ANGELO ALACEVICH
Cultore e custode del patrimonio storico e archeologico della Dalmazia effettuò, durante la permanenza delle truppe italiane a Sebenico del primo dopoguerra, importanti scavi a Danilo, i cui reperti sono conservati presso il Museo di San Donato di Zara, unitamente a due leoni marciani di grandi proporzioni. È autore di Pagine della Città di Sebenico.
TITO ALACEVICH
Componente del Comitato di Zara per le esequie del Re Umberto I del 1900 e dirigente della Lega Nazionale, è citato nel Rapporto del 1917 del capitano Neubauer degli i.r. servizi segreti austro-ungarici come pericoloso irredentista.
PIETRO ALACEVICH
Nasce a Drasnizza (Macarsca) nel 1739 e il 21 Giugno 1770 è promosso Alfiere e poco dopo Capitano di una compagnia di truppe collettizie da lui riunite. Aiutante di squadra in Golfo, disimpegna molte ed importanti commissioni in Albania ed in Levante, e sostiene per vari anni il comando del forte di Obrovazzo e quindi di quello di Castelnuovo. Caduto nel Maggio 1797 il Governo Veneziano, si dimette dal servizio militare e si stabilisce a Zara. Ha in moglie Elena Calogerà di Corfù cugina del conte di Capodistria ministro in Russia e quindi Presidente del regno Neo-Ellenico. Muore a Zara nel 1830.
NICOLO' ALACEVICH
Nasce a Drasnizza (Macarsca) nel 1666 ed a vent’anni partecipa alla presa della fortezza di Sign ed è tra i primi nell’assaltarne le mura, rimanendo ferito. Nel 1687 si distingue per il valore dimostrato nell’attacco nella presa di Castelnuovo. Nel 1690 combatte con valore nelle di Piazze di Malvasia, Valona, Cagnina e nell’attacco di Canea e nel 1692 nel recupero della fortezza di Lepanto, distinguendosi in una sortita contro il nemico. Il 9 febbraio 1695 dirige l’attacco della galera del N. H. Nicolò Barozzi, dalla quale con la spada in pugno assale una galera nemica nelle acque di Carabraino, e combatte fino all’affondamento della nave nemica. Nel 1695 partecipa all’assedio di Scio ed alla battaglia nella piana di Argos. Nel 1696 cattura un brigantino turco nelle rive di Specie e nel 1699 con la pubblica nave La Fede Guerriera combatte nelle acque di Metelino, alla bocca di Terra, dove rimane ferito. Nel 1700 il Coll. Nicolò Marcovich dichiara “Nicolò essere caduto in schiavitù in mano dei Barbari, dopo la perdita d’una pubblica nave, seguita con fiero combattimento cogli Algerini, e con perdita delle di lui sostanze”, ma nel 1707 Tomaso Slicherz, console del Serenissimo Gran Duca di Toscana in Livorno lo libera dalle mani de’ Barbasesi e viene nominato Alfiere. Nel 1716 partecipa alla difesa del Posto di Monte Abram sotto Corfù dove ha respinto con valore tre assalti dei Turchi. Il 21 agosto 1731 il Senato veneziano lo decora con la Medaglia d’Oro con Catena. Il 20 febbraio 1735 il Senato veneziano lo nomina Tenente-Colonnello per i singolari meriti acquisiti in venti azioni particolari. Cessa di vivere mentre è Governatore dell’Armi in Corfù il 9 luglio 1746.
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