Da questo documento emerge l’ambiguo e, per meglio dire, ostile atteggiamento tenuto dagli ustascia e dall’NDH (Stato Indipendente di Croazia) nei confronti del Regno d’Italia, del Regio Esercito Italiano e degli italiani di Dalmazia. Non appena venne meno la superiorità militare italiana sul campo, gli ustascia vollero procedere all’annessione della Venezia Giulia e del governatorato di Dalmazia facendo “pulizia” di tutti gli italiani ivi residenti e/o, nel caso della Dalmazia, tornati nel 1941/1943 dopo l’esodo del 1920/21 ed anni seguenti. A tale proposito è bene ricordare anche che, il 10 settembre 1943, all’apice del caos conseguente alla resa incondizionata firmata a Cassibile 5 giorni prima, l’NDH proclamò quanto dichiarato dal Poglavnik Ante Pavelić, ossia l’annessione del Governatorato e della Venezia Giulia, in via di occupazione militare da parte tedesca (i quali concessero le province di Spalato e Zara, ad esclusione della città per quest’ultima, formalmente sotto amministrazione civile RSI, mentre la provincia di Cattaro divenne un governatorato germanico e la Venezia Giulia, unitamente a quasi tutta la provincia di Lubiana, fu trasformata in zona d’operazioni Adriatische Kustenland).
La volontà annessionistica verso la Venezia Giulia e la Dalmazia, com’è noto e come emerge da una corretta lettura storica, non era appannaggio di alcuni partiti o di parte della società slava, bensì comun denominatore delle popolazioni slave in quanto tali sin dalla prima metà del 1800.
Il nazionalismo slavo trovò in queste rivendicazioni uno dei principali collanti e moventi per conseguire l’unificazione di etnie, lingue, culture e religioni profondamente diverse tra loro se non, sovente, in aperto conflitto.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.