domenica 29 ottobre 2023

L'esodo di due piroscafi dal Quarnero al Golfo di Napoli

L'articolo che segue è stato pubblicato sul Notiziario del Centro Studi Tradizioni Nautiche (CSTN) N° 94 di giugno 2020. L'autore è un ingegnere navale residente a Monte di Procida e collaboratore scientifico del CSTN.

Tra i protagonisti della storia narrata sono due capitani Petrani rispettivamente di Cherso e di Lussinpiccolo.

Il piroscafo teatro dell'avventura fu costruito a Fiume, mentre un altro che viene citato, il Lussino, fu varato nel Cantiere Martinolich nel 1912.

« Tanto si è scritto sull'esodo delle popolazioni istriane, fiumane e giuliane in generale al termine della seconda guerra mondiale. Senza voler minimamente sminuire la tragica portata degli avvenimenti, è interessante notare che l'esodo, oltre che gli uomini, riguardò anche le navi.

La Società Anonima di Navigazione Fiumana, che aveva sede a Fiume ed era presieduta dal senatore Riccardo Gigante e diretta dal commendator Costantino Simeone, prima della guerra era assegnataria dei servizi marittimi sovvenzionati del Quarnaro e delI'Adriatico Orientale. Allo scoppio delle ostilità aveva una flotta di 15 navi, tra cui le modernissime motonavi gemelle Abbazia e Laurana, di 390 tsl, costruite nel 1939 dai locali Cantieri del Quarnaro per la linea della Riviera.

Al momento della progettazione la società aveva considerato la possibilità di dotare le due navi di impianto di propulsione «Voith-Schneider», e per questo aveva fatto provare le carene alla Vasca Navale di Roma; alla fine si optò per una convenzionale propulsione a due eliche, ma il disegno particolare della carena rimase. Di notevole interesse, anche estetico, il disegno aerodinamico del ponte di comando, col fumaiuolo «a bolide» raccordato al casotto della timoneria.

Tralasciando le vicende belliche, diciamo subito che le navi della Fiumana furono abbastanza fortunate, poiché tranne la motonave Lorenzo Marcello, affondata nel 1943, tutte le altre sopravvissero, anche se alcune, catturate, navigarono sotto altre bandiere.

La motonave Abbazia, protagonista della nostra storia, fu requisita a Fiume nell'aprile 1941 e utilizzata lungo la costa dalmata per missioni di trasporto personale e materiale; in un primo momento era stata destinata a essere trasformata in nave soccorso aerei come la gemella Laurana (il materiale era già stato preparato), ma il progetto fu poi accantonato perché si era reso disponibile allo scopo il piroscafo Capri della SPAN. Nel giugno 1943 fu derequisita dalla Regia Marina e lasciò Fiume per Brindisi, dove stavolta fu requisita dal ministero dele comunicazioni per conto delle Ferrovie dello Stato. Messa in servizio lungo le coste ioniche, fu poi derequisita dalle FS il 3 settembre, per essere nuovamente requisita dalla Regia Marina, rimanendo nel settore ionico. A un certo punto fu posta, come la maggior parte delle navi italiane, sotto controllo alleato, venendo restituita all'amministrazione italiana nel giugno 1945. Finalmente l'Abbazia, che intanto era stata trasferita al compartimento marittimo di Civitavecchia, fu radiata dal ruolo del naviglio ausiliario dello stato il 166 maggio 1946, e fu restituita nelle disponibilità dell'armatore un mese dopo, quando nel frattempo era giunta a Napoli, con buona parte dell equipaggio fiumano.

Se la Fiumana poté dirsi abbastanza fortunata per le navi, non lo fu per il resto. Il 3 maggio 1945 Fiume era stata invasa dagli jugoslavi, e il presidente Gigante fu catturato e fucilato; il cadavere fu gettato in una foiba. La società, che intanto aveva trasterito la sede legale a Venezia, aveva praticamente perso tuttii settori di traffico. Simeone, invece, assunse la direzione della Sidarma, altra importante compagnia di navigazione fiumana che pure, prudentemente, aveva trasferito la propria sede a Venezia.

La Società Partenopea di Navigazione, assuntrice dei servizi sovvenzionati dell'arcipelago Campano, si trovava in una situazione opposta a quella della Fiumana: aveva perso alcune navi in guerra (una, il Santa Lucia, con un pesante bilancio di vite umane), altre necessitavano lavori di riparazione anche notevoli, ma nel contempo aveva fretta di ripristinare in modo stabile le proprie linee.

La disponibilità dell'Abbazia era quanto di meglio si potesse auspicare in tali circostanze. Dopo essere stata derequisita il 16 giugno 1946 l'unità entrò in servizio sulla linea postale Napoli Capri in noleggio alla SPAN, mantenendo l' equipaggio della Fiumana. Il comandante titolare ea Romano Petrani, nativo dell'isola di Cherso ma residente a Fiume. Prima della guerra era stato uno dei capitani più in vista della società, al comando delle cui navi percorreva le rotte del Quarnaro e della Riviera di Abbazia; nelle sere d'estate era lui a condurre il vaporetto nelle gite serali da Fiume denominate "Fresco in Mare. Come primo utficiale era imbarcato Antonio Petrani, originario di Lussinpiccolo e omonimo, nonché lontano parente del capitano Petrani.

Alle dipendenze della Fiumana c'erano anche molti elementi marchigiani (originariamente dipendenti della S.A.ILM. di Ancona, una compagnia in precedenza assorbita) per cui sull'Abbazia imbarcarono anche il comandante Bilò e il direttore di macchina Giaccagia.

Nel 1949 la proprietà dell'Abbazia passò dalla Fiumana alla società «Armanavi», che era stata costituita in precedenza a Venezia appunto con lo scopo di gestire le navi della Fiumana. L'Armanavi trasferi la sua sede a Napoli il 10 settembre 1949 e, controllata dalla SPAN, funzionò da quel giorno come sua sussidiaria risultando come proprietaria di aleune navi.

L'Abbazia diventerà una delle principali protagoniste sulle rotte del golfo di Napoli, e negli immediati anni del dopoguerra contese al piroscafo Capri il ruolo di nave ammiraglia. A bordo dell'Abbazia fu festeggiato, nel 1950, il venticinquesimo anniversario della costituzione della SPAN. La Fiumana vide molte delle sue navi trasferirsi nel Tirreno, così nell'aprile 1947 arrivò a Napoli, in noleggio alla SPAN, anche il piroscafo Lussino (221 tsl), costruito a Lussinpiccolo nel cantiere Martinolich nel 1912, adibito alla linea turistica Napoli - Sorrento - Capri; dopo una parentesi a noleggio della Navigazione Toscana, dall'ottobre 1947 a metà 1949, il piroscafo rientrò a Napoli e fu inserito dalla Fiumana nella trattativa per la vendita dell'Abbazia e quindi ceduto alla SPAN "a buon prezzo. Il Lussino, capace di trasportare 400 passeggeri in classe unica, fu accettato dal Ministero della Marina Mercantile per l'esercizio delle linee sovvenzionate, e pertanto venne posto in esercizio, registrato però in nome dell'Armanavi e da questa formalmente noleggiato alla SPAN. Nel corso della sua vita il Lussino cambiò più volte nome: varato come Almadi per conto della Compagnia Ungaro-Croata di Fiume, fu ribattezzato Bled, Lussino e infine Epomeo.

Proprio l'Abbazia il 31 ottobre 1952 fu protagonista di un drammatico evento, per fortuna conclusosi a lieto fine. Quel giorno la nave era partita da Napoli per Capri alle dieci, con mare mosso e un impetuoso vento di ponente - libeccio, con circa 4S0 passeggeri. Al comando c'era Romano Petrani, che aveva stabilito la sua residenza a Capri, come avevano fatto altri dei marittimi-esuli dell'Abbazia (tra cui il primo inserito ufficiale Antonio dell'Abbazia e Petrani e il marinaio capace Giovanni Nacinovich, originario di Fianona Porto, che percorrerà tutta la esercizio, carriera alla SPAN, diventando nostromo), in quanto nel ribattezzato 1946 la nave era di base sull'isola.

All'entrata del porto di Capri il capitano Petrani, proprio al momento di iniziare la manovra dat tracco, fu colto da un grave malore e si accasciò sul ponte. lI primo ufficiale si era già portato al suo posto di manovra a poppa, così in quel momento in plancia assieme al comandante c'era solo il marinaio al timone, Cristoforo Budicin, istriano, di Rovigno, il quale era giunto esule a Napoli con la famiglia nel 1948, e dove prontamente aveva trovato imbarco con la SPAN.

Egi, quindi, non faceva parte dell'originario equipaggio della nave.

Budicin ebbe la prontezza di chiamare subito macchine indietro al telegrafo, per evitare che la nave finisse in banchina, dopodiché invocò l'aiuto del nostromo che stava al suo posto a prua.

Da parte sua il nostromo, Giuseppe Esposito, di Sorrento, si era accorto che la nave non virava a sinistra per portarsi all ormeggio ma proseguiva la sua rotta contro la banchina, e alzando lo sguardo al ponte di comando aveva visto Budicin che invocava soccorso.

Fendendo la folla, il nostromo si arrampicò per le scalette, raggiunse in un attimo il ponte di comando, impugnò il telegrafo di macchinae completò la manovra, portando protagonista la nave felicemente all ormeggio. Esposito in guerra era stato maresciallo di marina e aveva comandato dei Mas, e quindi fortunatamente aveva una buona abilità nel manovrare. La maggior parte dei passeggeri non si accorse di nulla. Fu così possibile portare anche gli immediati soccorsi al capitano Petrani.

Sia Budicin sia Esposito ricevettero una lauta gratifica dalla società per aver salvato la nave. Anche se Esposito dovette fronteggiare un'assurda accusa da parte delle competenti autorità, con rischio di procedimento disciplinare, per aver assunto il comando di una nave senza averne i titoli. Pochi anni dopo anche il figlio di Budicin, Giacomo, fu ingaggiato dalla SPAN, addetto al servizio di camera. L'ictus che aveva colpito Petrani, già cinquattottenne, comportò una lunga convalescenza che purtroppo pose fie alla sua carriera sul mare, anche se da pensionato poté dedicarsi felicemente alle sue passioni, la pittura e la fotografia.

Poco dopo, nel dicembre 1952, l'Abbazia fu ribattezzata Città di Abbazia in ottemperanza alle disposizioni del nuovo Regolamento del Codice della Navigazione, che vietava che ci
fossero due navi con lo stesso nome. L'altra Abbazia era un vecchio piroscafo della Soc. Adriatica.

Nel 1954, assieme al Capri, vi fu ambientato il film di Luigi Capuano «Ballata Tragica», con Teddy Reno e Beniamino Maggio.

Nella famiglia marinara della SPAN si era intanto venuto a ricreare un pizzico di Venezia Giulia, perché oltre i fiumani dell'Abbazia e l'istriano Budicin, una delle figure più importanti era il capitano Vittorio Filbier, triestino sposato a Napoli, che però era impiegato con la compagnia già dagli anni '30, e ne era uno dei comandanti più apprezzati. Filbier era stato colto dall'armistizio in Germania, dove era stato inviato come ufticiale di collegamento, e dovette superare parecchie disavventure prima di ricongiungersi alla famiglia della SPAN. Proprio sulla Città di Abbazia nell'aprile 1955 si tenne una simpatica cerimonia per festeggiare il pensionamento del cap. Gabriele Cacace, capo marittimo della società, e la nomina di Filbier a suo successore.

Anche la comunità fiumana e dalmata di Napoli, che aveva nell'Abbazia il legame con la perduta terra, ogni anno, il 15 giugno, in occasione della ricorrenza di San Vito, patrono di Fiume (nonché di Forio), si ritrovava a bordo in una sorta di pellegrinaggio ideale. 

La Città di Abbazia proseguì la sua carriera con la Società Partenopea fino al 1975, quando fu venduta all'armamento libero; navigò ancora fino al 1991 e fu infine demolita a Napoli nel 1999. »






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