Giovanni Martinolich (Trieste, 22 giugno 1884 – Trieste, 25 luglio 1910) è stato uno scacchista italiano.
Martinolich è un nome oggi quasi dimenticato. Agli inizi del ‘900 Giovanni Martinolich era forse l’unica figura che avrebbe potuto contendere con sicuro successo, e per molti anni, al marchese Stefano Rosselli del Turco la palma di miglior giocatore italiano.
Martinolich era figlio di un avvocato (Giovanni anche lui) e di un’armatrice di Lussimpiccolo, Anna Gerolimich. A 16 anni imparò le mosse del “nobil giuoco” dal padre ed esercitò la sopravvenuta passione alla “Società Filarmonica” di Trieste, che era diretta dal problemista Nicolò Sardotsch. Iniziò a studiare sugli scritti del toscano Amerigo Seghieri (1831-1893) e del notaio veneziano Carlo Salvioli (1848-1930).
Nel 1901, appresa bene la lingua tedesca, arricchì la sua cultura teorica scacchistica leggendo i migliori e più recenti testi dell’epoca, che erano i trattati del prussiano Curt von Bardeleben, di Jacques Mieses, di Paul Rudolph von Bilguer, e nei volumetti di Ludwig Bachmann.
Nello stesso anno Martinolich si recò a studiare a Vienna, al Politecnico, e a Vienna (che in quel periodo era una delle capitali mondiali del gioco) fu ovviamente un assiduo frequentatore dei principali centri scacchistici. Ebbe così l’occasione di incontrare alcuni dei più noti grandi maestri del tempo, quali Milan Vidmar, Gustav Neumann, Julius Perlis, e il loro mentore dott. Meitner.
Nel 1903, rientrato a Trieste, fondò lì la “Società Scacchistica Triestina” e nel primo torneo sociale giunse secondo alle spalle di Vincenz Hruby, risultato che bissò nel 1905, stavolta preceduto da Matteo Gladig.
Sempre nel 1905 tornò a Vienna e partecipò al Campionato viennese presso il “Wiener Schachklub”: arrivò buon quarto, dietro nomi famosi quali Leopold Löwy, Milan Vidmar e Xavier Tartakower. Nell’estate 1906 fu a Norimberga, a giocare nel 15° Congresso della Federazione Tedesca; non andò troppo bene, ma fu un buon allenamento.
In ottobre era a Milano per il 4° torneo della “Unione Scacchistica Italiana”, che fu considerato alla stregua di un Campionato Italiano. Qui avvenne la sua consacrazione, perché sorprendentemente, ad appena 22 anni, riuscì a mettere in fila i nostri migliori giocatori del tempo: Stefano Rosselli del Turco, Arturo Reggio, Luigi Miliani.
Nel gennaio 1907 era di nuovo a Vienna, a giocare il “1° Memorial Trebitsch”. Leopold Trebitsch era stato un ricco industriale (della seta), che aveva deciso con la famiglia di destinare un fondo per organizzare grandi tornei ogni anno a Vienna, ma che morì purtroppo un mese prima dell’inizio della prima edizione. “Vienna 1907” fu così un fortissimo torneo, che vide il successo di Jacques Mieses, davanti a Duras, Tartakower, Vidmar, Maroczy, Schlechter, Berger e Perlis. Giovanni Martinolich fu soltanto 9° con p.6 su 13, ma in buona compagnia (Rudolf Spielmann ed Heinrich Wolf), e si lasciò alle spalle gente di fama come Adolf Albin, Leopold Löwy e Ladislav Prokes. Giovanni, bravissimo, pattò appena due partite (con Duras e Wolf) e ne vinse ben cinque (con gli ultimi tre classificati, con Berger e Perlis).
Di Martinolich non si hanno notizie per il 1908, ma nel 1909 vinse il torneo sociale della “Scacchistica Triestina” superando Matteo Gladig di ben 1,5 punti, e nel 1910 il torneo nazionale “Crespi”. Iniziò anche a scrivere di scacchi e, sempre nel 1910, pubblicò sulla “Rivista Scacchistica Italiana” l’articolo “Il Fegatello nell’apertura Spagnola”.
Nello stesso 1910 Martinolich fu purtroppo colpito da una malattia al cuore, malattia che in poche settimane lo condusse, a soli 26 anni, ad una rapida e prematura morte, avvenuta nella sua Trieste il 25 di luglio.
Giovanni Martinolich era (come scrisse ARGUS sulla “Italia Scacchistica”, XII-1936) “un giocatore attento, corretto, senza audacia, ma non scevro di genialità, capace di dominare lo slancio naturale della giovane età; era stella destinata a brillare nel campo internazionale e costituiva senza dubbio una speranza per gli scacchi in Italia”.
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