Uno dei più popolari ed importanti letterati sloveni è Simon Gregorčič, che ha ricevuto dai suoi connazionali l’appellativo di “l’usignolo di Gorizia”. Costui era un sacerdote attivamente impegnato in politica, morto nel 1906.
La sua poesia più famosa, Soči, è dedicata all'Isonzo ed è rabbiosamente italofoba. Scritta e pubblicata in piena pace fra Italia ed Austria (nel 1879), essa afferma che gli italiani intorbiderebbero le acque dell'Isonzo e descrive, o meglio auspica, che finiscano annegati in esso.
Il cosiddetto "usignolo di Gorizia", popolarissimo fra gli slavofoni goriziani durante la sua vita, viene celebrato ancora oggi dai suoi connazionali come uno dei massimi poeti della Slovenia.
Se gli sloveni si riconoscono nel suo pensiero, che cosa bisogna supporre che pensino degli italiani?
TRADUZIONE:
Ma su te, misero, ahimè, s'addensa
un tremendo uragano, una bufera immensa,
dal caldo meridione infuriando verrà
e strage alla pianura ferace recherà
che la tua corrente disseta.
E quel giorno, ahimè, lontano non è!
Su te il ciel sereno s'inarcherà,
ma intorno grandine di piombo cadrà
e sangue a fiotti e di lacrime un torrente
e lampi e tuoni — oh che battaglia ardente!
Qui all'urto delle spade affilate,
le tue acque di rosso saranno colorate:
il nostro sangue a te scorrerà,
quello nemico ti intorbiderà!
Rammenta, chiaro Isonzo, allora
ciò che il cuore ardente implora:
Quanto di acqua in serbo avrà
nei suoi nembi il tuo cielo,
quanto nelle tue montagne sarà
d'acque e nelle pianure fiorite
riversale allora finché tutte saran uscite
e tu cresci, sollevati con la corrente tremenda!
Non ridurti entri i limiti delle sponde,
balza dagli argini tuoi furibondo
e lo stranier della nostra terra avido
nel fondo dei tuoi gorghi travolgi impavido!
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