venerdì 15 dicembre 2023

Nomi storici di famiglia di Capris-Giustinopoli-Capodistria

I documenti epigrafici registrano diversi nomi delle famiglie fiorenti in epoca romana e bizantina, ma nessuna famiglia può ritenersi giunta fino ad epoca moderna come qualche studioso avrebbe voluto specialmente in un passato quando la storiografia non era ancora uscita dalla mitografia per acquistare rigore scientifico. A titolo di esempio si citano alcuni nomi scelti a caso tra quanti, circa una quarantina, sono noti

  • Sextus Brinniarius
  • Lucius Valerius
  • Quintus Appuleius
  • Lucius Syntropus
  • Publius Elius Victor
  • Flavia
  • Cornelia
  • Octavia
  • Sardius
  • Titius
  • Tullia Septimina
  • Volumnia
  • Lorentius Tesifon
    Il nome del titolare di una determinata proprietà terrena passava alla zona ed ancor oggi ne rimane il ricordo: Ancarano (Ancarius), Barbano (Barbus), Canzano (Cantianus), Tribano (Trebius), Antignano (Antonianus) e così via. Si può citare un esempio moderno in Merigoto (Almerigotti), località confinante con Ancarano con terreni agricoli di proprietà della famiglia.

    Non era certa, in origine, neppure la posizione topografica della città, su terraferma o su isola, e sconosciute le ragioni per cui l'antico abitato, lasciato il nome di Capris, acquisiva il nome di Justinopolis a metà circa del VI sec. d.C. Qualcuno ha manifestato a questo proposito l'idea, manifestamente infondata, che tale nome derivasse dalla famiglia romano-bizantina dei Giustiniani. E non è nota la ragione dell'assenza di una delegazione locale al Placito del Risano (804 d.C.) venendo meno cosi un'attestazione riguardante quanto qui trattasi.

    I primi nomi documentati compaiono dopo il 900 d.C. (prelati, personaggi chiesastici, militari, podestà o pubblici amministratori, cancellieri, diplomatici, notai, testimoni ecc.) ma non sono molti:

    • Petrus
    • Albinus
    • Johannes
    • Dominicus 
    • Martinus 
    • Marcellus

    e cosi via

    • Saracenus Leo
    • Petrus de Johannone
    • Dominicus de Anastasia
    • Diodato Flabenigo
    • Gallis
    • Bonaldo
    • Johannes filius Teupaldo
    • Martinus filius Gregori
    • Georgius de Justinopoli
    • Assalone
    • Augustus de Montanario (Montanari !)
    • Andreas Aquabeotus (Bevilacqua!)
    • Bonacorso

    Verso la fine del 900 d.C. i cognomi non sono ancora assestati e per l'identificazione si ricorreva generalmente alla paternità o a qualche grado di parentela.

    • Albinus generus Johanni de Justane
    • Maurocenus filius Dominici de Helica
    • Martinus filius Petro Cursia
    • Johannes et Marcellus de Paula (Pola?)
    • Johannes filius Felicitati de Melinda
    Col 1000-1100 si nota qualche cambiamento verso il cognome in -i tipicamente italiano nonché qualche cognome portato avanti nei secoli successivi.

    • Johannettus Adalgerii
    • Ambrosius Belgramoni
    • Ambrosinus Amantini

    e poi, nel 1200 e 1300

    • Papho de Ripaldo
    • Johannes de Dietalmo
    • Johanninus de Marco
    • Michael Lugnano
    • un Gavardo
    • Warnerius de Gilago
    • Tranucius de Tarsia
    • un Verzi
    • Alessio
    La clamorosa sollevazione della città contro Venezia, avvenuta nel 1348, e il procedimento giudiziario a carico dei compromessi presentano la prima serie di una certa consistenza, ad esempio

    • Pasqualinus de Vitando
    • Checus de Azo
    • Facina de Alexio
    • Biaffa
    • Tranucius de Tarsia
    • Grampa
    • Bernardus Spelado
    • Volta
    • Marcolinus
    • Justiniano
    • Ambrosius e Michael Lugnan
    • Franciscus Grasso
    • Palamides ab Argento
    • Belgramino
    • Ugo Vecelin
    • Victor Dorso
    • Angelus Tholomei
    • Georgius de Almergogna
    • Cechus Floravante
    • Martinus de Lyo
    • Blasiolus Venturini
    • Marcus Farina
    • Laudadeus Toro
    • Loldadeus de Amizo
    • Giovanni Guavardo (Gavardo)
    • Guariento de Tarsia
    • Filippo de Pola
    • Andrea Belgramonio
    • Giovanni Brate (Brati)
    • Nicolò de Zarotis (Zarotti)
    • Giovanni Scribano
    • Marco Tarello
    elenco comprendente tutti i maschi della famiglia (padre e figli, fratelli, congiunti), con alcuni cognomi che si ripeteranno nei secoli seguenti fino ai giorni nostri, indice di seniorità non comune.

    La società capodistriana viene a delinearsi e a strutturarsi nelle sue varie classí sociali, che appaiono definite intorno alla metà del 1400 a partire dalla costituzione del Consiglio cittadino (avvenuta intorno al 1100), poi Maggior Consiglio (d'impronta veneziana), che viene a segnare lo spartiacque fondamentale tra i cittadini chiamati alla gestione del potere politico e amministrativo e i cittadini che ne sono esclusi.

    • Petrus de Johannone.
    • Sergius filius Giselbergi
    • Martinus filius gregari
    • Clerigino
    per cui non è possibile rintracciare l'origine ed il perpetuarsi di tutti i cognomi di famiglia formatisi in epoca successiva. Non resta che registrare i nomi di battesimo più comuni, che sono Giovanni, Francesco. (Cechus, da cui il noto dialettale Checo), Pietro, Domenico, Andrea, Benedetto, Antonio, Sergio, Martino, Giorgio, oltre a qualche altro nome di evidente importazione oltremontana quali Madericus, Altercarius, Audebertus, Rotecausus, Rantulfus, Rotopertus, di epoca feudale.

    I secoli che vanno dal 1400 al 1700 consolidano la facies cognomastica delle famiglie (oltre un centinaio) che a vario titolo di alto, medio e basso grado compaiono negli atti amministrativi cittadini. Veniva a formarsi un nucleo più ristretto per censo e autorità tale da costituire una vera e propria oligarchia informale. detentrice delle cariche superiori:

    • Gravisi
    • Grisoni
    • Sabini
    • Barbabianca
    • Pola
    • del Tacco
    • Belgramoni
    • Fini
    • Bruti
    • Carli
    • Borisi
    • Tarsia
    • Gavardo
    • Belli
    • del Bello
    • de Rino (Derin)
    • Zarotti
    • Verzi
    • Sereni
    • Vittori
    • Vergerio
    • Petronio
    • Manzini
    • Grio
    • Baseggio
    • Almerigotti
    • Totto

    Molti nomi sono reperibili negli statuti delle confraternite popolari:

    • Nicola Scevola
    • Paolo Francia (Franza)
    • Michele Sanuto
    • Nicola del Senno
    • Domenico Alberico
    • Pellegrin Boza
    • Zanne Istrael
    • Nicolò de Marince
    • Giuseppe de Grassi
    • Domenico dell'Acqua
    • Leonardo Venuti
    • Antonio Cesaro
    • Antonio Bernaldelli
    • Antonio Schipizza
    • Andrea Pogliato
    • Bernardo Gaietta
    Un corpo patrizio che comprende un titolo marchionale e sette comitali, di concessione veneta o del Sacro. Romano Impero, e con diverse utilità d'origine feudale detenute formalmente, dai superstiti, fino al 1800 inoltrato.

    Non è esistita una vera e propria borghesia, ma, accanto ai religiosi ai quali erano affidate le scuole, molti dei quali in missione temporale, veniva a formarsi nel tempo un ceto in qualche modo ad essa assimilabile tra la gente esercitante attività tali da consentire specialmente col commercio e l'artigianato, un certo rilievo economico, come gli Orlandini, i Demori, i de Mori, i D'Este, i Cadamuro, i Carbonajo, ma la maggioranza era costituita dagli agricoltori, dai marinai di piccolo cabotaggio e dai pescatori con cognomi tramandantisi nei secoli. Nell'epoca più recente si veniva a formare un gruppo di notabili per censo e attività produttive di non scarso valore quali i Poli, Sardos, Apollonio, Depangher, Spangher, Pizzarello, Priora, Cobol, Destradi, de Carlo, Cocever, Mamolo, Almerigogna, Apollonio Cobolli, Padovan ed altri ancora.

    • Benedetti
    • Burlin
    • Coceverin
    • Damiani
    • Deponte
    • Dreolin
    • Gavinel
    • Padovan
    • Parovel
    • Pelaschiar
    • Perini
    • Riosa
    • Romano
    • Sandrin
    • Sartori
    • Scher
    • Spingher
    • Stradi
    • Urbanaz
    • Vascon
    • Verzier
    • Zucca
    e cosi via con presenza storica ininterrotta fino al momento dell'esodo innescato alla fine della seconda guerra mondiale (1945). Una citazione particolare meritano gli artisti quali gli architetti e scultori Bartolomeo Costa, Giovanni Sedula, Domenico da Capodistria, Bartolomeo delle Cisterne, i pittori Clerigino e Francesco Trevisani detto il Romano, per lo più assenti o emigrati per ragioni di lavoro, mentre il pittore Giorgio Ventura emigrava da Zara, sua città natale, a Capodistria.

    La posizione dell'abitato storico sullo scoglio caprense, completamente isolato nei primi secoli e poi unito alla terraferma da una sola strada fino al 1824 circa e da due strade fino al 1929, ha indotto gli studiosi locali ad affermare l'esistenza di una società autoctona e chiusa in sé stessa, come per certi versi è effettivamente apparsa. Ma ciò non è vero in quanto è documentabile l'immigrazione sullo scoglio caprense, fin dal 1300 ed anche prima, di non poche famiglie da Venezia (Grisoni), da Padova (Cetto poi Zetto), da Udine (Muzio), dalla Dalmazia (Madonizza), dall'Albania (Borisi, Bruni, Bruti), dalla Grecia (Stradiotto, Grego, Papà, Zalacosta, Calogiorgio, Axipanagioti, Gramaticopulo, Micopulo, Paximadi) oltre che dalle vicine Chioggia, Trieste, Muggia, Isola e Pirano, mentre in uscita troviamo a Trieste i Gavardo e i Derin (de Rin), nel Veneto i Vergerio, a Milano gli Zarotti, a Corfù i Verzi.

    Un'epigrafe marmorea esistente nell'atrio d'ingresso del civico ospedale riporta l'elenco dei benefattori cospicui succedutisi dal 1624 al 1935 con 44 nomi molti dei quali di note famiglie storicamente residenti ma anche di persone immigrate da poco o trovatesi per particolari motivi, come la contessa spagnola Lucia de Flores, legata forse agli esuli carlisti di Trieste, e cognomi quali Maiola, Fattori, Stefanutti, Gorzalini, Casali, Clemencich, Rodatti Pagliai.

    Tutta gente di condizione economica, sociale e culturale la più disparata, assorbita e plasmata. dall'influente cultura cittadina fino a cancellarne le origini tanto da rappresentare un corpo pressoché compatto.

    Una riprova è rintracciabile in molti dei cognomi locali quali Trevisan (di Treviso), Parenzan (di Parenzo), Padovan (di Padova), oppure riguardanti direttamente la città di provenienza, Roma, Siena, Ravenna, Verona, Modena,..

    Gli ingressi nella società capodistriana non sono stati mai interrotti, comparivano noti nomi di Venezia o comunque del Veneto quali Venier, Badoer, Corner, Paruta, Basadona, Bon, Tiepolo, intorno alla metà del 1700 comparivano i Theils, ma con la fine della vetusta Repubblica di Venezia e con l'ingresso degli Austriaci (1797) arrivavano non pochi personaggi nuovi sia di rango sia di minor rilievo, alcuni dei quali entravano nel Maggior Consiglio cittadino con la riforma del 1802

    • Roth
    • Goess
    • Pantz
    • Rechberger de Rechcron
    da citare come esempio, senza tuttavia lasciare traccia, come nel caso dei Francesi, presenti dal 1805 al 1813, se non in certe parole più o meno storpiate entrate nell'uso comune dialettale. E difficile provare che sono di origine francese i cognomi Auber o Gerin, o Zorzet, come può sembrare, a parte l'emigrato lealista Gabriel Le Terrier de Maletot, tornato in Francia dopo la Restaurazione. Da notare anche che il generale Seras altri non era che il piemontese Serra...

    In epoche relativamente più recenti sono immigrati a Capodistria:

    dal Trentino:

    • Osti
    • Zucalli
    • Gerosa

    dall'Alto Adige:

    • Kofler
    • Pitcheidler

    dal Veneto:

    • Poli
    • Bellemo

    dal Friuli:

    • Pellarini
    • Bianchi
    • Schiavi
    • Blasig
    • Paulatto
    • Crovato

    da Pola:

    • Venturini
    • Ponis
    • Fonda

    dall'isola di Veglia (con terminazione -ich, poi tolta)

    • Brautti
    • Brussi
    • Cherini
    • Pagliari

    dall'Ungheria:

    • Czatsca

    dal Canton Ticino:

    • Nobile

    di lingua o grafia tedesca:

    • Paumann
    • Patzowsky
    • Hartmann
    • Rasmann (Relli)
    • Rosmann
    • Sardotsch
    • Majer (Maier)
    • Oraschen (Orazio)
    senza contare i non pochi italiani venuti dopo il 1918 ma presenti già prima (La Guardia, Bianchi, Pellarini, Uccello, Cascella...).

    Merita un cenno la questione della disposizione del governo, emanata nel 1926 con decreto legge n.ro 17 del 10 gennaio (convertito in legge), in base al quale era consentita, con atto prefettizio, la riduzione o cambiamento del proprio cognome in forma italiana. Di questa disposizione, ritenuta da taluni in sede politica intesa a modificare forzosamente la reale nazionalità della popolazione, si sono avvalse molte famiglie, ma non tutte, e ben pochi sono coloro che, dopo il 1945, sono tornati al vecchio cognome (Babich, Babici, ripreso il Babich; Scomersich, Scomersi, ripreso Scomersich).

    Una parte di questi cognomi era indubbiamente di origine straniera, per lo più tedesca, ma il gruppo più numeroso era costituito da cognomi terminanti in -ich, ritenuti d'origine slava e propri di taluni gruppi slavi, ma molti dei quali d'origine veneta slavizzati nel corso del 1800 quando l'amministrazione austriaca aveva affidato ai preti slavi la tenuta dei libri anagrafici parrocchiali (ad esempio Grisoni in Grisonich, Petris in Petrich, Cherini in Cherincich...). Nella restituzione in forma italiana le autorità provinciali avevano proceduto con una semplice traduzione fonetica o con l'eliminazione del suffisso ich o con adattamenti caso per caso. Alcuni nomi s'erano ridotti spontaneamente già da molti anni, come Lonschar (Lonzar e Lonza), Sardotsch (Sardos), Czatske (Ciasca). Il funzionario austriaco Patzowsky rimaneva nella memoria popolare come Pacioschi conferito al toponimo del molo e magazzino del sale del porto.

    Primo gruppo

    • Blokar Blocca
    • de Panger Depangher
    • Hartmann Armandi
    • Kofler Cofler Cofleri
    • Krainz Carnielli
    • Majer Maier
    • Oblasnitz Moraro
    • Oraschen Orazio
    • Rasmann Relli, Ramani, Romani, Rampini
    • Schor Roselli
    • Scok o Skok Scocchi
    • Krall (o Kralj?) Cralli
    • Zēliko Zelco
    Non si ebbero mutamenti in Reichstein, Zhiuk, di chiara origine oltremontana. 

    Secondo gruppo
    • Babich (Babic) Babici, Babi
    • Bacich Bacci (ma restano anche dei Bacich)
    • Bencich Bensi, Benci
    • Bernetich Bernetti
    • Bertetich Bertetti
    • Brainich Braini
    • Brussich Brussi
    • Bubnich Bubini
    • Cepich Ceppi
    • Cherincich Cherini
    • Cociancich (Coziancic) Cociani
    • Coslovich Coslovi
    • Gonich Gonni (ma resta anche Gonich)
    • Gregorich Gregori
    • Michelich Micheli
    • Marchesich Marchesi
    • Marsich Marsi
    • Martinolich Martinoli
    • Matossich Matossi
    • Opassich Opassi
    • Orbanich Orbani
    • Pajalich Pagliari
    • Paoletig Paoletti
    • Pechiarich Pecchiari
    • Scomersich Scomersi
    • Sepich Ceppi
    • Sossich Sossi
    • Tomasich Tomasi
    • Valentich Valenti
    • Zübalich Zuballi
    • Zudich Giudici

    Terzo gruppo
    • Babuder Babudri, Badoer (torna Babuder)
    • Biziak Bisiacchi
    • Burlin Burlini
    • Busan Bussani (resta anche Busan)
    • Fontanot Fontanotti
    • Giurman (Jurman) Giormani
    • Konieditz (Coniedis) Conelli
    • Kopacin (Copacin) Colonelli
    • Percauz Percossi
    • Plazzer Piazzi
    • Poropat Porro
    • Scher Sergi, Scheri, Serri
    • Urbanaz Urbani
    • Vattovaz Vattovani
    • Zdnik Zadini

    Quarto gruppo 

    Non si sono avute forme ridotte, ad esempio, in
    • Debellich
    • Grisancich
    • Ivancich (ma anche Giovannini)
    • Jerman
    • Olenik o Olenich
    • Radin
    • Schergat
    • Udovich
    • Zazinovich
    ma alcuni di essi sono di immigrazione più recente, non molto prima del 1940.

    Da notare, infine che alcune famiglie, imparentate tra loro o anche non imparentate, portavano un cognome comune: alcune di esse lo italianizzarono, mentre altre mantennero la vecchia denominazione (Rasman, Cociancich, Coslovich, Gonich o Gon, Scher, Scoc).

    Non si può parlare pertanto di una snazionalizzazione cognomastica come inteso da parte interessata per fini politici, come voluto dal Cadastre National de L'Istrie pubblicato a Zagabria, nel 1946, in lingua francese, dove si trovano riportati cognomi slavi o ritenuti slavi del tutto localmente sconosciuti (perfino un Kerincic per Cherini, Perhavec per Percuaz Percossi, Zank per Zanchi, perfino un Karlji, che sarebbe Gian Rinaldo Carli slavizzato anche nei due nomi).

    Quanti sono stati i capodistriani di nazionalità slava? Quali posizioni hanno occupato tra i concittadini di nazionalità italiana? Ben poca cosa numericamente e di nessuna influenza in nessun campo. Si possono ricordare quel Lusin della rivendita di materiali da costruzione nei pressi del Piazzale Bartoli, la famiglia Della Savia (non inganni il cognome che sembra italiano), i Ghersina, qualche prete passato per il seminario di Via Eugenia e rimasto, qualche piccolo commerciante.

    N.B. Gli elenchi sono esemplificativi e pertanto non completi.

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