Dalla Dalmazia all’Istria, attraverso le tragedie e le dolorose vicende del confine orientale, fino a Gallarate: è la storia del Tricolore conservato dalla famiglia del colonnello Saverio Bonacci e che dal 2014 ha trovato nuova collocazione al Museo della Società Gallaratese degli Studi Patri, il "chiostrino" di via Borgo Antico. La bandiera tricolore, con lo stemma sabaudo al centro com’era prima del 1946, racconta proprio la storia delle province della Venezia Giulia. Dopo il 1943, anche la famiglia Bonacci si trovò nel gorgo della storia: «Mia nonna era Alborghetti, di Scardona, in Dalmazia, vicino a Zara» spiega Saverio Bonacci, colonnello dell’Aeronautica Militare, in pensione dopo aver chiuso la carriera proprio nella città dei due galli. Nel 1943 il padre di Saverio e Giorgio, militare dell’aeronautica a Marsala, scomparve con il suo equipaggio durante una missione aerea nel Mediterraneo: la famiglia Bonacci si spostò man mano più a Nord lungo il litorale dalmata, quella zona costiera su cui da secoli era italiana e caratterizzata dall’eredità del dominio veneziano di San Marco, e che viveva – in particolare da inizio Novecento, con l’affermarsi degli opposti nazionalismi dentro all’Impero austroungarico – gli attriti con la popolazione slava che abitava le campagne dell’interno. Così il tricolore ha seguito la famiglia Bonacci da Scardona a Pola e poi da qui alla cittadina di Umago d’Istria negli anni dell’occupazione jugoslava (quando l’Istria era ancora "zona B" del Territorio Libero di Trieste): «Quando sono arrivati i partigiani titini, mia mamma e mia nonna hanno pensato di adattare la bandiera con la stella rossa o di sostituirla con un’altra jugoslava rossa bianco blu. Alla fine però hanno deciso di nasconderla e conservarla». Saverio ricorda anche: «Ricordo l’esodo da Pola, una notte, su di un barcone con tutte le masserizie, verso Umago» per timore delle truppe jugoslave e per l’eco degli «infoibamenti» . Dopo l’assegnazione definitiva delle ex province alla Jugoslavia, la famiglia Bonacci si trasferì prima a Udine e poi a Roma.
Qual è il rapporto di Gallarate con il tricolore esule? Saverio Bonacci nel 1979 prese servizio II Deposito Centrale dell’Aeronautica Militare, in viale Milano, di cui fu poi comandante dal 1981 fino al 1993: nel 2005, alla morte dell’ultima zia Alborghetti esule di Dalmazia, Bonacci insieme al fratello Giorgio recuperò la bandiera e la portò a Gallarate, dove grazie all’interessamento del comandante Michele Ciorra è stata esposta per anni nel museo storico del Deposito, una raccolta prevalentemente incentrata sulla aeronautica, con tanto di aerei storici: «Con la prevista chiusura del Deposito l’anno prossimo, il museo dovrebbe andare a Cameri – spiega oggi Bonacci – ma la bandiera non ha alcun legame con Cameri: ho pensato dunque che la cosa migliore fosse donarla al Museo degli Studi Patri».
La consegna della bandiera si è svolta l'8 novembre 2014 alla presenza del presidente della Studi Patri Matteo Scaltritti, del colonnello e di Silvano Fonda, un altro militare in congedo originario dell’Istria, del paese di Pirano. La Società Gallaratese degli Studi Patri ha ricevuto la bandiera non solo perchè, in qualche modo, è diventata parte del patrimonio storico della città, ma anche perchè costituisce un omaggio ad un’altra figura istriana che ha avuto un ruolo importante a Gallarate: «Giorgio Nicodemi è stato il primo curatore del Museo della Società degli Studi Patri, autore prima di diverse monografie negli anni Venti e poi di articoli sulla Rassegna Gallaratese di Storia e Arte» spiega Matteo Scaltritti. Tra i giuliani e i dalmati che hanno legato la loro storia a Gallarate vengono ricordati anche il professor Mario Mirabella Roberti (che fu Sopraintendente alle Antichità della Lombardia) e il colonnello dell’Aeronautica Mario Airoldi.
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