La fraternità dei porti italiani dell'Adriatico ha profonde radici in tutte le città del mare amarissimo pel passato glorioso di Venezia, che ha un'irradiazione perpetua in tutti i porti adriatici. A Fiume, è meglio parlar francamente, era rimasta indelebile la memoria di Angelo Trevisan, il quale durante la guerra di Gradisca nel 1509 distrusse Fiume; eppure a questi ricordi del passato fu superiore il pensiero di Venezia gloriosa nel passato e dal 1821 forte di relazioni ben velate col Piemonte, ma non ignorate negli altri porti adriatici dai fedeli all'unità d'Italia. Che cosa fosse, lo prova, tra gli altri, l'esempio del flumano Giuseppe Accurti, di cui vogliamo dare una biografia breve.
Nato a Fiume addì 26 gennaio 1823 da Luigi Accurti, patrizio di Fiume, e da Antonia Silenzi, entrò a 14 anni nell'Accademia navale austriaca di Venezia e ne uscì cadetto (guardiamarina). A Venezia deve aver incontrato partigiani dell'unità d'Italia e sembra probabile li abbia conosciuti a mezzo del futuro cognato Vincenzo conte Domini, ufficiale addetto all'insegnamento in quella Accademia, poi perseguitato politico dell'Austria e Antonio Lassovich, fiumano, professore ordinario di quell'Accademia, poi profugo a Genova.
Quando, al 22 marzo 1848, la rivoluzione trionfo a Venezia, egli era tenente di fregata, e senz'indugio accorse fra le bandiere di Daniele Manin, che, conservando il suo rango, lo accolse fra i combattenti. Giuseppe Accurti non ha lasciato un' autobiografia nè appunti personali, quindi si è ricorrso alle prove documentali esistenti negli archivi di Fiume e di Venezia nonché al ricordi dei suoi consanguinei.
Dagli archivi però risulta che, con ordine del giorno del 30 marzo 1848, il governo di Venezia promoveva Giuseppe Accurti ad alfiere di vascello col rango dal 1° aprile 1848. Accurti fino al giorno 23 agosto del 1849, quando fu firmata la capitolazione di Venezia.
Risulta, che egli si rifugiò a Costantinopoli, d'onde tornò effettivamente a Fiume nel 1856. Qui c'è un punto che, non chiarito documentalmente, potrebbe portar cattiva luce sull'Accurti. Con lettera del 27 ottobre 1856 il governo generale di Verona informava la presidenza luogotenenziale in Venezia, che l'esiliato Giuseppe Accurti da Fiume, per grazia sovrana di data 8 febbraio dello stesso anno, poteva ritornare negli stati imperiali e, dopo aver fatto dichiarazione di lealtà, doveva presentarsi all'autorità politica di Fiume, la quale ne era già informata.
C'è un fondato dubbio sulla veridicità di questa asserzione del governo generale di Verona, dubbio motivato da casi identici.
Anzitutto lette le memorie di Francesco Palszky, che fu colonnello garibaldino e prima segretario di Stato del governo ungherese nel 1848-49, egli nel 1861 ebbe il permesso di rientrare in Ungheria in seguito a morte di sua moglie, senza averne fatto domanda e senza averne avuto la menoma cognizione preliminare. Un caso consimile mi sembra essere stato quello dell'Accurti, il quale era cognato di Casimiro Cosulich potentissimo armatore. In ciò conferma la distinta dei compromessi politici dal '48 al '67 la quale lo tiene in evidenza e dice esser egli andato nel 1861 in Ungheria e poi in Italia. Ecco un nuovo errore burocratico austriaco. Trent'anni fa suo cognato Vincenzo conte Domini mi aveva detto ch'egli nel 1859 s'era arruolato nella marina sarda.
Sembrerà strano, ma pure è così, che presso l'Ufficio matricola del personale della R. Marina non risulta che Accurti Giuseppe sia stato ufficiale nè della Marina Sarda nè della R. Marina Italiana. Dai nipoti esiste un ritratto, dov'egli è in divisa della R. Marina Italiana e porta la croce di cavaliere della Corona d'Italia, la medaglia della guerra del 1859, la medaglia al valore civile e la medaglia al valore di Marina.
E indubbio che egli abbia goduto la cittadinanza italiana, perché fu Viceconsole onorario d'Italia accanto al Console Generale Ferdinando conte di Sambuy, carica onoraria conferita unicamente a cittadini italiani. Risulta inoltre che egli fu Viceconsole onorario d'Italia dal 1863 sino alla morte.
Spirò il giorno 24 novembre del 1886. La colonia italiana prese viva parte alle onoranze funebri e pubblicò un apposito avviso mortuario nel quotidiano di Fiume «La Bilancia».
Tanto l'avviso della famiglia come quello della colonia riunita nell'«Associazione di Beneficenza Italiana» lo designano «tenente di vascello in ritiro della R. Marina». L'avviso dell'associazione fu, come d'uso, riveduto dal console generale. Trovo negli archivi del Consolato, una lettera del fratello al console generale in cui ringrazia per la benevolenza usata al proprio suddito:
«Il r. notaio pubblico di Fiume dott. Nicolò Gelletich presenta al tribunale il suo rapporto sul lascito e il giudizio lo passa per competenza al R. Consolato generale d'Italia».
Ora, se il tribunale di Fiume lo dichiara cittadino italiano sia lecito di credere, che la dichiarazione di lealtà, assertiva, fu un errore delle autorità austriache. Giuseppe Accurti da giovane diede tutta la sua anima all' ideale dell'unità d'Italia, forse allora fondendo i sentimenti dei tre porti nordici dell'Adriatico pensava all'Adriatico uno e all'Italia che, espandendosi nei mari, ripetesse le glorie immense del suo passato marinaro.
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