giovedì 2 novembre 2023

Il martirio di Norma Cossetto

Norma era una splendida ragazza di 24 anni di Santa Domenica di Visinada, laureanda in lettere e filosofia presso l'Università di Padova. In quel periodo girava in bicicletta per i comuni dell'Istria per preparare il materiale per la sua tesi di laurea, che aveva per titolo "L'Istria Rossa" (Terra rossa per la bauxite).


Il 25 settembre 1943 un gruppo di partigiani irruppe in casa Cossetto razziando ogni cosa. Entrarono perfino nelle camere, sparando sopra i letti per spaventare le persone. Il giorno successivo prelevarono Norma. Venne condotta prima nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano dove i capibanda si divertirono a tormentarla, promettendole libertà e mansioni direttive, se avesse accettato di collaborare e di aggregarsi alle loro imprese. Al netto rifiuto, la rinchiusero nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo assieme ad altri parenti, conoscenti ed amici.


Dopo una sosta di un paio di giorni, vennero tutti trasferiti durante la notte e trasportati con un camion nella scuola di Antignana, dove Norma iniziò il suo vero martirio. Fissata ad un tavolo con alcune corde, venne violentata da diciassette aguzzini, quindi gettata nuda nella Foiba poco distante, sulla catasta degli altri cadaveri degli istriani. Una signora di Antignana che abitava di fronte, sentendo dal primo pomeriggio urla e lamenti, verso sera, appena buio, osò avvicinarsi alle imposte socchiuse. Vide la ragazza legata al tavolo e la udì, distintamente, invocare la mamma.


Il 13 ottobre 1943 a S. Domenico ritornarono i tedeschi i quali, su richiesta di Licia, sorella di Norma, catturarono alcuni partigiani che raccontarono la sua tragica fine e quella di suo padre. Il 10 dicembre 1943 i Vigili del fuoco di Pola, al comando del maresciallo Harzarich, ricuperarono la sua salma: era caduta supina, nuda, con le braccia legate con il filo di ferro, su un cumulo di altri cadaveri aggrovigliati; aveva ambedue i seni pugnalati ed altre parti del corpo sfregiate.


Emanuele Cossetto, che identificò la nipote Norma, riconobbe sul suo corpo varie ferite di armi da taglio; altrettanto riscontrò sui cadaveri degli altri. Norma aveva le mani legate in avanti, mentre le altre vittime erano state legate dietro. Da prigionieri partigiani, presi in seguito da militari italiani istriani, si seppe che Norma, durante la prigionia venne violentata da molti.


La salma di Norma fu composta nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Castellerier. Dei suoi diciassette torturatori, sei furono arrestati e obbligati a passare l'ultima notte della loro vita nella cappella mortuaria del locale cimitero per vegliare la salma, composta al centro, di quel corpo che essi avevano seviziato sessantasette giorni prima,nell'attesa angosciosa della morte certa. Soli, con la loro vittima, con il peso enorme dei loro rimorsi, tre impazzirono e all'alba caddero con gli altri, fucilati a colpi di mitra.


“Voleva parlare con il professor Marchesi della sua tesi di laurea – ha detto Paola Del Din – perciò Norma Cossetto ha chiesto se poteva passare davanti al gruppo che aspettava il docente, dato che doveva prendere la corriera per ritornare in Istria e l’abbiamo assecondata poi, giorni dopo, abbiamo saputo della sua fine tragica e indecente”. Del Din, classe 1923, ha aggiunto che: “chi si ostina a negare questi fatti, sbaglia perché gli errori vanno riconosciuti, non va bene portare avanti l’odio per colpire la memoria degli infoibati. Bisogna parlarne, accettare e comprendere, abbiamo sbagliato tutti, ma è necessario andare avanti”.


— Paola Del Din, partigiana e insegnante italiana, nota durante la Resistenza con il nome di battaglia di "Renata", medaglia d'oro al valor militare.



«Norma

sguardo  

che illumina l’azzurro del cielo

mente

aperta verso il mondo

cuore

pronto a vivere e donare



Norma

fiore

sradicato dalla terra rossa d’Istria

sorriso

sprofondato nella nera voragine d’odio

strazio indicibile

innocenza violata

vita spezzata



Norma

Giovane maestra di vita

testimonianza di coerenza

coraggio per chi resta

memoria perenne

dolore che non si può rimarginare



Ti sentiremo nel profumo del tuo mare

Ti sentiremo tra le pietre riarse della tua Istria

Ti rivedremo, esuli in Cielo,

tra le braccia amorose del Padre».

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