giovedì 19 ottobre 2023

QUANDO VENNERO SALVATE LE OPERE D'ARTE DALLA GUERRA PRIMA, E DALLA VORACITÀ SLAVA DOPO, CON IL SOSTEGNO DELL'UNIONE DEGLI ISTRIANI

A seguito dell'entrata dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, veniva approvata la legge 1041 del 6.7.1940 "Protezione delle cose d'interesse artistico, storico, bibliografico e culturale della Nazione in caso di guerra". Già in precedenza, il Ministero della Guerra aveva emanato previste circolari, al fine di dare immediata attuazione a tutti i provvedimenti utili per la salvaguardia del patrimonio artistico.

Fu così che da Zara, da Fiume, dall'Istria, da Trieste e da Gorizia furono centinaia le opere d'arte individuate, pubbliche e private, rimosse nel periodo 1941-1943 in particolare dai luoghi di esposizione o conservazione per essere concentrate nel luogo prescelto come idoneo rispetto al progetto di difesa antiaerea messo a punto per il patrimonio del Friuli e della Venezia Giulia: la celebre Villa Manin di Passariano, messa gratuitamente a disposizione dagli allora proprietari, i Conti Carlo e Leonardo Manin.

In totale furono riempite e stoccate nella splendida dimora signorile ben 518 casse in legno, delle quali 21 contenenti opere provenienti da Pola, 14 da Capodistria, 12 da Pirano, 27 da Fiume, ed 1 da Abbazia.

Dopo la guerra, purtroppo, molto fu dato alla Jugoslavia, e spesso in violazione del Trattato di Pace, e ci vollero ben 17 anni di discussioni per giungere ad un memorandum che sarebbe dovuto essere tombale. E pochi sanno che pure l'Unione degli Istriani fu coinvolta direttamente in diverse occasioni di trattativa.

Invece, come ben sappiamo, la Slovenia in particolare ciclicamente chiede la "restituzione" delle opere provenienti da Capodistria e Pirano, senza averne titolo alcuno.

Vogliamo riportare, da uno dei tanti verbali che furono redatti dalla delegazione italiana del Ministero della Cultura e degli Affari Esteri, che si confrontava con quella jugoslava, costituita da perfetti ignoranti in materia (circostanza sovente annotata dai nostri), l'appello che ad un certo punto il nostro grande Mario Mirabella Roberti, il quale fu nell'ultimo periodo componente di spicco della Commissione di esperti, sulla quale gravava una certa pressione da parte del Governo per chiudere le trattative (sempre a nostro danno!), fece a Roma:

"[...] Ma prego il MAE di non gravare la mano e di non farci apparire come scassinatori e distruttori di cultura locale, ché, se molta di questa documentazione non fosse stata asportata per protezione antiaerea dall'Istria, ora sarebbe nelle foibe o in fondo al mare, come le biblioteche private di Parenzo (Callegari), di Montona (de Franceschi), di Albona (Scampicchio), di Zara (Bajamonti), disperse irrimediabilmente. Mi permetto di pregare, se possibile, di non continuare a parlare di "restituzione", ché non si tratta di render cosa che era di proprietà altrui e si era tolto, ma di "consegnare" posto che si debba consegnare, in forza del Trattato di Pace!"

Un pensiero a questo grande uomo di cultura che l'Istria ebbe la fortuna di avere!







Foto: alcune immagini di archivio che documentano il trasporto e il deposito delle casse a Villa Manin, a cura della ditta inc Roiatti

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