Meravigliosa isola mozzafiato situata dirimpetto la Dalmazia centrale - ma per la verità distante tanto da essere quasi un lembo di terra in mezzo al mare - Lissa vanta una storia inconfondibilmente veneziana ed italiana.
Appartenuta ai Veneziani una prima volta dal 1000, divenne stabilmente "serenissima" sino al 1797, quando Napoleone la cedette all'Austria, salvo poi conquistarla ed inserirla nel suo Regno d'Italia.
Gli italiani, lo sottolineiamo bene a coloro per i quali gli italiani erano la maggioranza "solo nel centro delle città, nelle mura, nei bastioni" e altre starnazzate varie, erano la MAGGIORANZA COMPLESSIVA nell'isola, risultando sino alla fine dell'Ottocento maggioritari sia nel comune di Lissa sia in quello minore di Comisa. Gli insediamenti slavi nelle campagne, pressoché disabitati, si contavano sulle dita di una mano. Il censimento del 1880 dava infatti circa 4.500 italiani su un totale di quasi 7.000 persone, circa i 2/3 della popolazione, il 64%. Nel 1890 gli italiani risultavano essere 3.292.
Purtroppo, la politica snazionalizzatrice asburgica - che vantava grande esperienza nelle pulizie etniche e culturali - ridusse gli italiani a minoranza nell'arco di qualche decennio. Soltanto Lussino e Cherso rimasero terre a maggioranza italiana.
L'isola fece parte dell'Italia soltanto tra il 1941 e il 1943, poiché il patto di Londra fu come sappiamo largamente disatteso e tradito dai presunti alleati. Oggi, gli italiani sono pochissimi e concentrati solo nel centro storico.
Dell'isola sono originari Giorgio Bonaccorsi, incisore, Oscar Buglia Gianfigli, scienziato e letterato, Antonio Caramaneo, letterato, Lorenzo Dojmi Delupis, fervente patriota e medico, Antonio Petrich, teologo e filosofo e lo scienziato Giampaolo Vlacovich.
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