Dora Čok nasce a Longera, alla periferia est di Trieste, il 12.9.1924. È una bella ragazza, semplice e fa la casalinga.
Il 3 maggio 1945, all'inizio della terribile occupazione jugoslava della città giuliana, viene arrestata nella sua abitazione dai partigiani titini Francesco Marušić ed Alberto Gruden (soprannominato Blisk), e tradotta nella caserma di San Giovanni, dove venne successivamente visitata dalla sorella Amalia. La notte del 5 maggio venne prelevata dalla citata caserma dai partigiani Francesco Marušić, Alberto Gruden, Vladislao Ferluga e Danilo Pertot (tutti appartenenti alla minoranza slovena della provincia di Trieste) e portata in un bunker vicino alla foiba denominata Pozzo di Gropada.
La colpa, per la quale Dora venne arrestata, era quella di non aver ceduto alle pretese sessuali del citato Danilo Pertot, che era un suo cugino nonché esponente del Comitato Esecutivo Antifascista Italo-sloveno che comandava in quei giorni a Trieste.
Nel bunker, Dora venne denudata, picchiata e violentata ripetutamente dai quattro partigiani, poi ancora viva, con le braccia legate al corpo con cinghia e filo spinato (particolari, questi, stabiliti dall'autopsia eseguita sul suo cadavere nell'agosto 1946), fu precipitata nel vicino abisso.
La madre della ragazza, dopo lunghe ed infruttuose ricerche della figlia, nella primavera dell'anno seguente quando Francesco Marušić ricompare in licenza, lo affrontò decisamente per sapere la sorte della figlia. Costui, probabilmente tormentato dal rimorso, raccontò tutta la vicenda dicendole che Dora era stata uccisa dal cugino Danilo Pertot e gettata nella foiba di Gropada.
Tale versione, ripetuta davanti agli avvocati incaricati dai famigliari di Dora, fece iniziare l'inchiesta giudiziaria che portò al ritrovamento dei cadaveri di cinque persone nella foiba.
Il processo che seguì davanti alla Corte d'Assise di Trieste si concluse con la condanna all'ergastolo dei suoi assassini.
La sezione della Foiba "Pozzo di Gropada" (profondità 64 m). |
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