giovedì 2 novembre 2023

Famiglie: Trigari e Tripcovich

NICOLO' TRIGARI

Nasce a Zara nel 1827 in una famiglia dell’alta borghesia cittadina ed è eletto Podestà della città tra il 1874 ed il 1899. Seguace di Luigi Lapenna, fa parte dell’ala illuministica e liberale del partito ed appoggia l’equilibrio secolare tra i dalmati italiani e slavi, consolidato dalla Serenissima, ripreso da Napoleone ed ereditato ma non sempre perseguito dall’Impero degli Asburgo. Condivide con Lapenna la linea politica dell’autonomismo dalmata incardinato nell’Impero ma inteso come garante della difesa della lingua e della cultura italiana. Eletto per la prima volta podestà di Zara il 23 febbraio 1874, subentra nella carica al conte Cosimo De’ Begna di Possedaria e dimostra fin da subito di saper reggere con maestria le sorti della città. L’anno successivo la visita ufficiale dell’Imperatore Francesco Giuseppe mette alla prova le sue capacità di mediazione. La diffidenza del governo imperiale nei confronti degli italiani della Dalmazia, successivamente alla Terza guerra d’indipendenza ed alle voci (risultate poi storicamente infondate) di un accordo fra i rappresentanti della flotta dell’ammiraglio Persano e le amministrazioni italiane della Dalmazia, aveva determinato una politica centrale apertamente filo-croata ed erano forti i rischi di contestazione dell’Imperatore a Zara, una delle roccaforti degli italiani autonomisti. L’aver concordato l’uso della lingua italiana nell’indirizzo di saluto imperiale, stempera la tensione e favorisce il successo della visita, con la conseguente concessione del cavalierato ereditario alla famiglia Trigari, che usa raramente il prefisso nobiliare “De” e “Von” di cui avrebbe diritto. Dal 1868 zara non è più considerata fortezza militare e questo procedimento rende possibile smantellare la muraglia difensiva ed aprire la strada allo sviluppo urbanistico della città. Trigari dà l’avvio ad una prima ristrutturazione della Riva Nuova ed un decisivo impulso per la creazione dei viali alberati della circonvallazione. La Riva Nuova diventa così biglietto da visita della città: bordata da una fila ininterrotta di palazzi signorili che proteggono il centro dai venti invernali, è punteggiata da alberi ombrosi e ingentilita da aiuole fiorite. Tre caffè la rendevano un perfetto luogo d’incontro, secondi solo alla centrale “Calle Larga”. Grazie alla sua prudenza politica ed a qualche sotterfugio, il Comune di Zara rimane in mano al partito autonomista nel periodo in cui tutti gli altri comuni dalmati cadono nelle mani del Partito del Popolo croato a causa delle ingerenze austriache e dell'allontanamento forzato degli italiani (Sebenico nel 1873, Curzola nel 1875, Traù nel 1881, Spalato nel 1883, Lissa nel 1886, Cittavecchia di Lesina nel 1887, Cattaro e Ragusa nel 1897). Il Podestà Trigari è convinto che la difesa della componente italiana della Nazione dalmata debba essere difesa nelle forme e nei limiti della legalità e del diritto e questa lungimirante scelta politica lo porta spesso ad essere in contrasto con le tesi più radicali di Bajamonti che, alla fine degli anni ‘70 considera superato l’autonomismo e spinge il partito verso posizioni irredentiste. Le tesi del Bajamonti fanno breccia anche fra i più giovani esponenti autonomisti di Zara, come Roberto Ghiglianovich, Giovanni Lubin (nativo di Traù), e Luigi Ziliotto. Ghiglianovich nelle sue memorie riserva al Trigari uno sprezzante giudizio ed afferma che “a causa del suo temperamento, inaspritosi ancor più con l’età, era divenuto impossibile”, imputandogli l’assenza da tutte quelle iniziative associazionistiche apertamente filoitaliane fiorite negli anni. Conclude Ghiglianovich: “per la salvezza della lingua, della civiltà, della nazione nostra (italiana) in Dalmazia, bisogna truccarsi sempre in modo da ingannare il Governo Austriaco”. È stato così che Roberto Ghiglianovich, unitamente a Spiridione Artale, vecchio amico sodale con Trigari, si reca dal podestà ed ottiene da lui una lettera di rinuncia alla candidatura alle elezioni comunali del 1899. Secondo un accordo interno alla corrente irredentistica del partito, viene eletto Podestà Luigi Ziliotto. Dal 1874 fino alla morte è deputato della Dieta del regno di Dalmazia, per il Partito autonomista dalmata, filoitaliano eletto nella circoscrizione di Zara. Amareggiato e stanco, Trigari muore a Zara il 30 ottobre 1902, il suo funerale, presente tutta la città, è definito “solennissime esequie”.


Cap. VINCENZO TRIPCOVICH

È eletto Guardian Grande della Scuola dalmata dei Santi Giorgio e Trifone di Venezia nel 1748.


CRISTOFORO TRIPCOVICH

È eletto Guardian Grande della Scuola dalmata dei Santi Giorgio e Trifone di Venezia nel 1783.


DIODATO E RAFFAELLO TRIPCOVICH

Nasce in un’antica famiglia di navigatori originaria di Cattaro. Trasferitosi a Lussino e poi a Trieste, Diodato fonda a Trieste la famosa società di navigazione Tripcovich. Riconosciuto conte dal re Vittorio Emanuele III di Savoia, muore a Trieste senza eredi diretti. La sorella, la contessa maria sposa Goffredo De' Banfield, eroe dell’aria della Prima guerra mondiale, insignito della Croce di Ferro con palme e brillanti, istituita da Maria Teresa, ed ha un figlio Raffaello, sovrintendente del Teatro Verdi di Trieste, il quale dona alla città il teatro “Sala Tripcovich”. La società Tripcovich, unico caso di società per azioni italiana quotata in Borsa verrà dichiarata fallita e sarà oggetto di oscuri maneggi giudiziari che non intaccheranno la figura del nobile dalmata, che si spoglierà di tutti i suoi beni per pagare fino all’ultima lira i debiti accumulati da altri per conto della società di cui era l’ingenuo erede.


LUCA TRIPCOVICH

È un autorevole componente del Consiglio direttivo del “Comitato delle onoranze funebri a Niccolò Tommaseo” fondato a Trieste l’8 maggio 1874, che assume poi il nome di “Colonia dalmata di Trieste” ed è formata dagli italiani di Dalmazia privati, su spinta dell’Austria-Ungheria, delle amministrazioni locali e comunali italiane e, quindi, di scuole italiane e di ogni altro strumento atto a conservare l’antica identità latino-veneziana.


MARIA TRIPCOVICH DE' BANFIELD

Appartiene ad una famiglia proveniente da Sant'Eustachio/Dobrota, cittadina bocchese della Dalmazia montenegrina, sposa Goffredo De' Banfield, nato nelle Bocche di Cattaro nel 1890 che è decorato della Croce di Cavaliere di Maria Teresa per le sue imprese quale aviatore dell’Impero nella guerra 1914-18. Goffredo, su pressione della moglie, assume la cittadinanza italiana nel 1923 e rifiuta l’offerta di essere a capo dell’Adriatisches Künsterland, proposta dal gauleiter tedesco nel 1943. Maria, unica erede dei Tripcovich, diventa per un breve periodo presidente dell’omonima società di navigazione. Muore a Trieste e lascia al figlio Raffaello la cospicua fortuna della famiglia.

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