Si tratta della corrispondenza della Esule Maria Galzigna, vedova Sabalich. Il Confine Tradito, che ha acquisito le sue lettere, è riuscito a ricostruire le tappe del suo esilio, che potrebbero essere le stesse di moltissimi altri lettori, solamente con luoghi differenti.
Nella lettera che Dobrica Smolcic, di Ragusa di Dalmazia, indirizza all'amica Maria, si apprende nelle righe datate novembre 1946, che "è andata a vedere a Zara tutta quella indescrivibile distruzione. È sempre più grande, perché delle case danneggiate si tenevano ancora abbastanza bene (....) ma interi recinti sono blocati, per paura che le macerie cominciano a crollare. Della tua casa non ti scrivo, che già Mira in proposito s'informa".
Al di là dell'italiano incerto utilizzato dalla Signora Dobrica, molto probabilmente di madrelingua croata, si può comprendere senza indugi la distruzione della città, cominciata nel novembre del 1943, che ha portato alla perdita/danneggiamento dell'80 % degli edifici.
Dagli indirizzi delle buste, è possibile risalire al percorso da Esule di Maria Galzigna, vedova Sabalich. Dapprima ospite di un'amica o parente a Solighetto in provincia di Treviso, dal 1944 al 1948. (Da qui la richiesta di aiuto/sostentamento al Comitato Dalmatico di Venezia).
Nel 1952 ospite presso il Villaggio Giuliano - Dalmata di Roma, in Via Laurentina, Padiglione C12. Ed infine, in base alle ricerche dello scrivente, l'approdo a Napoli, città definitiva dell'Esule Maria.
Il Confine Tradito ha voluto raccontare la storia di Maria, che potrebbe essere quella di moltissimi, infiniti altri che han visto e vissuto l'esilio, l'esodo, la morte di amici e parenti nelle foibe. Ognuno di noi è Maria, nel suo dolore, nel suo dramma, nelle sue sofferenze e patimenti. Ognuno di noi ha il dovere del Ricordo.
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