Nell'opinione pubblica americana era diffusa la constatazione che i fiumani mai vollero diventare croati come appariva da uno studio compiuto da Henry I. Hazelton nel 1919, che aveva messo in evidenza l'identità italiana della città, composta per il 65 % da cittadini italiani, e solo 22% slavi e 13% magiari.
Henry Hazelton scriveva nel 1919: "Non è l'Italia che reclama il diritto di disporre di Fiume, ma è Fiume che si rivolta al pensiero di divenire parte della Jugoslavia. È Fiume che chiede il prezioso diritto all'autodeterminazione." Siccome gli italiani di Fiume rappresentano secondo le statistiche austriache accettate dagli slavi, il 65% e nel plebiscito di Novembre i voti per l'annessione all'Italia furono l'80%.
Il nome di Rijeka con il quale è chiamata la città dai Croati non è apparso mai sulle mappe. Il fatto che Fiume - pur non appartenendo all'Italia - sia rimasta totalmente italiana per oltre 1000 anni, è la più eloquente prova che trattasi di una città italiana. Nella vita politica e commerciale di Fiume i croati sono sempre stati considerati come stranieri.
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