sabato 21 ottobre 2023

Quando Vieste si offrì generosamente di essere Pola.

Il 18 aprile 1947, a due mesi dall’iniquo trattato di pace del 10 febbraio con cui l’Italia aveva ceduto alla Jugoslavia buona parte della Venezia Giulia, Zara con le isole e Fiume, il grande Esodo dei 350.000 si era in larga misura compiuto, simboleggiato pochi giorni prima dall’ultimo viaggio delle navi che avevano trasferito ad Ancona, Venezia e Trieste il dolente popolo di Pola, protagonista di una scelta per la vita, e per i valori cristiani e civili della millenaria tradizione adriatica.

Quel giorno, il Consiglio comunale di Vieste, la nobile città del Gargano, legata all’altra sponda dell’Amarissimo da vincoli secolari di amicizia e di cooperazione, volle approvare una delibera con cui, accogliendo anche i voti delle comunità contigue, si stabiliva di mettere a disposizione dei profughi i terreni per costruire una «Nuova Pola» onde i fratelli esuli «possano affacciarsi su quel mare da dove incomprensione e ingiustizia li hanno cacciati».



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.