giovedì 28 dicembre 2023

Marco Polo il curzolano croato

Oggi cercherò di raccontare come una storia locale inventata sta cercando di farsi spazio da anni in campo storiografico. Sto parlando della pretesa nascita di Marco Polo a Curzola e del suo corollario, per cui Marco Polo in realtà sarebbe croato.

Nei primi decenni del XIX secolo s'impose anche in Dalmazia la questione dell'autoidentificazione nazionale: un tema precedentemente ignoto. All'inizio le cose non erano chiarissime: una buona parte degli intellettuali dalmati dell'epoca si schierò a favore dell'ipotesi per cui esisteva una "nazione dalmata", data dalla felice commistione in loco di genti slave e latine. Sorse quindi una serie di pubblicazioni che celebrarono la "nazione dalmata".

Una di queste pubblicazioni fu un "Dizionario biografico degli uomini illustri della Dalmazia'', pubblicato a Vienna e a Zara nel 1836 e scritto dall'abate Simeone Gliubich (Cittavecchia di Lesina, 1822 - Ivi, 1896). Questo "Simeone Gliubich" dopo qualche anno cambiò idea, e da propugnatore dell'idea di "nazione dalmata" divenne un propugnatore dell'idea di "nazione croata comprendente la Dalmazia": non scrisse più in italiano e non si firmò più "Simeone Gliubich", bensì "Šime Ljubić".  In questo libro egli scrisse (pp. 255 ss.) una breve biografia di Marco Polo, che inizia così: "Polo Marco di Curzola, dove aveva preso stanza molto prima la sua famiglia. Alcuni lo vogliono veneziano, la ''Biog. Univ. An. e Mod.'', lo dice però d'origine dalmata". Questa è la prima volta in cui qualcuno mette insieme in un libro le parole "Marco Polo" e "Curzola", intendendo dire che questo fosse originario di quella.

La cosa rimane quiescente per moltissimi anni. E' vero che in alcune carte veneziane si parla della famiglia Polo come "dalmata", ma dette carte (potrei farne l'elenco: la prima è di circa due secoli posteriore a Marco Polo) affermano che questa famiglia sarebbe di "ascendenza dalmata", giungendo ad ipotizzare anche la città di origine: Sebenico. E' altresì vero che i Polo sono attestati a Venezia fin da duecent'anni prima di Marco, e - ancor di più! - tramite l'analisi dei documenti veneziani (alla Marciana sono conservati infatti fra l'altro i testamenti di Marco Polo, di suo fratello Matteo e dello zio Marco, detto "il vecchio" per differenziarlo dall'omonimo viaggiatore) si è riusciti a ricostruire l'albero genealogico di quel ramo dei Polo di Venezia cui appartenne Marco Polo. Da questi documenti appare inoppugnabile anche il fatto che i Polo di Venezia possedessero delle case in città (vengono lasciate in eredità), e addirittura le fondamenta della casa di Marco Polo sono state rinvenute durante alcuni scavi nel 2001.

Quand'è che i croati tornarono fuori con la storia di Marco Polo di Curzola? In realtà, i curzolani la tennero come buona per secoli, a causa del fatto che a Curzola vivevano e vivono tuttora delle famiglie "Polo" o "Depolo" o "De Polo" o ancora "Depollo". La storia della "casa natale di Marco Polo" è una tradizione locale. Essa viene mostrata a tutti quanti fin da quando esiste un minimo di turismo a Curzola. Piccolo particolare: Marco Polo nasce nel 1254: la casa che viene fatta vedere è del XVI secolo, ma se tu chiedi alle guide se quella è proprio la casa natale o è invece il luogo sul quale "sorgeva" la casa natale di Marco Polo, loro ti rispondono con assoluta certezza che quella è proprio la casa dove è "nato" Marco Polo!

Il primo che mise su un po' di belletto alla teoria di "Marco Polo curzolano" è un signore che si chiama Zivan Filippi. Chi è questo Zivan Filippi? Adesso dice d'essere ricercatore storico, ma all'epoca in cui scrisse i suoi testi era agente di viaggio. Non starò qui ad affrontare la lunghissima sequela di incredibili storielle che racconta questo Filippi: basti dire che ad un certo punto lui ipotizza addirittura che Marco Polo partecipasse alla congiura di Marin Boccon per uccidere il doge e rovesciare il governo aristocratico veneziano, non si sa in base a cosa. Lui afferma che "alcuni storici" avrebbero fatto questa connessione fra i due personaggi, ma la cosa non è vera. Credo che questa connessione derivi unicamente dal fatto che pare che alcuni dei congiurati fuggirono dall'altra parte dell'Adriatico... quindi - avrà pensato Filippi - non può che esserci lo zampino di Marco Polo! Fra le altre fantasmagoriche amenità tirate fuori da altri studiosi croati, ne cito una: un tizio afferma serissimamente che il cognome "Polo" deriverebbe da "pollo" (in croato "Pilić"), e da qui nasce quella parte di croati che pensa che il vero nome di Marco Polo fosse... Marko Pilić! Questi evidentemente non hanno nemmeno l'idea che a Venezia tuttora esiste un "Campo San Polo" con la "Chiesa di San Polo", e che i veneziani non intesero dedicare una chiesa a un pennuto: il nome "Polo" non è che la forma veneziana del nome proprio "Paolo".

La cosa sarebbe rimasta più o meno a livello di curiosità locale, se ad un certo punto non fosse arrivata l'indipendenza croata. Chi ha visto da vicino la cosa, avrà rilevato le vette di nazionalismo che si sono scaricate sul paese, con tutti i corollari. A suo tempo, il presidentissimo e "padre della patria" Franjo Tudjman in viaggio ufficiale in Cina nel 1993 affermò d'essere "compatriota di Marco Polo", e quindi di aver seguito le sue orme. Ad aprile del 2011 l'ex presidente croato Stipe Mesić è volato in Cina all'inaugurazione di un museo dedicato a Marco Polo, ribadendo d'essere croato così com'era croato Marco Polo. Uno scrittore della minoranza italiana in Croazia - Giacomo Scotti - ha scritto per il quotidiano della minoranza "La Voce del Popolo" un articolo che riassume non solo la questione di Marco Polo, ma tutto questo andazzo "tipicamente croato". La questione una volta tanto venne riportata anche dalla stampa nazionale, con un articolo di Gian Antonio Stella sul "Corriere" che mise in ridicolo questa teoria.

Va da sé che nella Wikipedia croata Marco Polo è classificato fra gli ''Hrvatski istraživači'' (esploratori croati).

Ciliegina sulla torta: nel 2010 l'Ente Turismo della Croazia ha prodotto 15000 pieghevoli più una serie di presentazioni in internet per il mercato estero dal titolo "Croatia - Homeland of Marko Polo".

Per qualche anno - quindi - si asisstette ad una "seconda fase" di questa "battaglia per la croatizzazione di Marco Polo", che è quella della penetrazione dell'idea di "Marco Polo il curzolano croato" in alcuni libri, magari pubblicati anche all'estero, come guide, resoconti di viaggio ecc. Tutto ciò ricevette però un brusco stop da parte di una studiosa dell'Università di Zagabria di nome Olga Orlić, che nel giugno del 2013 pubblicò sul "Journal of Marine and Island Cultures" un articolo dal titolo chiarissimo: "The curious case of Marco Polo from Korčula: An example of invented tradition". Quindi Marco Polo ha ritrovato anche per i croati (forse) la sua patria. Che poi è evidentissima da sé, se solo si leggono le prime righe del primo capitolo del Milione: "...questo vi conterà il libro ordinatamente siccome messere Marco Polo, savio e nobile cittadino di Vinegia, le conta in questo libro e egli medesimo le vide". Come corredo a tutto questo racconto, inserisco una cartolina dell'editore Domenico Benussi di Curzola, viaggiata nel 1905, che mostra il cantiere di L.Depolo di Curzola. La cittadina di Curzola fu per molti secoli dominio veneziano; la sua tradizione cantieristica è notevolissima. I primi documenti che citano gli squeri curzolani risalgono al XIV secolo, mentre dei cantieri Depolo si parla fin dal XVII secolo.



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