mercoledì 12 giugno 2024

La verità storica ai tempi di Wikipedia (Riccardo Pelucchi)

Un noto detto popolare vuole che “la storia la scrivano i vincitori”. Per le attuali generazioni, il concetto di vincitore fatica a delinearsi chiaramente,bin quanto figlio di una guerra ormai lontana nel tempo. È tuttavia indubbiamente presente nella storiografia italiana del dopoguerra la prevalenza dibun certo tipo di visioni e interpretazioni incapaci di giungere a una verità dei fatti condivisa e scevra da ogni dietrologia ideologica. Se però la storiografia ufficiale sta piano piano e con fatica giungendo a un traguardo di accettabile interpretazione oggettiva, dall’altro la nuova frontiera dell’informazione pare ben lungi dal raggiungerlo. Con questo termine ovviamente alludiamo alla rete multimediale, che lentamente ma inesorabilmente sta soppiantando la carta stampata quale depositaria del sapere per le generazioni future. 

Nella giungla di internet le regole che delimitano la libertà di espressione dall’insulto o dalla faziosità molto spesso vengono meno. In una strana commistione tra social network ed enciclopedia virtuale, Wikipedia rappresenta un chiaro esempio di quanto rischioso può essere affidare alla rete il gravoso compito di custode della memoria storica. Nel corso della sua decennale storia il portale di informazione libera più fruito al mondo ha cambiato radicalmente la sua impostazione e la sua platea, passando da ricettacolo per studenti in cerca di comodi riassunti a vera e propria banca dati cui attingono seri professionisti di tutto il mondo. Come enunciano Emanuele Mastrangelo ed Enrico Petrucci in un articolo pubblicato nello scorso gennaio sul mensile Storia in rete, “Wikipedia non è più solo uno dei tormentoni nello sketch dell’Architetto Fuffas di Crozza […]. Né l’enciclopedia è solo un Bignami 2.0 per studenti svogliati […]. 

A Wikipedia si rivolgono professori che per una consulenza ufficiale richiedono 350 dollari.” La divulgazione scientifica e storica passa quindi sempre più da questo gigantesco colosso che ha, fra tanti pregi, quello di essere completamente gratuito. Tuttavia, tante sono le zone d’ombra del progetto Wikipedia, la cui oggettività storica sembra minata da una sorta di nucleo di intelligenze: i cosiddetti amministratori (admin in termine tecnico), i quali in alcuni casi sembrano essere più preoccupati di salvaguardare posizioni ideologiche precise piuttosto che una corretta redazione storica. In questo panorama inquietante, l’irredentismo italiano interpreta il ruolo di vittima sacrificale. Sono state sovente le voci legate alle vicende delle terre separate dalla nostra madrepatria ad essere finite sotto la scure di questi “guardiani della memoria”, come li definiscono Mastrangelo e Petrucci, una sorta di cerchio magico dai poteri virtuali illimitati, in grado di decidere ciò che è giusto e ciò che non lo è e di rimuovere tutti quegli utenti o semplici collaboratori con pensieri diversi da quello imperante, riscrivendo di fatto la storia a loro intento. A farne le spese in maniera più evidente sono le voci dei territori del confine orientale, strappate all’Italia negli ormai tristemente noti giorni successivi alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. La pagina “Istria” è teatro di un rovente scontro tra admin ed utenti in merito all’autenticità delle nozioni in essa contenute. Un rimando a una contestazione nella sezione “Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale: l’Istria italiana” ci riporta nel pieno ideologismo. La voce ed i contenuti in essa inscritti sono ritenuti non neutrali.

Motivo: Paragrafo estremamente critico e scritto a tesi ottenuto mediante un uso selettivo e discutibile delle fonti in cui si perde completamente di vista la presenza italiana in Istria nel suo insieme per favorire una visione invece falsata dell'argomento concentrando il punto sull'italianizzazione forzata della regione e affiancando un uso ovvistico dei termini ed un uso indiscriminato di quote calati senza essere per nulla contestualizzati.
Entrando per sommi capi nel merito del problema, un utente ha segnalato agli amministratori l’inesattezza della voce che, esulando da una chiave interpretativa di ampio respiro, è interamente focalizzata sul racconto accusatorio dell’occupazione di forza della regione da parte dell’Italia e della sua successiva italianizzazione: infarcito di citazioni razziste dei gerarchi fascisti e ricca di dati relativi alla severa legislatura del Ventennio, il racconto tralascia uno sguardo d’insieme e una corretta lettura globale delle vicende storiche, dando un’immagine della realtà fattuale profondamente connotato. Dall’analisi della discussione sollevatasi in seguito alla segnalazione traspare l’immagina di un vero e proprio campo di battaglia tra utenti sostenitori del punto di vista della non neutralità della voce ed altri più infervorati, difensori ndell’attuale versione e della maggiore veridicità delle fonti in lingua slovena e croata rispetto a quelle di lingua italiana. Colpisce inoltre l’atteggiamento degli admin nei confronti della gestione della pagina: il testo incriminato, pur se contestato, è tuttora visualizzabile e la decisione presa dagli stessi di provvedere al blocco della pagina favorisce inevitabilmente il punto di vista da esso postulato, lasciandone bon gré-mal gré l’interpretazione all’analisi del singolo. Di certo rimane la beffa di vedere che, nella sezione “Il dopoguerra” dellabstessa pagina, la descrizione: “La successiva politica di persecuzioni, vessazioni ed espropri messa in atto da Tito ai danni della popolazione italiana, culminata nel dramma dei massacri delle foibe, già sperimentato nel settembre del 1943, spinse la massima parte della popolazione locale di etnia italiana ad abbandonare l'Istria, dando vita ad un vero e proprio esodo”, è segnalata come mancante di fonti storiche, con buona pace della vasta bibliografia redatta in merito all’esodo istriano-dalmata e della successiva sezione ad esso dedicata… Stesso trattamento ha dovuto subire la voce Norma Cossetto, triste protagonista delle vicende istriane negli anni dell’occupazione titina.
Come riportano nel già citato articolo Mastrangelo e Petrucci, la pagina ad essa dedicata è stata pesantemente ed ideologicamente riscritta e reinterpretata da tale utente Blackcat, che ne ha derubricato la voce da strage ad omicidio, sopprimendo inoltre alcuni dettagli della vicenda,  eliminando testimonianze ad essa contemporanee, reinterpretando gli eventi storici e dando più importanza e fondatezza alle interpretazioni di autori quali Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi rispetto a quelle dello storico Frediano Sessi e di Luigi Papo. Dopo un ingente numero di segnalazione, dopo il blocco della pagina e dopo 50.000 battute di discussione fra utenti gli admin, ancora loro, sono intervenuti ripristinandone la versione originale. Interessante e significativa è però la considerazione fatta dagli autori dell’articolo cui ho attinto: “A fronte di una mistificazione a uso politico delle fonti e dei dati così smaccata, l’intervento di altri wikipediani […] non è andato oltre il biasimo di prammatica. Meno di un buffetto per un comportamento che, se effettuato da altri avrebbe provocato un’espulsione con un blocco infinito […]. La vittoria, questa volta, del principio di neutralità è stata resa amara dal dover constatare che la cupola dei gendarmi della memoria sia agguerrita e possieda tuttora la capacità di garantire l’impunità ai suoi membri, in attesa del prossimo tentativo di riscrivere la storia”. Tra gli amministratori citati nell’articolo appare tale Vituzzu, protagonista, nemmeno a dirlo, di un episodio legato alla modifica della pagina “Corsica” segnalato sul gruppo Facebook Irredentismo Italiano volto a rimuovere, con la scusa della razionalizzazione della pagina, buona parte della descrizione del passato storico dell’isola legato all’Italia, sostituendola con una versione più snella e meno italianista… Due indizi fanno una prova? Forse… Colpisce certo considerare che tali posizioni siano prese da admin di lingua italiana. Evidentemente, l’Irredentismo 2.0 dovrà guardarsi dal fronte interno prima di poter ambire a volgere lo sguardo verso le terre perdute. Come dire, per concludere come abbiamo iniziato, con un detto: “Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io”.

FONTI:
Wikipedia.it
Mastrangelo, Emanuele, Petrucci, Enrico, La storia la scrivono i wikipediani, in Storia in Rete, n° 99 – gennaio 2014

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