"Non penso che dimenticherò facilmente quella mattina di Febbraio, quando ci fermammo per un momento sulla terrazza del palazzo Podjavori - una delle ville meridionali dell'arciduca Carlo Stefano sull'isola di Lussino - mentre l'ariduchessa Eleonora mi indicava uno o due punti interessanti.
C'era molto caldo. Un sole brillante fiammeggiava da un cielo azzurro senza nuvole, e lontano lo stupendo giardino roccioso si stendeva giù lungo il fianco del monte fino alla costa dell'Adriatico blu.
L'aria era carica del profumo degli alberi di aranci e limoni, delle rose e delle mimose, e un confuso ronzio di insetti carezzava le orecchie, mentre le lucertole sfrecciavano qua e là; la vita su quella piccola isola rocciosa sembrava un sogno delizioso."
Cosi scrive l'inglese Nellie Ryan nel suo libro di memorie My years at the Austrian Court, ricordando con nostalgia il giorno in cui fu presentata alla famiglia imperiale dell'arciduca Carlo Stefano nel palazzo di Podjavori.
Era arrivata a Lussino il giorno prima, alle undici di sera all'incirca, a bordo di una nave del Lloyd Austriaco e, contrariamente alla mattina successiva, il primo impatto con l'isola non era stato dei migliori. Aveva dovuto sob barcarsi ad una camminata di almeno trenta minuti per raggiungere Podjavori, lungo un sentiero scosceso e pietroso, con la sola illuminazione della torcia elettrica del suo accompagnatore, e senza incontrare anima viva, seguita da due asini che trascinavano il carretto con i bagagli.
Nellie Ryan racconta che era entrata a far parte del se guito dell'arciduca grazie all'interessamento della contessa Hoyos, una dama molto influente della corte viennese, ma non precisa quali fossero le sue mansioni.
L'Österreichisch-Kaiserlicher Hofkalender la menzio na per gli anni 1901, 1902 e 1903 come insegnante delle piccole arciduchesse Eleonora, Renata e Matilde, le figlie dell'arciduca Carlo Stefano.
Nella prima parte del libro di memorie scritto nel 1915, dopo aver parlato della famiglia dell'imperatore Francesco Giuseppe, descrive la sua vita alla corte dell'arciduca Carlo Stefano
Dagli innumerevoli episodi da lei ricordati traspare una grande devozione e ammirazione per la figura dell'arciduca, uomo di grande cultura e vivacità, apprezzato pianista e pittore, espertissimo uomo di mare e affettuoso padre di famiglia, "qualità", assicura la Ryan, "che farebbero di lui un sovrano ben accetto" del regno di Polonia, di cui allora, nel 1915, si profilava l'indipendenza.
Non mancano episodi gustosi, che illustrano l'originalità di Carlo Stefano (nota peraltro anche ai Lussignani), come la decisione, presa su due piedi con entusiasmo, di cominciare a giocare a tennis nel campo di Podjavori quasi a mezzogiorno, ora in cui regolarmente la famiglia imperiale e il seguito pranzavano, e di interrompere, a malincuore, la partita all'una meno un quarto, essendosi finalmente reso conto dell'ora; o come quando nel castello di Zywiec, in Galizia, insoddisfatto della disposizione degli arredi nella stanza di miss Ryan, le arrotola i tappeti mettendoli fuori nel corridoio e ammucchia i suoi mobili al centro della stanza con l'intenzione di disporli diversamente, lasciando però tutto sottosopra all'arrivo di un messo. Ancora, a bordo del suo yacht Waturus vieta agli ospiti di portare i bauli per le scale e dentro le cabine, imponendo di svuotarli e di lasciarli sul ponte inferiore.
Di conseguenza tutti sono costretti a portare a braccia mucchi di vestiti lungo i ponti, giù per le scale, attra verso molti saloni e poi su un'altra scala fino alle rispettive cabine. Sempre a bordo, abolisce l'ora del the per non procurare ai servitori un'inutile fatica e lascia cosi tutti privi della deliziosa bevanda.
Apprendiamo che Carlo Stefano era solito soggiorna re a Lussino ogni anno generalmente da Gennaio ad Aprile e quindi trascorrere là il periodo pasquale.
Il Venerdi Santo i membri della famiglia imperiale e quelli del suo seguito, tutti vestiti di nero, assistevano nel Duomo di Lussingrande, al mattino, ad una funzione che durava almeno due ore con la predica di don Antonio. Alle tre del pomeriggio erano di nuovo in chiesa e più tardi verso sera vi ritornavano per partecipare alla processione. Per loro erano appositamente preparati banchi color oro e cremisi.
Nel buio della sera la chiesa era illuminata da centinaia di candele, poste tutt'intorno lungo una piccola galleria in alto sui muri. A ciascuno dei presenti veniva consegnata una enorme candela alta quasi un metro e al suono di un campanello gli uomini, che sedevano tutti nella parte de- stra della navata, si alzavano e indossavano lunghe tuniche bianche con cappucci e fasce.
Don Antonio con i paramenti viola, accompagnato dagli altri sacerdoti, scendeva dall'altare portando la Croce sotto un baldacchino ricamato e si fermava di fronte alla famiglia imperiale che lo seguiva in processione lungo la navata insieme alle dame e ai gentiluomini del seguito. Dopo di loro venivano i servitori della famiglia, le suore dei conventi e tutta la folla dei fedeli con le candele accese e con gli uomini in bianche vesti.
La processione uscita dal Duomo percorreva diverse strade, attraversava altre due chiese e dopo quasi due ore ritornava al Duomo accompagnata dai canti dei partecipanti e illuminata dalle candele poste sulle finestre di ogni abitazione.
Alcuni particolari riferiti da Nellie Ryan coincidono con quanto raccontato molto più dettagliatamente da Carlo Bussani nell'articolo "Funzioni religiose dei tempi passati durante la Settimana Santa a Lussingrande". Bisogna tener presente, però, che la Ryan osservava tutti gli eventi come manifestazioni più folkloristiche che religiose, senza una vera sentita partecipazione, e in maniera piuttosto sommaria.
Come usanze particolari la Ryan ricorda la caccia all'uovo che si svolgeva nel parco di Podjavori: si nascon devano uova enormi e bellissime; a ciascun uovo era attribuito un nome e all'interno dell'uovo stesso c'erano costosi doni e raffinati bonbon. La caccia all'uovo divertiva grandi e piccoli.
Altra usanza pasquale era di porre in ogni apparta mento un piatto contenente una dozzina di uova sode, dipinte in svariati colori brillanti, e un altro piatto con vari tipi di carne fredda.
Il lunedi di Pasqua aveva poi luogo una regata alla presenza delle Altezze Imperiali e degli illustri ospiti presenti sull'isola.
I ricordi di Nellie Ryan oltre che i soggiorni a Podjavori comprendono quelli nel palazzo arciducale a Vienna, nel castello di Zywiec, le crociere sul Waturus dell'arciduca, i viaggi nelle varie regioni d'Europa, ma sembra che davvero l'isola di Lussino abbia conquistato un posto privilegiato nel suo cuore:
"Gli abitanti di Lussino sono italiani, ma ogni anno nella stagione da Novembre all'inizio di Aprile ricchi Austriaci dalla capitale e da altre città e certamente ospiti di molte nazionalità si affollavano su questa piccola isola della riviera austriaca, dove l'estate era sempre serena in quell'at mosfera deliziosa, inebriante del sud, dove la vita era tutta pace e semplicità".
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