Il primo documento che parla di una presenza rumena nella Venezia Giulia risale al 1329, la quale ha origine nell'emigrazione di popolazioni provenienti dai Balcani (probabilmente da territori che oggi fanno parte della Romania o della Serbia). Nei secoli successivi la Repubblica di Venezia favorirà l'arrivo di popolazioni di lingua rumena in Istria e Dalmazia, soprattutto per ripopolare i centri abitati colpiti dalla peste.
Si formò così una minoranza istrorumena, diffusa in molte zone della Venezia Giulia. In particolare era stanziata in alcuni borghi del Carso triestino (come Opicina, Trebiciano e Gropada), nell'Istria orientale e addirittura anche in alcuni insediamenti dell'isola di Veglia. Tuttavia, la minoranza linguistica venne progressivamente erosa soprattutto a favore della componente slava. Agli inizi dell'800 sicuramente si parlava ancora istrorumeno nei pressi di Pinguente, Valle d'Istria, Albona, Valdarsa, Seiane e Munegrande.
A fine '800 erano rimasti solo i paesi di Seiane e della Valdarsa.
All'epoca il popolo istrorumeno non godeva di nessuna tutela e non era nemmeno riconosciuto ufficialmente. Nel 1887 dei deputati italiani dell'Istria rivolsero un appello alla Dieta per l'istituzione di una scuola rumena con docenti provenienti dalla Bucovina: la richiesta venne rifiutata dai croati e dagli austriaci. In loco venne aperta una scuola croata che, però, rimase poco frequentata. Solo nel 1921, a seguito dell'annessione al Regno d'Italia della penisola istriana, venne aperta a Valdarsa una scuola istrorumena, soprattutto grazie all'operato di Andrea Glavina, abitante locale e primo scritto nell'idioma sopracitato. Venne creato un vero e proprio comune istrorumeno, col nome di Valdarsa, che comprendeva i seguenti paesi: Susgnevizza, Grobenico, Lettai, Berdo, Gradigne, Su Codru e Villanova. Il comune nel 1922 contava 2100 abitanti, saliti a 3000 nel 1942; secondo il censimento del 1921, in tutta l'Istria c'erano 1644 rumeni. Con la morte di Andrea Glavina, avvenuta nel 1925, la scuola locale passò alla lingua italiana. A seguito dell'annessione dell'Istria alla Jugoslavia socialista il comune di Valdarsa cessò di esistere e buona parte della popolazione istrorumena decise di abbandonare l'Istria, alla volta dell'Italia o dell'America, unendosi agli altri esuli giuliani. Coloro che rimasero, invece, iniziarono ad essere assimilati alla circostante cultura slava. Tutte le iniziative volte alla tutela dell'idioma istrorumeno finirono per essere bollate come fasciste. Nei decenni successivi i villaggi di Seiane (frazione di Mattuglie) e dell'ex comune di Valdarsa si spopolarono ulteriormente, fenomeno che si inserisce nel generale abbandono degli insediamenti agricoli alla volta delle zone industrializzate.
Andrea Glavina, soprannominato l'Apostolo degli Istrorumeni (Valdarsa, 30 novembre 1881 – Pola, 9 febbraio 1925), è stato un politico e scrittore italiano. È il più rinomato rappresentante del popolo istrorumeno dell'Istria ed ha composto il primo libro in lingua istrorumena (Calendar lu Rumen din Istria). Il linguista Matteo Bartoli lo ha definito come un "Italiano con ascendenza diversa", che sostenne l'irredentismo italiano in Istria per promuovere la causa del popolo istrorumeno.
Fu selezionato (allo scopo di promuovere la rinascita dell'istrorumeno) dal prof. Burada, un insigne glottologo romeno, che lo portò da ragazzo in Romania dove gli fece frequentare prestigiosi collegi, facendogli imparare la lingua romena e la linguistica neolatina.
Tornato nel 1901 in Istria, ottenne l'abilitazione alla docenza della lingua italiana e della lingua romena e si radicò come docente ad Albona fino al 1918.
Abbracciò la causa dell'irredentismo italiano fin da quando tornò in Istria, dopo i suoi studi in Romania. Infatti vedeva nel Regno d'Italia un sicuro alleato per rivendicare la causa del suo popolo neolatino.
Propugnò con i suoi amici la creazione di un comune istrorumeno, Valdarsa, vicino al Monte Maggiore. Egli sosteneva, assieme ad Ubaldo Scampicchio, prefetto della provincia di Pola, che gli istrorumeni non provenivano solamente dai pastori arumeni (rifugiatisi dai Turchi in Istria nel XV secolo). L'apostolo degli istrorumeni affermava che il suo popolo era anche parzialmente discendente dai coloni legionari trasferiti da Augusto per proteggere i valichi del Monte Maggiore dai barbari, ai confini orientali dell'Italia romana.
L'inno istrorumeno di Andrea Glavina, con la traduzione italiana:
Roma, Roma-i mama noastră
noi Români rămânem
Romania-i sora noastră
tot un sânge avem.
Nu suntem siguri pe lume
și ne-avem frați
Italieni cu mare nume
mâna cu noi dați.
Ca să fim frate și frate
cum a dat Dumnezeu
să trăim până la moarte
eu și tu și tu și eu.
Roma, Roma è la nostra madre
noi rimaniamo Romani
la Romania è la nostra terra
tutti un sangue abbiamo.
Non siamo soli al mondo
e siamo fratelli
Italiani dal nome illustre
stringiamo le mani
siamo fratelli e sorelle
come ha stabilito il Signore
viviamo fino alla morte
io con te e tu con me.
Nel 1922 la sua dedizione all'Italia fu premiata con la sua nomina a sindaco di Valdarsa, a cui fece adottare come simbolo la "Colonna Traiana". Andrea Gladina si dedicò da sindaco, anche se malato di tubercolosi, a costruire strade, creare infrastrutture per il suo popolo, proporre la bonifica dell'area del lago d'Arsa, e cercare di riaprire una vicina miniera di carbone (che nel 1937 divenne la più grande del Regno d'Italia).
Dopo i ripetuti tentativi nell'Ottocento di creare una scuola in lingua romena nelle aree dell'Istria popolate da istrorumeni, osteggiati tenacemente dagli austriaci e dai croati, l'etnia istrorumena trovò in Andrea Glavina la persona capace di concretizzare questo sogno. Con l'Istria annessa al Regno d'Italia poté creare nel 1921 nella sua Valdarsa una scuola elementare, dove oltre cento alunni poterono finalmente studiare la lingua rumena.
Si contrastò così l'assimilazione linguistica, che aveva dimezzato (dai primi dell'Ottocento) le aree dove si parlava la lingua istrorumena. Infatti lo storico Ireneo della Croce dichiarò che già nel 1689 l'istrorumeno era parlato anche nel Carso triestino e a Pinguente, mentre nel 1920 il suo uso si era ristretto alle sole vallate sotto il Monte Maggiore e ai comuni di Mune e Seiane in Cicceria, tra Trieste e Fiume.
La scuola, intitolata all'imperatore Traiano, fu un esempio di collaborazione tra docenti di lingua italiana e di lingua istrorumena, ottenendo collaborazione anche dalla Romania.
Purtroppo la precoce morte di Andrea Glavina bloccò i suoi progetti, tra cui c'era quello di creare un'altra scuola di lingua istrorumena nell'area di Seiane. La scuola di Valdarsa venne sostituita da scuole italiane.
Dopo la seconda guerra mondiale, quando l'Istria passò alla Jugoslavia nel 1947, venne chiusa la scuola istrorumena e annullata la municipalità di Valdarsa e con ciò si riattivò il secolare processo slavo di assimilazione del popolo istrorumeno. Come conseguenza si ebbe l'esodo in massa della popolazione del comune di Valdarsa, Susgnevizza inclusa, che si aggregò ai profughi dall'Istria del dopoguerra.
Nel 1961 rimanevano 1140 istrorumeni, saliti a 1250 nel 1974; nel 1991, anno dell'indipendenza della Croazia, in tutta l'Istria 22 persone si definivano morlacche e 810 come istrorumeni. La Romania, una volta crollato il comunismo, iniziò ad interessarsi a questa piccola minoranza. Anche diverse associazioni incominciarono a porre i riflettori su questo popolo, come l' Associazione dei romeni d'Istria "Andrei Glavina" (nata nel 1994 a Trieste) e l'Associazione di amicizia italo-romena Decebal. Molti istrorumeni vivono anche a Trieste e N. York (dove se ne contano 500). Nel 1997 il FUEN invitò la Croazia a riconoscere la minoranza e a prendere provvedimenti di tutela. Nel 2016 a Susgnevizza è stata aperta una scuola istrorumena, mentre già in precedenza era stato apposto un cartello con toponomastica bilingue alle porte del paese. Nel 2016 è stato stimato che solo 120 istrorumeni vivano nei villaggi originari, mentre altri 450 vivrebbero sul resto del territorio croato e oltre 500 nel resto del mondo. A Seiane circa il 39% della popolazione parlerebbe la lingua originaria mentre a Valdarsa la percentuale sarebbe del 27%. La favella purtroppo è in pericolo di estinzione e non è ancora sufficientemente tutelata dalla Repubblica di Croazia, specialmente a Seiane.
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