Esercito reale jugoslavo in posa (1919) |
Realizzato dal colonnello Voijslav Kostić, con in copertina un sottotitolo eloquente (“Šta treba kao vojnik da znam”, ovvero “quello che devo sapere come soldato”), il manuale viene pubblicato per lo Stato Maggiore dal Ministero della Guerra e della Marina di Belgrado a seguito della I.P. Nr. 1161 del 23 agosto 1922.
A pagina 1, sotto il titolo “Regolamento di servizio”, troviamo queste testuali frasi:
“Il soldato entra nell’esercito per imparare il maneggio delle armi affinché possa impiegarle con successo nel caso in cui il nemico della nostra Patria attacchi o in cui noi dovessimo attaccarlo per liberare i nostri fratelli che si trovano ancora sotto il giogo nemico. I nostri nemici esterni sono gli Italiani, i Tedeschi, gli Ungheresi e i Bulgari.”A pagina 7, sotto il titolo “Del Giuramento”, leggiamo ancora testualmente:
“Noi abbiamo nemici esterni ed interni. I nemici esterni sono quelli che pensano di portarci via la nostra terra e i nostri fratelli e ridurci in schiavitù: sono quelli che vogliono divenire più grandi e forti di quanto noi siamo e sono gli Italiani, gli Ungheresi, i Tedeschi e i Bulgari. Essi non tollerano che noi siamo grandi e forti perché essi ci temono in quanto hanno ancora sotto di loro i fratelli che gemono sotto il loro giogo.”A pagina 13, sotto il titolo “Patria”, leggiamo ancora:
“La nostra Patria si chiama Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Questo è il Paese nel quale oggi tutti e tre i rami del nostro popolo vivono. Tuttavia non sono ancora uniti. Una grande parte dei nostri fratelli è ancora sotto il dominio straniero. Essi soffrono in schiavitù, essi aspettano da noi che li salviamo e liberiamo. Il nemico ha tolto loro tutte le armi, essi non possono liberarsi da soli. Essi sono imprigionati, impiccati e assassinati. Noi non potremmo mai tollerare che essi rimangano in schiavitù mentre siamo liberi. È nostro compito, è nostro sacro dovere liberarli quanto più presto è possibile.”Ma non basta. Più oltre, infatti, nello stesso capitolo, leggiamo:
“Mai dobbiamo dimenticare che oltre cinquecentomila dei nostri migliori fratelli si trovano sotto la signoria degli Italiani, queste bestie.”E a pagina 16 troviamo scritto:
“Non ancora tutte le nostre terre sono riunite al nostro Regno. Gli Italiani tengono ancora tutta l’Istria con Gorizia, Gradisca e Trieste, fino all’Isonzo, la città di Zara con i dintorni, le isole di Cherso, Lussinpiccolo e Lussingrande, Lagosta e Pelagosa.”Ecco dunque travasato nei precetti militari forniti ai soldati jugoslavi il programma di conquista della “Grande Jugoslavia”, già distillato, come abbiamo visto nei giorni scorsi, negli scopi delle organizzazioni segrete antiitaliane.
Perché i vari storici “esperti” del Confine orientale non precisano mai questi fatti, contestualizzandoli adeguatamente, per far capire come e ben prima del Fascismo al potere in Italia — questo “Manuale del Soldato” risale all’agosto 1922, giova ribadirlo! — i vicini Slavi istigassero all’odio contro l’Italia l’intera popolazione ed opprimessero tutte le loro minoranze (italiana, tedesca ed ungherese in particolare) con la chiusura, già completata tra il gennaio 1919 ed il giugno del 1921, di tutte le associazioni culturali, delle scuole e della stampa non slave?
E gli impresentabili Barbero, Gobetti, Montanari, che cosa dicono?
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