«1797-1947: Un secolo e mezzo di cultura latino-veneto-italiana:
Ai venti secoli, dodici romani e otto veneti, seguì un secolo e mezzo nel quale, sotto il dominio alteno di Austria, Francia e Italia, i nostri avi, in grande maggioranza, si mantennero sempre fedeli alla loro cultura latino-veneto-italiana e alla loro lingua italiana.
L'Austria che, alla caduta di Venezia nel 1797, con Istria e Dalmazia si ebbe anche le isole di Lussino e Cherso, continuò, senza innovazioni, confermando statuti, ordinamenti e autonomie vigenti.
Continuò l'ascesa dei Lussini che, nel 1805, all'avvento del Regno d'ltalia, avevano 5500 abitanti, 300 legni di commercio, 7 compagnie di assicurazione, una scuola nautica e un cantiere navale. Vi fu istituito un Consiglio comunale di 18 consiglieri, 10 di Lussinpiccolo e 8 di Lussingrande, nonché un Consesso di 4 savi per l'amministrazione.
Lussino divenne capoluogo del Cantone formato dalle tre isole di Cherso, Lussino e Veglia.
Nel 1810 le tre isole, mantenendo immutata la loro struttura amministrativa, passarono dal Regno d'talia alle Province Illiriche Francesi.
Nel 1815 ritornò l'Austria, che vi rimase fino al 1918 e mise al posto del Consiglio comunale un Podestà e due Deputati incaricati di eseguire gli ordini dell'Autorità politica, rappresentata da un Commissario, un Attuario, un Cassiere, un Cancelliere con due Fanti.
I fermenti del 1848 indussero Vienna a indire le elezioni per un'Assemblea Costituente, alla quale il Distretto di Cherso, Lussino e Veglia elesse il notaro di Lussinpiccolo, Dott. Francesco Vidulich, che, con gli eletti negli altri tre distretti istriani, Michele Facchinetti, Carlo de Franceschi e Antonio Madonizza, difese, alla Costituente, i diritti politici dell'Istria, primo fra tutti quello di mantenere alla lingua del commercio e della marina la dignità e il prestigio di lingua ufficiale della Provincia
dell'Istria.
Aumentò l'acume imprenditoriale dei nostri avi. Nel 1845 Lussinpiccolo aveva quattro cantieri navali. Nel periodo di massima attività i cantieri lussignani occupavano duemila specialisti. Nel 1854, provvisti di numerosa e ben condotta flotta, i nostri progenitori poterono offrire, a noli altissimi, il trasporto di truppe e materiali in Crimea, a Francia e Inghilterra, che aiutavano la Turchia nella guerra contro la Russia.
Lussinpiccolo crebbe e divenne, alla fine del 1800, il più importante centro armatorialee finanziario dell'Istria e della Dalmazia, pari per tonnellaggio al Porto di Trieste.
Dal 1847 al 1914 negli annuari marittimi sono registrate 600 navi di Giuseppe Favrini di proprietà lussignan.
Dal 1823 al 1915 solo nei cantieri di Lussino sono stati costruiti 366 velieri e 71 vapori per complessive 193.229 tonnellate di portata.
Con l'avvento della navigazione a vapore, per meglio affrontare la concorrenza, l'imprenditoria lussignana si trasferì progressivamente a Trieste.
Il 4 novembre 1918 il cacciatorpediniere Orsini della Regia Marina Militare Italiana approdava a Lussinpiccolo che, festante, acclamava l'arrivo della Madre Patria.
Lussinpiccolo crebbe ancora. Il suo Istituto Nautico, che prese il nome dell'eroe istriano Nazario Sauro, continuò a formare capitani e armatori, che fecero crescere la marineria lussignana, divenuta fra le più famose del mondo, che costituirono a Trieste le più importanti Compagnie di Navigazione, determinanti per lo sviluppo del Porto triestino, divenuto negli anni 1930 comprimario con Marsiglia nel Mediterraneo, che fondarono l'Aviazione Civile Italianae impiantarono a Monfalcone un Cantiere Navale ancora oggi il più grande d'Italia, che trionfarono nelle più importanti competizioni veliche internazionali.
Determinarono l'epopea lussignana sia le più note Famiglie dei Cosulich, Bracco, Camali. Cattarini,
Gerolimich, Hreglich, Iviani, Martinolich, Niccoli, Piccini, Salata, Scopinich, Soccoli, Straulino, Stuparich, Tarabocchia, Vidulich, Zar;
sia tutte le altre Famiglie di Lussinpiccolo, di Lussingrande, di Neresine, di Ossero e delle Frazioni;
sia i 4592 Capitani formatisi alla Nautica:
sia i Padroni Marittimi, i Nostromi ei Marinai;
sia i Dirigenti, le Maestranze e gli Operai dei tanti Cantieri Navali;
il merito va sopratutto ai tre pionieri che, all'inizio del 1800, spronarono e condussero i lussignani sulla via del progresso: il medico Dott. Bernardo Capponi e i sacerdoti Don Giovanni e Don Stefano Vidulich.
Cherso e Lussino, come Fiume, Zara e l'Istria a sud del Quieto, rimasero nello Stato Italiano fino al 15 settembre 1947.
Annesse alla lugoslavia si spopolarono. Per le nostre isole risulta che da Lussinpiccolo su 6000 abitanti ne partirono 5000, dalla sola Sansego 1400 su 1780, da Neresine 1660 su 1904, da Cherso il 97%.
Un'unica meta: Italia, ove in grande maggioranza si stabilirono.»
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