quali essendo state spinte in avanti distese in tiragliatori caricarono vigorosamente il nemico e l'obbligarono a ripiegare. L'azione costò ad essi molte perdite: 30 morti, 76 feriti e 92 prigionieri, fra i quali il capitano Maina, il tenente Draghicevich dei Cara­binieri, che fu anche leggermente ferito, ed il tenente dei volteggiatori Cavani.


Il mattino del 17 aprile i due battaglioni, unitamente col resto dell'armata, si ritirarono sul Piave e la medesima sera bivaccarono a due miglia da questo fiume.


Il giorno 19 imbarcatisi a Mestre i due battaglioni si transferirono a Venezia dove presidiarono il forte di Malghera. Il forte non essendo ancora in istato di efficenza una parte della guarnigione venne occupata nei lavori di difesa ed in modo particolare nel tagliare gli alberi che ne coprivano la fronte verso Mestre. Mentre i Dalmati erano intenti a questi lavori, il nemico si avvicinò improvvisamente al forte per tentare d'impossessarsene, ma i soldati avvertiti in tempo, gettati gli attrezzi da lavoro e impugnate le armi, si portarono sui parapetti ed impegnarono un vivissimo combattimento. Le operazioni del nemico erano dirette dall'arciduca Giovanni che erasi posto in osservazione all' ultima casa sulla strada che conduce a Mestre. Tutti i suoi sforzi però riuscirono inutili e l'azione durata sino a sera finì con la completa scon­fitta del nemico che dovette lasciare sul campo 500 tra morti e feriti. I Dalmati pur avendo subito lievi perdite si condussero con grande fermezza e valore.


Il 3 maggio il 1° battaglione fu portato alla forza di 635 uomini e rimase a Malghera, mentre il 2° si trasferì a Chioggia. Il giorno 5 anche il 1° battaglione lasciò Malghera e partì per Mestre dove giunto il colonnello del reggimento dalmata ricevette l'ordine di prendere il comando di una brigata composta di due battaglioni del 7° Reggimento Ita­liano e del 1° Battaglione Dalmata. Lo stesso giorno questa brigata continuò la marcia verso Treviso che era occupata dal nemico.


Il 6 maggio essendosi il nemico ritirato dalla città il Battaglione Dalmata attraversò Treviso e si diresse verso il ponte sul Piave a due miglia del quale circa prese posizione. Qui non vi furono azioni ed il giorno 7 essendo stata sciolta la brigata di manovra il 1° Battaglione Dalmata passò alla Divisione del Generale Fontanelli, per ordine del quale il bat­taglione si trasferì a Treviso. Frattanto il colonnello coman­dante il reggimento aveva chiesto al Generale Fontanelli di poter richiamare da Chioggia il 2° Battaglione Dalmata.


Il 7 maggio il 1° battaglione partì da Treviso con la Divisione Fontanelli e si diresse sul Piave verso Maserada. Il giorno 9 venne compiuta la difficile operazione del passaggio a guado del fiume Piave, operazione non scevra di pericoli per l'altezza delle acque e la forza della corrente.


Passato il Piave venne intrapresa la marcia verso Porto Buffolo passando per Corago. Il giorno 11 il battaglione giungeva a Gradisca sul Tagliamento. Anche questo fiume venne passato a guado. Qui è opportuno ricordare una cir­costanza che fa molto onore ai Dalmati.


Il battaglione essendo giunto a Gradisca senza i viveri il generale Fontanelli aveva ordinato di comandare alcuni uomini di fatica necessari per l'incetta, mentre il battaglione sarebbe rimasto in attesa sulla riva del fiume prima di com­piere il guado. A mezzogiorno i viveri non erano ancora giunti e poiché nelle ore pomeridiane le acque ingrossate avrebbero reso molto più difficili le operazioni del guado, il colonnello fu obbligato a ordinare il passaggio del fiume pur essendo i soldati senza viveri. Gli uomini di fatica giunsero più tardi quando tutto il battaglione era già al di là, e quando il fiume era già ingrossato. Questi uomini oltre alle loro armi ed allo zaino avevano ciascuno  un grosso  sacco di viveri. Come avventurarsi in quelle gonfie acque? Ebbene, essi non esitarono un  momento,  entrarono nel fiume e dopo sforzi inauditi   raggiunsero la riva opposta con tutti i viveri per il battaglione.


L'11 maggio il battaglione bivaccò a Dignano, il giorno 12 era a Venzone, il 14 a Calpolaro, il 16  a Reisfeldt. Qui giunto ricevette l'ordine  dal Generale Bonfanti di attaccare il nemico che era trincerato sulle alture di Tarvisio. Fu questa un' operazione molto difficile perché il nemico occupava una posizione montuosa e fortissima, e riparata sul fronte e sui fianchi da trincee ed abbattute di alberi che costituivano un ostacolo per le truppe attaccanti. Il colonnello distaccò due compagnie sulla destra per attaccare il nemico alle spalle ed egli col resto del battaglione marciò sulla fronte della posi­zione. L'azione fu vivacissima e durò due ore. Benché il nemico avesse anche il vantaggio della posizione dominante e fosse superiore in forze, dovette, di fronte all' intrepida vigoria dei Dalmati, battere in ritirata. Questi ebbero 86 feriti fra i quali il tenente Ferrero, che comandava i carabinieri, e 27 morti. La brillante operazione ebbe coronamento il mattino successivo con la presa di alcuni fortini che erano ancora rimasti pre­sidiati dal nemico. Dopo di che il battaglione si rimise in marcia e la sera del 18 giungeva in prossimità di Villaco dove bivaccò presso il ponte avanti alla città.


Il secondo battaglione frattanto avendo ricevuto ordine di raggiungere il reggimento il 3 maggio partiva da Venezia, il 5 era a Chioggia, il 16 a Brondolo, il 18 a Treviso, il 19 a Conegliano, il 20 a Pordenone e il 21 a Bertiollo, ove trovò il colonnello comandante del reggimento che era venuto ad incontrarlo. Il quale lasciate tre compagnie agli ordini del Capo Battaglione Cristianopoli con l'incarico di muovere sopra Moggio, egli con le rimanenti tre si diresse su Tolmezzo. Qui giunto il colonnello venne assicurato da quel podestà che gli austriaci all' avvicinarsi delle forze italiane avevano com­pletamente evacuato il cantone di Rigolato e si erano ritirati sui monti dietro Paluzza. Allora egli parti alla volta di questo paese dove giungeva la sera del 25. Il giorno successivo arri­vavano in rinforzo delle sue truppe 450 uomini del 3° Reggimento -fanteria leggero, comandati dal Capo di battaglione Olivier e provenienti da Palmanova.


Assunte informazioni il colonnello Moroni venne a sapere che un corpo di Tirolesi occupava il passo di Monte Croce e che un distaccamento di Croati era accantonato all'albergo Stalli ai piedi della montagna nel versante opposto. La posi­zione occupata dai Tirolesi era troppo forte perché il Colonnello potesse sperare di prenderla attaccandola di fronte e perciò, dopo aver sentito i pratici dei luoghi, decise di procedere alle seguenti operazioni: un distaccamento di 150 uomini doveva portarsi ai piedi del passo di Monte Croce e simulare un attacco da quella parte, mentre egli col grosso delle forze avrebbe tentato di valicare la catena alpina al Passo di Pai Grande e prendere cosi il nemico alle spalle. Questa strada tracciata da un difficilissimo sentiero ancora coperto di neve era molto aspra, ma le numerose difficoltà incontrate non ispaventarono i bravi Dalmati che verso le tre pomeridiane riuscivano a superare la vetta dei monti e scendere nel ver­sante opposto dopo aver fugato le pattuglie nemiche. Giunto a Stalli il colonnello trovò questa località occupata da un battaglione di Croati e da 500 Tirolesi. Malgrado la superio­rità delle forze nemiche e la loro migliore posizione il colonnello decise di prendere l'offensiva e dopo aver ordinato a due compagnie di compiere un movimento aggirante egli mosse, alla testa delle sue truppe, ali' attacco del fronte nemico. Il coraggio e la foga degli assalitori sgomentò gli austriaci che dopo una breve resistenza volsero in precipitosa fuga verso Muda (Mauten). Fatta in questa località una breve sosta segui­tarono la ritirata sino a Oberdrauburg dove vi era un corpo austriaco di riserva.


Dopo questa brillante operazione il colonnello considerando che il territorio italiano era ormai completamente eva­cuato dal nemico e che per conseguenza la sua missione era compiuta, decise di raggiungere il grosso dell'armata confor­memente agli ordini del Generale Baraguy d'Hillier. Gli rima­neva ora di scegliere la strada più sicura e più breve per eseguire un tale movimento: ritornando a Paluzza per seguire la via della Pontebba, avrebbe, con questa marcia retrogada, impiegato un tempo enorme, mentre invece si presentava immensamente più breve e diretto il trasferimento a Villaco per St. Hermagor. Ma in quest' ultima località vi era un corpo dì 600-700 austriaci che bisognava prima sconfiggere. Senza esitare il colonnello scelse questa seconda via; congedò il Capo battaglione Olivier che con i suoi uomini del 3° Fan­teria leggero fece ritorno nel Friuli  per il passo di Monte Croce, ed egli marciò risolutamenta verso St. Hermagor. Non ebbe bisogno di combattere perché gli austriaci non appena ebbero notizia dell'avvicinarsi degli italiani abbandonarono quella località e si rifugiarono nel forte di Schaffemburg. Così i Dalmati poterono entrare tranquillamente in St. Her­magor ed impossessarsi di un magazzino, di armi e buffetterie abbandonato dagli austriaci.


Dopo tante vicende di combattimenti e fatiche sarebbe stato giusto concedere a questo valoroso battaglione un po' di riposo. Ma non fu cosi, dopo un giorno di sosta a Villaco si rimise in marcia diretto in Ungheria.


Il 31 maggio era a St. Veit, il 1° giugno a Friesach, il 2 a Hundsmarch, il 3 a Knittelfeld, il 4 a Leoben, il 5 a Bruck, il 6 a Mürzzuschlag, il 7 a Gloggnitz, l'8 a Neustadt, il 9 a Odemburg, il 10 a Güns, l’11 a Steinamanger, il 12 a Papa, il 13 al Sobborgo di Schambatz davanti a Raab, dove venne raggiunto dal 1° battaglione che aveva compiuto un diverso itinerario.


Questa lunga serie di marcie terminò con l'incontro del nemico che era concentrato nei pressi di Papa e di Raab. Gli italiani erano forti di due Divisioni, a ciascuna delle quali era aggregato un battaglione di Dalmati. Tutte le truppe italiane il 14 giugno si diressero sopra Raab, dove alla distanza di qualche miglio dalla piazza il nemico si era ben trincerato e attendeva di pie fermo la battaglia. Mentre una divisione si era avanzata per iniziare l'attacco, l'altra comandata da Servoli ebbe ordine di marciare ammassata, in formazione di colonna di battaglioni. Giunto a contatto del nemico venne ordinato alla prima Brigata di portarsi avanti, ma il movi­mento non potè svilupparsi perché il nemico trincerato dietro una strada coperta opponeva una tenace resistenza; venne allora dato l'ordine alla 2a Brigata, della quale faceva parte il 1° Battaglione dalmato, di portarsi sulla destra e di spie­garsi allo scopo di minacciare il nemico sul suo fianco. La mossa ebbe felice risultato e dopo una vivacissima resistenza il nemico fu costretto a battere in ritirata. Il Battaglione dalmato si distinse in modo particolare avendo egli solo cattu­rato oltre 200 prigionieri. Ebbe però 8 morti e 35 feriti fra i quali 3 ufficiali.


Rimaneva però ancora in piedi la fortezza di Raab che fini però per capitolare dopo dodici giorni d'investimento.


Il 28 giugno la Divisione si pose in marcia diretta a Presburgo dove arrivò il 1° luglio. I due Battaglioni dalmati occu­pavano un importante e difficile posizione di fronte a quella che il nemico teneva al di qua del Danubio. I nostri erano separati dagli avamposti nemici da un piccolo braccio del Danubio ed erano completamente allo scoperto tanto che erano stati obbligati a scavare delle buche per tenersi al riparo. i movimenti dovevano farsi di notte perché di giorno chi si mostrava era indubbiamente fatto bersaglio al tiro del nemico. I soldati soffrivano molto anche per l'aria insalubre della località e per la scarsità del vitto, essendo il loro pane stato ridotto a un quarto di razione ; eppure non si lagnavano. Il 10 luglio sei compagnie con un' improvvisa azione riuscirono ad impadronirsi dì un' isola che si trovava alla destra della posizione di modo che Presburgo restò bloccata unicamente ad opera dei Battaglioni dalmati. Il giorno successivo il colon­nello del Reggimento dalmata messosi alla testa di quattro compagnie marciò verso il primo ridotto nemico e se ne impossessava dopo vivissimo combattimento. La compagnia zappatori che aveva seguito la colonna d'attacco si dette immediatamente ad eseguire lavori di copertura; tuttavia il mantenere il conquistato ridotto non fu cosa agevole essendo battuto da quelli posteriori che lo dominavano. Quest'opera­zione costò ai dalmati 3 morti e 24 feriti. Il giorno 12 gli austriaci abbandonarono tutti i trinceramenti sulla riva destra del fiume dopo di che tagliarono il ponte.


Il 13 giungeva la nuova dell' armistizio e così per qualche tempo queste brave truppe poterono godere una meritata tregua. Tregua però non voleva dire riposo, perché il giorno successivo i due battaglioni si rimettono in marcia. Il 19 luglio sono a Neustadt, il 23 a Leoben ed il 28 a Klagenfurt. Ma anche di qui sollecita partenza. 11 29 il Comandante della Divisione, Generale Rusca, ordina ai due battaglioni di por­tarsi immediatemente a Villaco e di raggiungere il giorno 30 Spital. Il generale Rusca coi due battaglioni dalmati e le altre truppe che aveva ai suoi ordini prese posizione al Ponte della Drava vicino a Scossemburg che era occupato dagli austriaci. Il 1° agosto tutta la Divisione mosse all'attacco ed obbligò gli austriaci ad evacuare il villaggio ed a ritirarsi in disordine.


Frattanto era incominciato il moto insurrezionale dei Tirolesi e i Dalmati erano venuti a trovarsi vicino ai centri di rivolta. Incominciarono allora le operazioni di repressione alle quali furono particolarmente adibiti i nostri due batta­glioni. Fu questa una guerra insidiosa e difficile nella quale i bravi Dalmati dovettero mettere alla prova le loro belle qualità di fermezza e di valore. Le operazioni si svolsero quasi tutte verso Spital, Scossemburg e al Ponte di Moell. Il giorno 8 settembre i battaglioni dalmati giungevano a Brunico nell’Alto Adige per dare inizio anche qui alle operazioni di repressione alla rivolta. Il giorno successivo i battaglioni par­tivano da Brunico per Untervintl, disturbati durante la marcia dagli insorti che nascosti nei boschi delle alture francheggianti la strada bersagliavano con colpi di fucile le truppe che mar­ciavano lungo la strada. Il giorno 12 settembre i battaglioni giunti a Bressanone rientrarono agli ordini del generale Severoli. Il 16 erano a Chiusa di Bressanone ed il giorno stesso il 1° battaglione partì per Bolzano. Qui giunto occupò la frazione di Gries di dove staccò due compagnie comandate dal capitano Vucassinovich al ponte dell'Adige ed un'altra compagnia comandata dal capitano Cambiotti a San Giorgio. Il 18 il secondo battaglione raggiungeva il primo a Gries.


Il mattino del 19 il colonnello fu avvertito che il posto di San Giorgio era stato attaccato dagli insorti. Si portò allora sul posto con un rinforzo di truppe, ma giunto colà il nemico era già stato respinto. Il medesimo giorno per ordine del generale Severoli fu inviata la compagnia dei volteggiatori del secondo battaglione al castello di Rafenstein sulla destra del fiume Talfer ad un'ora di Gries. Lo stesso giorno 19 verso sera i rivoltosi attaccarono nuovamente il posto di San Giorgio; il fuoco fu estremamente vivo, e benché il nemico fosse in forze superiori, fu battuto e respinto. I Dalmati ebbero 1 morto e 7 feriti. La notte del 20 il primo battaglione al comando del colonnello partì da Gries per trovarsi allo spuntar del giorno a Jenesien. Passando per San Giorgio si unirono al battaglione le compagnie che erano colà dislocate. La marcia fu molestata dai rivoltosi che occupavano le alture sopra San Giorgio e ai piedi delle quali doveva passare il battaglione. I Dalmati però ebbero presto ragione di questi insorti che ven­nero posti in fuga sulla stessa via che seguiva il battaglione.


I  Tirolesi giunti a Jenesien furono accolti a colpi di fucile dai soldati del secondo battaglione del primo di Linea e vennero così a trovarsi fra due fuochi. Le montagne che circondavano Jenesien erano tutte occupate dagli insorti che vedendo avvi­cinarsi gli italiani in iscarso numero, poco dopo il mezzogiorno del 20, scesero  numerosi   ad  attaccarli.  Il  combattimento fu lungo ed  accanito e fini con la vittoria degli italiani, i quali ebbero quattro morti  ed  otto   feriti. La  sera il battaglione rientrava  a  Gries dove  venne  preoccupata  la  posizione di San Giorgio.


II  28 novembre le compagnie Carabinieri dei due batta­glioni e la prima del secondo battaglione unitamente ad altre due compagnie scelte del primo Reggimento Cacciatori Napo­litani si costituiscono, al comando  del   capitano  Rinapitz, in colonna mobile  allo scopo di riattivare le comunicazioni con Bressanone interrotte dagli insorti. Arrivata la colonna a Kolman fu attaccata dai rivoltosi i quali furono però in breve battuti e volti in fuga. Nella notte la colonna proseguì la sua marcia verso Bressanone ma fu  continuamente molestata dai tiratori nemici appostati a destra e a sinistra della strada che da Kolman va  alla  Chiusa. Qui  giunta la colonna trovò la strada ostruita  da  una  barricata, ma questa venne superata ed abbattuta dopo di che gli italiani giunsero a Bressanone.


Il 3 dicembre essendo venuto a conoscenza del comando che gli insorti stavano per abbruciare il Ponte di Blumau, venne mandato a quella volta il Capo battaglione Perrin con 200 uomini del primo battaglione, ma era troppo tardi :quando giunsero colà il ponte già ardeva, per cui alle truppe non rimase che di far ritorno a Bolzano.


Il 4 dicembre i due battaglioni dalmati partirono da Bolzano diretti a Klobenstein unitamente al primo reggimento di linea; la sera pernottarono a Saubach, proseguirono quindi per la Chiusa ove incontrarono i tirolesi che si erano appo­stati sulle alture e nel forte. Il primo battaglione prese posi­zione su di un'altura alla destra del borgo della Chiusa ed il colonnello alla testa del secondo battaglione passò il ponte a passo di carica. In meno di un' ora sia il ponte che le posi­zioni del nemico erano conquistate alla baionetta. Il primo battaglione restò alla Chiusa occupando con quattro compa­gnie il forte e con le altre due il ponte e le porte del borgo. Il resto della colonna marciò col colonnello sopra Felthurns e verso le ore tre pomeridiane del 6 dicembre arrivò a Bressanone. Il mattino successivo un distaccamento di 225 uomini agli ordini del capitano Grisogono assieme ad una colonna francese si recava ad occupare Muhlbach. Il 20 dicembre i due battaglioni dalmati erano concentrati a Muhlbach.


Nei primi giorni del gennaio del 1810 i battaglioni, dopo aver compiuto una serie di operazioni di polizia fra i rivoltosi e molti trasferimenti, dei quali si può avere notizia consul­tando il diario pubblicato in appendice, lasciano l'Alto Adige e scendono nel Trentino. Ritornano poi ancora per qualche tempo nell' Alto Adige e finalmente il 16 marzo ricevono l'ordine di rientrare Venezia.

La regina dell' Adriatico accolse i Dalmati con solenni manifestazioni. Essendo tutte le truppe riunite nella piazzetta di San Marco, presente una folla grandissima di popolo il Podestà Renier pronunziò il seguente discorso:


Dalmati valorosi!

"Voi ritornate adorni di quella gloria a cui vi trasse l'esempio del Maggiore fra gli Eroi. Voi avete adempite le alte sue brame, e portate in varie guise contrassegnata la sovrana soddisfazione. Questa città, avvezza ben da gran tempo ad inneggiare delle lodi vostre e dei vostri trionfi ; questa città a voi sempre con tanti rapporti legata si è fatta la cura più ardente di seguitarvi sui campi d'onore. Essa vide con esultanza che i pericoli fra i quali foste agitati a null'altro servirono che ad accrescere l'intrepidezza vostra, il vostro coraggio.

Io destinato per sovrana grazia a rappresentarla unito a questi miei zelanti concittadini, sento il più dolce dell' anima ncll' incontrarvi primiero e nell' offrirvi in suo nome per tutti voi e al distinto vostro Capo il suo giubilo, le sue felicitazioni, i suoi voti."

 

Al Podestà rispose il colonnello col seguente discorso che contiene una concezione politica che ci è molto cara:
 

"Io e tutti gl’ individui del Reggimento che ho l'onore di comandare siamo talmente penetrati dei grati sentimenti che venite d'esternarci che noi non sapressimo con quai termini esprimervene la nostra sensibilità e gratitudine. È ben dolce per i Dalmati il rammentare i sacri vincoli che li hanno per lungo tempo uniti a questa città antica Regina dell'Adriatico, riguardandola essi come loro primitiva madre politica ed i suoi cittadini come lor fratelli primogeniti.

Animati questi giovani guerrieri da quel connaturale marzial valore che tanto distinse i loro maggiori, hanno affrontato, devo dirlo, con una fermezza degna d'ammirazione tutti i pericoli che si sono presentati nella passata campagna sulle sponde della Piave, in quella del Tagliamento, della Sava, della Drava, del Danubio dell'Eisak.

Ciascuno di noi desidera di cuore che i popoli della bella Italia godano d'un tranquillo e lungo riposo all' ombra della pace, ma se la combinazione dei tempi lo esigessero, i Dalmati attaccati sinceramente al Governo saranno sempre pronti a versare il loro sangue per la difesa dello Stato e per la gloria dell'Augusto nostro Sovrano."


Molto brevemente aggiungeremo che in seguito il Reggimento dalmata partecipò alle campagne di Russia nel 1812 ed a quella di Germania nel 1813. In questa ebbe tali perdite che i tre battaglioni che componevano il Reggimento si ridus­sero complessivamente ad una sola compagnia la quale il 25 febbraio 1813 era sull'Oder.


I battaglioni furono di guarnigione a Venezia, Mantova, Bergamo, Brescia, Treviso e Civitavecchia.


Sarebbe troppo lungo seguire tutte le peregrinazioni e raccontare le vicende di questo reggimento: ci basti far rile­vare che esso fu nello spirito e nella forma un reggimento italiano. A questo proposito non sarà inopportuno ricordare un atto di militare virtù compiuto dai soldati di un batta­glione che si trovava a Venezia e che è descritto nella seguente lettera:

VENEZIA, li 2 febb. 1813.

Il quarto battaglione  del   reggimento Reale Dalmate a S. E. il Sig. Conte Ministro della Guerra e Marina 

Milano.

Eccellenza,

II  quarto battaglione di Reali Dalmati, acceso esso pure di quel nobile entusiasmo patrio   che  arde  in tutti i  cori sacri a Napoleone, alla Patria, non sa rimanersi trepido spettatore dell' altrui divozioni al maggiore dei Re.

Esso non offre né armi né cavalli, ma bensì tutti gli individui che lo compóngono, il loro core, le loro braccia.

Toglieteci, Eccellenza, a queste venete lagune, sospingeteci sul campo dell' onore : ardiamo d'impazienza di vendicare l’ affronto che la stagione ha fatto all' arma nostra, di cooperare noi pure a rinchiudere nei loro antri quegli orsi del Nord che la cecità e il delirio ha arrotato al carro de' mercedanti di Londra, di combattere sotto gli occhi di Napoleone, provargli che non siamo degeneri degli antichi nostri padri i Liburni, i Japigi ed aggiungere un ramo di quercia al glorioso serto di cui i nostri connazionali si cinsero il capo a Tarvis, a Reval e sul Danubio.

Gradisca, Eccellenza, la nostra divozione e rispetto.

Il capo battaglione fatto organo dei sentimenti del quarto reale Dalmato.

TORDO.


Per dare un' idea della Composizione del reggimento nei riguardi del reclutamento degli ufficiali diamo in appendice l'elenco degli ufficiali componenti il reggimento stesso nell’anno 1811.


Come si disse, il reggimento venne sciolto nel 1814, mentre aveva il suo deposito a Verolanuova. Il 28 settembre 1814 il generale in capo dell' Armata d'Italia emanava le seguenti disposizioni per lo scioglimento del corpo:


"Il reggimento italiano dalmata, passato in seguito della rivista tenutasi col giorno 9 di agosto p. p. sotto l'amministrazione e soldo del governo Austriaco, sarà disciolto per ordine del Supremo Consiglio Aulico di Guerra a Gorizia in modo tale:

I.  che gli uomini dal sergente abbasso originari della Dalmazia, Ragusa ed Albania saranno aggregati all'I. R. Battaglione austriaco Dalmato.

II.  che gli ufficiali che non voglinno continuare in servizio o che per altre  circostanze  desiderano le loro   dimissioni, si lasceranno liberamente sortire accordando un  trimestre di paga a quelli che siano privi di mezzi.

III. finalmente chi di quelli ufficiali di stato maggiore ed altri che di­chiarano di voler continuare in servizio, sia trasmessa al Consiglio aulico di guerra una dettagliata tabella contenente oltre i loro nomi, la Patria, le lingue e le cognizioni militari che possiedono, gli anni di servizio ed il reg­gimento austriaco al quale desiderano passare, atteso che pochi soltanti potranno essere aggregati al battaglione austriaco della Dalmazia stazionante in Zara essendosi già coperte tutte le piazze. Questi ufficiali dovranno in seguito attendere a Gorizià la destinazione che verrà loro data dal Consiglio Aulico di guerra.

"Ciò è parimenti riferibile ai signori Tenente Colonnello Ghetto, Capitano Vocasinovich e Sottotenente Eonichich adetti al dianzi reggimento dalmata italiano, giacché anch' essi al pari degli altri, si devono considerare passati provvisoriamente col 18 agosto al servizio e soldo austriaco e sol­tanto destinati in via interinale a Monza per la resa dei conti, il che per altro il Comando Generale dell' Armata non ebbe a conoscere che dall' odierno rapporto direttamente inoltrato dal predetto signor Tenente Colonnello.

Qualora poi li summentovati tre ufficiali non potessero immediata­mente trasferirsi a Gorizia, non rimarrebbe altro espediente che quello di rimettere col mezzo di cotesta I. R. Commissione la suindicata tabella colla indicazione del tempo che loro possa tuttavia essere necessario di tratte­nersi a Monza onde poter tosto disporre per il loro congedo e trasmettere la tabella al Supremo Consiglio di Guerra.

Frattanto non vi sarà aicun ostacolo ad accordare, quando ne fac­ciano domanda a questo Comando Generale, il pagamento delle loro paghe dal 9 Agosto a tutto Settembre corrente sul piede di pace austriaco in conto del dianzi Reggimento Dalmato Italiano, che per ordine del Supremo Consiglio Aulico di Guerra, in data 1 Settembre deve essere disciolto ; soltanto dovrà il Capitano Vukassinovich giustificare se egli sia capitano di 1* 2* o 3* Classe, mentre non avrebbe diritto alla paga di capitano effet­tivo austriaco che nel primo caso, ed altrimenti gli competerebbe soltanto il soldo di tenente capitano, al sottotenente Eonichich quella di alfiere austriaco ed al tenente colonnello Ghetto quella di effettivo tenente colon­nello austriaco.

Codesta I. R. Commissione vorrà quindi dare le occorrenti disposi­zioni e comunicarne al più presto il risultato a questo Comando." 

Milano, li 28 Settembre 1814. 

In nome del Generale in Capo

Barone de Vovach.


E così essicò una delle maggiori fonti d'italianità in Dalmazia. Di questa come di altre istituzioni con significato italiano noi dobbiamo essere riconoscenti a Napoleone. E vero che egli dette agli Italiani soltanto una parvenza di libertà, è vero che quel suo esercito italiano era fatto per succhiare il miglior sangue alla nazione, è vero che egli depredò le ric­chezze artistiche del paese, ma è pur vero che con quelle larvate forme di unità e d'indipendenza egli ridestò negli Italiani quella sensazione che da tanti secoli si era in essi sopita: la sensazione della libertà politica, la sensazione della grande Patria. Perché furono appunto le istituzioni civili e militari di carattere italiano da lui create che costituirono il germe di quei primi moti di libertà, l'alba dei quali sorgeva appunto quando principiava per il grande Capitano l'eterna notte.(1)

 
(1) Napoleone con decreto delli 25 Maggio 1807 aveva stabilito che in ciascuno dei tre licei-convitti di Venezia, Verona e Novara ed in altri due che aveva progettato d'istituire, tre posti, con intera pensione gratuita a carico del Governo, fossero assicurati ai giovani della Dalmazia.

Questo è un altro dei provvedimenti che provano come Napoleone avesse concepita la Dalmazia italiana e non altrimenti.


ELENCO DEGLI UFFICIALI COMPONENTI IL REGGIMENTO DALMATA

ANNO 1811

Colonnello Lorot Martino, Francese. Maggiore Gheltof Spiridione, Corfù. Capo   Battaci. Cristianopolì Vinc.,Cattaro. Capo Battagl. Catturitz Gerasimo,Corfù. Capo Battagl. Perrin Giov.Batt.,Francese. Capo Battaglione Goulet Pietro,

Francese. Capitano Mastro Tesoriere Bianchi Federico,Milano. Chirurgo Maggiore Costanzi Gior­gio, Corfù. Chirurgo Aiut. Maggiore Mandonico Agostino, Crema. Chirurgo Aiut. Maggiore Ragazzini Giovanni, Zara. Chirurgo Aiut. Maggiore Gìbellini Vincenzo, Spezzano (Modena). Capitano Aiut. Magg. Testi Marino,Verona.

Capitano Vucetich Giorgio, Cattaro. Capitano Maina Giov. 1°, Cattaro. Capitano  Gicanovich  Natale, Gragiani (Montenegro). Capitano Felicinovich Giorgio, Zara. Capitano Zulatti Nicola, Corfù. Capitano Radonich Andrea, Cettigne (Montenegro).

Capitano Mortin Carlo, Parigi. Capitano Trautman Giov.,Transilvania. Capitano Resich Nicola, Cattaro. Capitano Gambotti Spiridione,Zara. Capitano Maina Giov. 2°, Cattaro. Capitano Carrara Francesco, Palmanova. Capitano Lupi Giacomo, Lesina. Capitano Bajo Antonio, Corfù. Capitano Veruncich Matteo, Signo(Dalmazia).

Capitano Sardo Nicola, Catania. Capitano Grisogano Lorenzo, Spa­lato.

Capitano Knapich Giov., Orsenigo. Capitano Miovilovich Pietro, Cat­taro. Capitano Bollizza Nicola, Cattaro. Capitano Lodena Pietro, Cattaro. Capitano Fantinato Gius.,Castelnovo d'Albania. Capitano Vucassinovich Spiridione, Cattaro.

Capitano Radovani Spiridione, Cat­taro. Capitano Ferrero Filippo,Carignano Torinese. Capitano Draghichevich Giovanni, Spalato. Capitano Mathieu Giuseppe, Luxemburg. Tenente Zavoreo Leone, Zara. Tenente Signoretti Vincenzo, Zara. Tenente   Vucassinovich Giovanni, Cattaro. Tenente Mudiano Alessandro,Corfù. Tenente Morosini Nicola, Zante. Tenente Tacco Natale, Zara. Tenente Medin Giovanni, Albania. Tenente Canani Luigi, Mantova. Tenente Caldana Girolamo, Corfù. Tenente D'Antoni Aless., Corfù. Tenente Fantinato Pietro, Cattaro. Tenente Thor Francesco, Alto Reno. Ten. Vucassinovich Giorgio, Corfù. Tenente Andreani Paolo, Roma. Tenente Micolovìch  Antonio, Pinguente (Istria) Tenente Allexich Giorgio, Cefalonia. Tenente Tonij Carlo, Cefalonia. Tenente Zulatti Vincenzo, Cattaro. Tenente Rosani Agostino, Cattaro. Tenente Cippico Marco, Traù. Tenente Dabovich Gregorio, Corfù. Tenente Stipanovich Nicola, Zara. Tenente Resich Giovanni, Cefalonia. Tenente Bolubanovich Vinc., Zara. Sottotenente Marconati Vincenzo, Zara. Sottotenente Leva Giorgio, Knin (Dalmazia). Sottoten. Boniotti Diaspe, Padova. Sottoten. Fontana  Nicola, Castelnovo d'Albania. Sottoten., Ivanovich Daniele, Udine. Sottotenente Linghini Ant., Trieste, Sottotenente  Mandorsi Giuseppe, Luxemburg. Sottoten. Pasini Gaetano, Brescia. Sottotenente Berettini Sebastiano, Santa Maura (Isole Ionie). Sottotenente Orlandi Francesco,

Viterbo. Sottotenente Petricevich Giovanni, Cattaro. Sottoten. Davita Stefano, Spalato. Sottotenente Ginni Marzio, Abbadia d'Albania. Sottotenente Iovii Filippo, Castelnovo d'Albania. Sottoten. Gelmi Leonardo, Mantova, Sottoten. Napich Francesco, Corfù. Sottotenente   Molinari    Girolamo, Marano.

Sottotenente Collini Stefano, Gargnano. Sottoten.  Tiboldi  Ambrosio, Ber­gamo. Sottotenente Combatti Francesco, Sant' Eufemia di Brescia. Sottotenente Busicchio Ant., Zara. Sottoten. Antelini Girolamo, Corfù. Sottotenente Bustaffa   Girolamo, Mantova. Sottoten. Moretti Spirid., Corfù, Sottotenente Zamboni Paolo, Budua d'Albania. Sottotenente Brunetich Ant., Zara. Sottotenente  Fiori Alberto, Valle d'Istria. Sottoten.Contier Giacomo, Fran­cese. Sottotenente Tampieri Girolamo, Staconza. Sottotenente Antomacchì Giovanni, Loreto di Corsica. Sottotenente Baldi Giov., Losanna. Sottoten. Valerio Michele, Venezia, Sottoten. Tomichich Stellio, Galovaz di Dalmazia. Sottotenente Echli Giuseppe, Corfù. Sottotenente Duval Luigi, Francese. Sottonenente Molin Santo, Corfù. Sottotenente Piccioli Gius., Modena. Sottotenente Stanchi Giov., Novara. Sottotenente Caristo Melchiorre, Venezia. Sottoten. Baio Alessandro, Corfù. Capo di Battaglione Tordo Gius., Toretta (Alpi marittime).

 

DIARIO DEL REGGIMENTO DALMATA

dall'11 dicembre 1809 al 25 marzo 1810.

1809,  dicembre, 11 : Sessanta individui del distaccamento di Mühlbach partirono per Bruneck onde scortare dei viveri. —  12 : Rientro. — 13-16 : Nulla di nuovo. — 17 : Un caporale, ed otto cacciatori del distaccamento di Mühlbach partirono per Bruneck onde scortare dei viveri. — Nella notte parti un distaccamento di 24 uomini a requisizione dèi giudice di Mühlbach per andare in alcuni villaggi sulla montagna a 5 ore di distanza, ed eseguire il fermo di alcuni paesani sospetti, un solo dei quali fu arrestato. — 18: I due distaccamenti suddetti rientrarono a Mühlbach. Verso mezzogiorno partì da Mühlbach un coporale, e 4 cacciatori per iscortare a Brixen il paesano ar­restato la notte precedente. — II medesimo giorno alle 3 ore p. m. furono pure distaccati da Mühlbach 35 uomini comandati, provenienti dalla parte di Bruneck. — 19 : Rientrarono li detti distaccamenti. — 20 : II resto del 2° battaglione ch' era a Brixen si rese a Mühlbach, ove arrivarono pure  le 4 compagnie del 1° battaglione provenienti da Klausen. — Il secondo partì da Mühlbach alle due ore  p. m. per Vals, un distaccamento di 30 uomini comandati da un ufficiale del 1° battaglione partì da Mühlbach per Bruneck, scortando due pezzi d'artiglieria. — 27 : Partì da Bruneck e fu diviso  nei villaggi di Hofern, Mühlen,  Mühlwald per disarmo dei medesimi. —  29: Rientrò a S. Lorenzo.   —  30 :  Centocinquanta  uomini  comandati da  un ufficiale del  1° battaglione partirono da  S. Lorenzo per iscortare  sino a Mühlbach vari carri di armi e due paesani tirolesi prigionieri. — Lo stesso giorno un distaccamento eguale del 2° battaglione partì da Mühlbach per scortare sino a Brixen le armi ed i prigionieri suddetti. —- 31 : Questi due distaccamenti rientrarono nei rispettivi loro battaglioni, cioè uno a S. Lorenzo, e l'altro a Mühlbach.                        


1810,  gennaio, 1 : Un coporale con 10 cacciatori accompagnò da S. Lo­renzo a Mühlbach un convoglio di viveri. — 2: Rientrò. — Lo stesso giorno un distaccamento d'egual numero del 2° battaglione scortò lo stesso con­voglio da Mühlbach a Brixen da dove rientrò lo stesso giorno. — Un altro distaccamento d' egual numero del 1° battaglione scortò da S. Lorenzo a Mühlbach un convoglio di viveri il quale fu poi rilevato da un altro simile distaccamento del 2° battaglione e lo accompagnò sino  a Brixen. — Il  1° battaglione partì da S. Lorenzo per li villaggi di Kiens, Obervintl, Terenten, Hofern e Pfalzen ali' oggetto di disarmarli. — 3 : Li suddetti distaccamenti rientrarono ne" rispettivi loro battaglioni. — 4: II 1" battaglione rientrò da Miilhbach per Klausen. Il 1" da S. Lorenzo si rese a Mühlbach  — 5: II 2° andò a Bozen, il 1" a Klausen. — 6°: 11 2° a Neumarkt,  il 1° a Bozen, — 7: 11 2« a S. Michele, il 1» a Levico. — 8: 11 2° a Trento, il 1° a S. Michele. — La sera un altro distaccamento di  12  uomini ed un ufficiale scortò a Mühlbach il curato di Vals stato arrestato per ordine del signor Colonnello Generale Baraguy d'Hillier.

Il 1° battaglione durante il suo soggiorno a Klausen ha fatto per ordine del signor Generale Bertoletti i seguenti movimenti : dicembre, 8 : Centocinquanta uomini partirono da Klausen sud. per Giadin, Nandel onde requisire le armi. — La medesima sera rientrò. — 12 : Un distac­camento eguale parti verso Lazfons, Giurdins, Verdings per obbligare gli abitanti di quei paesi a palesare ove fosse nascosto un pezzo d'ar­tiglieria. — Rientrò la medesima sera. — 14: Un altro distaccamento di 100 uomini si portò nei paesi al disopra della montagna di Klausen per requisire le armi e le munizioni. — Rientrò la medesima sera. — 17 : Un distaccamento di 60 uomini partì nuovamente per Lazfons in traccia del nominato cannone. — 19 : La compagnia dei cannonieri partì da Bolzano per Trento. — 21 : Rientrò a Mühlbach il distaccamento di 30 uomini par­tito li 20 da Bruneck. — Un caporale con quattro carabinieri scortò a Brixen il curato di Vals. — Rientrò la sera stessa. — Rientrò egualmente a Mühlbach il 2» battaglione che era partito li 20 per Vals. — 23 : II 1° battaglione partì per San Lorenzo. — 24 : Un caporale e quattro cacciatori scortarono a Brixen 35 buoi appartenenti all'Armata.  — 25 : Rientrò.

1810, gennaio, 26 : Un distaccamento di 200 uomini partì da San Lorenzo per Bruneck. 9: Il 2° a Levico, il 10 a Trento.—10: II 2° a Borgo Val Sugana, il 1° a Pergine. Una compagnia di questo battaglione fu distaccata a Civezzano due a Levico e tre restarono a Pergine suddetto. — 11:2 compagnie del 2° battaglione restarono a Borgo con lo Stato Maggiore : due a Strigno, una a Telve ed una a Scurella. — Lo stesso giorno la compagnia dei can­nonieri di Rovereto andò a Trento. — 12 : A Pergine. — 14 : La metà di queste compagnie andò a Borgo. —15-18 : Nessun movimento. — 19 : Di notte un distaccamento di 50 carabinieri si portò alla casa di Masso di Moretta in distanza circa due ore da Pergine per arrestare un certo Andrea Morei, capo insorgente. La medesima sera rientrò in Pergine stessa. — 20-26: Nessun movimento. — 27: Il 1° battaglione partì da Pergine, e pernottò a S. Michele. — 28: Il 2° da Borgo andò a Pergine. — II 1° a Ora, il 2° a Lavis. — 29: II 2° a Caldaro, ove ebbe ordine di restare, fino a nuove disposizioni. — 11 1° a Bolzano. — 30: Il 1° battaglione andò a Brixen. — 31 :  A Bruneck. Quattro compagnie ne occuparono il forte.

1810, febbraio, 1 : La l° e la 2° compagnia del 1° battaglione si portò a Niederdorf. — 2 : Andò al Castello di Lienfels. — 3 : Il 2° battaglione parti da Caldaro, e si rese a Bolzano. — 4: Il Tenente Caldana con 34 cannonieri da Bruneck ritornò a Brixen coi cavalli d'artiglieria restato, essendo nel forte di Bruneck il Tenente Molinari con 16 cannonieri, — 5-7: Nulla di nuovo. — 8: Il 2° battaglione da Bolzano si portò a Klausen. — 9-13 : Nulla di nuovo. — 14 : Il 2° battaglione ritornò da Klausen a Bolzano. Le due compagnie del 1° battaglione ch'erano distaccate al forte di Lienfels andarono a Niederdorf. — 15 : Arrivarono a Bruneck dove raggiunsero il il resto del battaglione. — 16: II 1° battaglione parti da Bruneck per Brixen, lasciando a Bruneck la 3° compagnia. — 17 : Giunse a Bolzano, lasciato avendo a Brixen la 4° compagnia. — Il 2° battaglione partì da Bolzano per Neumarkt. — 18 : Le quattro compagnie del 1° battaglione ch' erano a Bolzano vennero distribuite, 1 a Neumarkt e 3 a Salorno. — II 2° bat­taglione si rese a Lavis lasciato avendo a S. Michele la compagnia dei volteggiatori. — 19-28: Nulla di nuovo.

1810, marzo, 1-3: Nulla di nuovo. — 4 : La 3°compagnia che era stata a Bruneck, partì per Brixen. — 5 : Il 2° battaglione che occupava a Lavis e S. Michele partì par Pergine ove restarono le due compagnie scelte, ed una del centro con lo Stato Maggiore, e le altre tre si portarono a Levico. — La 3° compagnia del 1° battaglione restata a Brixen, venne a Bolzano. — 6 : La detta compagnia da Bolzano si portò a Ora. — 7 : La 4° compagnia da Brixen andò a Bolzano. — 8 : La compagnia stessa arrivò a Neumarkt. — 9-14: Nulla di nuovo. — 15: La compagnia dei cannonieri di Bolzano venne a Neumarkt. — 16 : Dietro gli ordini di S. E. il Generale Baraguy d'Hillior i. due battaglioni partirono per Venezia per le tappe prescritte. Il 2° battaglione da Pergine a Levico, si rese a Borgo, il 1° unitamente alta Compagnia dei cannonieri di Salorno e di Neumarkt, andò a S. Michele e Lavis. — 17 : Il 2° a Primolano, il 1° a Pergine. — 18 : Il 2° a Bassano, il 1° a Borgo. — 19 : Il 2° a Castelfranco, il 1° a Primolano. — 20 : Il 2° soggiornò a Castelfranco suddetto, il 1° arrivò a Bassano. — 21 : Il 2° a Treviso, il 1° soggiornò a Bassano suddetto. — 22 : Il 2° arrivò a Mestre, il 1° a Castelfranco. — 23 : II 2» a Venezia, i! 1° a Treviso. — 24 : A Mestre. — 25 : A Venezia. I due battaglioni arrivarono a Venezia.

Il distaccamento del 4° battaglione ch'era a Lussino comandato dal signor Capitano Zaratovich, e Sottotenente Stegnaich dei carabinieri dopo una difesa di due giorni fu fatto prigioniero li 10 maggio 1807 dagl’ inglesi ed austriaci, i primi condussero seco i signori Ufficiali i quali sono tutt'ora prigionieri, i secondi si condussero li soldati.

Le quattro compagnie dei cacciatori del 4° aumentati con duecento coscritti del 1809, durante la campagna di detto anno, erano di guarnigione due nella Piazza di Zar a col Maggiore del reggimento, e due a Ragusa sullo scoglio detto Croma col Comandante Cattwitz.

Quelle di Zara fecero parte di due sortite allorché gl’austriaci bloccarono quella Piazza, e li soldati dimostrarono la loro divozione ai sovrano battendosi coraggiosamente quantunque dalla parte nemica vi fossero dei capi d'insorgenti dalmati dei loro stessi villaggi i quali li allettavano di unirsi a loro.

Il 4° battaglione parti dalla Dalmazia e si unì agl'altri tre in Venezia li  22  luglio 1810.

Il 1° settembre 1809 fu organizzata la compagnia reggimentaria e fu disciolta li 16 maggio 1810. È stata quindi riorganizzata come attrovasi attualmente il 1° agosto detto anno.

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