Anche in occasione di questo 10 Febbraio, sono state numerose le storpiature di carattere storico raccontate in diverse conferenze e convegni organizzati da Comuni ed Associazioni in tutta Italia. Talvolta anche in buona fede.
Come sovente accade, di fronte ad argomenti così "sensibili" non si ha il coraggio oppure l'onestà di dire la verità. Di fronte a queste situazioni, noi diciamo limpidamente che chi ha paura della polemica rimanga a casa, al calduccio, piuttosto che raccontare mezze verità.
Su un aspetto in particolare è necessario essere categorici, e cioè sulla "sollevazione" partigiana nella Venezia Giulia dopo l'8 settembre 1943 e la mancata adesione alla medesima della stragrande maggioranza degli Italiani d'Istria, di Fiume e di Zara, motivo per il quale saranno poi considerati "fascisti in fuga dal paradiso socialista di Tito".
Nulla di più falso e di sbagliato, naturalmente, perché a Gorizia, a Trieste, in Istria, a Fiume ed in Dalmazia, dopo l'armistizio, unirsi ai partigiani slavi, i quali avevano già proclamato l'annessione di tutta la Venezia Giulia e di parte del Friuli alla Jugoslavia di Tito, e a quelli comunisti italiani che li sostenevano, voleva dire, esattamente, consegnare le proprie terre allo straniero.
Ed infatti, quei pochissimi che lo fecero, si macchiarono, direttamente o indirettamente, di efferati delitti e di molte centinaia di infoibamenti.
Sostenere Tito ed i suoi uomini con la stella rossa voleva dire sostenere il suo disegno annessionistico e di sradicamento totale della nostra millenaria cultura ed identità. Come in effetti avvenne.
Sostenere la "resistenza" in Istria, voleva dire in sostanza coronare il sogno imperialista sudslavo - che risaliva alla fine dell'Ottocento e venne perseguito con maggiore veemenza e violenza, attentati compresi, dalle organizzazioni segrete jugoslave come il TIGR sin dal Trattato di Rapallo del 1920 -, di rendere slave terre da duemila anni prima romane, poi veneziane e quindi italiane. Come purtroppo accadde.
Noi onoriamo, dunque, senza infingimenti, con il dovuto rispetto e sincera riconoscenza, tutti coloro che sono caduti, barbaramente massacrati, per la Venezia Giulia italiana, combattendo il disegno criminale del maresciallo Tito e dei suoi servitori!
Ci vuole chiarezza, ovvero verità ed onestà, su questi aspetti fondamentali del nostro olocausto, che ben conosciamo avendolo vissuto sulla nostra pelle, e non intendiamo permettere a nessuno, a differenza di altre realtà associative, anche purtroppo del nostro mondo, di mistificarli o di reinterpretarli a seconda delle circostanze!
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