lunedì 11 dicembre 2023

Quando il pallone rincorse le vicende del confine orientale

Se la storia incrocia lo sport, a Trieste, non si può non penssare a celebri formazioni professionistiche che ancora oggi nel calcio, pallacanestro e pallanuoto, militano nei massimi campionati di categoria e che vantano una tradizione quasi centenaria o ultracentenaria per dare voce e fiato al tifo nell'Alto Adriatico, Eppure, nel secondo dopoguerra, fu la piccola società calcistica dell'Amatori Ponziana ad attrarre su di sé le luci di una ribalta socio-politica che si intrecciò con quel pallone di cuoio che veniva per lo più calciato dai propri beniamini negli stadi di campionati italiani minori. La squadra del quartiere popolare di San Giacomo fu invitata da Josip Broz nel massimo campionato jugoslavo. La proposta, inoltrata all'anima comunista della compagnia, composta interamente da giocatori triestini, venne portata nel 1946, anno funesto per le sorti dell'Italia, che avrebbe pagato uno scotto pesantissimo al tavolo della pace di Parigi. Nella stagione d'esordio del campionato jugoslavo, i biancazzurri disputarono le partite casalinghe sul campo neutro di Lubiana, per questioni di ordine pubblico. La costituzione del Territorio Libero di Trieste non fermò l'avventura del Ponziana che era passato, in poco tempo, dalla Serie C italiana alla massima graduatoria jugoslava, giocando contro squadre di grande prestigio. A questo avanzamento, secondo testimonianze orali (G. Sadar, 2003), si accompagnò un lauto contributo economico di Tito in supporto della compagine triestina. A titolo di esempio, a Ettore Valcareggi fratello di Ferruccio, che vinse da commissario tecnico della naziona le italiana il massimo trofeo calcistico europeo venne offerto l'equivalente di un milione di lire, a fronte delle trecentomila percepite nel Legnano.
Dopo il salvataggio per ripescaggio nella prima stagione in Prva Liga, la squadra triestina garantì la partecipazione al campionato successivo grazie anche agli introiti provenienti da Belgrado, che aveva opportunisticamente a cuore la promozione dello sport in tutte le regioni della neonata Federazione - e non solo in termini di geografia fisica con particolare attenzione ai territori italiani. Da qui sortì pure l'ulteriore sostegno alla nascita dell'attuale HNK Rijeka, in seno al porto del Carnaro, non più lembo orientale «del bel paese là dove 'I sì suona». Tali iniziative vennero accolte con sentimenti di cocente risentimento dalle maggioranze italiane presenti nelle città dell'Adriatico orientale, la cui popolazione a Trieste posta sotto il governo alleato dalle imposizioni parigine del 1947, identificava quali «traditori», «venduti alla Jugoslavia», i giocatori del Ponziana. Dalle parole di Valcareggi, il quale non sapeva una parola di slavo, l'amaro commento: «Eravamo una squadra mediocre che giocava al calcio, faceva gruppo e cercava di non prenderle dagli squadroni di oltre confine». Il calciatore non negò, comunque, di essere a conoscenza della provenienza di tanto faziosi finanziamenti e delle difficoltà nello stanarsi nel campionato jugoslavo, laddove non mancavano scherni e provocazioni ai giocatori triestini, spesso additati come «porci fascisti» dalla popolazione slava.
Qualcosa, però, mutò negli orizzonti calcistici della squadra di San Giacomo. Mentre la Triestina, allenata da Nereo Rocco, era impegnata nel campionato di Serie A italiano, il Ponziana ormai non più Amatori fu colto alla sprovvista dalla notizia dell'espulsione della Jugoslavia dal Cominform, con la conseguente apertura dello stato balcanico verso le democrazie occidentali nel 1948. Il venire meno dei sentimenti di piena contrapposizione da parte di Tito verso l'Occidente, segnò anche la fine della compagine biancazzurra nel campionato di massima serie balcanica, con la conclusione dello sconfinamento orientale del Ponziana. Il rientro nei campionati federali italiani fu costellato da numerosi ostacoli. Su tutti, la squalifica per sei mesi dei giocatori, che avevano rinnegato, secondo alcuni, la possibilità di difendere il Tricolore anche sul campo da giuoco. La finestra sui Balcani si chiuse definitivamente nel 1949, con la riunione della formazione con il Ponziana Calcio, che aveva continuato a militare nel campionato italiano di Serie C. Sarebbe, a questo punto, forse troppo pungente chiudere la storia del Ponziana Calcio con il fallimento del 2014. Un'ultima scintilla, che rimanga nel cuore dei lettori, brillò nella storia del club grazie a un episodio appartenente al campionato di Serie C della stagione 1974- 1975. Fu il derby contro i rivali di sempre, la Triestina, davanti a ventimila spettatori dello stadio intitolato a Pino Grezar.
Lì, un goal di Miorandi, regalò nel secondo tempo l'1-0, consentendo alla squadra del rione San Giacomo di sconfiggere il più blasonato e agiato avversario. Estrema stella di una realtà che, beffardamente, sopravvisse più dello stato socialista jugoslavo, destinato negli anni Novanta del secolo appena trascorso a subire la più pesante delle sconfitte istituzionali.

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