giovedì 27 giugno 2024

La difesa di una convivenza distrutta dalle spinte nazionalistiche

IL SINDACO BAJAMONTI DI SPALATO DIFESE LA CONVIVENZA TRA ITALIANI, CROATI E SERBI

Le elezioni del 1882 si svolsero sotto le minacce della gendarmeria e delle cannoniere della Marina austriaca per rompere l'unità, la fratellanza e la tolleranza del Regno di Dalmazia.

Renzo de'Vidovich

Leggo con mal celata preoccupazione l'articolo apparso sull'edizione on-line della Slobodna Dalmacija del 28 ottobre u.s. intestato "Deposta la corona in ricordo della vittoria dei popolari a Spalato" e ripreso nelle pagine web del Comune di Spalato con il titolo "Deposta una corona sulla targa in ricordo della prima amministrazione croata del Comune di Spalato", nel quale sono riportate grossolane inesattezze che sono state stigmatizzate a Trieste dagli esuli dalmati e dal quotidiano di Fiume degli italiani d'Istria, Fiume e Dalmazia La Voce del Popolo. 

Va, innanzitutto precisato che le elezioni comunali del 28 ottobre 1882 si svolsero in un clima fortemente intimidatorio contro il Podestà Antonio de'Bajamonti, amato da tutti gli spalatini, ai quali donò l'intero suo patrimonio per finanziare le opere pubbliche ancor'oggi usate, il quale era a capo di una coalizione di croati, italiani, serbi ed albanesi che si battevano per l'unità ed il rispetto delle diverse culture nazionali esistenti nella nazione dalmata. Questo raggruppamento politico, denominato Liberalna Unija - Unione liberale, si batteva anche per l'autonomia del Regno di Dalmazia. La gendarmeria austriaca non si risparmiò in quegli anni nel colpire il "Mirabile Podestà" di Spalato Antonio de'Bajamonti, che non usava il prefisso nobiliare "de", "von" o "od" per non subire i ricatti della Corte di Vienna, che pretendeva una particolare fedeltà dei nobili all'Imperatore. Nei giorni che precedettero le votazioni due navi da guerra austriache furono all'ancora nel porto di Spalato con i cannoni puntati sulla città ad alzo zero. In queste condizioni vinse il Partito nazionalista croato filo austriaco, ma da questa vittoria la cultura croata ben poco ottenne.

Furono, quindi, chiuse le scuole italiane ed eliminata la lingua italiana nelle comunicazioni dei cittadini con il Comune di Spalato. Iniziò, quindi, l'esilio degli italiani di Spalato e delle altre città dalmate dove l'Austria ed il clero sobillavano i croati per far vincere il Partito popolare anti-italiano.

Dalle dichiarazioni riportate dal Suo giornale sembrerebbe che Spalato avesse ottenuto finalmente in quell'occasione scuole croate e la possibilità di parlare in croato nel Comune, cosa assolutamente non vera, perché Bajamonti ed il suo Partito autonomista mai si sognarono di discriminare la lingua e la cultura croata. Vero è, anzi, che gli italiani si batterono perché fosse riconosciuta dignità internazionale alla lingua che sarà chiamata poi serbo-croata, ed il Tommaseo già nel 1849 pubblicò la seconda edizione delle Iskrice in lingua croata, oltre che in italiano, latino, greco e francese per conferire dignità e livello europeo alle lingue slave.

In realtà, dunque, i veri croati poco hanno da festeggiare per la vittoria ottenuta per conto degli austriaci nel 1882, ma molto hanno da lamentarsi gli italiani che videro chiudere perfino la scuola dove studiarono due dei più grandi letterati italiani ed europei del tempo, i dalmati Ugo Foscolo e Niccolò Tommaseo.

Cosi Josip Vrandečić scrive del periodo "...per Bajamonti proprio la città di Spalato rappresentava la città del futuro, roccaforte liberale della cittadinanza dalmata imprenditoriale e del libero pensiero, il quale in opposizione alla burocratica Zara doveva diventare di nuovo punto d'incontro del commercio balcanico con l'Italia, come nei tempi dell'antica Salona".

In seguito alla vittoria comunale austro-croata, gli italiani discriminati e privi di scuole, uffici pubblici, biblioteche e di ogni altra istituzione culturale, commerciale ed economica, cominciarono ad abbandonare la città di Spalato. Ad esempio, la famiglia spalatina degli Stock, che portò la sua attività a Trieste e fondò le Distillerie Stock note in tutto il mondo per il Maraschino, il Cognac, Stock Medicinal, 1884, ecc.. Sta di fatto che Spalato si impoverì e divenne più facilmente preda della deutsche kultur, come fosse un reperto archeologico della Civiltà danubiana del Sego e della Birra, e non una gemma della Civiltà mediterranea dell'Olio e del Vino.


Oggi, lo scontro tra questi due modi di intendere la civiltà si verifica nuovamente in Dalmazia e frau Merkel ritenta ciò che non era riuscito a Franz Joseph der Erste, che invano tentò di germanizzare la romanità e cancellare la libertà ed il modo di essere della Serenissima Repubblica di Venezia.

Il 28 ottobre del 1882 ricorda anche il 28 ottobre 1922. Dopo la vittoria austro-croata nel Comune di Spalato, nacque esattamente 40 anni dopo il fascismo in Italia e questo scherzo della storia smentisce la tesi titina secondo la quale la persecuzione degli italiani di Dalmazia cominciò a causa del fascismo. Cominciò sotto il dominio dell'Impero e con la connivenza di una minoranza del popolo croato, almeno quarant'anni prima della nascita del fascismo.

La lapide per la vittoria del Partito nazionalista croato e l'autore delle tesi storicamente poco fondate

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.