domenica 18 febbraio 2024

Corrado Raggi, il generale gentiluomo (Loris Buczkowsky)

Nato nella nostra Zara il 15 febbraio 1932, si è sempre distinto per signorilità e riservatezza, senza mai dimenticare l'amore per la propria terra, la Dalmazia.

Ebbi l'onore e il piacere di conoscere negli anni Sessanta in vero gentleman che rispondeva al nome di Corrado Raggi: un vero zaratino doc! Allora era il Comandante della Regione militare dell'Italia del Nord Ovest e risiedeva a Torino, la massima autorità militare con il grado di Generale di Corpo d'Armata. Senza esagerazioni, posso tranquillamente affermare, avendolo conosciuto di persona, che il generale rappresentava la quintessenza della gentilezza, coniugata con la signorilità e la riservatezza. Come ufficiale aveva scalato tutti i gradini della carriera militare fino a giungere al massimo grado, anche grazie ad un carattere positivo, disponibile al dialogo, anche se discreto, cordiale con tutti e soprattutto con i suoi "fratelli" dalmati e zaratini, suoi conterranei.

Lo incontrai due volte a Torino nella sede degli Alti Comandi militari dove risiedeva. In Piemonte aveva anche trovato l'amore: la moglie era mi pare dell'Albese, in provincia di Cuneo, gli diede un figlio, divenuto ufficiale dei Carabinieri, di cui non ho altre notizie.

Corrado Raggi, pluridecorato, ottenne anche la Croce d'argento al merito dell'Esercito il 28 luglio 1995, con la seguente motivazione: "Ufficiale Generale, in possesso di elevatissime doti umane, intellettuali e di superiori qualità professionali, si è prodigato in ogni circostanza e in tutti gli incarichi ricoperti, profondendo incondizionato impegno nell'espletamento di onerosissimi compiti, tra cui quello di vice Presidente della Sezione Esercito del Consiglio Superiore delle Forze Armute e di Comandante della regione Militare Nord Ovest. Ha servito per oltre quarant'anni l'Esercito e il Paese, contribuendo ad accrescerne e rafforzarne il prestigio anche in ambito internazionale, Roma, 16 febbraio 1994."

Diede anche il proprio personale contributo ai Raduni Nazionali degli esuli, dove era presente come Comandante militare della Piazza. Grazie alla sua presenza, la banda musicale dei bersaglieri eseguì anche canti patriottici dalmati.

Tra le tante testimonianze, ricordo quella della "decana" degli zaratini Maria Vittoria, Barone Rolli ad un Raduno di esuli nelle Marche: osò chiedere al Generale Corrado Raggi che intervenisse presso la banda musicale dei Bersaglieri affinché eseguisse l'inno patriottico "El sì" fra l'entusiasmo incredibile di tutti i nostri presenti. Lo stesso Raggi, poi, presenziò silando con i dalmati al Raduno di Trieste del 2009, accanto all'allora Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio Ottavio Missoni e al giovane Franco Luxardo. Per alcuni anni riuscii a farlo venire agli incontri dei dalmati che organizzavo nella chiesa dell'Immacolata, in centro a Torino, dove avevo il compito di organista delle messe. In questi incontri dal forte calore umano e patriottico, "el nostro General" mostrava tutta la sua passione di dalmata, entusiasta di trovarsi con la sua gente.

Gli incontri "nostri" terminavano con il "Va pensiero" che intonavo all'organo e veniva cantato da tutti gli ospiti, alcuni con le lacrime agli occhi. Agli incontri torinesi partecipavano anche fiumani e istriani, che con i dalmati avevano in comune le tristi vicende legate a esodo e foibe. Tra i partecipanti, anche la vedova di Emanuele Luxardo, cugino del "nostro" Franco. Una testimonianza commovente quella del fiumano Stelio Blecich, al quale era stato amputato un braccio in seguito a un incidente alle presse della Fiat, che affermava scherzosamente: "Go dato un brazo ala Patria!". Il nostro Generale Raggi accoglieva benevolmente qualsiasi richiesta degli esuli: come quando un padre di famiglia, esule zaratino, presentò il proprio figlio ventiquattrenne, ingegnere, desideroso di fare il servizio militare negli Alpini, nell'Arma di artiglieria di montagna. Seppi più avanti che la richiesta era stata silenziosamente assecondata e accolta. Episodi, questi, che non si cancellano dalla memoria e rimarranno per sempre la testimonianza viva di Corrado Raggi, il generale di Corpo d'Armata zaratino che non amava parlare di sé ma dava spazio alle voci dei suoi "fratelli dalmati", che avevano sofferto i tanti momenti crudeli e incancellabili dell'Esodo. E in chiusura mi piace sottolineare che fu proprio un piemontese, l'allora Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi, a chiamarli efficacemente "Italiani due volte", per nascita e per scelta!

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