giovedì 9 novembre 2023

Francesco Patrizi

Francesco Patrizi (in latino: Franciscus Patricius, Cherso, 25 aprile 1529 – Roma, 6 febbraio 1597) è stato un filosofo e scrittore italiano, di orientamento neoplatonico.

Nel 1538 era già imbarcato su una nave al comando dello zio Giovanni Giorgio Patrizi; dopo aver studiato a Cherso con Petruccio da Bologna, nel 1544 fu a Venezia, dove studiò grammatica con Andrea Fiorentino, passando poi a Ingolstadt, sotto la protezione del cugino, il luterano Mattia Flacio Illirico.

Nel 1547 era a Padova per studiare filosofia con Bernardino Tomitano, Marco Antonio Passeri, detto "Il Genua", Lazzaro Bonamico e Francesco Robortello; qui fu presidente della Congrega degli Studenti Dalmati e pubblicò i suoi primi scritti.

In una tarda lettera, indirizzata il 12 gennaio 1587 all'amico Baccio Valori, scrisse che a Padova aveva «trovato un Xenofonte greco e latino, senza niuna guida o aiuto, si mise nella lingua greca, di che havea certi pochi principi in Inghilstat, e fece tanto profitto che a principio di novembre e di studio ardì di studiare e il testo di Aristotile e i commentatori sopra la Loica greci. Andò ad udir il Tomitano, famoso loico, ma non gli pose mai piacere, senza saper dire perché, onde studiò loica da sé. L'anno seguente entrò alla filosofia di un certo Alberto e del Genoa e né anco questi gli poterono piacere, onde studiò da sé. In fin di studio udì il Monte medico, e gli piacque per il metodo di trattar le cose, e così Bassiano Lando, di cui fu scolare mentre stette in istudio. E fra tanto, sentendo un frate di S. Francesco sostentar conclusioni platoniche, se ne innamorò, e fatto poi seco amicizia dimandogli che lo inviasse per la via di Platone. Gli propose come per via ottima la Teologia del Ficino, a che si diede con grande avidità: E tale fu il principio di quello che poi sempre ha seguitato».

A Venezia nel 1553 pubblicò la Città felice, il Dialogo dell'Honore, il Discorso sulla diversità dei furori poetici e le Lettere sopra un sonetto di Petrarca. Alla morte del padre nel 1554 tornò a Cherso per occuparsi dell'eredità e vi rimase per quattro anni.

Tornato in Italia, intenzionato ad entrare nella corte del duca di Ferrara Ercole II d'Este, gli presentò il suo poema, Eridano, scritto negli innovativi versi martelliani tredecasillabi, senza tuttavia ottenere il successo sperato. Passato allora a Venezia, sotto il patronato di Giorgio Contarini, fondò con il poeta Bernardo Tasso, il padre di Torquato, l'Accademia della Fama e scrisse i dieci Dialoghi della Historia nel 1560 e nel 1562 i dieci Dialoghi della Retorica.

Mandato a Cipro per curare gli interessi del Contarini, si diede al commercio e all'acquisto di manoscritti greci e si trovò a dover anche partecipare alla guerra turco-veneziana, imbarcato nella flotta comandata da Andrea Doria. Passato al servizio dell'arcivescovo di Cipro Filippo Mocenigo, nel 1568 ritornò in Italia, e si stabilì a Padova, precettore di Zaccaria, nipote del Mocenigo e scrivendo le Discussioni peripatetiche il cui primo volume fu pubblicato nel 1571 e interamente nel 1581 a Basilea, dedicate a Zaccaria Mocenigo. Conquistata Cipro dai turchi, perdette il patrimonio investito nell'isola; vendette allora i manoscritti greci a Filippo II di Spagna e si trovò a dovere chiedere aiuto ad amici ai quali dedicò la sua Amorosa filosofia.

Dal 1577 al 1592 insegnò filosofia nell'università di Ferrara, e fu membro dell'Accademia della Crusca nel 1587, continuando a pubblicare scritti filosofici, letterari, di strategia militare, di ottica, d'idraulica, di botanica; nel 1581 pubblicò le Discussioni peripatetiche, nel 1585 il Parere in difesa di Ludovico Ariosto, nel 1586 il Della Poetica, ove sostenne la superiorità della lingua volgare sul latino, nel 1587 la Nuova geometria dedicata a Carlo Emanuele I di Savoia, la Philosophia de rerum natura e nel 1591 la Nova de universis philosophia, che fu temporaneamente messa all'Indice dal Sant'Uffizio, per essere poi rimossa in seguito alle correzioni fatte dello stesso Patrizi.

Nel 1592 l'amico papa Clemente VIII lo nominò professore presso lo Studium Urbis. A Roma pubblicò nel 1594 la sua ultima opera, i Paralleli militari. Fu anche membro della confraternita di San Girolamo di Roma, cui potevano accedere "illirici, dalmati e schiavoni".

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