In questo breve articolo, una breve ed efficace riprova (come se ve ne fosse la necessità, ma visto che qualcuno sostiene che la povera Fiume sia ungherese e qualche altro slavo che sia da sempre “croata” nulla si può dare per scontato) dell’italianità di Fiume, sin da secoli addietro.
Nel 1699, nel collegio gesuita fiumano, fu nominato un nuovo magistro, Giorgio Szaich, che ignorava l’italiano e che per questo provocò le rimostranze della cittadinanza.
A documentare la situazione, il cronista del collegio: “La cittadinanza si sentì offesa, perché essa usava anche prima della venuta dei Gesuiti la lingua italiana nel tribunale e nel commercio ed anche nella scuola elementare il maestro insegnava in questa lingua. Allora ci rivolgemmo al Padre Generale Tirsio Gonzales il quale rispose: Credo del tutto conveniente e necessario che i magistri che vengono mandati costì sappiano la lingua italiana acciocché possano insegnare in codeste scuole. Bene rispose il Nostro Padre, desiderando che fossero inviati dei magistri italiani: la parte della popolazione hce parla il croato è una quantità trascurabile. La nostra Compagnia ha sempre rispettata la lingua della popolazione, perciò abiamo adottato l’italiano. Qui a Fiume tutta la corrispondenza commerciale forense, i contratti, le domande, le fatture, le informazioni al tribunale sono fatte in italiano, in croato non si scrive nulla. Noi non possiamo allontanarci dall’antica usanza di aver dei maestri italiani, per il passato la Comunità invitava maestri da Venezia, da Capodistria, da Pergola ad insegnare nella scuola fiumana”.
Andrebbe detto soprattutto, agli "storici" slavi (che portano spesso cognomi di evidente origine italiana), i quali sostengono che la chiesa di Fiume, così come il collegio, siano sempre stati slavi...
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