lunedì 9 ottobre 2023

L'ISTRIA FEDELISSIMA E LA SUA DIETA DEL NESSUNO


L’evento storico con cui l’Istria manifestò la propria italianità, quello passato alla storia come la “Dieta del nessuno”, poiché i rappresentanti della penisola rifiutarono di mandare i propri delegati a Vienna, per non esprimere dedizione all’Impero austro-ungarico.

Della prima Dieta provinciale istriana, meglio conosciutasotto il nome glorioso di Dieta del Nessuno che oggi, neldisporsi sempre più completo e definitivo delle prospettive storiche, appare veramente l’ episodio forse più ricco d’importanza e di significato del movimento antiaustriaco e unitario in Istria,molto fu detto e scritto, ma per lo più in forma breve e sintetica e solo sulla base di quel poco che se ne poteva pubblicamente rammentare ai tempi dell Austria. Qualche notizia nuovamise fuori, è vero, Francesco Salata nel 1910, ma si trattava,più che altro, di particolari di contorno riguardanti quasi unicamente Parenzo e la scelta di quella città a sede della Dieta provinciale istriana). Nè a più ricca messe di rivelazioni diedemotivo, nel 1911, il ricorrere del cinquantesimo anniversario della Dieta; anniversario dagli istriani festeggiato, s’intende, assai piùnel segreto dei cuori che in pubblico, ma che pure destò unacerta commossa eco nella stampa nazionale e antiaustriaca diTrieste e dell’Istria.

Il giudizio portato dagli storici giuliani sulla prima Dieta provinciale istriana, vale a dire sulla "Dieta del Nessuno“, come fu sùbito definita e chiamata dalla voce popolare con nome allusivo al suo fiero atto astensionista — nome che poi sarebbe divenuto sempre più famoso —, è giustamente concorde nell’ammettere ch’essa, ovvero sia quanto fu da essa nella sua breve vita operato, costituisce il più notevole ed eloquente degli episodi patriottici ed antiaustriaci svoltisi in Istria nel momento stesso in cui la rivoluzione unitaria nazionale stava rapidamente raggiungendo la sua fase culminante, e suona riconoscimento esplicito e senza riserve dell’opportunità e dell’ importanza della dimostrazione separatista con mirabile audacia compiuta dalla maggioranza dietale italiana replicatamente rifiutandosi, nonostante tutte le minacce e tutti gli incitamenti in senso contrario, di eleggere i deputati per l’Istria alla Camera di Vienna. Lo stesso Vivante, critico così aspro e tendenzioso, nel suo scettico e cerebrale dottrinarismo, della idealità irredentista, non ha, per la prima Dieta provinciale istriana, che parole di apprezzamento e rispetto.

Gli è che la Dieta del Nessuno fu il prodotto naturale e logico di una situazione storica gradualmente maturatasi e a cui non faceva difetto nessuna di quelle cause e di quelle premesse dalle quali comunemente si misurano e si giudicano i fatti umani e gli eventi politici.

Movendo dal concetto — che trova espressione pratica, con periodica frequenza, in vari momenti critici della vita nazionale e politica istriana durante l’Ottocento, nel 1815 come nel 1822, nel 1848 come nel 1859 —, secondo il quale l'Istria, massime nella sua parte già veneta, doveva procurare di non staccar mai le proprie sorti da quelle di Venezia e del Veneto, se voleva conservarsi più sicuramente all’Italia; essa Dieta, allorché l’Austria, in vena di costituzionalizzarsi, fa all’Istria, nell’ambito delle nuove leggi liberaleggianti, una condizione uguale a quella di tutte le altre sue province, ma diversa da quella del Veneto, ricusa nettamente di partecipare alla vita politica dell’Impero, che non è, nè può essere la vita dell’Istria, come non è, nè può essere la vita del Veneto, e dichiara così l’Istria partecipe del destino dei veneti tutti e fautrice e collaboratrice, insieme, di cosa anche più alta e grande: del moto tendente a ridare unità e indipendenza alla intera nazione. Ed è principalmente sotto quest’ultimo aspetto, bello di tanta luce e riassuntivo di tutti gli altri, che il voto astensionista della prima Dieta provinciale istriana fu considerato, con inobliabili espressioni di fervido consentimento, anche dall’eloquente parola di un magnanimo e austero apostolo dell’unità nazionale e dell’indipendenza d’Italia.

La dimostrazione separatista della "Dieta del Nessuno“ avviene poi in un momento anche internazionalmente quanto mai felice e propizio: quando, cioè, costituitosi appena il nuovo Regno d’Italia, la prima meta diplomatica di esso apparisce essere — senza troppa opposizione da parte delle altre potenze europee — l'acquisto del Veneto. Ciò spiega altresì la larga e benevola eco suscitata dal voto astensionista della prima Dieta provinciale istriana nella stampa d’ oltre Mincio e la particolare gioia ceh’esso, col suo valore di pubblica affermazione politica e di evidente sintesi storica, destò nei fuorusciti giuliani.

Ma, anche ad astrarre da quel gesto politico che costituisce, storicamente, il maggior titolo di benemerenza e di notorietà della Dieta del Nessuno, va riconosciuto a questa un vanto particolare per l’energico e intransigente atteggiamento assunto di fronte alle insidiose pretese dei primi mestatori slavi; per l’ardimento e la dignità dimostrata nel non volersi piegare ad un atto di supino e insincero omaggio all’Imperatore d’Austria; per la serietà e la coscienziosità onde affrontò tutti gli svariati compiti e problemi che le furono proposti; per il coraggio con cui deliberò la nomina di un patriotta quale Carlo De Franceschi a segretario della Giunta provinciale; per tutto ciò, infine, che si accingeva a intraprendere e avrebbe senza dubbio intrapreso in favore dell’Istria, massime nel campo economico, scolastico e culturale, se non fosse stata immaturamente disciolta.


Nessuna meraviglia pertanto che la Dieta del Nessuno abbia sempre occupato un posto di singolarissima importanza nella tradizione storica istriana del Risorgimento e che ad essa si sieno in molte occasioni ispirati e richiamati, come a un classico precedente e ad un fulgido esempio, i patriotti istriani.

Com’era prevedibile e inevitabile, date le diversità di ambiente, di storia e di preparazione, il contegno apertamente ribelle all’Austria della Dieta del Nessuno“ non incontrò dapprima la piena comprensione e approvazione di Trieste, massimo centro urbano e morale degli istriani, anche se, per gelosi fini politici, che non hanno bisogno di particolari chiarimenti, dopo quanto siamo venuti finora dicendo, non compresa dall’Austria nell’Istria amministrativa. Giustamente perciò nell’aprile del 1901, al compiersi del quarantennio dal voto nessunista, uno dei più illustri patriotti, scrittori e giornalisti triestini del secolo XIX, Paolo Tedeschi, ricordando quei tempi e quei contrasti, ormai per sempre tramontati, scriveva, in un suo vivace articolo di ricordi, queste franche e spregiudicate parole, cui bisogna senz’altro imparzialmente riconoscere una base di profonda verità storica: Così l’Istria intendeva riunirsi all’ antica Dominante, e si separava da Trieste che per altre dure prove dovea passare prima di giungere al pieno sviluppo del sentimento nazionale,e di collocarsi, come è oggi, a capo di tutta la provincia, non seconda a nessuno. È innegabile però che, allora come allora, il passo ardito e radicale della Dieta del Nessuno non fu troppo ben veduto a Trieste, come apparisce dal giudizio del giornaleIl Tempo, organo del partito liberale e che, dando relazione delfatto, così conchiuse un suo articolo: 

„Respingiamo la vaporosaidea e l’abbagliante teoria per attenerci ai fatti e alla praticautilità,,. Non adombriamoci per questa differenza digiudizio. Le condizioni storiche di Trieste additavano necessariamente un’ altra via, per arrivare alla meta: l'epiteto abbagliante dato all’ idea dimostra però nel povero Antonaz, compilatore delTempo, la compiacenza segreta, anche se obbligato dalle circostanze a dare un colpo alla botte e uno al cerchio. E il mio buon amico, e compagno più tardi di gattabuia, dovette provare a proprie spese quanta e quale fosse questa pratica utilità.

La prima conseguenza della Dieta del Nessuno fu adunqueper l’Istria e per Trieste, cioè per la provincia e la naturale sua capitale, un rinfocolamento delle antiche discordie e dei pregiudizi storici: non dimentichiamoci che il primo impulso adagire venne da Capodistria e che una certa tal quale diffidenzadoveva sorgere naturalmente di qua dalla Rosandra. Il tempo galantuomo ha riparato a molti inconvenienti: oggi con animo sereno possiamo toccare con mano che ogni male non viene pernuocere. Così in morale come in politica è vera la massima: invirtute non dantur saltus. Da prima i passi furono lenti, ma che rapido cammino poi, e che salto oggi: gli ultimi, per legge dievoluzione, diventarono i primi!

E che potente aiuto abbiamo avuto, noi triestini, da chi menosi sperava ! Quale conseguenza della Dieta del Nessuno, di fatti,incominciò subito contro lo spirito della largita costituzione nell’Istria ed a Trieste la più fiera reazione. Nel dicembre dello stesso anno fu intimato di procedere con tutto il rigore controla stampa, s’iniziarono processi sopra processi, si ebbero perquisizioni, sequestri, incarcerazioni di compilatori, vessazioni senza fine; si pigliarono dalla polizia granchi a secco numero unonella ricerca del famoso comitato ed io fui tra le prime vittimedi questo nuovo sistema di pratica utilità, come avrò l'onore di dimostrare in certe mie memorie inedite, che, quando che sia, potranno far sospirare il proto e gemere i torchi.

La politica dell’astensionismo, iniziata così brillantemente dalla Dieta del Nessuno e ad essa servita, come abbiamo visto, soprattutto per dare, da una pubblica tribuna, espressione solenne e concreta alle aspirazioni politiche degli istriani, culminanti — allora, come sempre poi — nel distacco dall’Austria e nel ritorno all’Italia risorta; la politica dell’ astensionismo non avrebbe però potuto essere a lungo continuata senza originare — per motivi che ormai dovrebbero essere chiari a chi ci legge — gravissimi danni alla causa nazionale in Istria. Ecco perché, nel 1867, ceduto dall’Austria il Veneto all’Italia, i patriotti istriani, che s erano tenuti volontariamente lontani dalla seconda Dieta, si affrettarono a rientrare nella terza. 

Non c’era più tempo da perdere, se si voleva fronteggiare, con tutta la prontezza e l'energia necessaria, l’inasprirsi della lotta nazionale; e da quel giorno gl’ istriani non abbandonarono più il campo legalitario, nel quale tante belle battaglie avrebbero ancora combattute per la salvezza e la conservazione dell’italianità istriana.

La Dieta del Nessuno rappresenta adunque, nella storia del Risorgimento in Istria, un episodio isolato e splendido, che tutta la illumina, la riassume e la spiega, ma che non avrebbe potuto costituire, come difatti non costituì, una norma e direttiva costante di politica per il partito nazionale e antiaustriaco istriano.

Ciò poi che essa volle essere e fu va unicamente attribuito a merito dei patriotti unitari istriani che vi avevano la maggioranza e che così agirono per ben determinata e concorde volontà loro, non già per spirito, opportuno e lodevole quanto si voglia, d’imitazione o di emulazione; chè le astensioni dal voto politico, in quella stessa epoca verificatesi anche nel Veneto, nella Dalmazia e nel Trentino, furono tutte contemporanee o posteriori, ma non mai anteriori al suo storico " nessuno “ e non sempre ebbero il significato nettamente separatista di questo. Caso mai, fu dal suo nessuno che ne derivò poi qualche altro, come, ad esempio, quello, di poco posteriore, fiumano. Ed è ad essa che spetta, da ultimo, anche la gloria di essere stata la prima Dieta provinciale sciolta per misura repressiva e rappresaglia politica dall’ Austria e l’unica, entro i confini imperiali, che non abbia votato un indirizzo di fedeltà e d’omaggio all’Imperatore Francesco Giuseppe.

Fu ben giusto perciò — e la storia conosce di queste supreme riparazioni che, oltre il tempo, il dolore e la morte, circonfondono di fulgida luce antiche speranze e combattuti ideali, oramai tramutati in realtà indistruttibili —, fu ben giusto perciò che Vittorio Emanuele III, il Re Liberatore, quando — il 24 maggio del 1922 — si recò a Parenzo per accogliervi l’omaggio fedele degli istriani redenti e annessi all’ Italia politica, fosse solennemente ricevuto, com’era suo desiderio, nella sala, ormai dichiarata monumento nazionale, della Dieta „ del Nessuno e che, varcatane la soglia, egli, per prima cosa, sostasse un attimo, reverente, sotto l’epigrafe di Attilio Hortis che ricorda lo storico evento e l'accennasse d’un gesto cortese alla 

Maestà della Regina:

IN QUESTA SALA

LA DIETA PROVINCIALE DELL’ ISTRIA

CHIAMATA AD ELEGGERE

I DEPUTATI AL PARLAMENTO DI VIENNA

RISPOSE DUE VOLTE

"NESSUNO"

X E XVI APRILE MDCCCLXI


La Dieta del Nessuno ebbe anche il suo poeta, in uno dei suoimembri: e questi fu il dott. Ercole Boccalari, che, fervido e scorrevole rimatore patriottico, compose a ricordo e celebrazione di essa il seguente epicedio, inversi dall’ andatura giustiana allora di moda:

Del buio regno — nell’ ombre nere

Ora che il remo — tuffa il nocchiere

Che di nostr’ ombre — la comitiva

Bieco tragitta — all’ altra riva,

I vuoti scanni — guati da lunge

Quei cui del lascito — il desir punge.

Noi, già incorporei, — ai successori

Preghiam che corrano — giorni migliori.

Ma sulle ceneri — dei trapassati

Non spargan biasimi — immerifali,

Poi che se gli ardui — giorni trascorsi

In noi non lasciano — luogo ai rimorsi,

Gli è che l’ ingegno, — atto a fallir,

Mai l' amor patrio — ci fea smentir.

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