Quella che segue è una descrizione della Dalmazia tratta dal “Libro di Ruggero” (Tabula Rogeriana), scritto nel 1158 dal geografo arabo Muhammad al-Idrisi presso la corte di Ruggero II re di Sicilia.
Nelle sue descrizioni Idrisi traccia una netta distinzione tra slavi e dalmati – il termine 'dalmata' o 'dalmati' si riferisce alla popolazione autoctona di lingua latina che discende dagli originari abitanti romani.
Ci dice quali paesi e città erano abitati da slavi e quali erano abitati da dalmati. I dalmati predominavano in quasi tutti i centri maggiori della Dalmazia (Zara, Spalato, Traù, Ragusa), mentre gli slavi abitavano una sola città (Antivari) e pochi centri minori.
Secondo Idrisi, la composizione etnica della Dalmazia nel XII secolo era la seguente:
Segna - Popolata da slavi
Castelmuschio (Veglia) - Popolata da dalmati
Arbe - Popolata da dalmati
Zatton - Popolata da dalmati
Zara - Popolata da dalmati
Zaravecchia - Popolata da dalmati e slavi
Traù Vecchia - Popolata da dalmati
Traù - Popolata da dalmati
Spalato - Popolata da dalmati
Stagno - Popolata da slavi
Ragusa - Popolata da dalmati
Antivari - Popolata da slavi
Cattaro - Popolata da dalmati
Dulcigno - Popolata da dalmati
Il suo coevo Guglielmo di Tiro, nella sua cronaca Historia rerum in partibus transmarinis gestarum, descrisse la Dalmazia in questo modo:
“La Dalmazia è abitata da un popolo molto feroce, dedito al saccheggio e all'omicidio. ...ad eccezione di coloro che vivono sulla costa e che differiscono dagli altri per costumi e lingua. Quelli della costa usano la lingua latina, mentre gli altri (nell'entroterra) usano la lingua slava e hanno le abitudini dei barbari”.
Anche nel XII secolo il cronista Raimondo di Aguilers, nella sua Historia Francorum, descrisse la Dalmazia allo stesso modo. Egli distingue tra i latini civilizzati che abitano le città e i centri urbani della costa dalmata e parlano una lingua latina da un lato, e dall'altro gli slavi rurali che vivono nelle campagne, e che descrive come “popoli primitivi, barbari ladroni, ignoranti di Dio” (“rudes, latrones, aggrestes hominem qui deum ignorabant”).
Da queste testimonianze risulta chiaro che la costa dalmata nel XII secolo non era slava ma prevalentemente latina e apparteneva alla civiltà latina. Le città di Zara, Spalato, Traù, Ragusa, Cattaro e Arbe, tra le altre, erano città latine la cui popolazione parlava latino e poi italiano. Queste città latine rimarranno di lingua italiana fino al periodo moderno.
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