Francesco Babudri (Trieste, 26 novembre 1879 - Bari, 27 agosto 1963) nacque a Trieste da modesta famiglia istriana di calzolai il 26 novembre 1879. Passò la prima fanciullezza a Trieste, indi a Parenzo, dove il padre lo allogò nella sua bottega.
Ma il direttore della scuola, prof. Francesco Zaratin, notando la precoce intelligenza del ragazzo, ottenne per lui una borsa di studio e così egli poté frequentare il Ginnasio Liceo di Capodistria, dove si distinse per passione allo studio e rara valentia; ben presto si guadagnò la stima dei compagni, parecchi dei quali lo pregavano di impartire lezioni private, e giovinetto rivelò le sue attitudini didattiche, che gli permisero di lucrarsi onestamente il pane.
Cominciò a dar prova della sua cultura col pubblicare un trattatello critico sul poeta triestino cinquecentesco Andrea Rapiccio sulla rivista «Alma Juventus» a spese dei compagni, che lo amavano e stimavano, e nel luglio del 1899 consegul il diploma di maturità classica col massimo dei voti.
Iscrittosi all'Università si fece largo fra i molti pubblicando un volumetto di liriche intitolato « Carmina », che meritò elogi e incoraggiamenti, specie da Giosuè Carducci, e poco dopo un secondo volume: «Nova Carmina», nel quale vi erano nove sonetti sull'Istria, intonati a fervidi sentimenti d'italianità. Per questa fede antiasburgica l'opera fu sequestrata, le copie disperse, il tipografo fu condannato e l'autore cacciato da tutte le università dell'impero austro-ungarico. Per fortuna trovò un luogotenente di Trieste, il conte Goess, intelligente e umano, il quale indulse alla leggerezza e, avendo fatto abilmente scomparire il documento di accusa, senza che il Babudri firmasse alcun ricorso, gli permise di proseguire gli studi.
Egli riportò a tutti gli esami di lettere e di storia il grado di «eminenza»; quindi aveva diritto al dottorato senza pagamento di tasse e alla laurea «sub auspicio imperatoris»; perciò avrebbe avuto a nome di Francesco Giuseppe un prezioso anello d'oro con brillanti e la sigla imperiale dalle mani di un alto funzionario della Corte. Ma il giovane lo rifiutò per non ricevere l'ambita distinzione da chi aveva fatto impiccare il 20 dicembre 1882 il suo compatriota Guglielmo Oberdan.
Il Babudri svolse la sua meravigliosa attività dapprima nell'Istria, dopo a Bari. Iniziò la sua serie di lavori storici, pubblicando negli atti della società Istriana di Archeologia e di Storia patria uno studio sulla celebre Badia benedettina di S. Michele Sottoterra presso Parenzo. Nel 1904 cominciò particolari ricerche sul folklore istriano, esaminando gli usi e i costumi dell'isola di Cherso, e qualche anno dopo per incarico del Ministro della P.I. di Vienna intraprese in tutta l'Istria i sondaggi linguistici sulla parlata dialettale italiana, che mantiene vivissimi tratti lessicali, morfologici e sintattici del nostro Duecento. Questo lavoro gli valse il titolo di «Doctor» dell'Università e quello di socio fondatore della Sociètè de Dialectologie Romaine, fondata dal Merlo, dal Salvioni, dal Bartoli e da altri illustri italiani e stranieri; in seguito ad altri saggi di storia e di glottologia ottenne la laurea ad honorem presso la Università di Halle, che era un faro di alta cultura.
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