La cosa migliore del fotografare è di non dover spiegare le cose con le parole.
(Elliott Erwitt)
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Lanischie. Nel Medioevo il comune contadino apparteneva alla Signoria di Raspo. Viene nominato per la prima volta nel 1358 con il nome deformato di Harlani, e nel 1394 passa sotto il dominio di Venezia. La chiesa parrocchiale di S. Canzia, Canziana e Canzianile è stata costruita nel 1927 sopra a quella più antica del 1609, ricostruita su progetto dell'architetto Giovanni Berné, come spiega la scritta posta sopra il portale della chiesa. Consacrata nel 1935 dal vescovo Fogan è stata restaurata nel 1956.
Ci sono tre altari di un certo interesse ed uno semplice. In mezzo a due statue marmoree, c'è un grande Crocifisso del XIV/XV sec. proviniente dalla chiesa di S. Giusto a Trieste di altezza naturale del 1928, e una pala opera di Decleva del 1904.
Il campanile (19 m) addossato sul lato sinistro della facciata, è coperto da uno strato di grezzo intonaco ed è praticamente spoglio, a parte delle iscrizioni in corsi regolari di calcere. Una rappresenta una maschera, le altre ricordano la costruzione della chiesa nel 1609 e riportano il nome del pievano don Francesco e quello del gastaldo Gaspare Busdon.
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Plavia. La borgata fino al 1700 era chiamata, su tutti i documenti, atti e registri, con il nome di Plaula. Il nome Plavia deriva probabilmente dalla strada romana via Flavia.
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Paugnano. Il nome latino di questa località è Pomilianum, qualcuno suggerì Pagus Jani, lo storico Pietro Kandler indicò il nome romano Pomianum. Gli slavi qui comparvero nei primi secoli del medioevo. Si insediarono nelle campagne e la convivenza con l'elemento italiano rappresentato dall'episcopato, dai maggiorenti veneti e dalle famiglie feudali continuò per secoli favorendo lentamente l'integrazione. Adesso la popolazione, nella sua maggioranza, è di immigrazione bosniaca. |
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San Quirico. Nel 1028, allorché l'imperatore Corrado II il Salico donò il paese al patriarca di Aquileia, questo fu nominato col nome di San Siro, toponimo che si ritrova poi anche in un atto del 1540. Nel XIV secolo venne stanziata nella campagna circostante della popolazione slava che tramutò il nome da San Sirico a Socerga che rimase il nome più usato. In sloveno il nome San Quirico (Sv Kvirik) è ancora presente ma si rivolge agli omonimi monte e chiesa nelle vicinanze.
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Settore. Il nome dell'insediamento è stato cambiato da Settore - Cetore (forma slovena) a Vinica nel 1957. Il nome Vinica fu cambiato dai nazionalisti sloveni in riferimento al villaggio natale del poeta sloveno Oton Župančič, nato a Vinica. Il nome originale venne ripristinato nel 1988.
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Malio, villaggio di Isola d'Istria. La chiesa locale è dedicata a Nostra Signora del Monte Carmelo ed è stata costruita nel 1932, nel periodo italiano.
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Maresego, anticamente chiamato Corte di Maresego ed anche Marriego. La derivazione del nome dell'antico predio romano è incerta: forse dal nome personale romano "Marius" o forse da "Marensicus" o "Mare secum". |
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Sant'Antonio (Capodistria). Il nome del paese “Sant'Antonio”, che dopo la seconda guerra mondiale prese il nome di Pridvor (letteralmente “presso la corte”), è stato ripreso e trasformato in Sv. Anton. |
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Santa Lucia. Nel 1948 in Slovenia venne promulgata una legge per eliminare qualsiasi riferimento religioso nelle denominazioni ufficiali di località, piazze, strade ed edifici. Santa Lucia divenne quindi ufficialmente solo Lucia nella forma italiana e Lucija nella forma slovena. Ancora oggi il nome originale non è stato ripristinato. |
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Sasseto. Fu chiamata anche Xaxid, Xaxa e Xaxet e Villa dei Sassi mentre l'attuale Sasseto è l'antico nome romano, Saxetum. Fu possesso di nobili famiglie capodistriane fin dal 1400; infatti faceva parte del distretto di Capodistria, durante la dominazione veneta. Gli Sloveni lo chiamarono Zazid che significa dietro il muro. Nel Medioevo fu un villaggio fortificato e nel 1195 un gruppo di coloni slavi vennero sistemati in questo sito. Nel XVII secolo fu conquistato due volte dai Veneziani e poi restituito all'Austria. |
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Puzzole (Capodistria). Comprende le frazioni di Crisichie e Plagnave. Plagnave è composta da un gruppo di vecchie case di campagna e si trova in basso, a mezza costa tra Puzzole ed il fondo valle. Il nome probabilmente non deriva da "planu" in quanto lo sloveno planiava significa "pianura" che qui non esiste. Puzzole invece deriva da "puteus" come diceva il Naldini: "qui non è facile incontrare l'acqua nello scavare i pozzi"; potrebbe derivare anche da "puzzola".
I villaggi di Puzzole e Plagnave, feudi della famiglia Verzi, erano sottoposti sia allo zuppano che al parroco di Costabona; ora è frazione di Monte di Capodistria.
A Puzzole la chiesa dedicata a santa Maria del Carmine ha sulla facciata un campanile a vela, è parzialmente intonacata ed è probabilmente del secolo XVI. Sul portale della chiesa, una scritta latina riporta che la chiesa è stata restaurata nel 1715, essendo "gastaldo" Giacomo Bonazza e che il pievano in quel tempo era Filippo Sergas. |
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Villa Manzini. Il toponimo Villa Manzini deriva dall'antica famiglia albonese dei Manzin, a suo tempo proprietari terrieri di Villanova di Verteneglio, tanto che ancora oggi viene localmente chiamata in sloveno Manzinovac. Villa Manzini passò, in seguito alla famiglia Tacco. |
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Zabavia. È anche chiamato Sabavia e Xabavia nei vecchi libri. Nel 1528 fu feudo della famiglia Facina, successivamente fu proprietà della ricca famiglia Gavardo, e nel 1534 fu anche in parte proprietà dei conti Verzi. |
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Costabona. Il toponimo Castrum Bonae testimonia la romanità del sito, probabilmente una fortificazione romana in cui, secondo un'antica tradizione, era eretto un tempio della dea della salute, la Dea Bona, dal quale si estese il nome al paese; anche dopo l'avvento del Cristianesimo, nei primi secoli d.C. vi giungevano pellegrini in cerca di guarigione. |
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Covedo. Già abitata da popolazione celtiche col nome di Hubed, la zona fu nota in epoca romana come Castrum Cubitum. |
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Bertocchi. Il paese prende il nome dai Bertòch, una numerosa famiglia locale. |
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Apriano, detta anche Vapriano, è una frazione della città di Abbazia, nella regione litoraneo-montana, ma fortemente legato geograficamente e storicamente all'Istria. Il nome latino è Veprinacium (in croato Veprinac).
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Gason. Gasòn è voce veneta derivante da Casone. Questo sito fu abitato fin dai tempi dei Romani; qui infatti si ritrovarono molti cocci ed una tegola con il bollo "P.Itur Sab(ini)" conservata nel municipio di Monte di Capodistria; fu trovato anche un peso romano di calcare a forma di sfera che serba ancora tracce del manico di ferro di cui era munito. |
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Prelocca o Pieve di Lonche. L'abitato è un importante luogo di scoperta archeologica ricco di reperti del periodo romanico, ma soprattutto di reperti risalenti agli inizi del medioevo. |
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Valleggia con Isola d'Istria sullo sfondo. Il nome sloveno Jagodje è stato inventato nel 1959 nel secondo periodo di slavizzazione intensiva dell'Istria.
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Villanova. Fu popolata fin dai tempi dell'antica Roma. Nel 1358 entrò a far parte della Repubblica di Venezia sotto la quale rimase per cinque secoli. Durante il ventennio fascista, ebbe luogo la bonifica della Valle del Quieto e fu costruita la prima fontana. |
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Erpelle-Cosina. Il comune fu istituito nel 1923, nel periodo di appartenenza al Regno d'Italia. Il comune era inquadrato nel mandamento di Capodistria. |
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San Pietro dell'Amata (o della Matta). Fu luogo abitato in epoca romana, fatto testimoniato dal ritrovamento di ceramiche di tale epoca sui colli Sella e S. Spirito. Nel medioevo S. Pietro dell'Amata (S. Petri de la Macta) era chiamato Villa S. Pietro (Vicus S. Petri) e faceva parte del distretto di Pirano ed era associato in unità civile ed ecclesiastica con Castel S. Pietro, l'attuale Carcàse. Mata o Matta è il nome arcaico attribuito in questa zona dell'Istria alla fattoria. |
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Villa Decani. È di origine più recente: sorse soltanto nel 1480, quando il Senato veneziano decretò il diritto a stabilirvisi a Giovanni Ducaino, uno dei signori di San Servolo, proveniente da Scutari, nell'attuale Albania. Nel 1279 il territorio di Villa Decani, insieme a quello della vicina Capodistria, venne annesso alla Repubblica di Venezia (tale situazione venne poi confermata dal Trattato di Treviso del 1291) e divenne di proprietà della famiglia De Cano, alla quale appartenne fino alla fine del Quattrocento. In seguito alle pestilenze del 1348 e del 1361, nella bassa valle del Risano, si insediarono le prime comunità slave. Col Trattato di Schönbrunn del 1809 entrò a far parte delle Province Illiriche per entrare poi per la prima volta in mano austriaca col Congresso di Vienna nel 1815 nel Regno d'Illiria come Villa Decani; passò in seguito sotto il profilo amministrativo al Litorale austriaco nel 1849 come comune autonomo con la denominazione di Decani. |
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Crevatini. Il toponimo deriva dal cognome di una famiglia ivi numerosa Crevatini, appunto. La pietra delle cave locali venne usata per la costruzione del porto di Trieste.
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Ospo. La strada che attraversa la valle dell'Ospo e che conduce a Lonche fu costruita dai Romani. Ospo rimase sempre in mano ai veneti al confine con San Servolo in mano asburgica. Passò in seguito sotto il profilo amministrativo al Litorale austriaco nel 1849 come frazione del comune di S. Dorligo della Valle. |
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Albaro Vescovà. Il toponimo sloveno Škofije è la forma slavizzata (dallo sloveno Škof, vescovo) di toponimi d'origine medievale quali Mondelvèscu (monte del vescovo) e Vescovà (vescovato).
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Cristoglie. La località fu donata dall'imperatore Corrado II al patriarca di Aquileia. Nel XII secolo Cristoglie passò alla famiglia tedesca dei Neuhaus che lo mantenne sino al 1535, anno in cui il villaggio entrò a far parte dei domini della Repubblica di Venezia. |
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Corte d'Isola. Il nome dell'insediamento fu cambiato da Korte a Dvori nad Izolo nel 1957. Il nome fu cambiato sulla base della legge del 1948 sui nomi degli insediamenti e sulle designazioni delle piazze, delle strade e degli edifici come parte degli sforzi del governo comunista del dopoguerra per rimuovere gli elementi italiani dai toponimi. Il nome Korte fu ripristinato nel 1988. |
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Carcase. Già abitata in periodo preistorico (è stato rinvenuto sopra Carcàse la sede di un castelliere), fu poi luogo abitato in epoca romana, fatto testimoniato dal ritrovamento di una tegola d'epoca romana col bollo P.Ituri Sab(ini) nel 1876. Dal medioevo la località fu conosciuta come Castel S. Pietro, Visinà o Vicino San Pietro, derivante da Vicinatus, e S. Pietro Vical (quest'ultimo fino al XIX secolo); Il nome Vicino o Visinà, come fu poi chiamato nel XV secolo, le derivò dalla sua vicinanza a San Pietro dell'Amata, con il quale formò un'unica entità feudale (sia civile, sia ecclesiastica). |
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Figarola. Il suo nome deriva molto probabilmente dalla pianta del Fico (in istro-veneto figo). Il nome Figarola è già ritrovabile in carte veneziane del 1784. La località fu possedimento della famiglia Reifemberg, vassalli dei Patriarchi d’Aquileia, ai quali il feudo fu donato nel 1028 dall'imperatore Corrado II il Salico. Nel 1420 divenne possedimento veneziano. In un documento del 1488 risulta iscritto come Figaruola e posseduto da un capodistriano di nome Francesco de Vida, la di cui famiglia ne restò in possesso fino al XVII secolo.
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Villa Treviso. Viene menzionato per la prima volta nel 1177 quando il papa Alessandro III confermò ai vescovi di Parenzo la proprietà del feudo. È probabile che i Vescovi di Parenzo abbiano ottenuto il feudo dai Patriarchi di Aquileia. Fino al 1248 era sotto la giurisdizione di Montona e a quel tempo era ancora di proprietà dei Patriarchi di Aquileia. Nel 1248 il feudo passò a Casterga. In un documento del 1499 l'abitato era chiamato Tervis. |
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