giovedì 9 novembre 2023

Personalità: Bertini, Seghizzi, Biasoletto

Florido Bertini (Buie, 9 dicembre 1841 – Roma, 12 giugno 1915) è stato un attore italiano.

Florido Bertini partecipò alla spedizione dei Mille ed ebbe una pregevole carriera di "brillante" e di "caratterista", in numerose compagnie primarie della seconda metà del XIX secolo.

Verso la fine del secolo assunse anche cariche direttive in qualche formazione teatrale, tra le quali la Luigi Bellotti Bon nel 1891. 

Una sua traduzione di Teresa Raquin, rappresentata al Teatro napoletano dei Fiorentini, nel 1879, offrì alla giovanissima, allora ventenne, Eleonora Duse, l'occasione di dimostrare per la prima volta le sue straordinarie doti.

Florido Bertini ebbe anche una carriera cinematografica, e tra le sue recitazioni si ricorda la sua partecipazione al film Re Lear (1910), assieme a Francesca Bertini ed Ermete Novelli.

Augusto Cesare Seghizzi (Buie, 1873 – Gorizia, 1933) è stato un compositore e direttore di coro italiano.

La famiglia si trasferisce a Gorizia, per una breve parentesi nel 1874 e stabilmente poi dal 1888. In questo periodo intermedio Augusto vive anche a Trieste dove effettua i primi studi musicali col padre, il quale, dopo il rientro della famiglia a Gorizia, si sposta a Terni dove trova impiego come Maestro di cappella. Nel 1897 muore il padre e Augusto deve quindi rapidamente prendere in mano, assieme alla madre, le redini della famiglia in quanto primogenito e unico figlio maschio. La sua attività di compositore si alterna a quella di esecutore, viene infatti invitato a collaborare alla realizzazione di concerti, in cui suona il pianoforte, all'interno di circoli ed associazioni culturali presenti in gran numero in città. Nell'ottobre del 1894 è assunto come organista nella chiesa di Sant'Ignazio con il compito di suonare durante le funzioni liturgiche. Nel 1897 diventa organista anche nella chiesa dei Santi Vito e Modesto, fra l'acclamazione della gente, che accoglie festante il Maestro il giorno della presentazione ufficiale. Proprio il 1900 gli porta dunque nuovi successi, quali la partecipazione in qualità di pianista accompagnatore ed insegnante di canto all'interno di accademie organizzate da varie associazioni e club locali. In occasione di una di queste feste scrive un inno popolare, genere molto diffuso nella Gorizia di fine Ottocento, che viene eseguito dal coro accompagnato dalla banda. Con questa composizione riscuote un inatteso successo di pubblico confermato anche dalle critiche lusinghiere apparse sulla stampa locale.

Nel 1902, sull'eco degli ottimi risultati ottenuti in quegli anni, viene nominato organista nella chiesa Metropolitana. Nello stesso anno incontra e sposa Palmira Pizzioli, figlia del proprietario del Caffè Europa, uno dei locali più frequentati di piazza Grande, che sarà la fedele compagna della sua vita e che gli darà due figli, Natale e Cecilia. I figli, e particolarmente la ragazza Cecilia Seghizzi saranno dei brillanti musicisti. Nel 1904 oltre al normale, ma intenso, lavoro di composizione, inizia ad insegnare nella Civica scuola di musica, continuando le sue attività fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1915 il Maestro viene infatti internato nel campo dei profughi meridionali a Wagna di Leibnitz, qui trova subito lavoro e diventa insegnante nella piccola scuola allestita temporaneamente nella sala del refettorio. Nel periodo trascorso a Wagna il musicista abbozza una serie di composizioni per coro ed orchestra, che costituiranno il nucleo originale e fecondo di quelle Gotis di Rosade che permangono fino ad oggi un piccolo monumento musicale dell'elaborazione del materiale popolare in lingua friulana.

Bartolomeo Biasoletto (Dignano d'Istria, 24 aprile 1793 – Trieste, 17 gennaio 1859) è stato un chimico, botanico e naturalista italiano.

Di umili origini, iniziò a lavorare all'interno di alcune farmacie tra Fiume e Trieste. Quindi decise di studiare farmacia a Vienna, ove conseguì la laurea nel 1814. Svolse un anno di pratica a Wels, in Austria, dove, appassionatosi di botanica, incominciò a formarsi un erbario.

Al rientro a Trieste, nel 1817, acquistò una farmacia propria. Qui, nel 1819, conobbe David Heinrich Hoppe, direttore della Società botanica di Ratisbona, con il quale formò un fortunato sodalizio di ricerca, sostanziatosi mediante il rinvenimento di numerose specie e la stesura di diversi articoli scientifici, che consentirono a Biasoletto di acquisire già una certa fama. Nel 1823 conseguì, presso l'Università di Padova, anche la laurea in filosofia.

Negli anni successivi compì numerosi viaggi, specie in Istria, accompagnando diversi esponenti del panorama scientifico internazionale. 
Nel 1833 un viaggio di ricerca in compagnia di Muzio Tommasini portò all'uscita di un interessante lavoro sulla flora della Venezia Giulia e dell'Istria. 

I due botanici, poi, nel 1838, parteciparono assieme ad una più importante spedizione scientifica, a capo della quale si trovava Federico Augusto II, re di Sassonia. A tale evento Biasoletto dedicherà qualche anno più tardi una relazione, più volte ristampata, dal titolo Viaggio di S.M. Federico Augusto re di Sassonia per l'Istria, Dalmazia e Montenegro (1841). Nel frattempo, però, sotto l'egida del gremio farmaceutico di Trieste, creato nel 1820, diede vita ad un gabinetto botanico (1828), di cui sarà direttore dal 1831, che costituisce di fatto il primo giardino botanico di Trieste (al suo posto sorgerà, nel 1842, l'attuale Civico Orto Botanico).

Le sue ricerche, nell'applicazione della teoria alla pratica nel campo della botanica associato allo chimica, lo misero in luce facendolo diventare socio corrispondente dell'Accademia dei Georgofili[4] e garantendogli la partecipazione a diverse sessioni dei congressi degli scienziati italiani, che si svolsero dal 1839 al 1847. Biasoletto intervenne anche ai congressi naturalistici tenutisi a Vienna nel 1832 e a Praga nel 1836. Fu socio delle più importanti istituzioni di scienze naturali europee.

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