sabato 2 dicembre 2023

Le antiche famiglie della Serenissima, una storia italiana della Dalmazia

La ricercatrice Valentina Petaros pubblica una poderosa ricerca sui casati italiani della costa orientale adriatica che smentisce le tesi del nazionalismo slavo: i dalmati che contavano erano italiani.

Valentina Petaros è una studiosa italiana di Capodistria. Petaros ha una laurea in Lettere moderne con tesi in Filologia italiana, ed una specializzazione in Scienze archivistiche conseguita presso l’Archivio di Stato di Trieste. Presidente del Comitato Dante Alighieri di Capodistria, ella è stata per molti anni primo archivista e ha svolto attività di ricerca negli archivi della Dalmazia per diversi enti ed associazioni.

È autrice di una serie di pubblicazioni consistenti in monografie ed articoli, che vertono o sulla storia istriana e dalmata, o sulla critica dantesca. Si possono qui ricordare, fra i principali, La Divina Commedia tra traduzione e versione. I tentativi della lingua slovena (2008), Amministrazione militare dell’ammiraglio Enrico Millo (2012), Ordo Salis. Produzione, commercio e contrabbando del sale all’epoca della Serenissima Repubblica di Venezia (2013), 1918-1921, fuoco sotto le elezioni. Gli incidenti di Spalato, Trieste e Maresego (2018).

La preparazione accademica in archivistica e filologia, le competenze linguistiche (Petaros è poliglotta e fra le lingue che padroneggia perfettamente vi sono anche sloveno e croato), la lunga esperienza professionale di ricerca negli archivi dell’Adriatico orientale rendono questa studiosa particolarmente capace nello scavo della smisurata documentazione dalmata risalente ai tempi della Repubblica di Venezia.

È uscito nel 2021 il suo saggio Le antiche famiglie della Serenissima in Dalmazia, pubblicato dall’editore Luglio ed a cura della Lega Nazionale, finanziatrice dell’opera. Esso fa confluire in un testo di più di due centinaia di pagine una lunghissima attività di ricerca archivistica durata un decennio e svolta da Petaros in tutte le principali città della Dalmazia.

Il libro è aperto da due prefazioni – rispettivamente dello storico triestino Diego Redivo e del presidente della Lega Nazionale avvocato Paolo Sardos Albertini – e dall’introduzione dell’autrice, che spiegano al lettore in che cosa consista l’opera, ne chiariscono la genesi e pongono gli eventi riportati nel contesto storico complessivo.


I capitoli che seguono, sono delle monografie: ciascuno di essi è dedicato a una precisa località della Dalmazia, ossia alle sue famiglie aristocratiche, ognuna delle quali ha un capitoletto a sé destinato nel volume. L’analisi si concentra sui casati delle città di Zara, Spalato, Ragusa, Sebenico e delle isole di Curzola e Lesina. Tuttavia, le dinamiche delle famiglie e dei personaggi descritti conducono a scrivere anche di altre località, come Traù, Sabbioncello, Perasto, Cattaro, Arbe, Macarsca, etc. Approssimativamente, Petaros tocca tutte le parti della vecchia Dalmazia veneta.

Anche l’arco temporale è relativamente esteso, giacché l’autrice procede in modo da riassumere la storia dei singoli casati patrizi e cerca di coprire l’intera loro vicenda. Cosicché talora s’inizia dal Basso Medioevo e si conclude nell’evo contemporaneo, con un percorso che va dal XII al XX secolo.

Lo studio consente sia di riportare alla luce numerose famiglie e personaggi importanti ma ormai dimenticati, come la famiglia dei Rotondo della cittadina di Traù, sia di conoscere meglio altri che invece sono più noti, come il famoso casato dei Bajamonti di Spalato o i Tommaseo. In tutto, sono cinquantanove i casati esaminati, con una preminenza di quelli spalatini e ragusei.

Si snoda dinanzi agli occhi del lettore una lunghissima galleria di protagonisti: politici, ecclesiastici, uomini d’arme e militari, intellettuali, imprenditori e uomini d’affari, che brillarono spesso in più di un campo.

Ad esempio, Francesco Difnico di Sebenico (1607-1672), di una famiglia di origine veneziana fedelissima alla Repubblica, fu allo stesso tempo politico e militare e si distinse nella difesa della sua città dai turchi durante l’assedio del 1647. Difnico fu inoltre studioso e autore di una lunga serie di opere.

I lignaggi presentati hanno una storia che s’intreccia con quella di altre regioni d’Europa, specialmente l’Italia ma non solo. Ad esempio, i Sorgo di Ragusa, il cui capostipite nacque nel 1160, hanno avuto in nove secoli di vita diplomatici (uno fu fra i firmatari dell’alleanza fra la repubblica ragusea ed il sovrano bulgaro Michele I), condottieri (come l’ammiraglio Stefano di Marino, che comandò le galee in una spedizione contro Cattaro), alti funzionari (come Pasquale di Giunio, tesoriere del re di Serbia Durad Brankovic), intellettuali (come il domenicano e latinista Cherubino).

La scrittura ha un’elevata densità informativa: Valentina Petaros riporta quanti più dati possibile, con un approccio storiografico di tipo filologico ed antiquario rigido e rigoroso, quindi diverso da quello della multidisciplinarità e teso all’interpretazione della scuola annalistica.

L’autrice fornisce così un’imponente mole di materiale, che può interessare sia gli studiosi della storia di Dalmazia, sia coloro che, pur essendo profani della disciplina, vogliano meglio conoscerla.

Va posto per inciso che, in tutta evidenza, la Petaros ha impiegato soltanto una frazione della documentazione che ha raccolto in un’attività decennale di ricerca, evidentemente troppo estesa per trovare posto per intero nel volume. Le informazioni archivistiche che ella inserisce puntualmente nel testo sono utilissime agli studiosi che vogliano personalmente approfondire le vicende trattate.

Il mosaico sociale ricostruito dalla studiosa con minuzia certosina descrive una classe dirigente, quella dalmata, sicuramente plurietnica d’origine e poliglotta, inevitabile in una regione di frontiera come era la Dalmazia veneta, ma altrettanto certamente in maggioranza italiana di provenienza e pressoché per intero di cultura italiana, che costituiva la koiné unificante della nobiltà di Dalmazia.

Si tratta di un libro che contraddice la vulgata nazionalistica croata secondo cui la Dalmazia, già prima della slavizzazione forzata compiuta dai narodniaci (i nazionalisti sostenitori della grande Croazia nel XIX secolo) con l’appoggio di Francesco Giuseppe d’Asburgo e dei vertici dell’Impero, sarebbe stata interamente o principalmente slava.

Valentina Petaros mantiene sempre nel suo libro equilibrio ed imparzialità, giungendo addirittura ad evitare di trarre le logiche, necessarie conseguenze storiografiche dai dati di fatto che ha ricostruito e riportato. Tuttavia, il saggio, anche se si limita intenzionalmente ad una nuda esposizione di personaggi, eventi, contesti sociali, luoghi, costituisce una implicita e pesante negazione del mito della Dalmazia slava già ai tempi della Repubblica di Venezia. È verosimilmente per questa ragione che Le antiche famiglie della Serenissima in Dalmazia è divenuto oggetto di una campagna del silenzio oltrefrontiera, in Croazia e Slovenia, volta a limitarne il più possibile la diffusione e la conoscenza.

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