Nell'inverno 1944-45 gli uomini di Tito, con l'appoggio dei Russi, avanzavano nella regione del Sirmio. La loro avanzata verso occidente fu caratterizzata da una serie di esecuzioni di massa di quelle popolazioni che erano quasi esclusivamente cattoliche ed anticomuniste. Si calcola che vi furono dalle 40 alle 50 mila vittime.
La strage ebbe inizio a Zemun con circa 1500 vittime. Le esecuzioni furono continuate a Ruma ed a Mitrovitza: si può dire, anzi, che in tale circostanza non c'è stato villaggio che non abbia avuto i suoi 10, 20, 50, 100 e più morti. A Tovarnik in un solo giorno furono massacrati 190 croati. Una contadina serba aveva guidato di casa in casa gli assassini designando le vittime, una ad una.
A Vinkovci, il giorno successivo all'entrata dei comunisti nella città, 184 uomini furono fucilati nei pressi delle fornaci (14.4.1945). Occorre tenere presente che nella stessa città, in seguito ai bombardamenti, alle azioni belliche ed alle rappresaglie, era già perito un quarto della popolazione.
A Vukovar, capoluogo del Sirmio, l'OZNA in un paio di giorni liquidò ben 680 tra uomini e donne, quasi tutti cattolici, cioè all'incirca il 6% della popolazione.
Ma la sorte più atroce fu riservata al villaggio di Šid, nel quale prima della guerra vivevano più di 200 famiglie cattoliche e un numero alquanto maggiore di famiglie ortodosse. Sulla sorte di questa cittadina correvano notizie terrificanti, finché un giorno non pervenne una lettera nel campo di Rimini al prigioniero M.I. da un parente sopravvissuto, che testimoniava che dopo le esecuzioni di massa rimasero soltanto 6 famiglie.
"Qui è stato terribile. Le ragazze Mara di Ivan, Kata di Martin... (segue un lungo elenco di nomi) e con loro molte altre giovani sono state trasferite in via San Rocco (dove si trova il cimitero). Quando trascinarono anche il sindaco alla fucilazione i comunisti si misero a danzare il "kolo" a suon di musica".
È fatto innegabile che nel Sirmio i partigiani di Tito massacrarono unicamente, fatta qualche rara eccezione, la popolazione cattolica (croati e tedeschi). Forse ci fa un po’ di più luce la testimonianza del musulmano Ab. M. di nazionalità albanese, nativo di Campo del Cossovo ed ora degente in Italia che ha assistito ai fatti di Šid e Kramar. Egli con alcuni suoi compagni era a quell'epoca soldato della Brigata Proletaria Serba. Prima che entrassero nel villaggio il comandante impartì loro i seguenti ordini: "Entrate in ogni casa. Fate che alla vostra presenza gli uomini ed i bambini si facciano il segno della croce. Lasciate in pace coloro che si segneranno con tre dita (dunque ortodossi) e ammazzate sul posto tutti coloro che si saranno segnati con cinque dita". Così possiamo comprendere come 200 famiglie cattoliche, donne e bambini compresi, furono sterminate.
L'odio comunista rinforzato dall'odio di nazione e di religione, qui un'ottima mietitura.
Foto: attorno ai massacrati in massa, spesso i partigiani ballano il "kolo".
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