Tomaso Luciani (Albona, 7 marzo 1818 – Venezia, 9 marzo 1894) è stato un patriota italiano.
Da giovane venne a contatto con il podestà locale il quale lo instradò presto nell'amministrazione comunale. A circa trent'anni assunse la massima carica municipale gestendo l'albonese fino al 1849 – e in una seconda occasione dal 1859 fino al 1861 – apportando una serie di innovazioni, dimostrandosi così molto vicino ed attaccato alla popolazione locale.
Dato il suo grandissimo fervore patriottico nel 1848 caldeggiò, alla notizia degli avvenimenti di Vienna, Milano e Venezia, l'insurrezione nella sua piccola Albona, senza curarsi delle possibili conseguenze data la sua carica di funzionario austriaco, assieme ai patrioti locali organizzando anche reclutamenti clandestini di volontari da inviare a Venezia nella Legione dalmato-istriana e tenendosi strettamente in contatto con i compagni istriani giunti nella città lagunare nell'imminenza di un tanto atteso sbarco di volontari per liberare ed includere nei confini della Madrepatria la piccola penisola adriatica, separata dalla sua capitale storica dagli austriaci dopo il Congresso di Vienna.
Soffocata la rivoluzione dalle truppe II. RR. tornò ad occuparsi delle faccende comunali e a viaggiare per il Paese, recandosi, in cerca di informazioni sulla sua terra, nelle principali biblioteche italiane. Nel 1859, in piena seconda campagna risorgimentale, sperò vivamente che le armate francesi e piemontesi, vittoriose a Solferino e San Martino, potessero arrivare a liberare almeno l'Istria ex-veneta per includerla nella Confederazione italiana pattuita a Plombières.
Il suo inesauribile sentimento d'amore per l'Italia lo portò nella primavera del 1861, dopo che il conte di Cavour ebbe espressa la propria volontà di un istriano tra i maggiori esponenti del Comitato d'emigrazione veneta, a spostarsi nello Stato Italiano, non ancora riconosciuto dall'Austria ed appena costituitosi il 17 marzo, per partecipare quindi tra le file dei protagonisti del Risorgimento. Furono da una parte un gruppo tra i principali patrioti giuliani da tempo esuli in Piemonte, tra i quali i più noti Pacifico Valussi, Antonio Coiz e Francesco Prospero Antonini, e dall'altra quelli rimasti in Istria, sotto la guida di Carlo Combi, a raccomandare il Luciani. Ottenuto il passaporto, dopo aver ceduto tutte le sue proprietà ad un cugino, varcò il confine austro-sardo e si stabilì a Milano da dove iniziò la sua attività propagandistica portando avanti la causa giuliana parallelamente a quelle veneta e trentina, oltre a stringere una sincera e calorosa amicizia con Giuseppe Garibaldi, il quale mostrerà per lui sempre grande ammirazione. Allo scoppio della Terza guerra d’indipendenza fu l'anima del Comitato triestino-istriano che lottava per la parità del bisogno di annessione della Venezia Giulia con quella del Veneto.
L'esito inconcludente della campagna per le armi italiane, con il solo compenso della Venezia per l'Italia alleata della Prussia e uscita praticamente sconfitta dal conflitto con l'Austria, diffuse molte amarezze nell'animo del Luciani che non riuscì a vedere la sua terra ricongiunta alla Madrepatria. Si spegnerà a Venezia nel 1894. Tra le sue opere si rievoca la più nota «Tradizioni popolari albonesi» uscita due anni prima della sua scomparsa.
Matteo Giulio Bartoli (Albona, 22 settembre 1873 – Torino, 23 gennaio 1946) è stato un linguista e glottologo italiano.
Laureato all'Università di Vienna e docente di Glottologia all'Università di Torino dal 1908 fino alla sua morte, avvenuta nel 1946, divenne famoso per i suoi contributi nel campo della geografia linguistica, in particolare per le sue quattro norme sulle aree geografiche. Collaborò all'Atlante Linguistico Italiano e fu docente di Antonio Gramsci. Bartoli, influenzato molto dal suo maestro Meyer-Lübke e da alcune teorie di Croce e Vossler, s'interessò molto alla dialettologia italiana, disciplina allora emergente e metodologicamente all'avanguardia, e scrisse lavori sul dialetto dalmatico, tra cui Das Dalmatische (1906).
Opere principali
Das Dalmatische (1906)
Introduzione alla neolinguistica (1925)
Saggi di linguistica spaziale (1945)
Breviario di neolinguistica (1925; scritto in collab. con G. Bertoni)
Alle porte orientali d'Italia. Dialetti e lingue nella Venezia Giulia (1945).
Giuseppe Radole (Barbana d'Istria, 6 febbraio 1921 – Trieste, 4 dicembre 2007) è stato un organista, musicologo, compositore e direttore di coro italiano.
Venne nominato direttore della "Cappella Civica di S. Giusto" di Trieste, con la quale si esibì in tutta Europa e per la quale compose numerose opere corali. Fu chiamato spesso come giurato a concorsi nazionali ed internazionali di esecuzione corale e nominato membro permanente della Commissione artistica del Concorso internazionale "Seghizzi" di Gorizia.
Radole ha rivolto la sua attenzione ai canti di tradizione orale dell'area veneto, friulana ed istriana, da cui ha tratto interessanti elaborazioni per coro. Alcune musiche sacre però sono riconducibili a Giuseppe Tessarolo di Buie d'Istria: maestro di musica e cavaliere del lavoro.
Di notevole pregio anche la sua attività di organografo: gli studi sugli organi antichi, le catalogazioni di organi storici, il manuale di studio organologico su liuto, chitarra e vihuela, edito nel 1979 e ristampato nel 1986, nonché tradotto in varie lingue.
A lui si devono inoltre numerose revisioni di partiture organistiche dei secoli XVIII e XIX, opera di Ignazio Sperger, Gaetano Valerj, Giovanni Battista Pescetti e Francesco Geminiani.
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