venerdì 20 ottobre 2023

VAL RESIA: SEMPRE FEDELE ALL'ITALIA

«L’imposizione che ci vuole "comunità nazionale slovena” rappresenta un’offesa nei riguardi dei nostri padri che tanto hanno fatto anche con il sacrificio della propria vita nel contributo dato per l’unità nazionale italiana, nel cui contesto fa parte anche Resia in quanto, con plebiscito del 1866, i resiani optarono per l’appartenenza al Regno d’Italia. Ciò dopo più di mille anni di insediamento nella valle: liberi e autonomi per i primi quattro secoli (630-1119) e poi, condividendo il cammino storico con il vicino e amico popolo friulano; dapprima sotto il Patriarcato di Aquileia (1120-1420), poi sotto la Serenissima repubblica di Venezia (1421-1797) e dopo il breve periodo napoleonico sotto l’Impero austro-ungarico (1815-1865), per libera scelta con il Regno d’Italia (1866-1945) e infine nella Repubblica Italiana (dal 1946 a oggi). Il primo aprile 1946, con il tricolore italiano che sventolava in ogni angolo della valle e con il suono delle campane, tutta la popolazione con a capo il sindaco Giovanni Clemente Tomasig manifestò e chiese alla delegazione russo-anglo-americana di restare italiani. Nel lungo cammino storico Resia è sempre rimasta fedele alla nazione italiana con dedizione e comportamenti nonché con la partecipazione ai vari conflitti per la difesa dei sacri confini che hanno fatto registrare il sacrificio della vita di numerosi giovani resiani che hanno così onorato la nostra.

Le menzionate fedeltà e appartenenza all’Italia, Resia le vede vacillare sotto l’incalzante pressione del vicino Stato sloveno che, con la complicità dei politici e delle attuali leggi di tutela della minoranza slovena (mai esistita a Resia e nella Slavia friulana) si arroga il diritto della supremazia territoriale definendo i resiani “comunità nazionale slovena” cioè sloveni in Italia, richiamando le nostre autorità all’applicazione delle leggi numero 38/2001 nonché la regionale numero 26/2007, strumenti che tutelano le minoranze linguistiche slovene tradizionalmente presenti nelle province di Trieste e di Gorizia, ma inesistenti e mai riconosciute tali dal alcun trattato verso le comunità della provincia di Udine. Tale richiamo è da definirsi vera e propria ingerenza in uno Stato libero e autonomo quale è l’Italia perché impone con autorevolezza la supremazia slovena sulle nostre comunità che mai hanno fatto parte dello stato Sloveno o jugoslavo. In sintesi i richiami sono pervenuti e dal presidente della repubblica di Slovenia e dal premier sloveno Turk che hanno accusato l’Italia di non applicare le leggi di tutela della minoranza slovena nelle Valli del Natisone, del Torre e di Resia, mentre lo sloveno Valencic Pelikan in visita nelle predette località ha definito i resiani e i valligiani della Slavia friulana “comunità nazionale slovena” avocando a sé il diritto di tutelare le nostre valli. Inoltre il ministro degli Esteri sloveno Sbogar ha presentato un reclamo presso il Consiglio delle Nazioni Unite a Ginevra lamentando la mancata applicazione delle leggi di tutela della minoranza slovena nella segnaletica stradale di Resia e ha chiesto il ripristino delle tabelle in grafia slovena. Sono lamentele che non trovano giustificazione né storica né scientifica in quanto è risaputo che nella provincia di Udine la minoranza slovena non è presente. È arcinoto però che sedici comuni della Slavia friulana si trovano oggi inclusi nell’ambito di tutela della minoranza slovena per una non corretta applicazione della legge. Tali comuni infatti sono privi del requisito all’uopo richiesto dalla legge, cioè quello della “tradizionale presenza della minoranza slovena”. La Slovenia vorrebbe forse ora tutelarci come suoi connazionali? Vuole assimilarci? Peraltro continua a meravigliare il fatto che di fronte a realtà storiche così note e a pretese slovene così ingiustificate, non vi sia stata alcuna presa di posizione da parte dello Stato italiano e soprattutto della nostra Regione. Spetterebbe a loro il dovere di salvaguardare i diritti delle proprie comunità geograficamente e storicamente presenti sul territorio italiano richiamando chi di dovere al rispetto del principio della sovranità territoriale, sancita dalla Costituzione repubblicana. L’adesione alle leggi della minoranza linguistica slovena è avvenuta nel 2002 su richiesta di quattro consiglieri di minoranza del Comune di Resia: Luigi Paletti, Nevio Madotto, Dino Valente e Lino Di Lenardo con il supporto del consigliere di maggioranza Lucio Clemente e inoltrata dal sindaco Sergio Barbarino, senza la preventiva e dovuta consultazione popolare basandosi esclusivamente su una preconcetta analisi di linguisti filo-sloveni alle prime armi, i quali hanno ignorato suggerimenti, consigli e richiami di autorevoli linguisti di fama internazionale (Baudouin de Courtenay – Hamp – Browne) che hanno definito il resiano vera “lingua arcaica” considerandola di grande aiuto anche per decifrare le altre lingue slave, oltre che definire Resia area di grande interesse per la conservazione della sua cultura tramandata dagli avi per oltre un millennio. A sostegno della specificità dei resiani ci viene a supporto una ricerca genetica effettuata da professionisti del Burlo Garofolo di Trieste, coordinati dal professor Paolo Gasparini, impegnati per la definizione del Parco genetico del Friuli Venezia Giulia, ricerca che al fine documenta lo stato eccezionale di Resia che non trova corrispondenze con altre comunità limitrofe e forse nel mondo tanto da essere definita razza unica. La caparbietà e l’apporto che l’Associazione identità e tutela Val Resia ha avuto nella convinzione per una tutela specifica del resiano non può più avere denigratori né oppositori e tanto meno imposizioni di minoranze che non sono proprie, ma correre verso una chiara meta per la valorizzazione e la tutela del patrimonio storico, culturale, linguistico e genetico unico, quale è il resiano.»

Testo di Alberto Siega, presidente dell’Associazione identità e tutela Val Resia.

Resiani che hanno combattuto per l'Italia nella Grande Guerra 1915-1918.

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