Peroi, oggi compreso nel comune di Dignano, costituisce assieme a quello soppresso di Valdarsa ed abitato fino all’inizio del Nocevento da una comunità originaria dalla Romania, poi integratasi completamente nella cultura contadina croata.
L’insediamento è molto antico e giunti i Romani, che conquistarono l’Istria, ne fecero un villaggio che potremmo osare definire di “vacanza”, con la costruzione di numerose ville sul mare, come dimostrano le testimonianze archeologiche ancora oggi visibili.
La storia del villaggio cambia radicalmente, però, dalla metà del 1500, quando in pieno periodo veneziano, il sito era rimasto disabitato a causa della malaria e di una prima pestilenza.
Venezia tentò nel 1562 un primo ripopolamento della zona con il trasferimento di ben 124 famiglie di contadini della Romagna, alcune delle quali si stabilirono a Peroi. Tuttavia, dopo pochi anni queste se ne andarono e nel 1578 furono reinsediate alcune famiglie greche, seguite tra il 1580 e il 1583 da altre 25 di Nauplia, e poi da ulteriori 25 provenienti da Cipro.
Nel 1585 le famiglie di Nauplia se ne andarono tutte, mentre quelle cipriote rimasero a Peroi, ma furono decimate tutte dalla seconda pestilenza, che colpì l’Istria intera. I documenti riportano infatti che nel 1644 la popolazione del villaggio si ridusse a tre sole persone.
Nel 1657 il Doge di Venezia, Bertuccio Valiero, decise di ripopolare il paese trasferendovi 15 nuove famiglie: cinque di queste erano di religione ortodossa, originarie della regione di Cernizza in Montenegro, sfuggita all'occupazione ottomana, mentre le altre dieci erano di religione cattolica romana ma di origine sconosciuta, forse croate dall'Albania veneta.
Mentre le prime cinque famiglie ortodosse rimasero a Peroi, cui si aggiunsero, dopo la Guerra di Creta altre venti, sempre del Montenegro, quelle cattoliche invece abbandonarono il villaggio, sistemandosi in altre zone rurali dell’Istria.
Fu così che da quel momento Peroi divenne e rimase un insediamento di religione ortodossa (durante il periodo del Fascismo vi fu addirittura una sorta di riconoscimento della specialità del luogo, così, tanto per sfatare alcuni luoghi comuni…), in cui la comunità visse in una sorta di isolamento rispetto alle città italiane contermini (Dignano, Gallesano, Fasana, Rovigno) ed al contado croato.
Nel 1788 la Repubblica di Venezia concesse alla piccola comunità montenegrina del luogo di erigere un luogo di culto e di utilizzare i caratteri cirillici nella redazione dei documenti parrocchiali.
Dopo diverse trasformazioni, la piccola chiesa di un tempo di Peroi venne ricostruita assumendo le forme attuali nel 1834 ed intitolata a San Spiridone; ancora oggi essa è l’unico edificio storico di culto ortodosso in tutta l’Istria.
Va segnalato un unico episodio di violenza, in anni recenti: un attentato, nel 1992, da parte di un croato che lanciò una granata all’interno della chiesa, un atto di odio etnico e religioso da inserire nel contesto di allora della cosiddetta “guerra di indipendenza croata” (1991-1995).
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