martedì 10 ottobre 2023

Slovenia e Croazia nazioni inventate

Persino storici sloveni e croati ammettono che, sino al 1918, Slovenia e Croazia quali popoli erano inesistenti. L'idea che esistessero è una creazione ottocentesca, che, si badi bene, è coesistita con altre due dottrine nazionali e politiche. I nazionalisti "slavi" (genericamente) della Jugoslavia (la Slavia del Sud) era divisi in quattro correnti: coloro che sostenevano l'esistenza di sloveni, croati, serbi; gli austroslavi, che parlavano di una Jugoslavia mitteleuropea unita all'Austria; gli jugoslavi in senso proprio, che rivendicavano una Jugoslavia come nazione; i panslavisti, che sostenevano l'unificazione di tutti gli slavi (sotto la Russia). Neppure le lingue croata e slovena erano quelle di adesso, anzi vi erano differenze nettissime fra regioni. L'attuale sloveno, ad esempio, è basato su quello proposto da Preseren, poeta ottocentesco. Ma esso è diversissimo dalla lingua che era parlata in Venezia GIulia da quelli che, oggi, sono detti sloveni. Quella lingua era grammaticalmente slava, ma lessicalmente neolatina e diversissima dallo "sloveno" di Preseren. La proposta linguistica di Preseren fu poi solo una fra le molte. Ad esempio, per qualche tempo ebbe successo l'idea di usare come "lingua nazionale" slovena il ... russo. Anche per l'attuale croato letterario si può dire lo stesso. Formulato da L. Gaj, si impose lentamente ed in modo contrastato. Era totalmente incomprensibile ai "croati" della Dalmazia, che parlavano una lingua slava per grammatica, ma (anche qui) neolatina per vocabolario e mista per fonetica. Ma era diverso anche da altre forme di "croato" della zona continentale. Le ripartizioni linguistiche della "Jugoslavia" prima del secolo XX non erano nord-sud come oggi (sloveni, croati, serbi ... ), ma principalmente est-ovest. Marcata era specialmente la suddivisione fra le terre continentali, interne, e quelle dell'Adriatico orientale, linguisticamente affini all'area italofona.

Il concetto stesso di Slovenia, cioè di uno spazio geografico delimitato abitato da un popolo sloveno, è un'invenzione ad hoc di Peter Kosler (di etnia tedesca di Gottschee) che nel 1861 pubblicò la prima carta in assoluto di questo paese fittizio, composto peraltro da terre mai abitate da sloveni e da millenni riconosciute come facenti parte dell'Italia, dell'Ungheria e degli stati imperiali tedeschi.



A coniare la parola 'Slovenia' fu il poeta Jovan Koseski solo pochi anni prima, nel 1844 ('Slovenja Caru Ferdinandu'), prima del quale nessuno ne aveva mai sentito parlare.

La nozione di "sloveni" rimase incerta per generazioni anche dopo il suo conio, poiché era intesa in tre modi differenti, corrispondenti a tre diversi progetti politici: 1) gli sloveni come popolo sloveno distinto da tutti gli altri slavofoni; 2) gli sloveni come parte degli jugoslavi, gli slavi del Sud; 3) sloveni come dizione locale per designare gli slavi.

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