lunedì 13 novembre 2023

Furono gli slavi ad iniziare il conflitto etnico-nazionale nell'Adriatico orientale

Una delle cose meno conosciute nel conflitto in Istria e Dalmazia tra italiani e slavi risulta essere chi o cosa lo ha iniziato. Infatti fino alla fine del Settecento nella Repubblica di Venezia le popolazioni delle terre dell'Istria e Dalmazia vivevano in totale armonia sotto la Serenissima. Al punto che gli "Schiavoni" furono tra i maggiori sostenitori e difensori della Repubblica veneziana quando Napoleone la attacco' e sottomise nel 1797. Basti ricordare quanto avvenne in quell'anno nella baia di Cattaro, dove il gonfalone di Venezia fu seppellito tra il pianto di slavi e neolatini accomunati dal dolore della disfatta.

 L'Istria per secoli era rimasta divisa tra "Istria veneziana" (l'area occidentale e meridionale) ed "Istria austriaca" (l'area nordorientale): in quella veneziana alla fine del Settecento l'elemento neolatino era completamente predominante, mentre in quella austriaca si erano stabiliti numerosi slavi (e finanche istrorumeni) rendendovi minoritaria la presenza neolatina.

Tutti sappiamo che la Rivoluzione francese promosse molti ideali, uno dei quali era il concetto di nazione basato anche su una lingua comune. Notiamo quindi che le truppe napoleoniche nell'Adriatico orientale sconvolsero il secolare status-quo della tranquilla societa' istriano-dalmata e conseguentemente nell'Ottocento vi si ebbe il sorgere del nazionalismo italiano e quello sloveno-croato, che porto' — tra l'altro — anche alle due sanguinose guerre mondiali del Novecento.

Oggi e' luogo comune degli estremisti slavi difendersi dalle accuse di avere sterminato a sud di Trieste quasi completamente gli italiani, affermando che questo avvenne come reazione alle aggressioni dei fascisti nel loro "Ventennio" ed all'inizio della seconda guerra mondiale. Mentre quelli italiani accusano l'Austria di essere la causa prima della violenza fascista per via dell'avere favorito gli slavi nella Venezia Giulia e Dalmazia fino alla prima guerra mondiale, a danno degli italiani con numerosi soprusi (e morti) fin dai tempi delle guerre d'indipendenza italiane.

Ma chi o cosa ha iniziato tutto questo? Ossia, chi ha scagliato la "prima pietra"?

La risposta va trovata nella creazione delle "Province Illiriche" da parte di Napoleone. Infatti dopo avere unito al Regno napoleonico d'Italia sia l'Istria che la Dalmazia nel 1805, Napoleone decise di creare dopo alcuni anni questo stato illirico con capitale Lubiana e vi aggrego' queste due regioni che avevano fatto parte della Repubblica veneziana per secoli.

Ma per l'Istria si ebbe l'opposizione degli abitanti (quasi tutti italiani allora), sostenuta dal Vicere' del Regno d'Italia Eugenio di Beauharnais che scrisse direttamente a Napoleone per ottenere — o meglio, mantenere — l'unione dell'Istria gia' veneta al suo Regno italiano. Purtroppo da Parigi arrivo' solo l'autorizzazione ad unire al Regno d'Italia i boschi e le saline dell'Istria (che erano circa il 20% del territorio istriano)... ed in questo modo per la prima volta in molti secoli l'Istria ex-veneta fu staccata dall'Italia. Gli abitanti di Pola, Capodistria e Rovigno protestarono, ma non vi fu nulla da fare. Va precisato del resto che il Beauharnais nella sua lettera inviata a Napoleone scrisse che "Ella (ossia Napoleone) gia' comprese la Dalmazia fra le Provincie Illiriche ma l'Istria, gia' veneziana, ne era stata eccettuata": quindi abbiamo un evidente cambiamento nel pensiero decisionale di Napoleone sull'Istria!

Cosa o chi determino' questa decisione di Napoleone? Ufficialmente fu — tra l'altro — la necessita' di porre come confine orientale del Regno d'Italia il fiume Isonzo, ma in realta' questo fu dovuto all'influenza degli illuministi sloveni del "Circolo di Zois" che avevano molto peso a Parigi (capitale dell'Illuminismo).

 Mappa dell'Istria austriaca nel 1794 (zona rosa in fondo alla mappa; in bianco quella veneziana)

Il cosiddetto "Circolo di Zois" era il centro più importante dell'lluminismo di Lubiana e fu fondato da Sigismondo Zois. Questo Zois (il cui padre era un lombardo della Valtellina) fu un importante mecenate nel campo delle arti e delle scienze, finanziando numerose pubblicazioni e progetti scientifici. Ma sopratutto viene ricordato per aver collaborato alla codificazione linguistica dello sloveno fino ad allora considerato solo un dialetto slavo, operata da Zois e dai membri del suo cenacolo-circolo (che si fecero promotori del primo giornale in lingua slovena: il "Lublanske novize" - "Notizie di Lubiana"). A questo circolo appartenevano tra gli altri il linguista Jernej Kopitar, lo storico e scrittore drammatico Anton Tomaž Linhart, il poeta Valentin Vodnik e finanche il francese Charles Nodier (legato al famoso Joseph Fouché, uno dei capi della Massoneria napoleonica). E proprio in questi legami massonici del Circolo di Zois va vista la "chiave" principale che spiega l'improvviso cambiamento di Napoleone, che — come appare chiaramente dalla lettera di Beauharnais — inizialmente voleva mantenere unita l'Istria ex-veneziana al Regno d'Italia. Nel gennaio 1810 era tanto segreto (ossia "massonico") questo cambio, che viene ricordato da storici come Bernardo Benussi che "il maresciallo Marmont conferma al Calafati (capo del Governo Provvisorio dell'Istria) la volontà di Napoleone di staccare l'Istria dal Regno d'Italia facendola partecipe delle Province Illiriche. Il Calafati ne chiede conferma al Governo di Milano, il quale tenuto all'oscuro della volontà imperiale, cade dalle nuvole". Insomma, questo "imprevisto ed improvviso" cambio risulta essere la prima manifestazione di un metodo slavo — ripetuto ed ingrandito nei decenni successivi — per impadronirsi, con strattagemmi e spesso falsificazioni ben impostate, di tutto quanto vi era di italiano in Istria e Dalmazia (dalla letteratura e storia a Marco Polo... fino alle proprieta' degli esuli italiani dopo il 1945. Il lettore si legga questo interessante scritto in inglese di Dino Veggian in merito.

Il distacco dell'Istria dall'Italia fu percepito come un colpo offensivo dagli italiani della regione: fu la prima volta che si ebbe una frattura tra la maggioranza italiana dell'Istria ex-veneziana e la minoranza (allora esigua) slava. Purtroppo questa frattura — come sappiamo — si fece sempre maggiore nei decenni successivi degenerando in conflitto aperto fino alla terribile conclusione nel noto "esodo istriano" degli italiani

Ossia, in parole semplici, furono gli slavi ad iniziare il conflitto etnico-nazionale nell'Adriatico orientale. Gli slavi del Circolo di Zois lanciarono la prima pietra, ottenendo di annettere "sorpresivamente" l'Istria ex-veneta alle loro Province Illiriche contro la volonta' di quasi tutti i diretti interessati (dal vicere' Eugenio di Beauharnais alla stragrande maggioranza della popolazione locale che era italiana)!

Inoltre va ricordato che tutto il territorio nel 1806 venne ripartito in 2 Distretti, quello di Capodistria e quello di Rovigno , ed in 7 Cantoni: Capodistria, Pirano, Pinguente, Parenzo, Rovigno, Dignano e Albona. A loro volta i Cantoni erano suddivisi in 22 Comuni di 1°, 2° e 3° classe a secondo del numero di abitanti. Capodistria presiedeva ai primi 4 Cantoni per complessivi 60.641 abitanti e Rovigno, che allora era la città più popolosa dell'Istria, agli ultimi 3, per complessivi 28.615 abitanti. La popolazione totale dell'Istria ex-veneta nel 1807 non superava perciò le 90 mila unità, dei quali circa 70 mila italiani secondo il "consigliere del Regno d'Italia" Bargnani: ossia sono false le affermazioni — quasi tutte fatte ai tempi del dittatore Tito — su una comunita' slava che raggiungeva in quegli anni circa il 50% del totale della popolazione nell'Istria ex-veneziana! In realta' gli slavi che vi abitavano erano appena il 25% allora, secondo un personaggio contemporaneo giudicato serio ed onesto...

Bisogna anche precisare che l'Istria ai tempi napoleonici era divisa in Istria ex-veneziana (da Capodistria a Pola, a stragrande maggioranza di etnia italiana) ed Istria ex-austriaca (l'area di Pisino, a minima maggioranza slava ed istrorumena) ed era appestata dal fenomeno del banditismo nelle campagne. Una delle poche note positive dell'occupazione francese, infatti fu che la loro efficiente macchina bellica assestò un duro colpo a questa antica piaga dell'Istria. Particolarmente dura fu la repressione del brigantaggio in Ciceria (attuata nel 1810 anche dal "Battaglione Reale d'Istria" costituito principalmente da istriani italiani) ove si applicò il principio della "responsabilità collettiva": ovvero i villaggi nei cui dintorni operavano i briganti dovevano rispondere solidalmente o tramite la consegna di ostaggi o tramite un riscatto in denaro, così se i colpevoli non si presentavano pagavano gli innocenti. Quindi siccome la maggioranza di questi briganti erano slavi, da allora si ebbe un primo scontro tra cittadini (italiani e filo-francesi) e contadini (slavi e filo-austriaci), caratteristica tipica dell'Istria e della Venezia Giulia all'epoca dei nazionalismi di fine Ottocento/inizio Novecento.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.