sabato 14 ottobre 2023

LA BELLA (E NASCOSTA) STORIA DI TENIN (KNIN), LA CITTÀ CHE AVEVA ABBRACCIATO VENEZIA E CHIESTO L'ANNESSIONE ALL'ITALIA DOPO IL 1941

Tenin fu conquistata dalla Repubblica di Venezia nel 1688 durante il dogado di Francesco Morosini, detto "il Peloponnesiaco" - con il cosiddetto "Acquisto nuovo" - e cadde con tutta la Repubblica nel 1797.

Dopo un breve intermezzo napoleonico, fece quindi parte del Regno di Dalmazia soggetto alla dinastia asburgica, fino alla fine della prima guerra mondiale.

Durante il periodo veneziano si erano insediate alcune famiglie venete per amministrare la città e la regione circostante. 

A Tenin, ancora nel 1869 ben 140 capifamiglia su 195 chiedevano per i propri figli scuole in lingua italiana: l'italiano era la lingua di amministrazione, nonché la lingua della cultura e del commercio, secondo una tradizione che in Dalmazia durava da molti secoli.  

Nell'Ottocento Tenin fu una della città dalmate che conservò più a lungo un podestà italiano (pur essendo rappresentante del Partito croato "Narodna stranka"): Lorenzo Monti, che difese fino al 1878 la piccola comunità locale di Dalmati italiani ed il loro diritto ad avere scuole in lingua italiana.

Col patto di Londra Tenin (con tutta la Dalmazia Settentrionale) fu promessa all'Italia, ma col Trattato di Rapallo del 1920 solo Zara fu annessa all'Italia. Tenin entrò quindi nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi divenuto Regno di Jugoslavia.

Successivamente al crollo della Jugoslavia nel corso della Seconda guerra mondiale, il sindaco di Tenin, Niko Novakovič, unitamente all'avvocato di Obrovazzo, Boško Desnica, fecero pervenire alle autorità italiane una petizione firmata da oltre 100.000 cittadini serbi, nella quale si richiedeva l'annessione della Dalmazia interna al Regno d'Italia, preferendola al paventato inserimento in un nuovo stato nazionale croato.


La Lega Nazionale in Dalmazia nel 1913.
Sede del Consiglio Direttivo a Zara. Gruppi locali a Zara, Scardona, Sebenico, Tenin, Imoschi, Spalato, Lesina, Curzola, Ragusa e Cattaro. Oltre ai giardini infantili, alle scuole popolari e al convitto. L'ultima resistenza italiana in Dalmazia contro il genocidio culturale portato avanti dagli Asburgo e dai croati.


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